Gaza, parco giochi mortale dell’intelligenza artificiale

(«il comunista»; N° 180 ; Dicembre 2023 - Febbraio 2024)

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Recentemente è apparsa sui media, tra cui il quotidiano Le Monde, la notizia che l’esercito israeliano, Tsahal, utilizza l’intelligenza artificiale (IA) per intensificare i bombardamenti, aumentare il numero dei bersagli e concatenare sempre più rapidamente le sequenze di spari e, aggiungiamo, fregandosene altamente della devastazione causata alla vita dei civili palestinesi.Il primo ministro, Benaymin Netanyahu, il ministro della difesa, Yoav Gallant, il capo di Stato maggiore, Herzi Haveli, e l’intero governo israeliano, ripetono incessantemente da tre mesi che l’obiettivo della guerra a Gaza è eliminare organizzativamente e fisicamente Hamas – che tuttavia, per quasi 20 anni, hanno salvaguardato, per vili scopi politici, con l’obiettivo di eliminare da Gazal’Autorità Palestinese di Mahmoud Abbas– pretendendo al tempo stesso di salvare gli ostaggi israeliani e, addirittura, di minimizzare le perdite civili cosa che non si è mai verificata in alcuna guerra. In realtà, l’obiettivo militare israeliano non somiglia affatto a un’aureola angelica, ma consiste esattamente,  nel far pagare ai proletari e alle masse palestinesi un prezzo altissimo come vendetta per il violento massacro perpetrato da Hamas il 7 ottobre. 

Nella sanguinosa azione di Hamas, il sionismo, che permea l’intera politica dello Stato d’Israele, trova la giustificazione ideale per compiere grandi balzi in avanti verso la costituzione della Grande Israele, che si estenda fino al Giordano, inglobando la Striscia di Gaza nonché il Golan, già acquisito. La smentita ufficiale nelle successive dichiarazioni di questi alti funzionari statali, secondo cui la soluzione per la “sicurezza di Israele” consisteva nell’espulsione dei palestinesi dalla Cisgiordania e da Gaza verso altri paesi arabi, non nasconde il fatto che Israele cerca attraverso il terrore di farli fuggire dalle loro terre, verso una nuova Nakba. Per raggiungere questi supremi e intangibili obiettivi, il sionismo ha bisogno di tempo e, soprattutto, di non perdere le opportunità storiche che possono servire alla sua causa, anche se a volte ciò significa provocarle. Succede per un fatto drammatico che l’occasione si presenti, e così quella che generalmente è una strategia di conquista passa oggi per una vitale e legittima necessità di difesa. L’efficacia dell’intervento militare è quindi un criterio fondamentale per Israele che deve, in tempi brevi, schiacciare completamente il suo avversario palestinese se vuole avere una possibilità di farlo piegare a questa esigenza iniziale. Questa efficacia viene cinicamente calcolata in base al numero degli scontri, alla loro potenza, alla quantità delle distruzioni materiali (infrastrutture, abitazioni, ospedali ecc.), al numero delle vittime e all’elevata frequenza degli attacchi, rendendo i proletari e le masse palestinesi incapaci perfino di proteggersi e obbligandole a un doloroso e disumano vagabondaggio da una parte del territorio non ancora bombardata a un’altra nel momento in cui le bombe cadono sul rifugio di presunta sicurezza. Per portare questa mortale efficacia al suo massimo livello, Tsahal si avvale quindi dei servizi dei suoi potenti centri informatici, capaci di pianificare, organizzare e gestire nell’azione i bombardamenti e le altre operazioni militari, grazie a un software religiosamente chiamato “Habsora” (il Vangelo), di cui le vittime civili palestinesi certamente apprezzano la parola divina, quella che arriva fragorosamente dal cielo. 

 

«Le Monde» del 5/12/2023, citando il sito di Tsahal, ha spiegato che questo software è un «sistema che “consente l’uso di strumenti automatici per produrre obiettivi a ritmo rapido (…) migliorando le informazioni (…) con l’aiuto dell’intelligenza artificiale”». Il solo titolo del riferimento internet citato – “Una fabbrica di bersagli (che) opera 24 ore su 24” – dimostra da un lato che la devastatrice operazione su Gaza era già pianificata, ma tenuta in attesa  della necessità e dell’opportunità per scatenarla e, soprattutto, dall’altro, che il anche militarismo borghese è soggetto all’aumento della “produttività”, eliminando i tempi morti, la lentezza dei compiti umani e anche, perché no, le esitazioni del personale, essendo tutto pianificato in anticipo in molteplici scenari e garantendo al tempo stesso la coerenza delle operazioni.

