Covid-19

Sono farmaci, non vaccini

(«il comunista»; N° 176 ; Gennaio-Febbraio 2022)

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La campagna mondiale che le borghesie di tutto il mondo hanno scatenato contro il “nemico invisibile”, il temutissimo coronavirus Sars-CoV-2, responsabile della pandemia chiamata Covid-19, iniziò pochi mesi dopo che i casi di Covid-19 furono resi noti dalla Cina e, quindi, dall’OMS. E’ noto che la Cina ritardò parecchi mesi nell’informare l’OMS dei casi di “polmonite a eziologia ignota” registrati  nella città di Wuhan, nella provincia di Hubei. Perché questo ritardo? La Cina, prima di allarmare il mondo su un’epidemia pericolosa (la Sars si era già presentata in Cina alla fine del 2002 e si diffuse nel mondo nel 2003-4, ma in modo molto meno letale di quanto non sia avvenuto con la Sars-CoV-2), voleva incamerare quanti più profitti commerciali e finanziari possibile. Wuhan è al centro di una provincia industriale importantissima per la Cina e per i suoi rapporti col mondo. La diffusione del coronavirus a livello mondiale, perciò, non solo era prevedibile, ma è stata alimentata  appositamente come arma di distrazione della concorrenza.

Il 31 dicembre 2019 l’OMS ammette l’esistenza di questo pericolo. Il 10 gennaio 2020 viene identificato, da parte dei ricercatori cinesi, il nuovo coronavirus (ma la Sars era già conosciuta dal 2003, come raccontato in dettaglio dal libro Spillover di D. Quammen) . Il 20 gennaio la China’s National Health Commission conferma che il nuovo coronavirus, la cui patologia viene denominata Covid-19 (Coronavirus Disease) si trasmette da uomo a uomo, e il 21 gennaio a Wuhan inizia il primo lockdown di massa della storia: i 60 milioni di abitanti della provincia di Hubei, di cui 11 milioni a Wuhan, sono costretti ad uno strettissimo lockdown. Al virus, il cui genoma è risultato identico per il 96,2% a quello del coronavirus del pipistrello, danno il nome di Sars-CoV-2. Sulle ali dei rapporti commerciali mondiali il coronavirus si diffonde nel mondo, in Italia, in Europa, negli Stati Uniti, in Brasile ecc. A fine gennaio 2020 due turisti cinesi, a Roma, risultano contagiati dal coronavirus, il 21 febbraio, a Codogno, nel lodigiano, viene identificato il cosiddetto paziente zero, e poi altri casi vengono identificati in Veneto, a Vo' Euganeo, e nella provincia di Bergamo. E' iniziata, così, la prima drammatica ondata di contagi, e di morti. L'8 marzo il governo italiano decreta il lockdown nazionale; l'11 marzo l'OMS dichiara lo stato di pandemia. L'epidemia è completamente fuori controllo: l'alta contagiosità e letalità di questo coronavirus hanno sorpreso tutti i governi che, al lato pratico, non sanno come affrontare la situazione se non con misure estreme di confinamento e di stretto controllo sociale o, come avvenuto in un primo tempo, in Gran Bretagna,  Stati Uniti e Brasile, proclamando che la vita lavorativa e sociale può continuare come sempre trattandosi di una normale influenza caratteristica della stagione invernale.

Ovviamente le grandi compagnie chimico-farmaceutiche, sulla base dell'esperienza della prima ondata di Sars-CoVdel 2002-2003 e sulla scorta delle ipotesi di pandemia studiate nei dettagli dalla Bill & Melinda Gates Foundation (la più forte sovvenzionatrice privata dell'OMS), erano già pronte ad attivarsi per produrre il tanto agognato vaccino. Iniziò dapprima l'americana Moderna Pharmaceuticals con il sostegno di Antony Fauci, capo del National Institute of Allergy and Infection Diseases e primo consulente della Casa Bianca, e a seguire più di 60 case farmaceutiche e istituti di ricerca di tutto il mondo. Nel giro di una decina di mesi (il 21 dicembre) ecco apparire all'orizzonte il primo vaccino della storia contro il Covid-19, sviluppato dalla Pfizer/BioNTech con tecnologia a mRNA, seguito a ruota il 27 dicembre dal vaccino sviluppato da Moderna, e poi Johnson & Johnson, Astra/Zeneca, Novavax, Sanofi, GSK, Sinovac, Sputnik ecc. ecc.

