I proletari che lottano e si organizzano al di fuori degli  apparati dell’opportunismo collaborazionista danno molto  fastidio e diventano obiettivo di intimidazioni e di processi: gli episodi alla Recam lo dimostrano

 («il comunista»; N° 110; Novembre 2008)

 

 

Napoli, 20 ottobre 2008

 

Lunedì 12 ottobre 2008, le cronache dei quotidiani locali napoletani riportavano lo scoppio di un grave incendio alla torre Inail del centro polifunzionale di Poggioreale,  che  distruggeva l’undicesimo ed il dodicesimo piano dove hanno sede gli uffici della Recam , società della Regione Campana che si occupa, almeno sulla carta , di recupero ambientale.     

In una città martoriata da mille contraddizioni un episodio del genere non farebbe altro che aggiungersi agli altri. Ma si da’ il caso che la Recam é una delle quattro società miste a prevalente capitale pubblico dove sono impiegati una parte dei lavoratori organizzati nell’ex

«Movimento di lotta per il lavoro» ora «Sindacato dei lavoratori in lotta per il sindacato di classe» (SLL).

I quotidiani  davano per certo la matrice dolosa dell’accaduto in seguito al sopralluogo del commissariato di polizia, Digos, vigili del fuoco e polizia scientifica. L’incendio sembrerebbe essere opera di professionisti. Materiale cartaceo e documenti  importanti andavano in fumo compromettendo la ripresa delle attività.

Se da un lato, si batte sull’ ipotesi  camorristica , i cui interessi  andrebbero a neutralizzare questa società che  punterebbe realmente all’affermazione del recupero ambientale e mettere così le mani sulle centinaia di migliaia di euro fermi all’assessorato regionale per l’ambiente, dall’altro non si perde occasione per attaccare l’SLL.  A detta degli inquirenti, l’ipotesi sindacale scaturirebbe da un  “passato turbolento” che coinvolgerebbe alcune “frange estreme” presenti all’interno dell’organizzazione che avrebbero condotto ad episodi di “sabotaggio dei cantieri” e “minacce ed intimidazioni all’ex direttore del personale Recam”.

In realtà,  si prende a pretesto un fatto, falsandone le caratteristiche, per continuare nell’opera di criminalizzazione e di neutralizzazione di un movimento di lotta tra i più emblematici del napoletano.

Il prossimo 5 novembre, infatti ci sarà il processo, già rinviato una volta, ai dirigenti del SLL accusati di “estorsione” per avere conquistato, in realtà attraverso la lotta, un contratto migliorativo per i dipendenti Recam (vedi nostro volantino del 27 settembre 2004, pubblicato nel n. 92, Ottobre 2004 de «il comunista»).

Nonostante le contraddizioni interne sul fronte del corporativismo e del burocratismo, che auspichiamo possano essere superate in prospettiva con un  lavoro attento e difficile da parte dei compagni e delle avanguardie storiche ancora presenti al suo interno, l’SLL ha conquistato comunque un proprio peso specifico nelle dinamiche di lotta nel napoletano. La sua lunga presenza nelle lotte del proletariato, come quella attuale contro le discariche  accanto ai cittadini di Pianura e  Chiaiano e  la solidarietà ai lavoratori dell’Alitalia in lotta durante l’occupazione dei binari della stazione centrale da parte dei disoccupati, continua comunque a dare fastidio . Anche le altre società miste in cui sono impiegati i restanti lavoratori dell’ SLL sono nel mirino della politica disfattista delle istituzioni locali. Le scadenze differenziate delle varie proroghe ne sono una dimostrazione tangibile. La borghesia teme che il fronte di resistenza che si è venuto a formare in questo frangente, di cui l’SLL è parte integrante, possa imboccare un percorso di classe ; questo rischio per la borghesia non é per nulla scongiurato.