Lo stesso «Le Monde» ha così calcolato l’aumento della produttività bellica di Tsahal: «L’esercito israeliano afferma inoltre di aver attaccato “15.000 obiettivi” durante i primi trentacinque giorni del conflitto, rispetto ai 5.000-6.000 nei cinquantun giorni dell’operazione “Margine di protezione” nel 2014». Secondo questi dati, siamo quindi passati da una “produttività” di 100 obiettivi al giorno nel 2014 agli oltre 400 di oggi. La produttività del “lavoro” è quindi aumentata del 400%. In fabbrica, l’aumento della produttività riduce il tempo necessario alla produzione di un oggetto merce, portando con sé, una volta sul mercato, la realizzazione del profitto capitalistico. Esiste un’evidente correlazione da notare tra l’impresa capitalista che produce beni e l’impresa armata che distrugge beni. Piùin fretta si distruggono i beni (in questo caso soprattutto infrastrutture ed edifici), più in fretta arriverà il momento di riprodurli e raccogliere i nuovi profitti generati dalla distruzione della guerra. Come in Ucraina, i capitalisti si stanno già accalcando alle porte e non vedono l’ora che i signori della guerra finiscano il loro lavoro e che gli affari riprendano tra le rovine lasciate dalle bombe.

Si parla, certo, di intelligenza artificiale, ma bisogna considerare che si tratta solo di un salto di qualità – per quanto impressionante – nelle prestazioni dei software e dei loro algoritmi, ospitati nei supercomputer e capaci di elaborare una quantità fenomenale di dati introdotti dal lavoro umano in silos digitali sempre più grandi. Non si tratta però di una rivoluzione copernicana come vorrebbero farci credere, ma solo di un importante salto tecnologico, di un’estensione della tecnologia informatica già esistente. Non dobbiamo dimenticare il fatto che l’informatica è nata dal settore dell’industria militare degli Stati Uniti dopo la Seconda Guerra Mondiale e che da allora è stata utilizzata da tutti gli eserciti del mondo responsabili della difesa dei loro interessi capitalistici nazionali, e di entità inversamente proporzionale alle dimensioni sempre più ridotte dei componenti elettronici.

La “produttività” dei bombardamenti su Gaza dipende dalla quantità e dalla qualità delle informazioni sul campo immesse nei database, ma anche ovviamente dai parametri decisionali e, nel caso particolare, dai cosiddetti “parametri di targeting” che i capi militari definiscono con l’approvazione o meno dei leader politici. A questo proposito, e sempre nell’articolo sopra citato, si indica che il parametro di “valore gerarchico” del militante di Hamas designato dalla macchina come buono  “da distruggere”  è stato abbassato da Tsahal dal livello di dirigente responsabile a quello di semplice “agente subordinato” (potendo certamente arrivare fino al semplice militante, dato che Israele vuole distruggere tutta Hamas senza eccezioni) e che la presenza di uno solo di questi “agenti” in un edificio residenziale sia sufficiente per motivare l’attacco all’edificio. Sullo stesso filone distruttivo, il numero di vittime collaterali autorizzato nel contesto di un attacco mirato contro un singolo membro di Hamas sarebbe aumentato da “decine di morti” a “centinaia”. L’alto numero di vittime civili dei bombardamenti su Gaza era quindi pianificato! 

Dalla comparsa dell’intelligenza artificiale come sistema informatico ad alto livello algoritmico, tutte le industrie di armamenti, di ingegneria informatica e di intelligence si sono immediatamente lanciate nel suo adattamento ad attrezzature militari già esistenti e a nuovi grandi progetti di applicazioni software, iniziando con l’accumulo dei dati essenziali per un suo uso efficiente. Laboratorio di tutti questi ingegnosi cervelli al servizio della difesa dello Stato borghese e responsabili di questi sviluppi industriali, è il mortale terreno delle guerre borghesi ancora localizzate in questo momento storico – tra cui in particolare l’Ucraina e la Palestina – ma che si succedono l’una all’altra con ritmo sempre più sostenuto fino alla loro futura ma inevitabile estensione in una guerra imperialista generale che infiammerà il mondo se il proletariato non lo impedirà con la sua forza rivoluzionaria.

