Migranti riconsegnati ai trafficanti di esseri umani e ai torturatori 

(«il comunista»; N° 177 ; Marzo-Maggio 2023)

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Sulla rotta balcanica

 

Da anni le Ong, la Rete RiVolti ai Balcani, e gli avvocati dell'Associazioni per gli studi giuridici sull'immigrazione, denunciano gli abusi sistematici da parte del governo italiano rispetto agli immigrati che raggiungono la frontiera  orientale italiana. Nell'incontro tra i presidenti di Italia e Slovenia  del luglio 2020, a cent'anni dalla distruzione per mano fascista della Casa del Popolo (Narodni dom) degli sloveni, l'Italia  restituisce questa Casa alle associazioni slovene perché organizzino in piena libertà le loro attività culturali e socio-politiche. Evidentemente per i governi borghesi ci vogliono cent'anni per «seppellire l'ascia di guerra», invocando un futuro di pace di buoni commerci... Ma l'ascia di guerra non è mai stata seppellita nei confronti degli immigrati che, fuggendo dalle guerre e dalla miseria cercano invano asilo presso gli stessi civilissimi Stati europei occidentali che, in realtà, insieme al progresso tecnico hanno diffuso in tutto il mondo la «civiltà» della guerra, dei massacri, dell'affamamento.

E ai nostri governanti non importa un acca se le leggi che loro stessi emanano li obbligano a dare asilo ai migranti che fuggono da guerre, repressioni e torture. Finita la pandemia, i respingimenti (li chiamano «riammissioni informali») sono tornati ad essere operazioni automatiche della polizia di frontiera. L'Italia li respinge in Slovenia, la Slovenia li respinge in Croazia, quest'ultima in Bosnia ein Serbia, così gli esseri umani, trasformati in merce indesiderabile, tornano nelle grinfie dei trafficanti e degli aguzzini dei lager in cui questi migranti vengono rinchiusi in attesa di... essere rimpatriati... Ma in quale patria???

A rendere ancor più assurda e maledetta la situazione per i migranti è l'ordinanza del Tribunale di Roma (18 gennaio 2021) secondo cui i respingimenti effettuati non avevano alcuna base giuridica, anche se si richiamavano ad un accordo siglato tra il governo italiano e quello sloveno nel 1996, ma mai ratificato dal parlamento come prevede la Costituzione (1). A che cosa servono leggi e Costituzioni? Alla propaganda della borghesia dominante, certamente, quando i loro articoli sarebbero a favore dei proletari, degli emarginati, dei profughi e dei migranti, ma soprattutto a gettare fumo negli occhi e ad illudere non solo il famoso popolo bue, ma anche la sfilza interminabile di intellettuali che invocano democrazia ad ogni pié sospinto. Poteva un'ordinanza di quel genere «risolvere» il problema ai migranti giunti in Italia dalla Slovenia? Ovviamente no, tanto più che un ricorso, qualche mese dopo, l'ha annullata... perciò i migranti sono tornati ad essere merce indesiderata, con buona pace dei borghesi democratici di Roma e di Lubiana.

 


 

(1)  https://altreconomia.it/ sulla- sconcertante- ripresa- delle- riammissioni- informali-al- confine- italo-sloveno/ ?utm_ source= newsletter&utm_ medium=email&utm_ campaign= 1412ANS

 

 

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Roma-Tripoli, negrieri all'opera

 

L'aspetto più imporante della gestione governativa da parte dell'Italia dei flussi migratori sta nel fatto che dal 2019 gli eventi di ricerca e soccorso in mare, nel Mediterraneo centrale, vengono sistemnaticamente classificati come operazioni di polizia di cui si deve occupare la Guardia costiera. Il soccorso in mare, che dovrebbe essere il compito prioritario secondo il codice internazionale sul pericolo di naufragio, non viene cancellato ma non è più prioritario. Da questo punto di vista, le stesse operazioni di ricerca e salvataggio messe in atto dalle navi delle diverse Ong diventano un intralcio alle operazioni di polizia, perciò vengono impedite con ogni mezzo possibile, e uno dei mezzi più usati è quello di denunciarle per favorire l'ingresso in Italia di immigrati clandestini e di fiancheggiare l'attività degli scafisti e dei gruppi criminali che organizzano questi viaggi, lucrandoci sopra. In questo modo si prevedono conseguenze penali per le Ong e  per coloro che vengono salvati, e un rafforzamento delle milizie libiche che gestiscono le operazioni di «recupero» in mare dei migranti fuggiti dai lager libici. Per facilitare il compito della cosiddetta Guardia costiera libica, nel 2018 è stata riconosciuta una più ampia area SAR [Search and Rescue, ricerca e soccorso] della Libia (l'area di mare di competenza della Libia, restringendo quindi l'area di acque internazionali). Ciò ha comportato, da parte di questo e dei precedenti governi di Roma e del governo di Tripoli (Fayez al-Sarraj, che è quello riconosciuto internazionalmente, rispetto a quello di Bengasi, sostenuto dalla Russia, del gen. Khalifa Belqasim Haftar) la costituzione di un centro di coordinamento delle operazioni a Tripoli, di una fornitura di mezzi, formazione e servizi alle milizie libiche e la criminalizzazione delle attività delle Organizzazioni non governative. Il tutto condito dalla pressione in sede europea perché non il servizio di soccorso in mare, ma le operazioni di polizia siano riconosciute a salvaguardia dei confini italiani, cioè il lato sud dei confini europei. La differenza sostanziale tra il soccorso e l'operazione di polizia si dimostra con le parole del contrammiraglio Nicola Carlone: «Se un'imbarcazione carica di migranti localizzata al di fuori delle acque territoriali di uno Stato costiero è ritenuta versare in una situazione di potenziale pericolo, scatta l'obbligo di immediato intervento, e quindi, del successivo trasporto a terra delle persone soccorse». Se invece quelle imbarcazioni vengono classificate come trasporto potenzialmente pericoloso - di persone o di cose - allora «scatta l'intervento di polizia inizialmente a scopo preventivo, mirata quindi a cercare di prevenire l'ingresso o il transito dell'imbarcazione nelle proprie acque territoriali» (1), nei limiti formali delle norme internazionali. Le milizie libiche, perciò, sono considerate partner in operazioni della polizia italiana; che cosa ne fanno dei migranti che intercettano nelle loro acque SAR non sono più problemi della polizia italiana... Ecco fatto, i negrieri italiani, in combutta con i negrieri libici, non fanno che salvaguardare la «legalità» degli Stati costieri, a spese della vita dei migranti.

 


 

(1) Cfr. https://altreconomia.it/naufraghi-mediterraneo-operazioni-polizia

 

 

Partito Comunista Internazionale

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