A proposito di «collettività di partito impersonale»

(«il comunista»; N° 166 ; Dicembre 2020)

 Ritorne indice

 

 

La messa a disposizione nel sito della gran parte dei materiali di partito, dalla sua ricostituzione in avanti, non poteva che avvenire attraverso i pdf di tutti i giornali, le riviste, i periodici, i supplementi, le edizioni speciali, gli opuscoli, i volumetti nelle diverse lingue; e, nella misura del possibile, attraverso i testi in word. Si è trattato e si tratta di un lavoro non indifferente che ha occupato e occupa tempo ed energie importanti, ma riteniamo che abbia un valore rilevante perché è un modo per ridare vita ai materiali di partito e per facilitarne la consultazione e lo studio anche in vista di un futuro in cui al partito si avvicineranno finalmente elementi giovani che avranno bisogno di tesi e testi a cui collegarsi per far parte di una storia che va oltre la vita dei singoli compagni di ieri e di oggi, nella consapevolezza che il nuovo movimento rivoluzionario – come ribadito nelle «Considerazioni sull’organica attività del partito quando la situazione generale è storicamente sfavorevole», del 1965 – «non può attendere superuomini né avere Messia, ma si deve basare sul ravvisarsi di quanto può essere stato conservato attraverso lungo tempo, e la conservazione non può limitarsi all’insegnamento di tesi e alla ricerca di documenti, ma si serve anche di utensili vivi che formino una vecchia guardia e che confidino di dare una consegna incorrotta e possente ad una giovane guardia» affinché quest’ultima si slanci verso nuove rivoluzioni «nulla interessando al partito e alla rivoluzione i nomi degli uni come degli altri».

Non siamo i soli a richiamarci alla corrente della Sinistra comunista d’Italia e al partito ricostituitosi nel secondo dopoguerra. Siamo probabilmente i soli, almeno finora, a mettere a disposizione nel web, nel formato pdf, la gran parte delle pubblicazioni del partito di ieri. Altri gruppi, come ad esempio “il partito comunista” di Firenze, il gruppo “n+1”, “sinistra.net” e “avantibarbari.it”, hanno messo a disposizione in formato digitale nei propri siti una quantità notevole di articoli della nostra corrente, dell’Internazionale Comunista, oltre ad alcuni testi marxisti. Ci sono siti, come https://archivesautonomies.org e www.collectif-smolny.org, per citarne solo due, che hanno pubblicato diversi materiali della nostra corrente, insieme a materiali di altre correnti dette della “sinistra comunista” e di altri raggruppamenti del campo cosiddetto “antagonista”, anarchico o autonomo.

Naturalmente anche il gruppo che pubblica il nuovo “programma comunista” ha messo a disposizione nel proprio sito, in pdf, le annate del giornale con relativi sommari, finora solo dal 1952 al 1965 e, saltati gli anni dal 1966 al 1983, dal 1984 in poi (il 1984 è l’anno in cui, dopo un’azione legale condotta per impossessarsi della testata, il tribunale riconobbe loro i “diritti” della proprietà commerciale della testata). Nel loro sito si trova solo “il programma comunista”, come se il partito di ieri, di cui sono eredi per legge, fosse caratterizzato soltanto da questa testata. Si conferma, evidentemente, la loro visione di un partito comunista “internazionale” made in Italy, “garantito” dalla proprietà commerciale della testata difesa con tanto vigore durante la crisi del partito del 1982-84, ma il cui bilancio politico non si sono mai sognati di fare. E’ interessante però leggere con quali argomenti viene presentato questo servizio al lettore:

«Questo indice non contiene tutti gli articoli pubblicati dal nostro organo di stampa, “Il Programma Comunista”, dalla sua fondazione ad oggi. Questo in quanto è in via di costruzione. Il Partito è impegnato a terminare la ripubblicazione di tutto il patrimonio storico dei suoi testi nel più breve tempo possibile, tempo dettato dalla militanza. Ad oggi E’ PRESENTE una selezione dei testi ritenuti basilari e fondamentali per la formazione e la preparazione dei suoi militanti e per la diffusione della teoria e della pratica rivoluzionaria. Sono naturalmente presenti tutti i testi pubblicati nell’era della digitalizzazione. Articoli e giornali non sono proprietà di alcuno, in quanto prodotti da una “collettività di partito impersonale”: pertanto i testi possono essere scaricati e diffusi liberamente. (...)» [la sottolineatura è nostra].

