1922. Partito comunista d’Italia: Per la giornata internazionale delle donne

(«il comunista»; N° 152; Gennaio - Marzo 2018)

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Questo appello lanciato dal Partito comunista d'Italia nel 1922, riassume in modo chiaro il necessario grido di battaglia che anche le donne proletarie dovevano, devono e dovranno far proprio, perché la prospettiva qui indicata è la sola che, accomunando il proletariato femminile a quello maschile, può rafforzare le  schiere proletarie nella loro lotta per l'emancipazione dalla schiavitù capitalistica. Naturalmente il tono di questo appello è inerente alla situazione di quegli anni, in cui, finito il primo macello imperialistico mondiale, il proletariato mondiale riprendeva la lotta di classe che la guerra cercò di sepellire e, sulla via aperta dalla vittoriosa rivoluzione russa e contando sulla direzione rivoluzionaria dell'Internazionale Comunista, i partiti comunisti impegnavano tutte le loro forze alla preparazione rivoluzionaria del proletariato in ogni paese, dalla quale non poteva essere escluso il proletariato femminile che già prima e durante la guerra aveva dimostrato nell'attività quotidiana di essere parte integrante della stessa lotta di classe, alla quale portava un contributo vitale. La situazione di oggi, è inutile sottolinearlo, è ben diversa. Ma il corso storico del capitalismo non può cambiare direzione: andrà nuovamente incontro a crisi catastrofiche e a guerre devastanti, ricostituendo inevitabilmente, ad un certo punto, le condizioni sociali dalel quali scaturirà nuovamente la lotta di classe e rivoluzionaria.

 

 

Operaie e contadine!

La giornata dell’8 marzo è consacrata dall’Internazionale comunista all’affermazione dei principi verso la realizzazione dei quali muove la riscossa del proletariato femminile di tutto il mondo. Anche quest’anno, nella giornata internazionale delle donne, in tutti i paesi le lavoratrici saranno convocate in riunioni. Bisognerà, in queste riunioni, dare uno sguardo agli avvenimenti dell’anno trascorso, e considerare se essi segnano un passo innanzi sulla via dell’emancipazione proletaria. Sarà utile altresì analizzare i motivi che constrinsero le classi lavoratrici a soste sanguinose, e – ancora – dire il perché delle deficienze nel lavoro di assimilazione del proletariato femminile ai programmi e alla tattica rivoluzionaria, e proporsi di colmare quelle deficienze.

La comunione di interessi che unisce il proletariato femminile a quello maschile, nelle fabbriche, nei campi, negli uffici, nella casa, fa sì che le angosce e le aspirazioni di questo siano il sacrificio e il desiderio di quello. Il proletariato femminile non può restare assente dalla lotta che la classe degli operai e dei contadini combatte contro il regime capitalistico. Nella società attuale, la donna lavoratrice soffre uno stato gravoso di oppressione e di sfruttamento; nella fabbrica, nei campi e negli uffici il suo lavoro viene svalutato e retribuito con salari di fame; mentre la sua posizione giuridica la tiene a livello degli interdetti; e la sua funzione della maternità la si considera come un necessario accidente e non come una preminente funzione sociale; e la prostituzione che nasce da quelle condizioni economiche, da quelle riprovevoli forme giuridiche, è dichiarata libera per l’egoistico concetto di libertà che ha il solito sapore di sarcasmo nella facile filosofia democratica.

La condizioni generali dei lavoratori, rese tristissime dal fallimento dell’economia capitalistica, si aggravano per le donne lavoratrici a causa del regime schiavistico nel quale esse sono tenute. L’Internazionale comunista assomma nel suo programma di battaglia le necessità e le aspirazioni della innumerevole schiera del proletariato femminile.

Operaie e contadine d’Italia!

L’anno che è passato lascia dietro di sé segni di una lotta continua senza tregua. Voi sapete, per dolorosa esperienza, le condizioni economiche di tutto il proletariato; di quello industriale allontanato dal lavoro per la grave crisi della produzione, e gettato sul lastrico a mendicare un piccolo obolo dello Stato centrale, di quello agrario in lotta coi padroni che impongono patti i quali rappresentano un ritorno sulla via delle conquiste ottenute con sacrifico di lunghi anni; voi conoscete altresì l’urto della reazione che tuttora tenta di schiacciare l’organizzazione dei lavoratori per condurre questi ai piedi del capitalismo, con la catena al collo. Nel fondo del quadro tristissimo già lampeggia la minaccia di una guerra che sarà assai più terribile di quella che le classi borghesi chiamarono “ultima”, e alla quale voi deste i vostri congiunti. La conferenza di Washington, che secondo i suoi promotori doveva portare alla graduale riduzione degli armamenti, si è chiaramente svelata un bluff; essa si è chiusa senza nulla concludere, e ha tolto il velo alla politica militaristica degli Stati capitalistici. Solo il grande proletariato russo, avanguardia eroica del proletariato mondiale, ha indicato sin da cinque anni or sono qual è la vera via che i lavoratori di tutto il mondo, uniti, debbono percorrere per spezzare le catene che li avvincono, per emancipare dal giogo capitalistico, per redimere il lavoro e assicurarsi la certezza di vincere, per uccidere la guerra! Questa via, compagne lavoratrici, operaie e contadine, è la rivoluzione proletaria, è l’insurrezione di tutti i lavoratori armati, è la vera “ultima guerra” che il proletariato sosterrà per rovesciare e spezzare la complessa macchina degli Stati democratici moderni, e per instaurare la sua dittatura.

Lavoratrici d’Italia!

La reazione che si è scatenata in Italia e nel mondo è la dimostrazione del timore che ha preso la classe dominante dinanzi all’avanzare del proletariato organizzato. Questo, vinto nelle battaglie isolate, nelle scaramucce non coordinate, attende un ordine, un comando, una disciplina che lo inquadri, che gli dia una meta certa, un programma reale. Voi siete di questa massa un cemento di incalcolabile pregio. Da voi dipende l’affermarsi di molte condizioni necessarie per la vittoria proletaria. Voi, nate da lavoratori e vissure tra famiglie di lavoratori, sapete i bisogni e le angustie di chi si guadagna il pane con il lavoro: voi stesse lavorate, voi stesse siete sfruttate.

Unite la vostra voce a quella di milioni di compagne, nel giorno in cui si celebra il diritto delle donne lavoratrici!

Operaie, contadine, donne di casa, dite che oggi e domani sarete al fianco dei vostri fratelli, contro il capitalismo sfruttatore e assassino, contro il regime borghese. Levate la voce, nella giornata internazionale in cui si protesta il vostro martirio, per affermare la vostra incrollabile solidarietà con tutte le donne lavoratrici del mondo, con tutti i lavoratori del mondo per giurare che non tradirete giammai la causa dei vostri padri, dei vostri fratelli, dei vostri figli, la causa vostra, e operate con essi ad agguerrire le file del proletariato rivoluzionario.

Viva la rivoluzione  mondiale dei lavoratori!

Viva l’Internazionale Comunista!

Viva le donne lavoratrici, redente dalla schiavitù del capitalismo!

 

(“L’Ordine Nuovo”, 8 marzo 1922)

 

 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

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