La Giornata mondiale della Gioventù e il materialismo storico

(«il comunista»; N° 178 ; Giugno-Agosto 2023)

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Di recente, nei giorni dall’1 al 6 agosto, si è tenuta nella capitale portoghese la XXXVII Giornata Mondiale della Gioventù (si intende, cattolica). Il ritrovo, che era stato annunziato alla fine del 2019, ha visto una grandissima partecipazione da parte di forze (giovanili e non) di ogni tipo, tutte unite in una santa comunione sotto il patrocinio della benevola Chiesa Cattolica di Roma. Di fronte al dispiegarsi di forze così grandiose, ci sono alcune domande che naturalmente un marxista potrebbe porsi, specie se giovane. Ma anche i non marxisti possono porsi delle domande sulle nostre posizioni riguardo alle azioni della Chiesa Cattolica ed al suo utilizzo delle forze giovanili. Intendiamo mostrare come non solamente le azioni della Chiesa Cattolica, compresa questa ultima Giornata Mondiale della Gioventù, siano tutt’altro che decise da persone che interpretano le più nobili tensioni umanitarie verso la bontà e la redenzione degli umili, ma anche come essa dimostri ancora una volta la correttezza della fondamentale tesi del materialismo storico.

Partiamo con ordine: tale manifestazione ha visto la partecipazione di un milione e mezzo di persone nel suo momento di massima affluenza, la messa centrale. Un dispiegarsi di così tante persone, e soprattutto di così tanti giovani, non può che dimostrare, apparentemente, la grande forza sociale della Chiesa Cattolica. Effettivamente è innegabile che la Chiesa Cattolica abbia un ruolo molto rilevante nella società, in quella italiana, ma anche degli altri Paesi: questo non significa però che tale influenza non sia frutto di calcoli ben studiati e di decisioni tutt’altro che pie e sante. Non vogliamo qui riempire le colonne con cronaca di poco conto su questo o quell’altro ricchissimo cardinale, o sulle vaste proprietà immobiliari della Chiesa di Roma, ma piuttosto ricordare come essa abbia un ruolo rilevante nel mantenimento dell’ordine sociale nella fase storica attuale. Per quanto in passato la Chiesa abbia avuto posizioni particolarmente violente e oscurantiste (l’Inquisizione, Giordano Bruno, la Controriforma), ormai le posizioni virano sempre più verso qualcosa che sia ritenuto accettabile dall’opinione pubblica, non solamente reazionaria o conservatrice, ma anche fintamente “progressista”. Le vecchie posizioni in nome delle quali sono state fatte battaglie immense, con tanto di bolle e scomuniche, ora si vedono sempre più svalutate di fronte alla necessità di mostrare un “volto umano”. La Giornata Mondiale della Gioventù si è tenuta all’insegna di un progresso delle posizioni della Chiesa, di un cattolicesimo in cammino, dunque di un adattamento delle vecchie posizioni a qualcosa di più accettabile (strizzando però sempre l’occhio ai conservatori).

Può esistere altra prova rilevante della tesi secondo la quale le condizioni economiche determinano quelle ideologiche, ossia che le posizioni ideali sono create da esigenze materiali, se non le continue modifiche dell’ortodossia che la Chiesa subisce? Da poco, per motivi sempre di riorganizzazione sociale, è stato modificato persino un passo del Padre Nostro, (1) e cos’è questa se non una decisione del tutto politica? Il fatto è che la Chiesa, col suo enorme apparato economico e ideologico, ha bisogno di trovare appoggi sociali in un mondo in continua evoluzione, e se è riuscita così bene per 2000 anni a sopravvivere è proprio perché ha fatto del trasformismo una sua specialità. Tale trasformismo modifica in modo eccellente le strutture interne di potere, il diritto canonico, le forme di organizzazione dei diversi gradi, e anche, quando necessario, la dottrina, ma non modifica mai il mantenimento degli interessi economici di una classe e di uno specifico gruppo in essa. La Giornata Mondiale della Gioventù, con le sue esuberanti forme e i suoi colori sgargianti, non è altro che un’altra prova della natura puramente materiale della Chiesa. Del resto, bisogna anche ricordare i connotati politici che la manifestazione ha assunto, con una processione con in testa le bandiere nazionali dell’Ucraina sventolate a tutto spiano da giovani di quello e di altri Paesi, segnale sicuramente rassicurante per il democratico ed occidentalissimo Portogallo.Perché mai un giovane dovrebbe avvicinarsi al giorno d’oggi alla Chiesa, anche se moltissimi, fortunatamente, sono atei? I motivi sono molteplici: talvolta per tradizione familiare, talvolta perché la scuola forma in quel modo (ricordiamo l’esistenza tuttora dell’ora di religione ), talvolta, ed è questo il caso più rilevante per la nostra analisi, perché attratto dalla socialità e dal valore umanitario dei “Gruppi giovani”. Tali organizzazioni locali, nate in tutto il mondo, organizzano la gioventù con finalità ben poco riconducibili alla mera dottrina cattolica e molto più, invece, all’insegna della modernità e della solidarietà. Chi si avvicina a tali gruppi si sente “come in una grande famiglia” e sente di “star facendo del bene” aiutando i poveri. Chi si avvicina a tali gruppi evidentemente dimentica che la Chiesa, da potenza economica e finanziaria qual è, comportandosi come ogni altra potenza capitalista che sfrutta il lavoro umano, sfrutta il volontariato giovanile in operazioni di solidarietà verso i poveri per mantenere e rafforzare la propria influenza e il proprio ruolo sulla società che intende conservare. I soldi alla Chiesa arrivano perché esiste il sistema sociale ed economico vigente, perché i poveri esistono e quindi c’è bisogno di qualcuno che se ne occupi, magari anche intascando del denaro nel frattempo. Se la Chiesa potesse e volesse “risolvere” il problema sociale della povertà estrema e “indurre” anche gli altri poteri costituiti a “risolverlo”, perderebbe uno dei pochi motivi per cui ormai i giovani si avvicinano ad essa, ossia sentirsi in pace con sé stessi e parte di una comunità che aiuta il prossimo.