I tre anni di pandemia, rispetto alla quale nessuno Stato borghese si era mai preparato per affrontarla, limitarla e ridurne sensibilmente gli effetti letali, hanno avuto l'effetto di una guerra mondiale, sia in termini di contagiati/feriti e di morti, sia in termini di danni permanenti all'equilibrio fisico e psichico degli anziani aggravando le loro condizioni precarie dovute a preesistenti patologie e, soprattutto, dei giovani e giovanissimi che più di tutti hanno sofferto in termini assoluti dei lockdown, dei coprifuoco, delle chiusure delle scuole, delle limitazioni assurde in termini di "didattica a distanza" e di mancanza di socialità. La campagna di paura innescata col pretesto della sicurezza e della salute pubbliche, ha facilitato la vasta operazione di controllo sociale che ogni borghesia nazionale ha messo in atto. Sul versante della sanità pubblica sono emerse ancor più nettamente le sue gravissime deficienze: medici e infermieri drammaticamente sotto organico, ospedali non adeguatamente attrezzati sotto tutti i punti di vista, la medicina del territorio squalificata e considerata inutile rispetto alla medicina ospedaliera pur nella sua assoluta inadeguatezza. Tutto ciò puntava a preparare la popolazione ad essere oggetto di una campagna vaccinale strombazzata come l'unica soluzione miracolosa con cui il "nemico invisibile" sarebbe stato battuto. Il vaccino, sopra ogni cosa, è diventata la sola risposta alla pandemia. E i milioni di morti e le centinaia di milioni di malati nel mondo erano lì a dimostrare che la guerra che il coronavirus aveva scatenato contro la specie umana era durissima da vincere.

Ma il vero responsabile della pandemia da coronavirus, come di tutte le malattie più gravi e diffuse nel mondo, è in realtà il capitalismo, sotto il quale la specie umana vive malamente e muore anche peggio. Ci sono borghesi, convinti che si possa riformare la società capitalistica al punto da rimettere in equilibrio la vita della specie umana con quella di tutte le altre specie animali e con la natura, come il citato Quammen autore di Spillover, che mettono il dito nella piaga ammettendo che tra le molteplici attività umane della moderna società alcune favoriscono pesantemente la diffusione di epidemie: la deforestazione, la distruzione degli habitat naturali, a causa della quale aumentano i contatti fra specie animali selvatiche e uomo, l'inquinamento, l'ammassamento di milioni di esseri umani in spazi sempre più ristretti che non favoriscono certo l'igiene, gli allevamenti intensivi che mettono in contatto miliardi di animali aumentando così il rischio di epidemie animali che si trasferiscono all'uomo. Se poi aggiungiamo gli spostamenti rapidi da una città all'altra, da un paese all'altro, da un continente all'altro, date le condizioni di vita degli esseri umani sotto il capitalismo, il diffondersi delle malattie e delle epidemie aumenta di molto la possibilità di nuovi spillover da parte di virus ancora sconosciuti per la specie umana, ma ben presenti in natura, e che aspettano soltanto l'occasione per fare il salto di specie nell'uomo.

Secondo i dati dell'Institute for Health Metrics and Evaluation che fa il punto sulle stime di mortalità in eccesso per Covid-19 nel mondo, sembra che, nell'anno 2021, a causa del Covid-19 siano decedute 18, 2 milioni di persone, cioè tre volte di più rispetto ai numeri ufficiali (1). Siamo dunque di fronte ad una immensa strage provocata da una pandemia la cui diffusione è stata un preciso interesse degli Stati imperialisti più importanti. Una strage la cui colpa è stata fatta ricadere sullo sconosciuto coronavirus e di fronte alla quale ogni Stato borghese si è sentito giustificato ad adottare tuitte le misure repressive che normalmente prende in stato di guerra.

 In questo clima, la stragrande maggioranza delle popolazioni è stata costretta a subire le ondate di contagi e di morti causate dai virus e delle loro successive mutazioni, e le più diverse misure repressive, nella vita privata come nei posti di lavoro, nei confronti di coloro che non stavano alle regole dettate dall'alto. Nello stesso tempo, con la campagna vaccinale, obbligatoria di fatto, ma non per legge, gli Stati borghesi hanno aperto le porte ai giganteschi profitti delle majors farmaceutiche del mondo, sapendo perfettamente che quelli che chiamavano vaccini, ma in realtà erano farmaci che, in quanto tali, lasciavano aperta la possibilità a conseguenze imprevedibili, tanto più se somministrati  in plurime e ravvicinate dosi e a tutta la popolazione dai 5 anni in su.

Uno studio di M. Cosentino e F. Marino del Centro di Ricerca in Farmacologia Medica dell'Università degli Studi dell'Insubria (2) dimostra che i falsi vaccini anti-Covid-19 sono in realtà dei farmaci e come tali dovevano essere trattati in modo completamente diverso rispetto a come stati somministrati; anzi, non avrebbero dovuto nemmeno essere prodotti!

Ma i falsi vaccini, inganno planetario somministrato a piene mani dalle potenti major farmaceutiche, dai potenti Stati imperialisti, dai potenti istituti di ricerca e dalle potenti università del mondo che dipendono per le loro ricerche dai finanziamenti delle case farmaceutiche e delle fondazioni come quella di Bill & Melinda Gates, sono serviti come ulteriori armi a disposizione dei poteri borghesi per schiacciare sempre più pesantemente i proletariati del mondo in condizioni di esistenza ancora più precarie, per far guadagnare colossali profitti ai trust che – come quelli delle armi e del cibo – condizionano le politiche dei governi.

 


 

(1) https: www.nbst.it/1312-morti-covid-mondo-bilancio-globale-superiore-numeri-ufficiali.html

(2) https://www.mdpi.com/1422-0067/23/18/1088/htm; anche in https:// w.w.w. sinistrainrete. info/ societa/ 24456-marco-cosentino-sono-farmaci-e- non-vaccini- lo- studio-che-lo-prova.html

 

 

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