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Tesi e testi della Sinistra comunista - Secondo dopoguerra -1945-1955

2. Tracciato d'impostazione (1946)


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Premessa

 

 

Il Tracciato d'impostazione (in francese e in spagnolo, per rendere nelle rispettive lingue il senso più corrispondente al titolo in italiano, l'abbiamo pubblicato con i titoli Éléments d'orientation marxiste ed Elementos de orientación marxista) è una sintesi tanto breve quanto lucida dei cardini della nostra dottrina, il materialismo dialettico. Questo testo è stato scritto nel 1946 in vista dell'apparizione della (allora nostra) rivista mensile del Partito comunista internazionalista "Prometeo", come editoriale del suo primo numero, pubblicato nel luglio 1946. Questo testo è stato anticipato da alcuni lavori fatti a partire dalla primavera del 1945 come prodotti delle riunioni tenute da diversi compagni provenienti dalla corrente di Sinistra del Partito comunista d'Italia, presenti nel Sud dell'Italia, con Amadeo Bordiga, prima a Roma e poi a Napoli.

Questi lavori, in particolare, sono stati: la Piattaforma politica del Partito (redatta all'inizio del 1945, poco prima della definitiva conclusione del secondo massacro imperialistico e quindi anche della ricongiunzione delle forze sparse della Sinistra al Sud e al Nord, quando ancora si poteva ritenere che l'apertura del ciclo postbellico all'insegna della travolgente vittoria delle democrazie non escludesse un margine di ripresa autonoma dell'azione proletaria di classe, per quanto enormemente ristretto fosse tale margine in confronto al 1918-1920. Nell'ottobre 1946, sempre in "Prometeo" (n. 3), verrà pubblicato il testo Le prospettive del dopoguerra in relazione alla Piattaforma del Partito, nel quale si ridimensiona necessariamente quel giudizio "ottimistico", anticipando la possibilità che la complessa fase di apertura di "nuovi contrasti e nuove crisi, urti fra le opposte classi sociali e, nel seno della sfera dittatoriale borghese, nuovi urti imperialistici tra i grandi colossi statali"non si svolga in modo acceleratissimo. I termini reali della situazione storica (che per noi nulla mutano riguardo ai principi e alle loro deduzioni tattiche) appariranno tuttavia chiari solo negli anni immediatamente successivi. Sempre nei primi mesi del 1945 Amadeo Bordiga scriverà Natura, funzione e tattica del partito rivoluzionario della classe operaia, che verrà poi pubblicato nel "Prometeo" (n. 7, maggio-giungo 1947) e che fa parte anch'esso delle Tesi della Sinistra comunista del secondo dopoguerra.

La messa a punto dei cardini dottrinali del marxismo non poteva non richiedere un lavoro collettivo che doveva svolgersi non solo richiamandosi alle tesi, alle battaglie di classe e alle posizioni che caratterizzarono la Sinistra comunista d'Italia nel ciclo storico che dalla guerra di Libia (1912) si svolgerà nella prima guerra imperialistica mondiale e nel suo primo dopoguerra (1914-18 e 1918-1920), fino alla fondazione del Partito comunista d'Italia, sezione dell'Internazionale Comunista (Livorno 1921) e alle battaglie condotte nell'Internazionale perché non scivolasse in posizioni e tattiche opportuniste; ma anche a un lavoro di restaurazione della dottrina marxista  e di riconquista del patrimonio storico della corrente di Sinistra comunista sia rifacendosi direttamente a Marx ed Engels, sia a Lenin – il primo geniale restauratore del marxismo dopo la prima ondata revisionista socialdemocratica (di fine secolo) e la seconda ondata opportunista del socialsciovinismo della Seconda Internazionale (di fronte alla prima guerra imperialistica mondiale, 1914).

La travolgente vittoria delle democrazie nel secondo massacro imperialistico, seguita alla vittoria controrivoluzionaria dello stalinismo nel movimento operaio mondiale e nell'Internazionale, assume la caratteristica di sommare alle due precedenti ondate storiche dell'opportunismo una terza ondata degenerativa: il tradimento e la deviazione dalla linea rivoluzionaria classista si sono presentati anche nelle forme di azioni di combattimento e di guerra civile (dal 1926 in poi); quindi, non solo piena partecipazione da parte dei proletariati – compreso quello russo – alla guerra delle proprie borghesie imperialiste, ma anche partecipazione, nella guerra civile "nazionale" – come in Spagna (1936-39) e poi in Italia (1943-45) – a blocchi popolari e resistenze partigiane antifasciste e antitedesche.