In questo spettacolo, apparentemente virtuale, della corsa verso la morte, gli ideologi democratici di tutte le risme si sentono disorientati ed esprimono, a chi presta attenzione, i loro stati d’animo sui rischi che la volontà e il controllo “umano” siano sopraffatti e tenuti in disparte dalla fredda logica di algoritmi. Fondamentalmente e sotto la maschera dei loro discorsi, il più delle volte pacifisti, non rifiutano la guerra, ma solo il suo condizionamento in una scatola nera chiamata “computer”. Il loro indugiare sugli effetti dannosi dell’IA sulla società, sia a livello militare che civile, li porta a riflessioni stupide sull’”etica dell’IA”, moltiplicando dibattiti, conferenze e associazioni a salvaguardia della democrazia borghese, in particolare sui temi della sicurezza interna e del controllo sociale, ambiti dello Stato che rappresentano anche una grande fonte di dati per alimentare l’IA militare. Sul piano militare, la loro paura non è l’azione in quanto tale della macchina da guerra autonoma (i droni, per esempio), ma che essa possa togliere il potere decisionale all’uomo e alla sua grande clemenza quando si tratta di uccidere il nemico! L’esercito degli ideologi borghesi costituisce la macchina da guerra propagandistica della società capitalista, il cui ruolo è in ogni momento quello di creare false prospettive politiche e sociali affinché il proletariato, l’unica classe storicamente portatrice della rivoluzione comunista e della speranza dell’umanità per una società senza classi e senza guerre, se la beva. Secondo loro, basterebbe, nell’oscuro mondo degli armamenti e della guerra, come quella che chiedono all’interno delle aziende capitaliste, una buona “governance” delle regole di progettazione e utilizzo delle armi “intelligenti”, e mentre dibattono e diffondono la loro cortina di fumo, il capitalismo, immerso negli spasmi causati dalle sue stesse ripetute crisi, sta facendo grandi passi avanti nella produzione allargata di armi “intelligenti” e quindi molto indipendente da queste chiacchiere da piazza! E non affronteremo la questione della guerra spaziale alla quale altrettanto assiduamente il capitalismo si prepara.

Spazziamo via le cortine di fumo e affermiamo ancora e ancora che la rivoluzione proletaria, comunista, internazionalista nei suoi principi e globale nella sua portata, è l’unica via attraverso la quale la classe operaia potrà porre fine al regno del capitalismo sfruttatore e guerrafondaio e per il quale lo sviluppo tecnico-scientifico, di cui l’IA fa parte, interessa solo se contribuisce alla realizzazione del profitto e alla difesa – militare – delle condizioni in cui viene realizzato. Ma sul suo cammino verso la rivoluzione, la classe operaia dovrà fare i conti con gli assalti della controrivoluzione borghese e, per quanto democratica possa presentarsi, non esiterà a mettere in atto i mezzi militari più “intelligenti” e “autonomi” di cui dispone, coadiuvato in questo compito dal suo apparato di polizia, divenuto anch’esso “intelligente”.

I proletari, se vogliono che la loro rivoluzione abbia successo, dovranno quindi combattere un avversario di classe sempre più armato ed esperto nelle esercitazioni poliziesche e militari.

Ma la loro grande forza sarà quella di riuscire, attraverso la lotta di classe, a bloccare e paralizzare il corretto funzionamento della macchina da guerra controrivoluzionaria. Anche se oggi il proletariato è ancora in ginocchio e deve partire da lontano per raggiungere i suoi obiettivi, la lotta di classe, e in particolare la lotta antimilitarista di classe, si svilupperà perché è l’unica via d’uscita per difendersi dalla barbarie capitalista e si unificherà e si rafforzerà mediante l’indispensabile direzione del suo partito di classe, comunista e internazionalista.

 

 

Partito Comunista Internazionale

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