Amianto

Centinaia di morti all'anno in italia: una strage continua

(«il comunista»; N° 130-131; aprile - luglio 2013)

 Ritorne indice

 

 

Eternit, non solo a Casale Monferrato. Sono infatti più di 32 milioni le tonnellate di amianto ancora presenti in Italia e 34.148 i siti da bonificare, mentre a 20 anni dalla sua messa al bando, la fibra d’amianto continua a causare oltre duemila vittime all’anno. In 15 anni (dal 1993 al 2008), secondo quanto emerge dal Registro nazionale dei tumori da esposizione all’amianto, sono stati 16 mila i casi rilevati in Italia, di cui il 50% concentrato fra Piemonte, Lombardia e Liguria. (pubblicato il 3/6/2013 su: http://www.blitzquotidiano.it/salute/amianto-34mila-siti-da-bonificare-2mila-1581260/).

Tutti coloro che hanno seguito la vicenda Eternit legata alla strage silenziosa, ma inesorabile, soprattutto di lavoratori delle fabbriche della Eternit e di coloro che nell’ediliza, nella cantieristica, nella metalmeccanica lavoravano e lavorano a contatto con le fibre d’amianto o che abitavano e abitano nei pressi delle fabbriche della Eternit e nei paesi e quartieri in cui le fabbriche erano e sono situate, conoscono la tragedia che da decenni colpisce un cospicuo numero di persone che hanno avuto la disgrazia di entrare in contatto con le fibre d’amianto.

In questi ultimi anni, soprattutto grazie alla pressione dei lavoratori colpiti dal terribile mesotelioma pleurico e dei loro familiari, la “questione dell’amianto” è diventata di dominio pubblico fino a muovere alcuni magistrati ad indagare in modo approfondito sulle cause di così tante morti per quel particolare tumore nei luoghi dove si fabbricavano i prodotti in fibrocemento:  Casale Monferrato, Cavagnolo, Broni, Bari, le città dove avevano sede gli stabilimenti della Eternit e della Fibronit.

L’amianto, o asbesto, è costituito da sottilissime fibre di silicio; resiste molto bene al fuoco, a temperature elevate e agli acidi e per questo è stato usato molto e a lungo come isolante nell’industria, nelle costruzioni, in pannelli o nella ricopertura di tubi. Le minime dimensioni delle fibre favoriscono la loro dispersione nell’aria e l’inalazione fino ai polmoni, dove si fissano provocando una malattia nota come asbestosi; in tempi  successivi è stato dimostrato che l’amianto è la causa principale dei tumori al polmone.

Lo scienziato statunitense Iving  Selikoff, negli anni Sessanta del secolo scorso, attraverso studi su migliaia di lavoratori, confermò la sua tesi secondo la quale l’esposizione all’amianto causava il cancro. Ma l’amianto cominciò ad essere utilizzato industrialmente tra il 1901 e il 1911, diventando fibro-cemento che prese il nome di Eternit, e solo nel 1962 fu universalmente dimostrato che le fibre d’amianto causavano il mesotelioma pleurico e che perciò non doveva essere  usato; invece, per più di trent’anni da allora, e ancora oggi in moltissimi paesi, continua ad essere lavorato mantenendo nella completa ignoranza i lavoratori che venivano e vengono  esposti ad esso.

Non solo, ma il logoramento dei manufatti di fibrocemento - tettoie, coperture, fioriere, coibentanti per tubazioni  e per le pareti delle navi o delle carrozze ferroviarie ecc. - dato dalle intemperie, dal vento, da incidenti ecc., rilascia fibre di amianto nell’aria che il vento può trasportare anche molto lontano. Perciò, se il pericolo maggiore lo passano coloro che ne sono direttamente a contatto perchè lo lavorano, il pericolo di ammalarsi di cancro non è evitato se si è lontani dal posto di lavoro. Inoltre, ciò che le ricerche mediche avevano chiaramente dimostrato è che l’insorgenza dell’asbestosi  e, soprattutto, del mesotelioma pleurico, può presentarsi anche dopo trent’anni!