Per la Sinistra comunista d'Italia era evidente che il primo lavoro da fare, nella prospettiva della ricostituzione del partito comunista rivoluzionario della classe operaia, doveva essere dedicato alla restaurazione della dottrina marxista e, quindi, al bilancio dinamico dei cicli storici delle ondate opportuniste e delle controrivoluzioni. Come già detto in altre sedi, l'omogeneità teorica, politica e tattica che aveva caratterizzato il Partito comunista d'Italia nei primi anni in cui era diretto dalla Sinistra comunista, doveva essere riconquistata precisamente grazie al lavoro di restaurazione teorica e politica. La realtà che si presentava, verso la fine della seconda guerra imperialistica mondiale, alle forze che avevano resistito nel mantenersi collegate alla tradizione di classe della Sinistra comunista d'Italia, era una realtà inevitabilmente disomogenea, influenzata dalle pressioni contrastanti dello stalinismo, del frontismo antifascista, e delle illusioni che una democrazia restaurata avrebbe facilitato l'azione del partito comunista rivoluzionario per la ripresa della lotta di classe del proletariato, e che perciò fosse urgente costituire formalmente il partito cominciando a rimettere alle sue basi il programma politico del Partito comunista d'Italia, 1921, e adottando la gran parte dello Statuto che il PCd'I si era dato nel 1922 ("omettendo tutta la parte relativa alla costituzione e al funzionamento del gruppo parlamentare, non avendo il Partito suoi rappresentanti al Parlamento", come scritto in calce allo Statuto che il Partito comunista internazionalista riprese nel 1946).

Dicevamo che il Tracciato d'impostazione è una sintesi breve e lucida dei cardini della nostra dottrina, il materialismo dialettico, e della loro corretta applicazione (1). Ebbene, non ci si limita alla corretta applicazione nell'analisi del succedersi dei modi di produzione, e del ciclo rivoluzionario, riformista e controrivoluzionario percorso da ciascuno, ma si amplia l'orizzonte alla precisazione della strategia e della tattica del movimento comunista lungo la parabola sciaguratamente più che secolare del modo di produzione capitalistico e delle forme di spietato dominio mondiale della classe borghese sul proletariato.

Questo testo non dimostra, ma afferma; non discute, ma proclama; non offre alimento a circoli di studiosi alla ricerca del "vero", ma traccia le vie – sempre quelle da un secolo – di una milizia rivoluzionaria in inflessibile marcia controcorrente, chiamata a ritrovare le armi della sua battaglia futura lungo la strada, gloriosa anche nella sconfitta, delle generazioni passate.

E' – come si addice ad un testo programmatico – una traccia da seguire, un'impostazione da tradurre in atto; se si vuole, il nostro punto di partenza necessario al punto di arrivo della linea che va da Marx, a Lenin, alla Terza Internazionale, e che di qui riprende col bilancio della finale rovina di quest'ultima.

Il testo ripercorre rapidamente la serie fondamentale di questioni che si pongono oggettivamente, e in ogni epoca, alle forze marxiste che intendono non solo comprendere che cosa è successo nella storia passata, ma che cosa sta succedendo e, soprattutto, che cosa succederà nella storia futura. Si passa dunque dal definire che cos'è un movimento politico, tracciando la sua linea storica, alla rivendicazione del metodo dialettico marxista che "trova, applica e convalida le sue soluzioni alla scala dei grandi fenomeni collettivi con metodo scientifico e sperimentale". Si nega che la causa motrice nel gioco dei fatti sociali e storici siano "la coscienza individuale, i principi morali, l'opinione e la decisione del singolo o del cittadino". Si sottolinea che la lotta tra le classi, è lotta tra opposti interessi economici, che altro non è che la manifestazione del contrasto tra forze produttive e forme sociali di produzione. Nell'inquadrare la lotta tra le classi, si definiscono tre tipi storici di movimenti politici che riassumono tutti i movimenti politici presenti nelle società divise in classi, tanto più nella società capitalistica: Conformisti, Riformisti, Antiformisti o Rivoluzionari, quindi movimenti che si battono per conservare le forme vigenti, movimenti che propugnano graduali e parziali modifiche all'ordine vigente e movimenti che tendono a spezzare le forme esistenti aprendo il futuro a nuove forme più corrispondenti allo sviluppo irresistibile delle forze di produzione. Si passa poi a definire il movimento rivoluzionario comunista come demolitore teorico e politico di ogni conformismo e di ogni riformismo, ma anche della posizione che prevedeva un tratto di strada da fare insieme con altri movimenti anche se in settori o tempi limitati. Ciò deriva dal bilancio storico secondo cui il capitalismo ha esaurito ogni slancio rivoluzionario. Affrontando il tema del comunismo, dal punto di vista economico e sociale, si delinea brevissimamente come lo sviluppo economico e sociale dallo schiavismo al feudalesimo al capitalismo sia avvenuto sul comune principio mercantile e che il portato storico del capitalismo e solo del capitalismo (sviluppo del lavoro associato e concentrazione delle forze produttive) è di aver posto le basi per un'economia non mercatile. Quanto alla vita sociale, anche i rapporti tra i singoli seguono l'arco di sviluppo (da rivoluzionari, a conservatori, a reazionari) economico della società e per questo l'istituto della famiglia (da prima forma sociale della specie umana a istituzione-base della società divisa in classi), con il capitalismo, raggiunge il suo inevitabile sviluppo reazionario che il comunismo dovrà sopprimere.

