Intrallazzi all'italiana, al governo, nel sottobosco dei ministeri, nelle cene e negli incontri riservati...

(«il comunista»; N° 160 ; Luglio 2019)

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"Delle parole del premier mi importa meno di zero", è così che il ministro dell'Interno e vicepremier Matteo Salvini risponde al suo compagno di banco Luigi Di Maio nel parlare dell'affaire Russia. Il "me ne frego" di Salvini la dice lunga sulla sua idea di politica governativa...

Tutti i media, da qualche settimana, hanno continuato ad aggiungere notizia su notizia riguardo una serie di incontri, ufficiali e non, con politici e imprenditori russi, a cui hanno partecipato Salvini e i suoi più fidati facilitatori (D'Amico, Savoini, Meranda ecc.) e il suo staff ministeriale. La magistratura ha aperto un'inchiesta su una presunta trattativa con i petrolieri russi  dalla quale, grazie a una vendita di gasolio russo, sarebbe saltata fuori una tangente per la Lega di 65 milioni di dollari. La vicenda sarebbe nata l'anno scorso in un incontro a Mosca, e sarebbe proseguita quest'anno all'hotel Metropol, sempre a Mosca, dove il facilitatore Savoini - leghista della prima ora, presidente di Lombardia-Russia - avrebbe tenuto le fila della trattativa.

La vicenda è venuta allo scoperto già all'inizio di quest'anno, grazie ad un reportage del settimanale L'Espresso - al quale Salvini e l'intera Lega risposero con il silenzio più assoluto - e poi ha preso una dimensione mondiale perché il sito americano Buzzfeed ha reso pubblico il dialogo avuto il 18 ottobre 2018 all'hotel Metropol di Mosca nel quale tre russi e tre italiani (uno di loro è Savoini) discutevano di una commessa di gasolio russo da 1,5 miliardi di dollari: vende una società russa e compra l'Eni, prevedendo una provvigione-tangente sia per la Lega che per i russi. Scatta perciò l'indagine della magistratura italiana.

Inutile dire che la vicenda ha messo il ministro degli Interni Salvini in una posizione particolarmente difficile sia all'interno del governo che sul piano penale. Da quando è nato il governo Conte, che vede alleati due partiti politici, Lega e Movimento 5 Stelle, che erano lontani anni luce, almeno formalmente, su moltissimi temi, la Lega di Salvini ha iniziato a erodere sempre più il vantaggio numerico che il M5S metteva sul piatto (alla Camera i deputati M5S sono 227 contro 125 della Lega, al Senato sono 111 contro 58), aumentando la propria influenza politica, basata all'inizio sul ricatto sistematico di cambiare maggioranza grazie a un accordo con Forza Italia e Fratelli d'Italia e, successivamente, dopo le europee, sull'exploit elettorale che ha portato la Lega ad essere il partito più votato e il M5S  a perdere il 50% dei consensi. Per quanto le europee non abbiano un peso diretto sulle elezioni politiche italiane, hanno comunque segnato un'avanzata straordinaria di consensi per la Lega (con le sue posizioni anti-immigrati, per il Tav, la Tap ecc, per una sicurezza più rigida, tutto condensato nello slogan "prima gli italiani", perciò fondamentalmente antieuropeista). Il M5S, pur non essendo strutturato come un partito tradizionale, è comunque riuscito ad arrivare al governo grazie all'accordo con la Lega e questo, inevitabilmente, rappresenta un debito che viene ripagato cedendo, di volta in volta, sulle posizioni che lo hanno caratterizzato negli ultimi anni e che lo avevano portato a vincere le elezioni del marzo 2018. La voglia di governo ha unito, nei fatti, Lega e M5S. La Lega è sempre stata collocata nel centrodestra, alleata con Forza Italia e con Fratelli d'Italia; ha sempre raccolto consensi anche nell'estrema destra, perciò l'accordo con il M5S per governare assieme è stata una mossa che ha spiazzato notevolmente gli alleati di sempre, soprattutto la berlusconiana Forza Italia che ha continuato a perdere consensi, ma ha messo la Lega in una posizione che le permetteva di giocarsela con una forza politica, l'M5S, che non aveva esperienza politicantesca come la Lega e che era oggettivamente debole sul territorio nazionale perché non era strutturata con sedi di partito e non aveva le radici profonde di cui la Lega poteva vantarsi su territori economicamente decisivi in Italia, come le regioni del Centro-Nord.

