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Tesi e testi della Sinistra comunista - Secondo dopoguerra -1945-1955
2. Tracciato d'impostazione (1946)
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Caratteri generali dell'evoluzione del regime capitalista contro le interpretazioni aberranti di alcune correnti dell'avanguardia proletaria
(Riunione di Roma, 1-2 aprile 1951- Bollettino Interno n.1, 1° settembre 1951)
Rapporto Amadeo Bordiga
Corollario al rapporto: le Tavole
Alla Riunione di Roma del l° aprile 1951 la relazione sul tema Il rovesciamento della prassi nella teoria marxista fu completata con la presentazione e il commento di otto Tavole delle quali, per ragioni connesse con le difficoltà e le strettoie in cui versava allora il Partito, solo tre (Tavole I, II e VIII) videro la luce nel "Bollettino Interno" n. 1 del 10 settembre 1951 in una apposita Appendice. Ognuna delle tre Tavole fu corredata di un breve, ma sufficiente, commento che andava a fondersi con quanto già detto in sede di relazione scritta.
Nel ripubblicare, nel 1972, insieme ad altri testi fondamentali, il contenuto anche di quella Riunione all'interno del volume Partito e classe, n. 4 dei "testi del partito comunista internazionale", fu predisposta un'altra Appendice in cui vennero inserite, per la prima volta, le altre cinque Tavole (III, IV, V, VI e VII) alle quali si fece seguire, senza alterare l'equilibrio complessivo, un unico commento che si discosta di poco da una lettura di questi cinque schemi, secondo lo spirito che informò la stesura degli altri tre commenti precedenti. Le considerazioni che seguirono valevano per una più incisiva utilizzazione di quelle ulteriori cinque Tavole nelle quali è esposta la raffigurazione della dinamica sociale secondo le fondamentali ideologie con cui il movimento rivoluzionario del proletariato ha fatto i conti in via definitiva sul piano teorico e che ha dovuto, deve e dovrà farli ancora sul piano della lotta pratica.
In questo fascicolo riproponiamo la sequenza logica di tutte le otto Tavole – dalla Tavola I alla Tavola VIII –, così come vennero presentate e commentate verbalmente alla Riunione di Roma dell'aprile 1951. In questo modo i compagni e i lettori sono facilitati, a distanza di tanti anni, nel seguire il contenuto di questo specifico rapporto e il suo esatto svolgimento.
Seguono perciò:
-la Tavola I: Schema della falsa teoria della "curva discendente" dello svolgimento storico del capitalismo,
-la Tavola II: Interpretazione schematica dell'avvicendamento dei regimi di classe nel marxismo rivoluzionario,
-la Tavola III: Schema trascendentalista (autoritario),
-la Tavola IV: Schema demoliberale,
-la Tavola V: Schema volontaristico-immediatistico,
-la Tavola VI: Schema staliniano,
-la Tavola VII: Schema fascista,
-la Tavola VIII: Schema marxista del capovolgimento della prassi.
Le Tavole I e II presentano due concezioni del tutto opposte rispetto al procedere storico del capitalismo: la Tavola I si occupa della concezione opportunista (fatalista e gradualista) della lenta e inesorabile decadenza del capitalismo fino al suo completo esaurimento, cosa che non richiederebbe né lotta e scontro armato né, tantomeno, rivoluzione violenta per la conqusita del potere e abbattimento dello Stato borghese al fine di avviare la trasformazione completa della società nel socialismo e, infine, nel comunismo integrale; la Tavola II si occupa della concezione del marxismo rivoluzionario secondo il quale lo sviluppo incessante delle forze produttive, attraverso le sempere più acute crisi cicliche del capitalismo, porta a rompere l'equilibrio tra sviluppo delle forze produttive e le forme di produzione borghesi, aprendo inevitabilmente una fase esplosiva rivoluzionaria relativamente breve e superconcentrata in cui le forze di produzione cadute verticalmente si danno un nuovo assetto per riavviare, attraverso rapporti di produzione e sociali completamente antimercantili e anticapitalistic, uno sviluppo molto più potente.
Le Tavole III e IV – come pure le Tavole V, VI e VII – sono state presentate insieme in quanto, pur nella loro diversità, si riconducono a comuni denominatori.