Per decenni i padroni dell’Eternit e i loro dirigenti hanno continuato a far profitto sul fibrocemento nonostante sapessero perfettamente, ufficialmente fin dal 1962!, che quelle produzioni erano particolarmente pericolose per la vita dei lavoratori e degli abitanti delle città nelle quali sorgevano i loro stabilimenti. Le decine di migliaia di morti a causa dell’amianto stanno a testimoniare che per il profitto capitalistico qualsiasi imprenditore, qualsiasi politico, qualsiasi magistrato, qualsiasi dirigente d’azienda, qualsiasi borghese è disposto a chiudere occhi orecchie e coscienza pur di arricchirsi sulla pelle dei proletari. La morte a causa delle fibre d’amianto è più sottile, maledetta, tremenda perchè arriva silenziosa e dopo molti anni; le leggi borghesi che sono fatte per difendere il profitto capitalistico e non la vita proletaria, sono così intricate, cavillose e ambigue da intralciare sistematicamente ogni indagine e ogni ricerca della “verità” quando la verità può fare molto male agli affari dei capitalisti.

Così, nonostante la ricerca medica avesse concluso senza alcun dubbio che le fibre d’amianto provocavano non solo l’asbestosi ma il micidiale mesotelioma pleurico, e la legge formale dello Stato avesse “imposto”  severe misure di sicurezza nella lavorazione dell’amianto e nel suo smaltimento, nulla cambiò negli stabilimenti dell’Eternit e della Fibronit, nulla si fece per smaltire con la dovuta sicurezza le tonnellate di materiali d’amianto utilizzato dal 1911 in poi, nulla si fece per sostituirli nell’edilizia, nella cantieristica e in tutte quelle lavorazioni nelle quali era stato usato in abbondanza, nulla si fece per proteggere la vita dei proletari che l’hanno respirato per decenni. Anzi, la legge borghese prevede che quasi tutti i reati, dopo un certo numero di anni, vadano in prescrizione: ed è quel che è successo anche per i reati contestati ai magnati dell’Eternit, lo svizzero Stephan Schmidheiny e il barone belga Louis De Cartier De Marchienne, per il periodo successivo al 13 agosto 1999, come nel caso di Napoli-Bagnoli e di Rubiera, in provincia di Reggio Emilia.

La magistratura di Torino, titolare dell’inchiesta giudiziaria sui morti d’amianto di Casale Monferrato e delle altre città, iniziata nel 2009 (47 anni dopo che le fibre d’amianto sono state riconosciute come causa di mesotelioma pleurico, e 17 anni dopo la promulgazione della legge 257 del 1992 che riconosceva i rischi per la salute e “metteva al bando tutti i prodotti contenenti amianto, vietando l’estrazione, l’importazione, la commercializzazione e la produzione di amianto e di prodotti contenenti amianto, ma non la loro utilizzazione”, come dichiarava il presidente di Assoamianto), giunse nel febbraio del 2012 ad una sentenza che i media definirono storica perché condannò in primo grado i magnati dell’Eternit a 16 anni di reclusione obbligandoli al risarcimento di circa 3000 parti civili e al pagamento delle spese giudiziarie.

La si può effettivamente definire in un certo senso “storica” perché è la prima sentenza al mondo in cui i vertici aziendali vengono condannati non per strage volontaria e continuata, ma ”per disastro ambientale doloso permanente” e per “omissione volontaria di cautele antinfortunistiche”; il che potrebbe voler dire che se gli avvocati della difesa avessero potuto dimostrare che le “cautele antinfortunistiche” c’erano anche se “scarse” escludendo quindi la loro “omissione volontaria”, i vertici dell’azienda avrebbero potuto cavarsela con molto meno. Ma lo è “storica” anche per altri risvolti: per il disastroso ritardo nel fermare la produzione di fibrocemento, per il mancato smaltimento dei materiali d’amianto non più utilizzati e abbandonati all’aria e nelle discariche improvvisate, per la loro mancata sostituzione con materiali non nocivi alla salute umana, per aver approfittato del limitato coinvolgimento dei familiari di tutti gli ammalati e i morti per asbestosi o per mesotelioma pleurico, per aver disposto la prescrizione per gli stessi reati riconosciuti a Casale Monferrato come a Bagnoli ma differenziati da un aspetto esclusivamente burocratico legato ad una data, il famoso 13 agosto 1999!