Il M5S, perciò, iniziava la sua avventura governativa con una debolezza di fondo: la politica politicante che caratterizza la Lega avrebbe, prima o poi, stretto nella sua ragnatela l'alleato di governo. La stessa base del loro accordo indeboliva di fatto il M5S: un "contratto di governo", che assomigliava come una goccia d'acqua al "contratto con gli italiani" di berlusconiana memoria, non poteva che essere un pezzo di carta il cui destino era scritto: veniva invocato ogni volta che serviva per difendere formalmente l'azione di governo, a capo del quale è stato posto - non per caso - un "avvocato" e non un "politico", e veniva dimenticato o stracciato ogni volta che le misure di governo rispondevano alla parte più forte dei contraenti. Per la borghesia, in effetti, il governo del paese non è che una struttura di potere che funziona come una società per azioni, ma con una differenza: l'azionista di "maggioranza", in questo caso, non è quello che ha più parlamentari al proprio seguito, che possono essere comprati o convinti da forze avversarie come d'abitudine nella storia parlamentare, ma quello che riesce a ricattare più efficacemente l'alleato. E non c'è dubbio che l'azionista che ha più peso nel governo sia la Lega di Salvini.

La sporca vicenda della trattativa in Russia per raccattare milioni a favore della Lega, fa parte della politica politicante che un partito parlamentare mette in opera utilizzando, per i propri fini, tutti i contatti e tutte le influenze di cui dispone. E' stato così da sempre, perché la classe borghese piega lo Stato e i governi ai suoi interessi di classe, per il quale servizio, però, non può non lasciare che le forze politiche che governano si prendano la libertà di allargare prebende e privilegi a quel vasto sottobosco economico-politicantesco che agisce nella penombra del potere col compito sia di provvedere a favorire le forze politiche ed economiche che hanno, o possono avere, potere (voti di scambio ecc.), sia di arricchirsi vendendo i propri favori e operando come facilitatori nei più diversi ambiti economici, politici, diplomatici, in Italia e all'estero.

Ciò che ha messo in grande imbarazzo il governo Conte, e naturalmente il "garante" della costituzione repubblicana e della collocazione internazionale dell'Italia, cioè la presidenza della repubblica, è il rapporto che la Lega di Salvini - d'altra parte in continuità con i rapporti privilegiati del Berlusconi di ieri - ha da tempo con Putin e la Russia. Non è infatti un mistero che Salvini abbia sempre cercato di rafforzare i legami con la Russia putiniana e che, da quando è al governo, disponendo di un potere ufficiale che prima non aveva, cerchi di premere sugli alleati europei perché intercedano, soprattutto verso l'America, affinché le sanzioni alla Russia vengano, se non tolte, almeno attenuate, in modo che gli affari economici che le aziende italiane hanno sempre avuto con la Russia possano riprendere. Cosa che, oggi, sta ancora più a cuore alla Lega - che in buona parte rappresenta la piccola e la media industria italiana, veneta, lombarda, emiliano-romagnola, votata all'esportazione - visto che l'esportazione verso la Germania, data la crisi industriale che l'ha colpita,  registra continuamente delle percentuali negative.

L'imbarazzo deriva dal fatto che, date le mosse salviniane, sembra che l'Italia si voglia rendere un po' più autonoma dall'America - che d'altra parte è una rivendicazione storica della destra - giocando su due tavoli, Washington e Mosca; senza tralasciare la possibilità di fare tutti i dispetti possibili all'Unione Europea prendendosela con la Francia e la Germania, soprattutto sul tasto dolente dell'immigrazione clandestina.

Insomma, come sempre, il vizio della borghesia italiana si ripresenta senza soluzione di continuità: giocare sul tavolo degli alleati di oggi contro i nemici di oggi, e preparare le mosse che le permetta di saltare dall'altra parte, cosicchè, domani, gli alleati diventeranno i nemici e i nemici gli alleati.