Per gli schemi trascendentalista e demoliberale, pur andando nell'uno il senso dell'autorità dello Stato verso il singolo, mentre nell'altro il senso della libertà va dal singolo alla società e allo Stato, per entrambi è l'idea (nell'uno promanante dalla divinità, nell'altro diffusa in tutti i singoli componenti la collettività umana) che condiziona e determina le azioni umane. In entrambi si va logicamente dalla coscienza (intesa nel primo come fede, nel secondo come razionalità) alla volontà (per entrambi intesa come eticità), all'attività, all' economia e alla vita fisica.
Per gli schemi volontaristico-immediatista, staliniano e fascista le spinte fisiche ed economiche sono alla base della loro costruzione; e in questo carattere comune si contrappongono ai due precedenti schemi idealistici. Ma hanno in comune con essi la precedenza e preminenza che la volontà ha sull'attività per quanto riguarda il singolo e la classe (per il fascismo il popolo o la nazione). Altro carattere comune a questi tre schemi volontaristici (quello condiviso da Proudhon, Sorel, Bernstein, Gramsci ecc. anche individualistico; e in ciò è deteriore rispetto agli altri due): la successione parallela di spinte economiche, volontà, attività e coscienza che si riscontra tra il Partito e lo Stato (l'organizzazione immediata), da una parte, e il singolo e la classe (il popolo o la nazione per il fascismo), dall'altra, che comporta l'impossibilità per il Partito di una teoria scientifica dei fenomeni sociali.
Scrivono Marx ed Engels ne L'Ideologia tedesca, 1846, I, A:
«La coscienza non può mai essere qualche cosa di diverso dall'essere cosciente, e l'essere degli uomini è il processo reale della loro vita. Se nell'intera ideologia gli uomini e i loro rapporti appaiono capovolti come in una camera oscura, questo fenomeno deriva dal processo storico della loro vita, proprio come il capovolgimento degli oggetti sulla retina deriva dal loro immediato processo fisico. Esattamente all'opposto di quanto accade nella filosofia tedesca, che discende dal cielo sulla terra, qui si sale dalla terra al cielo. Cioè non si parte da ciò che gli uomini dicono, si immaginano, si rappresentano, né da ciò che si dice, si pensa, si immagina, si rappresenta che siano, per arrivare da qui agli uomini vivi; ma si parte dagli uomini realmente operanti e sulla base del processo reale della loro vita si spiega anche lo sviluppo dei riflessi e degli echi ideologici di questo processo di vita. Anche le immagini nebulose che si formano nel cervello dell'uomo sono necessarie sublimazioni del processo materiale della loro vita, empiricamente constatabile e legato a presupposti materiali. Di conseguenza la morale, la religione, la metafisica e ogni altra forma ideologica, e le forme di coscienza che ad esse rispondono, non conservano oltre la parvenza dell'autonomia. Esse non hanno storia, non hanno sviluppo, ma gli uomini che sviluppano la loro produzione materiale e le loro relazioni materiali trasformano, insieme con questa loro realtà, anche il loro pensiero e i prodotti del loro pensiero. Non è la coscienza che determina la vita, ma la vita che determina la coscienza. Nel primo modo di giudicare si parte dalla coscienza come individuo vivente; nel secondo, che corrisponde alla vita reale, si parte dagli stessi individui reali viventi e si considera la coscienza soltanto come la loro coscienza. Questo modo di giudicare non è privo di presupposti. Esso muove dai presupposti reali e non se ne sposta per un solo istante. I suoi presupposti sono gli uomini, non in qualche modo isolati e fissati fantasticamente, ma nel loro processo di sviluppo, reale ed empiricamente constatabile, sotto condizioni determinate. Non appena viene rappresentato questo processo di vita attiva, la storia cessa di essere una raccolta di fatti morti, come negli empiristi che sono anch'essi astratti, o una azione immaginaria di soggetti immaginari, come negli idealisti».
(da: L'ideologia tedesca, volume I, I. Feuerbach, A. L'ideologia in generale e in particolare l'ideologia tedesca, Opere complete, vol. V, pp. 22-23, Ed. Riuniti, Roma 1972).
Il materialismo storico-dialettico, contrapponendosi alle concezioni di stampo illuministico ed idealistico, non vede quindi nell'ideologia, cioè nella rappresentazione mistificata e capovolta dei rapporti reali, il frutto di un errore da correggere per aprire gli occhi ai ciechi, ma la risultanza indispensabile di un processo reale corrispondente a rapporti materiali, quelli stessi che l'ideologia proietta nella sua distorsione. Tale distorsione deriva a sua volta necessariamente dalla situazione storica delle forze sociali che nell'ideologia si esprimono e che la impongono all'insieme sociale, essendo sempre ideologia dominante quella della classse dominante.