Ovviamente tutti i media hanno dato grande risalto, all’inizio di giugno di quest’anno, alla notizia che la Corte d’Appello di Torino, nel processo di secondo grado, ha aumentato la condanna ai magnati dell’Eternit, portandola dai 16 anni comminati in precedenza a 18 anni di reclusione per entrambi gli imputati. Condanna che varrà solo per Schmidheiny dato che il 92nne barone De Cartier il 21 maggio di quest’anno ha tirato le cuoia. La condanna dei padroni dell’Eternit segna senza dubbio una svolta nella conduzione di indagini di questo tipo e del loro risultato.

Ma questa condanna non risolve il problema della sistematica e spasmodica ricerca di profitto capitalistico che è alla base del costante disprezzo per la vita dei lavoratori salariati e del proletariato in generale, che è alla base di tutte le mancanze in fatto di misure di sicurezza sui posti di lavoro, di protezione dalla nocività di  molte lavorazioni, di prevenzione rispetto agli incidenti e agli infortuni ecc.: il problema è il sistema capitalistico in quanto tale. La soluzione non si troverà mai attraverso la magistratura borghese che, anche se raramente e sempre con estremo ritardo, colpisce qualche capitalista, ha il compito fondamentale di difendere le regole del sistema borghese che la stessa borghesia dominante si è data. Il sistema politico democratico, che eleva il principio di giustizia condensandolo nel motto “la legge è uguale per tutti”, non è che l’ingannevole velatura di una realtà esattamente opposta, e cioè che la legge del capitale difende prima di tutto il capitale in generale e il dominio di classe della borghesia. E se, talvolta, colpisce qualche pezzo grosso dell’imprenditoria e della finanza che ha esagerato in tutti i sensi nell’infischiarsene delle norme adottate appositamente per evitare spigoli troppo acuti nella gestione sociale delle condizioni di schiavitù salariale nelle quali è costretta la classe operaia, lo fa per difendere l’impianto generale del sistema di potere borghese.

Non è mai vero che la magistratura borghese, quando prende di mira un grande borghese, lo fa perchè segue il famoso detto: “colpirne uno per educarne cento”, come se gli altri grandi borghesi comprendessero che è conveniente per loro, per non finire in galera o per non dover pagare somme esagerate di risarcimento o di bonifica, seguire di più le norme e le leggi che proteggono l’incolumità dei lavoratori e l’ambiente. In realtà, l’obiettivo vero di queste condanne “storiche” è quello di ridare fiducia al sistema politico borghese che, in casi del genere, ne perde parecchia e continuare ad illudere le masse proletarie che se ci sono imprenditori che per far soldi mettono a rischio continuamente la vita dei loro lavoratori o degli abitanti di intere città, ci sono anche dei magistrati coscienziosi che con pazienza perseguono delinquenti, assassini, mafiosi e imprenditori fuorilegge.

Ma i proletari, e non solo quelli più esposti direttamente alle malattie cosiddette “professionali” e al rischio immediato o futuro della vita, ma tutti i proletari, proprio perchè lavoratori salariati, devono rendersi conto che il loro vero nemico non è un individuo, per quanto ripugnante possa essere la sua condotta, ma una classe ben precisa: la classe borghese che domina l’intera società grazie ad un sistema economico e sociale che sta in piedi e continua a generare privilegi e ricchezze solo per quella classe alla condizione di schiacciare la stragrande maggioranza degli uomini nella schiavitù  salariale, nell’indigenza, nella disoccupazione, nella miseria, nella disperazione, nella fame. Il capitalismo, terminato il suo sviluppo progressivo e distrutto il sistema economico e sociale precedente, è destinato ad aumentare i fattori contraddittori e i contrasti nella società, sia a livello di concorrenza fra borghesi e fra Stati, sia a livello di contrasti di classe, fra borghesi e proletari.

 

Le continue stragi di proletari nelle fabbriche, nelle strade, nelle case è una vera e propria dichiarazione di guerra della borghesia capitalistica contro il proletariato: classe borghese contro classe proletaria. Arriverà il tempo in cui il proletariato dichiarerà al sua guerra di classe alla borghesia, in ogni paese!

 

 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

Top

Ritorne indice