Lettera di Bordiga ad una compagna (1952)

(«il comunista»; N° 165 ; Luglio-Ottobre 2020)

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Cara compagna

[...] Tu scrivi: dici bene che un marxista deve guardare i principii e non gli uomini...noi diciamo gli uomini non contano e lasciamoli fuori, ma sino a che punto si può far ciò? Se sono gli uomini che determinano in parte i fatti? Se gli uomini sono in parte la causa che determinò lo scompiglio, noi non possiamo dimenticarli del tutto... Non si tratta per nulla di modo traballante di arrivare alla questione; anzi offri una via molto utile per farlo. La tua semplice espressione si può enunciare in tre modi, ed allora si vede il problema nella sua profondità, a cui hai il merito di esserti avvicinata. I fatti sono operati da uomini. I fatti sono operati dagli uomini. I fatti sono operati dall’uomo Tizio, dall’uomo Sempronio, dall’uomo Caio. [...]

Ora quelle tre formulazioni del modo come gli uomini intervengono, scusa i paroloni, nella storia, sono queste.

I tradizionali sistemi religiosi o autoritari dicono: un grande Uomo o un Illuminato dalla divinità pensa e parla: gli altri imparano e agiscono.

Gli idealisti borghesi più recenti dicono: la parte ideale sia pure comune a tutti gli uomini civilizzati determina certe direttive, in base alle quali gli uomini sono condotti ad agire. Anche qui campeggiano ancora taluni determinati uomini, pensatori, agitatori, capitani di popolo, che avrebbero dato la spinta a tutto.

I marxisti poi dicono: l’azione comune degli uomini, o se vogliamo quanto di comune e non di  accidentale e particolare è nell’azione degli uomini, nasce da spinte materiali. La coscienza e il pensiero vengono dopo e determinano le ideologie di ciascun tempo.

E allora? Per noi come per tutti sono gli atti umani che divengono fattori storici e sociali: chi fa una rivoluzione? Degli uomini, è chiaro.

Ma per i primi era fondamentale l’Uomo illuminato, sacerdote o re.

Per i secondi la coscienza e l’Ideale che conquistò le menti.

Per noi l’insieme dei dati economici e la comunità di interessi.

Anche per noi gli uomini non si riducono, da protagonisti che creano o recitano, a marionette i cui fili sono tirati... dall’appetito. Sulla base della comunanza di classe si hanno gradi e strati diversi e complessi di disposizioni ad agire e tanto più di capacità di sentire ed esporre la comune teoria.

Ma il fatto nuovo è che a noi non sono indispensabili come alle precedenti rivoluzioni, neppure col compito di simboli, uomini determinati con una determinata individualità e nome.

Il fatto è che appunto in quanto le tradizioni sono le ultime a sparire, molto spesso gli uomini si muovono per la sollecitazione suggestiva della passione per il Capo. Allora perchè non “utilizzare” questo elemento, che si capisce non muta il corso della lotta di classe, ma può favorire lo schieramento, il precipitare dell’urto?

Ora a me pare che il succo delle dure lezioni di tanti decenni sia questo: rinunziare a smuovere gli uomini e a vincere attraverso gli uomini non è possibile, e proprio noi sinistri abbiamo sostenuto che la collettività di uomini che lotta non può essere tutta la massa o la maggioranza di essa, deve essere il partito non troppo grande e i cerchi di avanguardia nella sua organizzazione. Ma i nomi trascinatori hanno trascinato in avanti per dieci, e poi rovinato per mille. Freniamo quindi questa tendenza e in quanto praticamente possibile sopprimiamo, non certo gli uomini, ma l’Uomo con quel dato Nome e con quel dato Curriculum vitae. Praticamente ho cominciato col porre fuori dai piedi il soggetto Bordiga. A molti sembra una stranezza: il bilancio di questa esperienza lo farete poi. Volentieri porrei fuori causa tutti gli altri.

Sono riuscito a darti in queste poche parole l’idea della questione? Dovrà venire un tempo in cui un forte movimento di classe abbia teoria ed azione corretta senza sfruttare simpatie per nomi. Credo che verrà. Chi non ci crede non può essere che uno sfiduciato della nuova visione marxista della storia, o peggio un capo degli oppressi affittato dal nemico. [...]

 

(da una Lettera di Amadeo Bordiga ad una compagna, Napoli, 28 marzo 1952. Pubblicata in: www.avantibarbari.com/news, dicembre 2007)

 

 

Partito comunista internazionale

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