Contesa mondiale per l’«Intelligenza artificiale»

(«il comunista»; N° 177 ; Marzo-Maggio 2023)

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Nei passati mesi, soprattutto in ambito anglosassone, si è parlato moltissimo della diffusione dei nuovi sistemi di “intelligenza artificiale” di supporto per i lavori intellettuali e per la vita del cittadino medio. Diciamo “intelligenza artificiale” tra virgolette perché, effettivamente, non stiamo parlando di intelligenza nel senso comune del termine. La specie umana è una specie dotata di intelligenza, come insegna Engels (nel suo articolo sulla Parte avuta dal lavoro nel processo di umanizzazione della scimmia), perché è una specie dotata di una struttura civile costruita sull’esistenza del lavoro sociale. Se non vi fosse il lavoro sociale, ebbene l’uomo non sarebbe altro che una scimmia, priva di un’intelligenza propriamente intesa. La coscienza umana non ha eguali nel mondo naturale, e nemmeno in quello artificiale. La cosiddetta attuale “intelligenza artificiale” altro non è che un sistema di linguaggio, che elabora, in base a ciò che ci si aspetta che l’utente voglia (con una previsione statistica, del tutto priva di coscienza), i responsi alle sue domande. Faremo, in seguito, degli esempi. Il doppio problema di quanto accaduto negli ultimi mesi è il seguente: da un lato la tecnologia sviluppata, benché sia straordinariamente potente, è sotto il controllo di un ristrettissimo numero di corporazioni immense, di origine nordamericana; dall’\altro lato l’esistenza di questo modello di linguaggio crea delle conseguenze, come ogni tecnologia, sulla vita della popolazione, anche e soprattutto rispetto a ciò che il proletariato deve o vuole fare. È alla fin fine un problema solo, con due facce, derivato naturalmente dal sistema capitalistico e dai criteri della competizione internazionale di mercato, che porta naturalmente all’accentramento monopolistico delle tecnologie più avanzate nell’attuale fase imperialistica del capitalismo.

Possiamo iniziare l’analisi dal punto di vista della detenzione delle tecnologie nelle mani di poche ed enormi corporazioni. La tecnologia di cui stiamo parlando, come dicevamo prima, è finalizzata alla programmazione di sistemi di conversazione e di ricerca che rendano più facile la vita di ogni giorno di tutti noi. Al posto di dover cercare su internet un dato, dover svolgere una ricerca approfondita, confrontare più fonti, ecco che si può avere ogni informazione a portata di un clic, facendo una sola domanda e ricevendo una risposta articolata e apparentemente naturale. È chiaro che questo sistema atrofizza le capacità della persona di cercare e confrontare le fonti, e altresì favorisce notevolmente la costruzione di una conoscenza completamente superficiale, ma alla persona media importa una risposta semplice, veloce, non difficile da trovare ma articolata. È anche per questo che il marxismo rivoluzionario non è diffuso a macchia d’olio.

Tale tecnologia non è basata su qualche straordinaria intelligenza superiore, ma solamente su un basilare sistema matematico: se io fornisco ad una macchina sufficienti esempi di domande, risposte e affermazioni, la macchina sarà capace, disponendo di una sufficiente banca dati, di rispondere in modo realistico alle domande. La macchina, però, non sta capendo veramente ciò che le viene chiesto, sta solamente elaborando i dati in modo tale che la risposta sia realistica. Insomma, non è un processo cosciente, è un processo del tutto meccanico e matematico, derivato da equazioni relativamente semplici. Ciò che rende straordinariamente impressionanti questi sistemi è la naturalezza delle risposte, che sembrano formulate da una persona reale: ciò accade essenzialmente perché il modello è stato “addestrato” con una grandissima quantità di esempi di conversazione da emulare.

Il problema dello sviluppo di queste tecnologie è che, per funzionare, esse debbono necessariamente avere delle immense banche dati ed immense quantità di esempi da emulare, che solitamente, contando le loro dimensioni digitali, sono difficilissimi da reperire e costosissimi da mantenere. Questi database sono quindi disponibili solamente ad organizzazioni molto grandi e disposte a spendere miliardi per riuscire ad avere un prototipo funzionante, da poter poi commercializzare. Un modo usato per commercializzare questo sistema è limitare l’accesso a una ristretta quantità di domande che si possono fare gratuitamente, richiedendo invece per quelle successive un pagamento.