La concezione marxista respinge parimenti l'idea illuministica del «cosciente inganno» dei capi-ideologi (gli «astuti sacerdoti»), giacchè la stessa rappresentazione dell'ideologia – necessariamente fantastica perché sublimazione di uno stato di cose storicamente caduco – si impone appunto come programma e sovrastruttura necessaria di fattori e trapassi sociali necessari. Così per esempio l'ideologia borghese si fonda sull'effettiva conquistata libertà dei lavoratori dai vincoli giuridici e microproprietari feudali: né la borghesia può ripudiarla, perché con ciò ripudierebbe se stessa.
Ma come il ruolo delle classi, così quello dell'ideologia subisce la dialettica trasformazione antiformismo-riformismo-conformismo illustrata nel nostro Tracciato di impostazione (1). Unica classe (ed ultima), il proletariato ha il ruolo storico di eliminare se stesso con tutte le altre classi. La sua non è pertanto ideologia che possa assumere carattere riformistico e conformistico, dando luogo ad una fissazione sovrastorica del suo dominio – ma scienza rivoluzionaria e anzi già scienza di specie, non solo perché il proletariato (come in passato altre classi) rappresenta l'avvenire, ma perché questo avvenire non potrà non dar luogo ad una società di specie, priva di classi e dei relativi conflitti – salto di qualità dalla preistoria classista alla piena storia umana.
La contrapposizione del marxismo alle ideologie che si sono succedute nel passato e che oggi ancora in varia misura tengono il campo è, quindi, rigorosamente storica e dialettica, il che non esclude, e al contrario implica, che la scienza globale con cui esso si identifica, svelando come l'ideologia mistifichi la realtà sussistente a prescindere da ogni «conoscenza» individuale e collettiva. Detto questo molto sommariamente, passiamo a illustrare il senso e il corretto modo di impiego dei cinque schemi presentati nelle Tavole III, IV, V, VI e VII.
Con l'ultima Tavola, la VIII, ci si richiama al determinismo economico, secondo il quale le spinte fisiologiche dei singoli individui evolvono verso interessi economici di tutti i singoli che vivono nelle stesse condizioni economiche, interessi economici che formano la base materiale per una successiva volontà di agire e una coscienza dell'azione. Volontà e coscienza che storicamente si precisano soltanto nel partito di classe che, sulla base della vasta esperienza di tutte le spinte, gli interessi economici, le reazioni e i conflitti sociali, è in grado di formulare una teoria, ossia la conoscenza degli sviluppi dei fenomeni sociali. E' questa qualità specifica che dà al partito di classe la possibilità non solo di prevedere gli eventi successivi della lotta fra le classi, ma di influire sull'andamento stesso della lotta di classe, ovviamente in presenza dei fattori storici favorevoli all'oggettiva rottura degli equilibri della società di classe attuale. Il rovesciamento della prassi consiste esattamente in questa qualità specifica del partito di classe, qualità che è dialetticamente, nello stesso tempo, prodotto e fattore della storia.
(1) Vedi l'opuscolo n. 2 di questa stessa collana «Tesi e testi della Sinistra comunista (secondo dopoguerra, 1945-1955)» intitolato appunto Tracciato di impostazione. Il testo in origine è stato pubblicato nel n. 1 dell'allora rivista di partito «Prometeo», Luglio 1946.
* * *
Tavola I
Schema della falsa teoria della «curva discendente» dello svolgimento storico del capitalismo
L’abituale affermazione che il capitalismo è nel ramo discendente e non può risalire contiene due errori: quello fatalista e quello gradualista. Il primo è l’illusione che, finito il capitalismo di scendere, il socialismo verrà da sé, senza agitazioni lotte e scontri armati, senza preparazione di partito. Il secondo, espresso dal fatto che la direzione del moto si flette insensibilmente, equivale ad ammettere che elementi di socialismo compenetrino progressivamente il tessuto capitalistico.

