Prove da... «Stato di polizia»

(«il comunista»; N° 159; Maggio 2019)

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Che lo Stato democratico, con le sue leggi e la sua Costituzione, non impedisca azioni, più o meno pesanti, di repressione, di intimidazione e di violenza, non è per noi una novità. Ma la dimostrazione che il potere borghese – pur interessato a far vivere la “libertà di espressione”, la “libertà di riunione e di organizzazione, la “libertà di manifestazione” come esempi di civiltà e di armonia sociale – nasconde sempre, dietro le illusioni democratiche, una innata propensione a reprimere le voci e gli atti del cosiddetto “popolo buono” che, col suo “buonismo”, alimenta proprio le illusioni democratiche, altrettanto utili a rincretinire le masse.

 

ONG, MIGRANTI E PORTI CHIUSI

 

Dura da parecchio tempo l'attacco sistematico all’opera delle Ong che con le loro navi, nel Mediterraneo, soccorrono migliaia di migranti che fuggono dai loro paesi a causa delle devastazioni di guerra, dell’oppressione etnica e nazionale, della miseria e della fame, con l'accusa di essere in combutta con scafisti e trafficanti di esseri umani, e di facilitare l’introduzione di terroristi in Europa. Le cause profonde delle guerre e della miseria che colpiscono popoli interi non vanno cercate nelle caratteristiche etniche e culturali di quei popoli, ma nel capitalismo, nel modernissimo sistema economico e sociale che condensa la sua “civiltà” nello sfruttamento sempre più bestiale di ogni risorsa umana e naturale che possa fruttare un profitto: più un paese è debole dal punto di vista della struttura economica e sociale, maggiore è la sua dipendenza dai paesi più ricchi e avanzati capitalisticamente. Ciò lo rende inevitabilmente schiavo dei “Signori della guerra” che, prima di essere i capi-clan locali affittati a qualche potenza straniera, sono proprio le potenze straniere, Stati imperialisti veri e propri o trust e multinazionali che hanno interesse a colonizzare territori economici da cui trarre giganteschi profitti. Il Medio Oriente e l’Africa sono lì a dimostrarlo.

Chiudere i porti, impedendo l’attracco alle navi delle Ong che trasportano naufraghi soccorsi in mare – vivi e morti –, e che non fanno niente di più che quel che prevede il diritto internazionale per il mare, fa parte della politica di un governo che ha deciso di incolpare tutti i migranti di mettere in pericolo la “sicurezza interna” del paese e, nello stesso tempo, le Ong di essere delle fiancheggiatrici dei trafficanti di esseri umani. Oltre alla montagna, già esistente, di leggi emanate per controllare e impedire i flussi migratori, allo scopo di combattere quella che viene chiamata immigrazione clandestina – leggi di cui ogni paese imperialista è dotato – il governo Conte-Salvini-Di Maio preme per rendere ancor più dure non tanto le sanzioni verso i clandestini che già esistono, quanto quelle verso tutti coloro che, aiutando esseri umani in difficoltà, in mare o in terra, si rendono colpevoli di quell’immigrazione clandestina che fa tanta paura ad uno Stato armato fino ai denti... Col “Decreto Sicurezza bis”, infatti, il governo italiano intenderebbe multare le Ong che salvano i naufraghi in mare, e che riescono a far sbarcare il loro tragico carico in qualche porto italiano, con «una somma forfettaria compresa tra i 20mila e i 50mila euro per ogni “carico umano”» (Repubblica, 17.5.2019). Nella società del capitale tutto ha un prezzo, tutto è merce, tutto, compreso l’essere umano, deve essere misurato secondo un valore monetario. Il lavoro salariato, pilone indispensabile per la vita del capitale, non è che il prezzo stabilito per la manodopera che viene sfruttata dal capitale allo scopo di valorizzare il capitale stesso, per giungere infine al profitto capitalistico. Per noi marxisti non è un mistero, né tantomeno una novità. Fa parte di una struttura economica irriformabile: per cambiarla bisogna distruggerla e sostituirla con un modo di produzione volto a soddisfare i bisogni umani e non quelli del mercato. Ma questa è un’altra questione.