In qualsiasi caso, ormai la situazione è la seguente: una corporazione (Microsoft) ha comprato la migliore azienda sul mercato, OpenAI (che tra l’altro era nata con la finalità di rendere pubblici tutti i progetti e i codici di programmazione, cosa che puntualmente, dopo l’acquisto da parte di Microsoft, non è stata fatta), commercializzando il miglior sistema di linguaggio in circolazione tutt’ora, Chat-GPT. In risposta, altre corporazioni (ad esempio, Google con il suo Bard) hanno deciso di correre a pubblicare i loro sistemi di proprietà, che si sono dimostrati insufficienti. Nonostante ciò è cominciata una battaglia mondiale, una contesa di mercato per la conquista di questa nuova fetta. Seguendo le leggi della perequazione dei capitali previste da Marx, ecco che ogni azienda tecnologica di grande stazza riversa in questa branca, dotata di grande profitto e ancora inesplorata, i propri capitali, e che ne consegue una ferocissima concorrenza.

La contesa non si è ancora chiusa, ma sono evidenti ancora un paio di dati considerevoli: è chiaro anzitutto che il progetto originale di OpenAI di rendere l’intelligenza artificiale al servizio del pubblico gratuitamente (o quasi) e con trasparenza è fallito per colpa della privatizzazione capitalistica; in secondo luogo è chiaro che il fatto che questi strumenti siano in mano solamente a delle corporazioni enormi, e che ciò permette loro di esercitare un controllo immenso sulla cultura mondiale e sulle fonti utilizzate dalla popolazione nella propria educazione e nelle proprie ricerche. Ormai, infatti, è già divenuto uno strumento essenziale e diffusissimo, vedendo registrati 1,16 miliardi di utenti dalla sua commercializzazione, più di un ottavo della popolazione mondiale. Come molti altri strumenti diffusi su internet, anziché essere gratuitamente e liberamente utilizzabile  mediante un codice reso pubblico, questo strumento è ormai in mano a spregiudicati affaristi, che vogliono lucrarci sopra, nascondendo quali sono i processi matematici alla base dei loro prodotti.

La seconda faccia del problema, più politica e meno economica, è l’influenza che questo sistema può avere sulla cultura e sulla società. È un sistema elaborato per contraddire il meno possibile l’utente: ponendo domande riguardo a cose inventate di sana pianta – se esse sono realistiche – ecco che il programma farà finta di conoscerle e fornirà ulteriori dati, anch’essi inventati. Chiedere notizie di un inesistente personaggio storico, ad esempio, può dare come risultato una biografia completamente fittizia. Certo, i dati reali li utilizza in modo corretto (fornendo, ad esempio, biografie relativamente accurate), ma quando si inventa, il sistema fa qualsiasi cosa per venire in contro all’utente. È chiaro che in questo modo l’utente, non trovandosi di fronte alcuna contraddizione, si sentirà sicuro delle sue idee, a patto che siano allineate con i borghesissimi valori di libertà e democrazia.

Effettivamente, il modello è programmato per sostenere sempre a spada tratta, in qualsiasi discussione ed argomento, i valori della società liberale: la democrazia, la sovranità del voto popolare, l’utilizzo di mezzi non violenti e la legalità. Questo è progettato, chiaramente, come malcelato sistema di propaganda e controllo delle opinioni. Più il sistema si diffonde, più la società moderna diviene dipendente da esso, più si può espandere la propaganda democraticista e capitalista, putrida fino alla radice anche in quanto propagata senza mezzi termini come unica possibile interpretazione del mondo. Qualsiasi domanda politica specifica vede, da parte di quest’intelligenza artificiale, un rifiuto a rispondere in quanto sistema di linguaggio apolitico, ma la democrazia viene comunque sempre difesa. In realtà, pur in nome della proclamata neutralità, prende chiare posizioni politiche a sostegno della società capitalista in cui viviamo, tentando di convincere chiunque della medesima cosa.

Un partito come il nostro, un partito che fa del progresso della civiltà una bandiera, non può essere contrario al progresso della tecnica, quando questa aiuta l’uomo. Può però denunciare, com’è necessario, l’utilizzo rapace di queste tecnologie da parte di capitalisti senza alcuno scrupolo, che, nel nome della società borghese, trasformano strumenti che potrebbero aiutare l’uomo in strumenti per diffondere ideologie padronali e democratiche, per di più lucrandoci sopra. Questa aperta battaglia nel campo dell’intelligenza artificiale altro non è che un’ulteriore prova del marciume raggiunto dal sistema capitalistico nelle sue relazioni di mercato, nelle sue lotte commerciali per la conquista dei capitali. Siamo convinti che questo sistema, come moltissimi altri, potranno essere utilizzati nel modo più efficiente, più civile, più benefico per l’umanità solamente con la vittoria del socialismo e la demolizione totale del capitalismo. Fintantoché esisterà un profitto da guadagnarsi, finché la tecnica sarà sottomessa alle logiche del capitale, non ci potrà essere realmente nessuno strumento che sia completamente costruito per il bene dell’Uomo.

 

 

Partito Comunista Internazionale

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