La povertà è generata dai modi di produzione che sono stati e sono alla base delle società divise in classi: classi possidenti e dominanti e classi sottomesse, dominate. La povertà non è una punizione divina che colpisce chi è indolente, né una prova per testare la nostra tempra e fede, né parte di un grande progetto per cui, dopo essere morto di fame, vieni ripagato con la beatitudine del Paradiso. Il contadino medievale, con motivazioni simili, è stato sfruttato in un lavoro servile per mille anni. Nel nome del grande e misterioso disegno divino Galilei ha subito il suo celebre processo. Cantava invece, in modo polemico, Franco Trincale: io rinuncio volentieri al mio posto su nei cieli/ date quello al mio padrone/ ed a me la sua pensione! Non è faticando nella vita che possiamo guadagnarci un paradiso extraterreno ma è lavorando ora, per un mondo senza sfruttamento, che conquisteremo... il paradiso in Terra. Non c’è nulla di nobile nel sopportare la fame, se non si fa nulla per combatterla; non c’è nulla di nobile nell’ignorare le prospettive storiche a favore di una coscienza pulita sul piano personale.

Le elemosine non sono una soluzione al problema sociale: il socialismo scientifico ha dimostrato che le contraddizioni del capitalismo sono generali e non specifiche; ha dimostrato come non sarà con delle misure di correzione che si potranno risolvere i problemi economici della società odierna, dell’odierno modo di produzione. Solamente con la rottura definitiva di tale ordine sociale, economico e ideologico, si potrà superare la preistoria umana delle società divise in classi e aprire la storia a una società nuova, senza più miseria e sfruttamento, né poveri cristi da aiutare. Il crollo del capitalismo e la trasformazione socialista della società non possono però essere immediatamente tangibili oggi, non svolgono quel ruolo di “pacificatore di coscienza” che la Chiesa Cattolica col suo volontariato svolge nella società del mercato, del denaro, del capitale: il giovane li troverà quindi molto meno attrattivi, in questo senso. L’obiettivo finale è però ben più importante di quanto non lo sia il sentirsi momentaneamente bene.

Noi diciamo a quei giovani che vedono nella Chiesa una speranza sociale: non vi sarà alcuna soluzione del problema sociale, della povertà e dello sfruttamento se non con la rivoluzione, che la Chiesa osteggia in quanto minaccia il suo predominio economico e ideologico sulla società. Possiamo assicurareloro che nella nuova umanità rigenerata dalle ceneri del vecchio sistema, coloro che oggi sfruttano la povertà distribuendo tozzi di pane non ci saranno più, perché non vi sarà sfruttamento, né vi sarà povertà.

 


 

(1) Si tratta del versetto in cui prima si diceva “non indurci in tentazione, ma liberaci dal male” che, da Pasqua 2021, è diventato “non abbandonarci in tentazione, ma liberaci dal male”. Dunque, verbo sostituito, voluto fortemente da Papa Francesco: indurre in tentazione, lo fa soltanto Satana, mentre Dio non può spingere gli uomini a cedere alla tentazione, ma si limita ad abbandonarli alla loro volontà: se cadono in tentazione è colpa loro, non di Dio... Vorremmo ricordare come tale modifica sia insostenibile dal punto di vista filologico (se puoi liberarci dal male, cioè dalla tentazione, perché mai ci abbandoni alla tentazione; non ci vuoi bene? E perché mai dovremmo volerti bene se non usi la tua onnipotenza per liberarci dal male?...), una vera e propria manipolazione sotto il punto di vista linguistico e dottrinale, cosa che ancor di più smaschera la falsità della Chiesa nelle sue affermazioni riguardo a qualche “testo sacro” che non sia il libro contabile.

 

 

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