L'offensiva capitalista contro il proletariato

(«il comunista»; N° 175 ; Dicembre 2022)

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(Da: Relazione del Partito comunista d'Italia al IV congresso dell'Internazionale Comunista, ottobre 1922, Iskra edizioni, Milano 1976)

 

« (...) Non vi è forse in Europa presentemente una nazione nella quale ler masse lavoratrici si trovino nella disperata situazione in cui giace il proletariato italiano. Colpito contemporaneamente dalle conseguenze economiche della crisi generale (disoccupazione, diminuzione dei salari, caro-viveri, mancanza di alloggi) e dalla reazione cosciente ed organizzata dalla classe borghese e dallo Stato, egli sta attraversando il periodo più pauroso della lunga storia della sua emancipazione. (...) Due ordini di fattori hanno condotto a questo punto: l'offensiva capitalistica e la crisi del Partito socialista, l'una concatenata all'altra, reciprocamente causa ed effetto, ma diversamente martellanti sulla compagine organizzativa del proletariato. (...) Contro i licenziamenti le maestranze oppongono la difesa dello sciopero, al quale gli industriali, decisi a giocare il tutto per tutto, risposero con le serrate degli stabilimenti. Sono  noti i particolari di queste lotte condotte dalla massa sotto l'impressione radicata della delittuosa ritirata del 1920, con la sfiducia nei capi e secondo la tattica disfattistica di questi miranti a sminuzzare in infiniti piccoli episodi locali l'azione unitaria generale del proletariato (...). Sconfitto il proletariato e sconvolte le sue fila, fu così facile per la borghesia passare direttamente all'offensiva antisindacale (...).

«Il periodo attuale della crisi italiana è caratterizzato dal sopirsi transitorio delle lotte di carattere economico e dall'acuirsi delle lotte politiche le quali acquistano il carattere preciso di guerra civile. (...) Oggi un'altra è la meta cui tende la classe borghese che non l'ulteriore falcidia dei salari: miraggio suo è immobilizzare il proletariato nella condizione odierna impedendogli ogni possibilità di ripresa. Ed è il fascismo che compie questa bisogna colla distruzione sistematica, metodica, coordinata delle organizzazioni sindacali. Con un piano di carattere militare studiato in ogni particolare, esso a poco a poco sommerge l'Italia sotto l'onda del suo terrore sanguinario ed incendi di Camere del Lavoro, cadaveri seviziati di lavoratori e di dirigenti sindacali segnano le tappe quotidiane della sua conquista. La classe capitalistica pensa che solo se riuscirà a distruggere fino all'ultimo le organizzazioni sovversive, potrà sperare di stroncare definitivamente la forza dei lavoratori; e nulla evita e respinge per giungere a questo risultato (...). Questa guerra, che è già costata migliaia di caduti ed ha provocato distruzioni enormi di ricchezza, costituisce ormai il sostrato di tutta la vita politica italiana (...). Attraverso a questo singolare aspetto della vita politica, nella quale solamente la forza armata è divenuta elemento efficiente e decisivo (...) è naturale che il fascismo abbia preso il primo posto ed abbia nelle sue mani le sorti immediate del paese (...). Il fascismo, creato per essere strumento di reazione nelle mani del capitalismo, è divenuto tanto forte da poter assumere nelle proprie mani, direttamente il compito controrivoluzionario: questo solo mutamento informerà i fatti del domani ».

 

 

Partito Comunista Internazionale

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