Il «Sindacato dei Lavoratori in Lotta per il sindacato di classe» è, oggi più di ieri,  compresso da sibillini tentativi di opportunismo al suo interno e da tentativi  di ghettizzazione e criminalizzazione da parte  della politica delle istituzioni locali; l’abbiamo scritto anche nel numero scorso del nostro foglio «il proletario» di luglio scorso (1). Un documento redatto dal SLL unitamente al partito dei Carc sull’incendio alla Recam  e sul contemporaneo tentativo di criminalizzare la lotta dell’SLL, se da un lato mette in chiaro il tentativo di criminalizzazione da parte della Digos, dei giornali e delle istituzioni locali, chiamando i proletari alla mobilitazione - il pretesto usato dalle autorità politiche e di polizia tende ad intimidire non solo il movimento dell’SLL ma ogni movimento proletario indipendente dagli apparati del sindacalismo tricolore e del collaborazionismo interclassista - dall’altro però crea  confusione. 

Se è vero che «il nemico attacca  chi più gli fa paura», come si legge nel documento di SLL-Carc, è anche vero che un sindacato che si dichiara indipendente dall’opportunismo sindacale delle confederazioni e dagli apparati del collaborazionismo, istituzionali o meno che siano, deve essere in grado di distinguere il terreno della lotta classista, ma  immediata e il terreno della lotta squisitamente politica; ciò gli permette di individuare sempre, per combatterle meglio, le forme ideologiche e di prassi che il nemico di classe assume.

Nel sindacato di classe l’adesione è aperta a tutti i proletari in quanto proletari, che accettano di lottare sul terreno dell’antagonismo fra gli interessi proletari e gli interessi borghesi, al di là delle idee politiche o religiose che si portano appresso; che accettano di lottare senza farsi frenare o paralizzare dalle esigenze del padronato, delle istituzioni, dello Stato di fronte alle quali gli opportunisti di ogni colore si genuflettono sistematicamente. La lotta proletaria è espressione di una forza che si contrappone alla forza del padronato e delle forze della conservazione sociale capitalistica; perciò il sindacato di classe è tale alla condizione di organizzare questa forza nel modo più ampio ed efficace possibile, tendendo ad unire tutti i proletari, in quanto forza lavoro sottoposta al regime del lavoro salariato, occupati o disoccupati, italiani o stranieri, cattolici mussulmani o atei.

Sul terreno della lotta di classe per gli obiettivi immediati può rinascere il sindacalismo di classe, può rinascere il movimento operaio che lotta per i suoi esclusivi interessi di classe; su questo terreno i proletari imparano a lottare in modo indipendente dalle politiche e dagli apparati legati in modo evidente o in modo nascosto alla difesa della conservazione sociale, imparano la solidarietà di classe che è il risultato più importante per tutti i proletari e sulla base della quale il movimento comunista – che è esterno da ogni movimento immediato – potrà avere la possibilità di influenzare i reparti più avanzati del proletariato e guidarli verso il salto qualitativo della lotta storica che oppone l’intera classe del proletariato all’intera classe della borghesia.

La lotta squisitamente politica è caratteristica del partito politico, il quale si organizza con ben altri vincoli coi quali i proletari aderiscono ai sindacati. I vincoli sono dettati da una teoria generale della rivoluzione proletaria e comunista, da un programma politico storico che ne discende direttamente e che  risponde agli obiettivi storici della lotta proletaria e comunista: rivoluzione anticapitalistica, conquista violenta del potere politico, distruzione dello Stato borghese  e della dittatura della classe borghese sulla società, instaurazione dello Stato proletario espressione della dittatura del proletariato diretta ed esercitata unicamente dal partito proletario di classe,  interventi dispotici sulla società immediatamente nel campo politico e sociale e gradualmente in campo economico fino alla vittoria del comunismo in tutto il mondo.

Questa visione, questa prospettiva non può essere posseduta che dall’organo specifico della rivoluzione proletaria, che è il partito comunista rivoluzionario; non potrà mai essere la prospettiva e il programma di una organizzazione immediata ed economica del proletariato per la sua lotta di difesa dagli effetti dello sfruttamento del capitalismo ma che si svolge inevitabilmente nel quadro del capitalismo stesso; mentre la lotta politica rivoluzionaria per la quale è indispensabile la presenza e l’influenza determinante sul proletariato da parte del partito, ha per obiettivo centrale la lotta contro le cause dello sfruttamento capitalistico, che sono poi il modo di produzione capitalistico, la società ad esso corrispondente, la classe dominante che lo rappresenta e lo Stato borghese che organizza con ogni mezzo repressivo e militare la sua difesa. I due terreni, entrambi di classe, entrambi proletari e di lotta, sono distinti l’uno dall’altro, ma trovano il loro collegamento storico e dialettico solo nel partito comunista rivoluzionario perché è il solo a possedere la coscienza di tutto lo svolgimento storico della lotta proletaria, dalla sua originaria lotta immediata e per obiettivi parziali e caduchi, alla lotta generale per la rivoluzione comunista e la finale scomparsa della società divisa in classi.