Resta comunque un fatto: al momento la Lega di Salvini - che si è fatto salvare in senato, nel caso della nave Diciotti,  dal suo alleato-nemico M5S (1) - è sotto il mirino della magistratura italiana per la presunta tangente trattata a Mosca attraverso quelli che lo stesso Salvini aveva presentato negli anni come suoi portavoce e facenti parte del suo staff (Savoini e company). Naturalmente l'opposizione parlamentare pretendeva che Salvini andasse in parlamento a "chiarire" la vicenda. Si sa che non c'è andato e che la sua versione dei fatti si riassume nell'aver scaricato Savoini e nel raccontare che neanche un rublo è entrato nelle sue tasche o nelle casse della Lega... In parlamento c'è andato Conte, in qualità di presidente del consiglio, dando una versione, come al solito, avvocatesca. La sua "informativa" si è limitata a dire che Savoini e company non hanno mai avuto alcun incarico ufficiale di governo e che dal ministro degli Interni non ha avuto alcuna informazione al riguardo. In parlamento Conte non era affiancato né da Salvini né da Di Maio, mentre i parlamentari pentastellati, prima che inziasse a parlare, sono usciti dalla Camera. Solo e abbandonato alla sua "informativa" per dovere "istituzionale", Conte ribadiva la sua "fiducia" verso tutti i membri del governo, affermando però che "a questo consesso tornerò ove mai dovessero valutare le condizioni per la cessazione del mio incarico" (2).

Prima del caso Savoini e della trattativa sulle tangenti russe, c'era stato il caso della tentata corruzione del sottosegretario Siri, fedelissimo di Salvini. Questa vicenda scosse non poco il governo, perché di mezzo c'era Paolo Arata, socio d'affari di Vito Nicastri (patron dell'eolico siciliano) - ritenuto uno dei finanziatori della latitanza del mafioso Messina Denaro - e legato a Salvini tanto da essere stato indicato come il suo consulente per l'energia. Ma anche in questo caso, il M5S, in attesa di avere da Salvini un chiarimento - che non è mai arrivato - ha comunque ribadito di non avere ragione di dubitare di Salvini (3). Le poltrone del governo fanno sempre gola...

Il quadro ora è questo. La Lega è lanciata a vampirizzare la destra italiana, che sembra voler spolpare il Movimento 5 Stelle al massimo possibile prima di una crisi di governo e di tornare alle urne dove immagina di stravincere. Il Movimento 5 Stelle  cerca di ottenere qualcosa di importante dalla sua alleanza di governo per potersela rivendere in campagna elettorale sperando di recuperare sul tracollo delle europee. Il PD, col nuovo segretario Zingaretti al posto di Renzi, è alla ricerca di un ruolo politico, ma, per distinguersi, non trova di meglio che rivolgersi alla cosiddetta "società civile" aprendo le porte a tutti coloro che provano disgusto per la Lega, i Cinque Stelle, i Berlusconiani e i destri in genere, senza avere a disposizione nessun "valore forte" da sbadierare, né sul piano della questione morale, né sul piano delle riforme, né tanto meno sul piano della crescita economica a cui tiene tanto il capitalismo nazionale. La destra, intanto, si divide i consensi tra Forza Italia, in netto declino, e Fratelli d'Italia, in crescita ma molto limitata, e i movimenti di ultradestra, da Forza Nuova a Casa Pound, che continuano a coprire un settore della piccola borghesia con ambizioni politiche superiori alle loro effettive capacità odierne di attirare le masse, ma certe di voler essere le "truppe d'assalto" pronte ad intervenire e a dare man forte alle "forze dell'ordine" quando si tratta di sloggiare i campi rom, i centri sociali o dare addosso agli immigrati.

Quel che è, in ogni caso, evidente, è l'assenza completa del movimento proletario sul terreno non solo politico ma anche sindacale, sul terreno delle lotte di segno distintamente proletario e di classe. Il collaborazionismo politico e sindacale, messo in opera da decenni dai partiti e dai sindacati che si definivano operai, continua a dare i suoi acidi frutti, mantenendo il proletariato nella condizione di un asservimento soffocante alla classe borghese dominante. Ma il fuoco cova sotto le ceneri...

 


 

(1) Cfr. www.ilpost.it/2019/03/20/senato-diciotti-salvini/. Nel "caso Diciotti", il ministro Salvini era indagato per sequestro di persona, per avere impedito di sbarcare, nell'agosto 2018, ai naufraghi portati dalla nave militare italiana al porto di Catania. I naufraghi erano chiaramente in condizioni fisiche e psicologiche molto precarie. La magistratura doveva chiedere al senato il benestare a procedere contro Salvini, ma il senato ha detto no.

(2) Cfr. Conte: "Savoini era a Mosca con Salvini", www.adkronos.com/fatti/politica/2019/07/24

(3) Cfr. www.ilsole24ore.com/art/dal-russiagate-caso-siri-nodi-giudiziari-che-pesano-governo-ACbCCja

 

 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

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