Come è abitudine di questo gruppo, esso non spiega ai propri lettori e/o simpatizzanti e/o militanti i motivi politici del perché nel 1952 è nato “il programma comunista”, e tanto meno spiega la crisi che nel 1982-84 ha mandato in mille pezzi il partito e di come i militanti di questo gruppo siano giunti a «riprendere nelle loro mani» il giornale che è stato del partito fino al 1983 – come scritto nell’articolo «Riprendendo il cammino», pubblicato nel n. 1, febbraio 1984 de “il programma comunista”. Questo gruppo si presenta, in realtà, con una falsa continuità ideologica e organizzativa con il partito che nel 1952 si è trovato nella necessità di scindersi dal gruppo di compagni (da allora identificato con il nome del giornale “battaglia comunista”) che seguì le posizioni sostenute da Damen e con i quali non era più possibile lavorare in comune. Quella del 1952 fu una scissione verticale, cioè una scissione che divise per sempre i destini del partito dal gruppo dei revisionisti delle tesi fondamentali del partito, tesi che non hanno di fatto mai accettato. La fine che hanno fatto con la Tendenza Comunista Internazionalista lo dimostra chiaramente.

Il nuovo “programma comunista” annuncia che «Articoli e giornali non sono proprietà di alcuno, in quanto prodotti da una “collettività di partito impersonale”: pertanto i testi possono essere scaricati e diffusi liberamente». Ma i fatti contraddicono le loro parole. Basta andare indietro nel tempo, al febbraio 1984, quando questi ex militanti di partito “ripresero nelle loro mani” il giornale che per trent’anni è stato effettivamente della “collettività di partito impersonale”. Molti dei vecchi compagni di partito di allora non ci sono più, e quindi la memoria storica di quel che avvenne allora, durante e dopo la tremenda crisi del 1982-84 probabilmente nel loro gruppo non è sopravvissuta e, in ogni caso, non è stata nemmeno trasmessa dai vecchi ex compagni che lo formarono. Oggi più di ieri, perciò, questo gruppo può ingannare i lettori e gli elementi che negli ultimi tempi si sono avvicinati e si avvicinano alle posizioni della Sinistra comunista d’Italia credendo di trovare davvero nel nuovo “programma comunista” quella continuità ideologica e organizzativa vigorosamente difesa per trent’anni dalla scissione del 1952.

Il patrimonio storico a cui questo gruppo si riferisce è esattamente quello che egli stesso ha tradito durante la crisi del partito del 1982-1984: dopo essersi eclissati dalla lotta politica che infuriava nell’organizzazione internazionale del partito, attendendo alla finestra gli eventi, questi ex compagni decisero di impossessarsi del giornale di quella “collettività di partito impersonale” che oggi candidamente sbandierano, grazie ad un’azione legale condotta in difesa della proprietà personale della testata. Nel 1952, il partito pubblicò nei primi tre numeri del nuovo giornale “il programma comunista” (e dopo averlo annunciato nel nr. 16 di “battaglia comunista” del settembre 1952), un avviso ai lettori in cui li si avvertiva che il partito – che continuava a chiamarsi “partito comunista internazionalista” – aveva cambiato testata del proprio giornale non per sua iniziativa, ma perché fu fatto «valere contro il partito, contro la sua continuità ideologica e organizzativa e contro il suo giornale, e beninteso dopo averla carpita, una fittizia proprietà commerciale esistente solo nella formula burocratica che la legge impone». Che cosa hanno fatto i componenti del gruppo del nuovo “programma comunista” nel 1983-84? Esattamente la stessa cosa: hanno fatto valere contro il partito e il suo giornale una fittizia proprietà commerciale imposta dalla legge borghese. Il pretesto per fare l’azione legale che riconoscerà la proprietà commerciale della testata a chi formalmente la possedeva, e che casualmente faceva parte di quel gruppo di ex compagni, fu da loro trovato nel fatto che un nuovo e improvvisato “comitato centrale” impostosi durante la crisi, e che controllava la redazione del giornale e la cassa del partito, stava deviando il partito su posizioni contingentiste e movimentiste, dunque su posizioni liquidazioniste del partito.