L’SLL è un’organizzazione sindacale e non un partito politico e come tale non racchiude né può far nascere dal suo seno un «movimento comunista» né tanto meno una «coscienza comunista». I comunisti devono essere presenti nelle organizzazioni di carattere sindacale perché sono portatori delle  esperienze storiche delle lotte proletarie e perché sono i più coerenti e infaticabili lottatori per la causa proletaria contro il capitalismo e la classe borghese; i comunisti combattono contro la società borghese su tutti i terreni – ideologico, politico, culturale, scientifico, economico, storico, sociale, sindacale e anche, quando verrà il momento, sul terreno dello scontro armato e rivoluzionario - fino al raggiungimento degli obbiettivi storici; essi combattono a fianco del proletariato, e non al posto del proletariato, contro ogni forza di conservazione sociale e quindi contro ogni forma di opportunismo sempre presente nelle file proletarie e nemico insidiosissimo del proletariato. Essi fanno leva sui bisogni proletari immediati per elevarli verso obiettivi politici sempre più alti e generali. Obiettivi politici che non sono né il prolungamento logico ed automatico di quelli immediati, né ad essi contrapposti, ma sono unità di opposti, uniti  cioè dialetticamente. Vale a dire che nelle lotte per le rivendicazioni immediate esiste il loro superamento: la lotta politica. Le conquiste attraverso la lotta immediata saranno sempre delle vittorie parziali destinate prima o poi ad essere rimangiate dalla borghesia. Ma queste vittorie parziali possono condurre, in situazione storica favorevole alla lotta rivoluzionaria e se dirette dai comunisti, alla necessità della conquista del potere politico. Il riconoscimento da parte del proletariato della sua guida storica, il Partito marxista rivoluzionario ed internazionale,  rappresentato dalla sua compagine fisica contemporanea, segnerà lo sviluppo del movimento comunista.

Questo processo storico non lo conosce soltanto il partito comunista; lo conosce anche la classe dominante borghese che ha sperimentato in diversi svolti storici la forza rivoluzionaria del proletariato se guidato dal suo partito di classe. Ed è per impedire al proletariato di esprimere in modo indipendente la sua forza e i suoi obiettivi di classe che la borghesia ha sempre fatto di tutto, e farà sempre di tutto, per corrompere il proletariato fin dalle sue prime organizzazioni economiche non tralasciando di reprimere le sue avanguardie rivoluzionarie.

 

Dopo decenni di monopolio delle lotte operaie da parte del sindacalismo tricolore e collaborazionista, è ovvio che ogni forma di organizzazione immediata indipendente da quegli apparati sia invisa non solo agli opportunisti, ma anche alle forze di difesa dell’ordine costituito, magistratura e forze di polizia innanzitutto.

La nostra solidarietà ai membri e ai dirigenti SLL, perciò, è incondizionata. Le nostre vedute politiche contrastano con le loro,  e parecchio, ma questo non ci impedisce di esprimere la nostra solidarietà nei loro confronti; la magistratura e la polizia li colpiscono non per le loro “idee politiche”, ma per la loro opera pratica e continuativa di organizzazione dei proletari sul terreno di classe.

Condanniamo senza mezzi termini questo attacco discriminatorio e criminalizzante della borghesia!

Prosegua la battaglia:

- contro il burocratismo e il corporativismo

- per la riapertura delle iscrizioni dei disoccupati 

- per l’unità di tutti i proletari di tutte le società miste e disoccupati, vincolati da un’unica piattaforma programmatica di lotta!

    


 

(1) vedi «il proletario», foglio di intervento sul terreno immediato del partito, n. 2 Luglio 2008, l’articolo «Il Sindacato dei Lavoratori in Lotta per il sindacato di classe”» e il pericolo di opportunismo».

 

 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

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