E’ lo stesso Stato democratico che, dopo aver dotato la Libia di Tripoli – quella riconosciuta dall’ONU – di imbarcazioni per la sua Guardia costiera, con il preteso compito di impedire il traffico di migranti e di armi (traffici, peraltro, mai debellati), sostiene che quei migranti sono di competenza del paese in cui si sono imbarcati, perciò della Libia soprattutto, e in Libia devono quindi essere riportati, servizio, questo, di competenza della Guardia costiera libica. Tutto il mondo sa che la Libia è un paese dove i migranti vengono incarcerati, rinchiusi nei “campi di raccolta”, veri campi di concentramento dove vengono sfruttati come manovalanza a bassissimo costo, depredati di qualsiasi avere, bastonati, torturati,  lasciati morire di stenti e le donne stuprate. Coloro che riescono a mettere insieme la somma richiesta dagli organizzatori del traffico dei migranti per la traversata sanno di rischiare la morte in mare, sanno di poter essere ripresi dai libici e riportati nell’inferno dei campi da cui sono fuggiti e sanno anche di poter sbarcare prima o poi su qualche costa meno rischiosa, italiana, maltese, spagnola, ma di dover mettere la propria vita, per l’ennesima volta, nelle mani della... buona o cattiva sorte.

Come succede ad ogni Stato borghese, al fine di controllare le tensioni sociali che inevitabilmente emergono di fronte alle crisi economiche che non vengono mai realmente superate, si cercano i capri espiatori, quelli che con la loro sola presenza metterebbero in pericolo i piccoli privilegi accumulati nel tempo: anni fa erano i terroni, ex contadini del Sud che per sbarcare il lunario emigravano al Nord; poi i migranti africani e, naturalmente, i musulmani contro cui si scatenano i più bassi istinti piccoloborghesi, come un tempo era accaduto con gli ebrei. La classe dominante borghese, al di là delle differenze formali e superficiali tra una fazione e l’altra, nel tentativo di controllare e contrastare gli effetti più acuti delle crisi economiche e sociali, utilizza  lo stesso meccanismo che applica nei confronti del proletariato: come alimenta la concorrenza tra proletari, a livello di istruzione e specializzazione, per dividere la classe proletaria mettendo gli uni contro gli altri, così alimenta la concorrenza tra “italiani” e “stranieri”, tra “regolari” e “clandestini”. Questo, naturalmente, permette ai capitalisti di sfruttare la situazione dei lavoratori clandestini schiavizzandoli e ai politicanti e ai maneggioni di stornare soldi pubblici a fini personali e di ampliare la cerchia di corruzione approfittando del fatto che accomuna molti clandestini, cioè il loro “bisogno di documenti regolari”.

 

INTIMIDAZIONI AL CORPO INSEGNANTE

 

Palermo, Istituto tecnico industriale “Vittorio Emanuele III”, 27 gennaio 2019, “Giornata della memoria”: alcuni studenti proiettano una serie di slide nelle quali le leggi razziali, varate da Mussolini nel 1938, vengono paragonate al “Decreto sicurezza” 2019, fortemente voluto dal ministro degli Interni, Matteo Salvini. La logica di questo paragone stava nel respingimento di tutti coloro che, per religione o per nazionalità, non erano considerati “italiani” (come gli ebrei nel 1938, gli immigrati negli ultimi anni) e, quindi, in generale, nella lesione dei diritti umani. Questa presentazione ha dato fastidio a qualcuno che si è preso la briga di inviare al Ministero dell’Istruzione un tweet che diceva: “Salvini-Conte-Di Maio? Come il reich di Hitler, peggio dei nazisti. Una professoressa ha obbligato dei quattordicenni a dire che Salvini è come Hitler perché stermina migranti. Al Miur hanno qualcosa da dire?”. A questo tweet risponde su facebook la senatrice Borgonzoni, sottosegretaria leghista ai Beni culturali, che commenta: “Se è accaduto realmente andrebbe cacciato con ignominia un prof del genere e interdetto a vita dall’insegnamento. Già avvisato chi di dovere” (1). Da qui hanno preso il via una serie di ispezioni da parte del Provveditorato agli studi di Palermo, con gli interrogatori ai ragazzi della classe “incriminata” e alla loro professoressa. Nella scuola è stata mandata anche la Digos, fatto che ha allarmato non poco tutto il corpo insegnate e gli studenti.