Come nel 1952, così in tutti i trent’anni di attività del partito e ancor più durante la profonda crisi del 1982-84, per noi era chiaro che, nel partito, di fronte al sorgere di posizioni contrarie al patrimonio storico della Sinistra comunista d’Italia e alle tesi fondamentali su cui il partito si era riorganizzato nel secondo dopoguerra, andava condotta una decisa battaglia politica, ma mai riducendola ad un contrasto sul piano del diritto borghese. Ed è in forza di questa battaglia politica che i nostri compagni francesi e svizzeri del “prolétaire” riuscirono a mantenere nelle loro mani il giornale e le riviste del partito in francese, spagnolo e inglese, facendoseli consegnare dal “proprietario commerciale” delle testate.

“Il programma comunista”, durante la lotta interna scatenatasi durante la crisi del 1982-84, periodo in cui era diretto politicamente dal citato “comitato centrale” diventò la voce della corrente maggioritaria contraria al marxismo e al patrimonio storico del partito e alla sua tradizione integrale di difesa delle tesi fondamentali su cui si era costituito; era perciò materialmente necessario rompere con quella corrente, stracciare un’“unità di partito” che non esisteva più, organizzarsi separatamente e darsi un’altra voce, un altro “organizzatore collettivo”, un altro giornale attraverso il quale proseguire la battaglia politica sulla linea della continuità teorica, politica, tattica della Sinistra comunista d’Italia e del partito che nel secondo dopoguerra ne riprese il patrimonio storico, applicando i criteri organizzativi che da questa continuità discendono.

Era esattamente questa la strada che seguimmo (nel maggio 1983 nacque infatti “il comunista”) e che proponemmo a tutti i compagni che intendevano battersi contro le posizioni liquidazioniste del partito che si ufficializzarono con la costituzione del cosiddetto “comitato centrale” che liquidò il vecchio “centro” e contro cui noi proseguimmo la nostra battaglia politica. Ma il gruppo di cui stiamo parlando la rifiutò, decidendo invece, dopo che il suo tentativo, nonostante la nostra opposizione, di far parte del “comitato centrale” andò a vuoto e grazie alla presenza nel suo seno del “proprietario commerciale” del giornale, di adire l’azione legale per impossessarsi formalmente della testata “il programma comunista”. Esso, nei fatti, ha sostituito la lotta politica con l’azione legale, demandando al tribunale borghese un intervento ritenuto decisivo nella lotta politica interna al partito, sapendo perfettamente che la legalità borghese, prima o poi, avrebbe rimesso nelle loro mani questa testata: hanno usato la fittizia proprietà commerciale per vincere sulla “collettività di partito impersonale”: il giornale di partito era stato trasformato in un articolo di commercio! E’ su queste basi che questo gruppo di ex compagni riprese la pubblicazione del nuovo “programma comunista” e fondò la sua attività politica. Ed è stata una stupida furbata  indicare, come scritto in nota all’articolo citato “Riprendendo il cammino”, che i numeri «dal 7 al 10 del 1983 devono essere considerati nulli e non avvenuti», come se nel partito, nella sua rete internazionale, non fosse in corso una durissima lotta politica tra le varie correnti che si erano formate e che inevitabilmente si ripercuoteva nei giornali di partito; è stato, quello, un modo ulteriore per nascondere la sua completa assenza dalla lotta politica in corso, per sminuire formalmente le conseguenze della crisi del partito addossandola ad una supposta “cricca” che aveva tentato di liquidare il partito, introducendo però la personalizzazione della vicenda visto che, nel nr. 8 del giornale (ottobre 1983), il “comitato centrale”, nel suo nuovo impeto di “dibattito interno” in cui venivano rimesse in discussione le basi stesse su cui il partito si era ricostituito nel secondo dopoguerra, decise di pubblicare la dichiarazione che due vecchi compagni vollero firmare (Bruno Maffi, a capo del partito fino alla crisi, e Alfonso Pinazzi, proprietario legale del giornale), con la quale essi decidevano di «rompere ogni legame di corresponsabilità politica con l’attuale organizzazione». La “collettività impersonale” del partito veniva rotta formalmente proprio da coloro che, mentre agivano in difesa della proprietà commerciale del giornale, pretendevano di... “ripristinare” la “collettività di partito impersonale”...

