Epoca imperialista e residui irredentisti

(«il comunista»; N° 180 ; Dicembre 2023 - Febbraio 2024)

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Il sopravvivere, alla grande epoca delle guerre di indipendenza e di sistemazione nazionale con carattere borghese rivoluzionario, di gran numero di casi in cui nazionalità minori sono soggette a Stati di altra nazionalità nella stessa Europa, non toglie che l'Internazionale proletaria debba rifiutare ogni giustificazione di guerre di Stati con motivi di irredentismo, e debba smascherare la finalità imperialista di ogni guerra borghese, invitando i lavoratori al sabotaggio di essa da ogni lato. (...)

Circa la portata di quelle questioni nazionali, in una serie di "fili del tempo" del 1950 e del '51 abbiamo ricordato le tesi basilari, e ci contentiamo di riassumerle.

1. Giustamente i marxisti radicali nei paesi plurinazionali combatterono la tesi socialdemocratica della semplice autonomia «culturale» di lingua nel seno dello Stato unico, e sostennero l'autonomia totale delle nazionalità minori, ma non come risultato borghese o possibile da parte della borghesia, bensì come risultato dell'abbattimento dello Stato centrale, anche ad opera dei proletari della sua nazionalità.

2. Sono formule borghesi e contro-rivoluzionarie quelle della liberazione e della uguaglianza di tutte le nazionalità, che è impossibile sotto il regime capitalista. Tuttavia sono forze che concorrono alla caduta di esso le resistenze delle nazionalità oppresse, e quelle che le piccole potenze «semicoloniali» o protette oppongono ai grandi colossi statali del capitalismo.

3. Nel ciclo in cui l'Internazionale proletaria denega ogni appoggio ed apporto delle proprie forze politiche organizzate alle guerre tra gli Stati, e nega che sia motivo per derogare da tale storica posizione internazionale la presenza da uno dei lati del fronte di Stati feudali dispotici, o meno democraticamente organizzati degli altri, e si adopera ovunque al disfattismo interno, ciò non toglie che nell'analisi storica si possa e si debba prevedere quali diversi effetti abbiano i diversi scioglimenti delle guerre. (...)

E' nota la nostra posizione al riguardo. La vittoria delle democrazie occidentali e dell'America nella prima e nella seconda guerra [mondiale] ha allontanato le possibilità di rivoluzione comunista, mentre l'esito opposto le avrebbe accelerate. Lo stesso deve dirsi per una vittoria del mostro capitalista americano in una terza guerra mondiale (...).

Condizione della rivoluzione comunista è la vittoria del proletariato sulla borghesia: più che condizione, ciò è la rivoluzione stessa. Ma nel campo della guerra tra gli Stati, che fino a prova contraria ha finora storicamente mobilitato fisiche energie maggiori che non le guerre sociali, si ravvisano anche condizioni rivoluzionarie: le due principali sono una catastrofe per la Gran Bretagna e gli Stati Uniti d'America, giganteschi volani dell'inerzia storica paurosa del sistema e del modo di produzione del capitale. (...)

 

(da I fattori di razza e nazione nella teoria marxista, 1953 - Iskra edizioni, Milano 1976, pp.121-122)

 

 

Partito Comunista Internazionale

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