Dalla famiglia allo Stato, la storia ha presentato varie forme che nelle diverse situazioni storiche potevano essere rivoluzionarie, progressive, conservatrici o reazionarie. Ma lo sviluppo delle lotte fra le classi porta a far sì che la classe dominante borghese verrà scalzata dal potere politico che le assicura la continuità del potere economico, ma non la possibilità di risolvere le contraddizioni che il capitalismo stesso genera continuamente: il suo Stato verrà abbattuto dalla rivoluzione proletaria che, finché non avrà vinto in tutti i paesi del mondo, instaurerà il suo potere politico attraverso la dittatura di classe, organizzando uno Stato che – a differenza di tutti gli Stati che sono stati eretti nelle diverse società divise in classi – sarà caratterizzato da una struttura destinata ad estinguersi man mano che lo sviluppo economico e sociale del socialismo (fase inferiore del comunismo, ossia della società senza classi) procederà verso la società non mercantile, verso il comunismo integrale. Naturalmente, le crisi delle forme economiche nella lunga storia delle società divise in classi si riflettono anche nelle credenze religiose, nelle opinioni filosofiche e nelle posizioni giuridiche, e perciò, a seconda delle situazioni storiche, anch'esse attraversano la fase rivoluzionaria, conformista e reazionaria. Di fatto, la borghesia capitalistica moderna ha già presentato tutte e tre le fasi storiche ricordate; va sottolineato che la terza fase è quella del moderno imperialismo, ossia dalla massima concentrazione monopolistica dell'economia, col seguito di sindacati e trust capitalistici, delle grandi pianificazioni dirette dagli Stati, trasformando l'economia borghese da liberista a un'economia controllata sempre più dallo Stato politico. Tale trasformazione pone i paesi più sviluppati economicamente a dotarsi di organismi statali sempre più accentrati, a un totalitarismo di fatto, sebbene spesso mascherato da forme democratiche e parlamentari.

Ai cicli del mondo capitalistico ne corrisponde uno del mondo proletario. Anch'esso passa attraverso tre fasi: una prima fase in cui il proletariato lotta a fianco della borghesia contro il feudalesimo; una seconda fase in cui lo sviluppo economico spinge il riformismo a utilizzare largamente gli istituti rappresentativi e parlamentari che la borghesia erige, di fronte ai quali si pone il dilemma storico: l'emancipazione proletaria avverrà con un urto violento o si raggiungerà attraverso graduali trasformazioni utilizzando il meccanismo legalitario e pacifico parlamentare? La terza fase, per la quale il capitalismo deve rinunciare ai metodi liberali e democratici per poter avanzare concentrando sempre più l'economia monopolistica e, di conseguenza, gli agglomerati statali tanto del dominio politico quanto dello stretto controllo della vita economica, per il movimento proletario pone nuovamente due alternative: in campo teorico, le forme di dominio della classe borghese sono l'inevitabile fase più evoluta e moderna del capitalismo oltre la quale il capitalismo non potrà andare avendo esaurito tutte le sue possibilità storiche di sviluppo (imperialismo, fase ultima dello sviluppo capitalistico, Lenin); in campo tattico, il proletariato o lotta perché la classe dominante borghese torni alle forme democratiche e liberali (obiettivo del tutto illusorio, ma sostenuto con vigore da tutte le forze dell'opportunismo e della reazione), oppure lotta, fuori dalle illusioni democratiche, per abbattere lo Stato politico borghese (centralista, totalitario e "fascista") e instaurare al posto della dittatura dell'imperialismo la dittatura del proletariato.