E se nel loro gruppo non ci fosse stato il “proprietario commerciale” del giornale?; era, è, e sarà in futuro, del tutto inutile fare ipotesi. Ciò che conta è che a questo tipo di azione non potevamo, non possiamo e non potremmo rispondere se non con le parole del 1952: «Quelli che se ne sono avvalsi non potranno più venire sul terreno del partito rivoluzionario». Tra il 1982 e il 1984 la rottura tra noi e tutte le correnti liquidazioniste del partito (da coloro che volevano cancellare il partito e confondersi coi movimenti sociali, a coloro che si arroccavano su posizioni attendiste o su posizione contingentiste, da coloro che ripresero nelle loro mani “il programma comunista” grazie al tribunale a coloro che si identificarono con la testata “Combat”) non poteva che essere nuovamente verticale.

Ripubblicare vecchi testi di partito e richiamarsi insistentemente ad una continuità programmatica e organizzativa che è stata lacerata e tradita in questo modo, è il tentativo ingannevole di impossessarsi indegnamente di un passato di battaglie di classe a cui questo gruppo, al pari di tanti altri, ha voltato le spalle andandosi a schierare contro il partito rivoluzionario.

D’altra parte, altri atti pubblici – come il matrimonio tra il nuovo “programma comunista” e il gruppo che si definiva, anche dopo aver abbandonato il partito nel settembre 1982, “sezione di Schio del partito comunista internazionale” (aveva accusato il centro del partito di aver imposto un “nuovo corso”, consistente nei tentativi di intervenire nelle lotte operaie anche attraverso organismi di lotta immediati che sorgevano non solo nelle fabbriche, per confondersi con tali organismi; cosa non vera), per poi dividersi da essa nuovamente; o come la partecipazione dei capi del nuovo “programma comunista” alla costituzione e alla gestione della Fondazione Amadeo Bordiga – hanno caratterizzato l’attitudine di questo gruppo ad ingrossare le proprie file attraverso quelli che il partito, combattendoli, ha sempre definito espedienti.  «La Sinistra italiana – è scritto nelle “Tesi caratteristiche” del partito, dicembre 1951, parte IV, punto 10 – ha sempre combattuto l’espedientismo per rimanere sempre a galla, denunciandolo come deviazione di principio e per nulla aderente al determinismo marxista». Quale altro espediente questo gruppo sperimenterà domani non lo possiamo prevedere: quel che è certo è che la sola attitudine ad utilizzare espedienti per diventare più numerosi e più attraenti dal punto di vista politico e culturale, cioè “per rimanere sempre a galla” come dicono le nostre Tesi caratteristiche, lo impantanerà sempre più nel terreno del politicantismo personale se non addirittura elettoralesco.

 

 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

Top

Ritorne indice