La presa di posizione del partito di fronte alla carneficina di Nizza

Sulla carneficina di Nizza.

No all’unione nazionale! No alle guerre imperialiste! Lotta di classe per mettere fine alla mortifera società del capitale!

(«il comunista»; N° 145;  Settembre 2016)

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I responsabili del governo francese, da quando la notizia del massacro di decine di persone a Nizza è stata diffusa, per loro stessa ammissione, non avevano alcuna idea della motivazione dell’autore del massacro; hanno comunque immediatamente lanciato l’appello all’“unione nazionale” a sostegno della “guerra” contro “il terrorismo islamico”! In una dichiarazione alla televisione in piena notte, il presidente Hollande ha dichiarato che la Francia avrebbe “rafforzato ancor  più le [sue] azioni in Siria e in Iraq”.

Lo stesso governo sottolineava dunque l’esistenza di un legame di causa ed effetto fra gli attentati terroristici in Francia e l’intervento militare imperialista in Iraq e in Siria (e in Libia). Dall’estate 2014 le forze aeree francesi partecipano ai bombardamenti effettuati in Iraq dalla coalizione diretta dagli Stati Uniti mentre un certo numero di soldati sono presenti sul campo; dal settembre 2015, l’aviazione militare francese prende parte ai bombardamenti in Siria. Secondo un’organizzazione non governativa, i bombardamenti aerei della colazione in questi due paesi avrebbero causato, in 6 mesi (dal dicembre 2015 al maggio 2016, da 1.100 a 1.560 civili morti (1).

Inoltre, da diversi mesi, dei commandos delle “Forze Speciali” francesi sono “attivi”, più o meno clandestinamente, nei combattimenti in Siria e in Libia, a fianco dei militari americani e britannici (e di qualche altro paese?).

Il governo afferma di voler rafforzare esattamente questo intervento militare in Medio Oriente, e utilizza cinicamente l’emozione causata dalla carneficina di Nizza per assicurarsi una legittimità e un sostegno da parte della popolazione. Quasi tutti i media l’hanno appoggiato moltiplicando le dichiarazioni bellicose; la propaganda borghese si appoggia sull’istigazione al nazionalismo che ha raggiunto un apice senza precedenti durante il campionato europeo di calcio.

Denunciare gli interventi militari dell’imperialismo francese, rifiutare gli appelli all’unione nazionale con i capitalisti e lo Stato borghese, opporsi ad ogni tentativo di dividere i proletari secondo la nazionalità, la razza o la religione, manifestare la propria solidarietà con le lotte dei lavoratori sans-papiers e dei migranti: queste sono le esigenze elementari della lotta dei proletari contro la guerra politica, economica e sociale che fa loro il governo per conto dei padroni e del capitalismo nazionale e internazionale.

Il capitalismo, quale che sia la sua nazionalità, non è mosso che dai sordidi interessi borghesi e la sua politica estera imperialista non è che la continuazione della sua politica interna anti-proletaria!

Dare fiducia allo Stato borghese e ai suoi rappresentanti politici per avere una “protezione” contro il terrorismo – che si tratti dell’opera di tale o tal altra forza mediorientale o di individui squilibrati – mette il proletariato nelle condizioni di rimanere passivamente carne da cannone, rimettendo le proprie sorti nelle mani di coloro che vivono sul suo sfruttamento e che sono i suoi nemici di classe.

Quel che dimostrano le carneficine di Nizza o di Orlando (Stati Uniti), gli attentati di Parigi o di Bruxelles, è che negli stessi paesi imperialisti più ricchi e potenti – quelli che dominano e saccheggiano impunemente il pianeta – il sistema politico democratico borghese riesce sempre meno ad impedire l’esplosione delle crescenti contraddizioni interne del capitalismo e la manifestazione della violenza che è alla base di tutti i rapporti sociali. I miti ideologici borghesi del progresso sociale, della libertà, dell’eguaglianza e della fraternità, sempre più difficilmente mascherano la realtà dell’oppressiva società capitalista,  assassina e sfruttatrice, la cui legge fondamentale della corsa al profitto si traduce inevitablmente nel disprezzo della vita umana. Questo disprezzo si ritrova non soltanto nella repressione poliziesca, negli interventi militari degli Stati e nei bombardamenti delle città, ma anche nella violenza terroristica dei molteplici gruppi reazionari, e la si ritrova anche nei rapporti tra gli individui e all’interno delle quattro mura domestiche.

Per sfuggire a questo ingranaggio infernale di morte e di interventi militari, che sboccherà prima o poi fatalmente in una terza guerra mondiale se non viene fermato prima, è tragicamente utopistico tentare di riformare il capitalismo. Da quando esiste, il capitalismo non ha mai smesso di precipitare l’umanità in guerre e catastrofi sempre più mortali. Solamente dei traditori o dei venduti alla borghesia possono far credere a una “democratizzazione” della dittatura capitalistica e ad una “pacificazione” delle relazioni internazionali.

L’unica soluzione sta nella guerra di classe contro il capitalismo, nella rivoluzione proletaria internazionale per instaurare il potere degli oppressi e degli sfruttati – la dittatura del proletariato – fase transitoria necessaria per porre fine alla sanguinaria società del capitale e per muoversi, in prospettiva, verso il comunismo, la società senza guerre né oppressioni, senza mercato né denaro, senza classi né Stati.

Perché questa soluzione diventi possibile, il proletariarto dovrà imboccare la via della lotta di classe: la via della lotta e dell’organizzazione per la difesa esclusiva dei suoi interessi immediati e, a lungo termine, in opposizione frontale agli interessi delle classi possidenti e in completa indipendenza dalle forze e dalle istituzioni legate in un modo o nell’altro alla conservazione sociale. Soltanto la riorganizzazione in classe, e quindi in partito (il Manifesto Comunista), gli permetterà di lottare vittoriosamente contro i capitalisi e i loro Stati e di cessare di essere la vittima predestinata delle rivalità distruttrici e delle mortali contraddizioni borghesi. La riorganizzazione del proletariato in classe gli darà anche la possibilità di trascinare nella lotta anticapitalista almeno una parte degli strati rovinati dalla crisi, intossicati dalla degenerazione della società attuale e soggetti a precipitare nelle peggiori patoie reazionarie, proponendo loro l’obiettivo non illusorio ma concreto della lotta per una società finalmente umana.

 

Per quanto lontana possa sembrare oggi questa prospettiva, è la sola realistica.

 

Per la ripresa della lotta di classe proletaria!

Abbasso la società del capitale, viva la rivoluzione comunista mondiale!

 

16 luglio 2016


 

(1) Cfr. airwars.org/news/international-airstrikes-and-civilian-casualties-in-iraq-and-syria-december-2015-to may-2016. Se il grosso dei bombardamenti è stata opera degli americani (per esempio in Iraq 5850 bombardamenti), gli alleati della coalizione non sono per nulla rimasti a guardare: 761 bombardamenti da parte britannica e 670 da parte francese in Iraq.

 

 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

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