Tavola II
Interpretazione schematica dell’avvicendamento dei regimi di classe nel marxismo rivoluzionario
Marx non ha prospettato un salire e poi un declinare del capitalismo, ma invece il contemporaneo e dialettico esaltarsi della massa di forze produttive che il capitalismo controlla, dalla loro accumulazione e concentrazione illimitata, e al tempo stesso della reazione antagonistica costituita da quella delle forze dominate, che è la classe proletaria. Il potenziale produttivo ed economico generale sale sempre finché l’equilibrio non è rotto, e si ha una fase esplosiva rivoluzionaria, nella quale in un brevissimo periodo precipitoso, col rompersi delle forme di produzione antiche, le forze di produzione ricadono per darsi un nuovo assetto e riprendere una più potente ascesa.
Differenza fra le due concezioni descritte nelle Tavole I e II
La differenza fra le due concezioni. di cui alle Tavole I e II, nel linguaggio dei geometri si esprime così:
La prima curva o curva degli opportunisti (revisionisti tipo Bernstein, stalinisti emulativisti, intellettuali rivoluzionari pseudomarxisti) è una curva continua che in tutti i punti «ammette una tangente», ossia praticamente procede per variazioni impercettibili di intensità e di direzione.
La seconda curva, con cui si è voluta dare un'immagine semplificatrice della tanto deprecata «teoria delle catastrofi», presenta ad ogni epoca delle punte che in geometria si chiamano «cuspidi» o «punti singolari». In tali punti la continuità geometrica, e dunque la gradualità storica, sparisce, la curva «non ha tangente» o, anche, «ammette tutte le tangenti» – come nella settimana che Lenin non volle lasciar passare.
Occorre appena notare che il senso generale ascendente non vuole legarsi a visioni idealistiche sull'indefinito progresso umano, ma al dato storico del continuo ingigantirsi della massa materiale delle forze produttive, nel succedersi delle grandi crisi storiche rivoluzionarie.
Tavola III
Schema trascendentalista (autoritario)
Tipico delle religioni rivelate, del feudalesimo e dell'assolutismo teocratico; fatto proprio anche dalla moderna società capitalistica. Questa concezione fa appello a una divinità che nell'atto stesso della creazione ha infuso negli uomini uno spirito, che, ritrovandosi in ogni singolo, assicura l'uguaglianza «davanti a Dio» – e quindi per lo meno nel mondo ultraterreno – e garantisce un comportamento ispirato a comuni princìpi di origine divina. Lo Stato a sua volta, controllando coscienza ed attività dei singoli, permette l'esplicarsi della vita spirituale e fisica nel suo ordine gerarchico, che rispecchia il piano «divino» rivelato nelle sacre scritture.

Tavola IV
Schema demoliberale
Comune a espressioni ideologiche assai differenziate quali l'illuminismo con le sue varie sfumature (empirismo, sensismo, materialismo meccanicistico), il criticismo kantiano, l'idealismo oggettivo e dialettico di Hegel, il positivismo, il neoidealismo, l'immediatismo libertario (Stirner, Bakunin) e riformistico. Si tratta della più pura assolutizzazione del «principio democratico», basato sull'Io, che, sia come singolo individuo, sia come «spirito di popolo», «volontà collettiva» ecc., possiede in sé, nel suo profondo, le norme del suo comportamento (ciò può condurre, come negli anarchici, a negare lo Stato, come non-rappresentativo della volontà collettiva, e a sostituirlo con la «opinione sociale» o simili astrazioni che hanno la stessa funzione dello Stato «etico» nel pensiero borghese classico, di cui sono, d'altra parte, dirette filiazioni). Vita etica, vita economica, volontà di agire nell'ambiente esterno, sono l'esplicazione delle forze di coscienza e razionalità proprie allo «spirito umano» presente in tutti i singoli («uguaglianza di fronte alla legge»). Lo Stato, e l'organizzazione sociale in genere, è quindi concepito quale proiezione e al contempo quale garanzia della libertà dei singoli, «è la realtà etica dell'Idea».

Tavola V
Schema volontaristico-immediatistico
Tipico della visione corporativa piccoloborghese, quindi di forme opportunistiche (proudhonismo, anarcosindacalismo, operaismo, ordinovismo, socialismo dei Consigli) e riformistiche (laburismo ecc.); evidentemente si inserisce entro la concezione liberale di cui rappresenta una variante. Qui l'individuo, sempre alla base del processo, prende coscienza delle spinte fisiche ed economiche che sono sostrato della sua esistenza: tale presa di coscienza condiziona la volontà, e questa a sua volta l'azione. L'organizzazione economica e politica risulta dal confluire delle singole prese di coscienza: la classe è a sua volta risultato dell'assommarsi e connettersi in rete di organizzazioni immediate (è quindi nozione avulsa da ogni senso di indirizzo storico – non mai di classe in sé e per sé nel senso marxistico della espressione).