Il capitalismo, come afferma da sempre il marxismo, è la premessa dialettica del socialismo, ma giunto alla fase imperialista non ha più bisogno di essere aiutato a nascere (imponendosi con la rivoluzione borghese) o a crescere (attraverso la sua sistemazione liberale e democratica). Quel che ha dato ha dato, di più, dal punto di vista sociale ed economico, non può dare, tanto meno dal punto di vista politico. D'altra parte, il capitalismo – come afferma il marxismo – procede con sviluppo ineguale nelle diverse parti del mondo e ciò comporta, quanto al piano tattico generale del partito proletario di classe, l'applicazione di norme che prevedano la lotta per la dittatura proletaria contemporaneamente alla lotta di tutte le forze antiassolutistiche per il rovesciamento del feudalesimo in quei paesi dove il feudalesimo – o il dispotismo asiatico – era ancora in piedi. Il caso della Russia zarista è emblematico. Con la prima guerra imperialista mondiale si crearono le condizioni favorevoli sia per la rivoluzione proletaria direttamente anticapitalistica e antiborghese, sia per la rivoluzione multipla, o "doppia" come si usò dire a suo tempo; gli esempi: nei paesi dell'Europa occidentale all'ordine del giorno, fin dal 1871, e nell'America del Nord, la rivoluzione proletaria aveva il compito di abbattere direttamente il potere borghese e imperialista; in Russia (vedi Lenin e i bolscevichi) la rivoluzione proletaria aveva il compito di lottare nello stesso tempo contro lo zarismo e contro la borghesia capitalista, applicando la tattica della rivoluzione "doppia" o "in permanenza". Nel Tracciato si scriverà: «La guerra permise di realizzare questo piano grandioso e di concentrare nell'acceleratissimo ciclo di nove mesi il passaggio dal potere della dinastia, dell'aristocrazia e del clero, traverso una parentesi di governo di partiti borghesi democratici, alla dittatura del proletariato», costituendo un impulso potentissimo per le «questioni e gli schieramenti mondiali relativi alla lotta di classe, alla guerra per il potere e alla strategia della rivoluzione operaia», strategia che avrebbe interessato, in quel tempo, anche Cina e India.

L'errore tattico di trasferire nei paesi a capitalismo avanzato la strategia particolare adottata dal partito di classe in Russia, giustificandola come accelerante del processo rivoluzionario in Europa (attraverso il fronte unico politico, la fusione dei partiti comunisti appena costituiti con i vecchi partiti socialisti da cui si erano appena staccati ecc.) porterà il movimento comunista a deviare dalla linea rivoluzionaria marxista. Si giungerà a confondere il fascismo e il nazismo come una restaurazione delle forze precapitalistiche, dando al proletariato la consegna di lottare per la libertà e le garanzie costituzionali borghesi; la sbagliata valutazione storica del fascismo e del nazismo – forme politiche del più avanzato imperialismo borghese – gravissimo errore teorico, ha portato a dedurre linee politiche e tattiche completamente antimarxiste e, perciò, antirivoluzionarie. La controrivoluzione borghese, infine, prese le sembianze dello stalinismo che, poggiando sulla falsa teoria della "costruzione del socialismo in un paese solo", portò i partiti comunisti, e il proletariato, alla collaborazione di classe nella guerra "antitedesca" del 1939-45, nei movimenti partigiani e nei comitati di liberazione nazionale e, finita la guerra, nella ricostruzione postbellica e nel rafforzamento delle strutture statali imperialiste nelle forme storicamente già conosciute di una democrazia ormai putrefatta che altro scopo non ha che di mascherare la reale dittatura della classe borghese di fronte alla quale la consegna non doveva, non deve e non dovrà essere se non il rigetto di ogni politica collaborazionista, frontista, partigianesca nella più chiara e netta lotta, sia ideologica che politica e pratica, contro ogni pacifismo, ogni patriottismo, ogni fronte unico e popolare, ogni solidarietà nazionale.   

 


 

(1) Questo testo è stato ripubblicato dal partito nel 1974 come n. 1 dei "testi del partito comunista internazionale" insieme ai Fondamenti del comunismo rivoluzionario (pubblicati ne "il programma comunista" nn. 13-15 del 1957), anch'esso risultato di una riunione generale di partito tenuta quell'anno a Parigi, e che ripubblicheremo in seguito.

 

 

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