Che il lavoro di quegli studenti non sia stata una “ragazzata” lo hanno dichiarato gli studenti stessi, e hanno dichiarato che la loro professoressa Dell’Aria non ha utilizzato la sua autorità per obbligarli a sostenere quanto contenuto nelle slide: è stato un elaborato fatto in piena autonomia e senza alcun intervento della prof; cosa d’altro canto sostenuta anche dalla stessa prof che, d’altra parte, non aveva nemmeno visionato quell’elaborato prima della sua proiezione. Gli studenti hanno fatto e presentato quel lavoro di loro spontanea volontà, nella certezza di poter esprimere la propria libera opinione senza incorrere in guai per il pensiero espresso, e su un argomento che la stessa istituzione scolastica sollecita da anni (la Giornata della memoria che riguarda la shoah). Si è trattato, d’altronde, di un lavoro che seguiva altre letture e ricerche fatte in precedenza, in occasione del 3 settembre, la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato (2), e riguardo alle violazioni dei diritti umani.

Che cosa ne ha concluso il Provveditore di Palermo? Alla fine delle indagini, questa è la sua dichiarazione: “Abbiamo ricevuto una segnalazione dal ministero, ma eravamo già al corrente di quanto accaduto; la libertà di espressione non è libertà di offendere e l’accostamento delle leggi razziali al decreto sicurezza è una distorsione della realtà. Abbiamo agito nella massima trasparenza dopo un’ispezione e una lunga istruttoria in cui sono state sentite tutte le parti” (3). Motivo per cui la professoressa è stata sospesa per 15 giorni, con lo stipendio dimezzato, per non aver vigilato sul lavoro dei suoi alunni; il che significa che rientrerà in servizio lunedì 27 maggio.

Se non è intimidazione questa, che cos’è?

A parte il fatto che l’accusa di “omessa vigilanza” sull’operato didattico degli studenti non è prevista in nessun regolamento scolastico, almeno finora; esiste caso mai il dovere, da parte del corpo insegnante, di vigilare sulle condizioni fisiche degli studenti e di impedire e sanzionare atti osceni e aggressivi.

In ogni caso, contro tale attacco vi sono state proteste e manifestazioni di insegnanti, studenti, sindacalisti. Evidentemente la vicenda, in piena campagna elettorale, e in Sicilia dove la Lega se la deve vedere con il M5S, ha spinto il ministro degli Interni, Salvini, insieme col ministro dell’Istruzione, Bussetti, a correre in qualche modo ai ripari e approfittando della prevista commemorazione a Palermo della strage di Capaci per incontrare la professoressa Dall’Aria, il 23 maggio. Salvini si è anche lanciato a dichiarare che, se fosse stato per lui, ma non ne ha la competenza e il potere, la sospensione non l’avrebbe comminata... In verità nemmeno per la chiusura dei porti ha la comptenza, non essendo ministro delle Infrastrutture, ma in quel caso le sue entrate a gamba tesa non mancano... e dal governo nessuno quasi l’ha mai fermato, almeno finora. Colloquio rilassato e sereno, secondo i ministri, e anche secondo la professoressa, ma la sua richiesta più importante è rimasta ancora senza risposta: il Provveditore non è stato sentito da nessuna autorità di governo e non ha ancora ritirato la sospensione, e la prof non ha ricevuto dichiarazioni da parte di nessun ministero e di nessuna autorità scolastica secondo cui la sanzione che l’ha colpita è ingiusta sia economicamente che professionalmente. Soliti tempi burocratici e tecnici? Si vedrà, intanto cercheranno di far passare il tutto nel dimenticatoio.

Resta il fatto che, al di là delle convinzioni ideologiche e politiche dell’insegnante o degli studenti, l’intimidazione dei pubblici poteri c’è stata eccome, e il suo maggior effetto spesso non lo si vede all’immediato, ma nel tempo.

 


 

(1) Per tutte le notizie vedi Repubblica edizione Palermo del 16, 18, 23, 24/5/2019; il fatto quotidiano del 17 e 21/5/2019, e https:// pietrevive. blogspot. com/2019/05/insegnante-sospesa-palermo-io-sto-con.html   

(2) La Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato è stata istituita dalla Chiesa cattolica nel 1914, e si accompagna alla Giornata internazionale del rifugiato, indetta dalle Nazioni Unite nel 2001 in occasione del cinquantesimo della Convenzione relativa allo statuto dei rifugiati.

(3) Cfr. La Repubblica, edizione di Palermo, 16.5.2019.     

 

 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

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