Tavola VI
Schema staliniano
Schema dell'ideologia conseguente alla controrivoluzione staliniana. Anche per essa è il singolo individuo che giunge alla coscienza, dopo però che la sua azione è stata determinata da libera «scelta», decisione. Caratteristica l'assimilazione partito-Stato: ma poiché le spinte e gli interessi economici pervengono, dal singolo attraverso la classe, allo Stato-partito e sono utilizzati da questo pseudo «binomio» per i compiti di decisione e di guida al fine di determinare orientamenti pratici e indirizzi teorici, è chiaro che di fatto nel «binomio» il partito viene meno, e sussiste solo a «giustificazione dello Stato».

Tavola VII
Schema fascista
Il fascismo è per definizione eclettico, non ha una dottrina propria, tuttavia esprime ideologicamente il suo ruolo di unificazione delle forze capitalistiche (imperialistiche), di realizzazione del programma riformista, e di mobilitazione delle «mezze classi» in una concezione non a caso analoga a quella dello stalinismo. Come lo stalinismo, il fascismo non può abbandonare alcuni postulati ideologici borghesi essenziali, quali l'equivalenza giuridica degli individui, la «volontà del popolo», il carattere «popolare» del suo dominio. Al soggetto individuo come punto di partenza è però sostituita la «nazione», il «popolo» e anche la «razza», che recepisce le motivazioni fisiche in prima istanza (vedasi la concezione nazionalsocialistica del «sangue e suolo») e si esprime nello Stato. Il singolo è concepito come «passivo recettore» di spinte etiche dal popolo-nazione, di impulsi volontaristici ed attivistici dello Stato-partito.

Tavola VIII
Schema marxista del capovolgimento della prassi
Solo nello schema marxista la successione di attività volontà e coscienza del singolo e della classe si trova completamente rovesciata nel Partito, la cui conoscenza dei fatti sociali investe passato presente e futuro, elevandosi al livello di teoria scientifica, con possibilità quindi di esercitare una volontà e un'azione, come è mostrato nell'ultima Tavola VIII - Schema marxista del capovolgimento della prassi.
Lo scopo di questo schema è soltanto di semplificare i concetti del determinismo economico. Nel singolo individuo (e quindi anche nel singolo proletario) non è la coscienza teorica a determinare la volontà di agire sull'ambiente esterno, ma avviene l'opposto, come mostra lo schema con frecce dirette dal basso verso l'alto: la spinta del bisogno fisico determina, attraverso l'interesse economico, un'azione non cosciente, e solo molto dopo l'azione ne avviene la critica e la teoria per intervento di altri fattori.
L'insieme dei singoli, posti nelle stesse condizioni economiche, si comporta analogamente (come mostra lo schema con frecce dirette dal baso verso l'alto), ma la concomitanza di stimoli e di reazioni crea la premessa per una più chiara volontà e poi coscienza. Queste si precisano soltanto nel partito di classe, che raccoglie una parte dei componenti di questa ma elabora, analizza e potenzia l'esperienza vastissima di tutte le spinte, gli stimoli e le reazioni. E' solo il partito che riesce a capovolgere il senso della prassi. Esso possiede una teoria ed ha quindi conoscenza dello sviluppo degli eventi: entro dati limiti, secondo le situazioni e i rapporti di forza, il partito può esercitare decisioni e iniziative e influire sull'andamento della lotta (come mostra lo schema con frecce dirette dall'alto verso il basso).
Con frecce dirette da sinistra a destra si sono volute rappresentare le influenze dell'ordine tradizionale (forme di produzione); e con frecce dirette da destra a sinistra le influenze antagonistiche rivoluzionarie.
Il rapporto dialettico sta nel fatto che in tanto il partito rivoluzionario è un fattore cosciente e volontario degli eventi, in quanto è anche un risultato di essi e del conflitto che essi contengono fra antiche forme di produzione e nuove forze produttive. Tale funzione teorica ed attiva del partito cadrebbe però se si troncassero i suoi legami materiali con l'apporto dell'ambiente sociale, della primordiale, materiale e fisica lotta di classe.

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