La forza lavoro è una merce

(da: K.Marx, Salario prezzo e profitto)

(«il comunista»; N° 119; Dicembre 2010 / Gennaio 2011)

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(...) Ciò che l'operaio vende non è direttamente il suo lavoro, ma la sua forza lavoro, che egli mette temporaneamente a disposizione del capitalista.Ciò è tanto vero che la legge (...) fissa il massimo di tempo durante il quale un uomo può vendere la sua forza lavoro. Se fosse permesso all'uomo di vendere la sua forza lavoro per un tempo illimitato, la schiavitù sarebbe di colpo ristabilita. Una tale vendita, se fosse conclusa, per esempio, per tutta la vita, farebbe sen'altro dell'uomo lo schiavo a vita del suo imprenditore. (...) "Il valore di un uomo è, come per tutte le altre cose, il suo prezzo: cioè è quel tanto che viene dato per l'uso della sua forza". Se partiamo da questo principio, saremo in grado di determinare il valore del lavoro come determiniamo quello di ogni altra merce.

(...) Che cos'è, dunque, il valore della forza lavoro? Come per ogni altra merce, il suo valore è determinato dalla quantità di lavoro necessario per la sua produzione. la forza lavoro di un uomo consiste unicamente nella sua poersonalità vivente. Affinché un uomo possa crescere e conservarsi in vita, deve consumare una determinata quantità di generi alimentari. Ma l'uomo, come la machina, si logora, e deve essere sostituito da un altro uomo. In più della quantità di oggetti d'uso corrente, di cui egli ha bisogno per il suo proprio sostentamento, egli ha bisogno di un'altra quantità di oggetti d'uso corrente, per allevare un certo numero di figli, che debbono rimpiazzarlo sul mercato del lavoro e perpetuare la razza degli operai. Inoltre, per lo sviluppo della sua forza lavoro e per l'acquisto di una certa abilità, deve essere spesa ancora una nuova somma di valori (...) allo stesso modo che i costi di produzione di forza lavoro di diversa qualità sono diversi, così sono diversi i valori delle forze lavoro impiegate nelle diverse industrie. La richiesta dell'uguaglianza dei salari è basata dunque su un errore, su un desiderio vano che non verrà mai appagato. Essa scaturisce da quel radicalismo falso e superficiale che accetta delle premesse ma tenta di evitare le conclusioni. Sulla base del sistema del salario il valore della forza lavoro viene fissato come quello di qualunque altra merce. E poiché diverse specie di forza lavoro hanno un diverso valore, richiedono cioè diverse quantità di lavoro per la loro produzione, esse debbono avere un prezzo diverso sul mercato del lavoro. Richiedere, sulla base del sistema salariale, una paga uguale o anche soltanto equa è lo stesso che richiedere la libertà sulla base del sistema schiavistico. (...)

Comperando la forza lavoro dell'operaio e pagandone il valore, il capitalista, come qualsiasi altro compratore, ha acquistato il diritto di consumare o di usare la merce ch'egli ha comperato. Si consuma o si usa la forza lavoro di un uomo facendolo lavorare, allo stesso modo che si consuma o si usa una macchina mettendola in movimento. Comperando il valore giornaliero o settimanale della forza lavoro dell'operaio, il capitalista ha dunque acquistato il diritto di fare uso della forza lavoro, cioè di farla lavorare per tutto il giorno o per tuttala settimana. (...)

Il valore della forza lavoro è deterrminato dalla quantità necessaria per la sua conservazione o riproduzione, ma l'uso di questa forza lavoro trova un limite soltanto nelle energie vitali e nella forza fisica dell'operaio. Il valore giornaliero o settimanale della forza lavoro è una cosa completamente diversa dall'esercizio giornaliero o settimanale di essa, allo stesso modo che sono due cose del tutto diverse il foraggio di cui un cavallo ha bisogno e il tempo per cui esso può portare il cavaliere. la quantità di lavoro da cui è limitato il valore della forza lavoro dell'operaio non costituisce in nessun caso un limite per la quantità di lavoro che la sua forza lavoro può eseguire. Prendiamo l'esempio del nostro filatore. Abbiamo visto che, per rinnovare gironalmente la sua forza lavoro, egli deve produrre un valore giornaliero di tre scellini, al che egli perviene lavorando sei ore al giorno. Ma ciò non lo rende incapace di lavorare dieci o dodici o più ore al giorno. Pagando il valore giornaliero o settimanale della forza lavoro delò filatore, il capitalista ha acquistato il diritto di usare questa forza lavoro per tutto il giorno o per tutta la settimana. Perciò, egli lo farà lavorare, supponiamo, dodici ore al giorno. Oltre le sei ore che gli sono necessarie per produrre l'equivalente del suo salrio, cioè del valore della sua forza lavoro, il filatore dovrà dunque lavorare altre sei ore, che io chiamerò le ore di sopralavoro, e questo sopralavoro si incorporerà in un plusvalore e in un sopraprodotto.(...) Poiché egli ha venduto la sua forza lavoro al capitalista, l'intero valore, cioè il prodotto da lui creato, appartiene al capitalista che è, per un tempo determinato, il padrone della sua forza lavoro. Il capitalista, dunque, anticipando tre scellini otterrà un valore di sei scellini (...). Se egli ripete questo processo quotidianamente il capitalista anticipa ogni giorno tre scellini e ne intasca sei, di cui una metà sarà nuovamente impiegata per pagare nuovi salari e l'altra metà formerà il plusvalore, per il quale il capitalista non pasa nessun equivalente. E' su questa forma di scambio tra capitale e lavoro che la produzione capitalistica o il sistema del salariato è fondato, e che deve condurre a riprodurre continuamente l'operaio come operaio e il capitalista come capitalista.

Il saggio del plusvalore dipenderà, restando uguali tutte le altre circostanze, dalò rapporto fra quella parte della gioornata di lavoro necessaria per riprodurre il valore della forza lavoro e il tempo di lavoro supplementare o sopralavoro impiegato per il capitalista. Esso dipenderà quindi dalla misura in cui la giornata di lavoro verrà prolungata oltrte il tempo durante il quale l'operaio per mezzo del suo lavoro riproduce unicamente il valore della sua forza lavoro, cioè fornisce l'equivalente del suo salario. (1-continua)

 

 

Partito comunista internazionale

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