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Tesi e testi della Sinistra comunista - Secondo dopoguerra -1945-1955

11. Contributi alla organica ripresentazione storica della teoria rivoluzionaria marxista (1951-1952)


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Caratteri generali dell'evoluzione del regime capitalista contro le interpretazioni aberranti di alcune correnti dell'avanguardia proletaria

(Riunione di Roma, 1-2 aprile 1951- Bollettino Interno n.1, 1° settembre 1951)

 

Postfazione

(Marzo 2025)

 

 

Come ricordato anche negli altri opuscoli già usciti in questa collana, e più volte ribadito nelle riunioni generlai di partito, tutti gli scritti precedenti alla scissione dell'ottobre 1952 vanno inseriti nella prospettiva di quello che noi consideriamo il vero atto di nascita del Partito in quanto corpo organico. Reagendo al «praticismo» indubbiamente generoso ma «senza troppi scrupoli dottrinali» con cui già durante la guerra, ma soprattutto nel primo quinquennio postbellico, i gruppi diformazione non del tutto omogenea che si richiamavano genericamente alla Sinistra comunista «italiana» si erano tuffati cin «risolutezza e vivacità» nel vivo dell'azione – quasi assumendo che la controrivoluzione mondiale fosse stata una specie di distrazione della storia e che bastasse girrane la pagina sanguinosa per rirpendere pari pari il cammino al punto di sospensione – si riconobbe esigernza preminente ai fini di un'ulteriore, non fittizia ed illusoria, risalita dall'abisso della fase «di depressione massima della curva del potenziale rivoluzionario», priva dunque «di vicina prospettiva di un grande sommovimento sociale», in cui ci muovevamo, l'organica ripresentazione della «comune unitaria monolitica costante dottrina di partito», traendo dalla lezione della controrivoluzione la conferma della sua integralità ed invarianza, e ponendola, in questa integralità ed invarianza fermamente ristabilite, alla base della mai rinnegata azione – per limitato che ne fosse il raggio dal punto di vista della propaganda, del proselitismo, dell'intervento nelle lotte economiche ecc. – attraverso un lavoro impostato su basi di alta continuità, coerenza e rigore teorico, e via via sintetizzato in frequenti riunioni di lavoro per tutta la rete, numericamente esile ma estesa e potenzialmente supernazionale, dell'organizzazione. Data l'estesa devastazione della tradizione di classe del movimento proletario russo, europeo e internazionale, da parte della controrivoluzione staliniana, ai pochi elementi che erano sfuggiti alla cattura da parte delle forze opportuniste e collaborazioniste grazie al loro tenace collegamento alle tradizioni di battaglia di classe della Sinistra comunista « italiana», si rendeva prioritaria la rimessa in piedi, con pazienza e quasi pezzo per pezzo, dell'intero patrimonio teorico del marxismo, conditio sine qua non di un'azione non disorganica, non immediatista e quindi non fluttuante del nucleo forzatamente ridottisssmo del partito futuro.

Le tesi e i testi che abbiamo ripubblicato negli opuscoli precedenti, e che hanno iniziato ad essere redatti già durante l'ultimo anno della seconda guerra imperialista mondiale, e pubblicati in fascicoli ciclostilati e, poi, nella rivista «Prometeo» dal suo primo numero del 1946 fino al 1952, anno della scissione del partito, fanno parte di questo immenso lavoro di restaurazione della dottrina marxista senza il quale il partito di classe non sarebbe mai risorto. Inutile dire che la restaurazione della dottrina marxista andava di pari passo con la battaglia teorica, programmatica e politica contro tutte le deviazioni dal marxismo che la storia del movimento operaio e comunista ha conosciuto, mettendo contemporaneamente le basi per le battaglie successive rispetto a deviazioni e opportunismi che si sarebbe ripresentati sotto altre forme, come di fatti è successo.

I temi su cui si incentrarono le Riunioni di partito di Roma e di Napoli del 1951, che qui riprendiamo, avevano anche lo scopo di combattere in primo luogo le tendenze – presenti nel movimento comunista e nella Sinistra comunista « italiana» – a diffamare e disertare il lavoro dottrinale e la restaurazione teoretica, necessari al fine di ridare basi solide al futuro partito comunista rivoluzionario, nella consapevolezza che le tendenze che affermavano che «l'azione e la lotta sono tutto» propugnavano soltanto false risorse, come fu quella dell'attuali-attivismo, non meno funesta di quelle che presero il nome di operaismo, sindacalismo, ordinovismo ecc. I temi svolti nelle riunioni di Roma e Napoli nel 1951 andavano in questa precisa direzione. Non ci si chiudeva nella famosa «torre d'avorio» della speculazione «pura», né si rinunziava per principio alle forme necessarie di estrinsecazione del partito nei suoi rapporti con la classe e col mondo circostante, ma si ribadiva la necessità di impegnare il massimo delle energie nell'opera di restaurazione integrale della teoria su cui poggiare saldamente la prassi, fuori da sbandamenti, oscilalzioni o anche solo meccaniche ripetizioni di formule e parole d'ordine tanto corrette in fasi ardenti come quelle del primo dopoguerra, quanto indufficienti o addirittura negative in una fase di rabbiosa controrivoluzione e di atonia come quella che si presentava nel secondo dopoguerra e che continua tuttora.

Questo lavoro non poteva non affrontare il grave problema di trarre le lezioni dalla controrivoluzione in Russia, alle quali il partito dedicò una parte considerevole delle proprie forze in quanto la «questione russa» – come si disse allora – conteneva la gran parte dei problemi inerenti sia la falsificazione totale del marxismo, sia l'espressione massima, attraverso lo stalinismo, dell'ondata opportunista che travolse il movimento proletario russo e internazionale: un opportunismo che ereditò dalle due ondate storiche di degenerazione precedenti (la revisionista socialdemocratica e gradualista di fine secolo, e l'opportunismo di guerra giustificato come lotta contro la restaurazione del feudalismo assolutista, rispetto alla guerra del 1914) l'attitudine a prendersi in carico la difesa del capitalismo e della democrazia borghese contro supposti ritorni indietro della storia e ad ammettere, al fine di questa difesa, le forme di combattimento e di guerra civile, come nel caso della guerra civile in Spagna e, successivamente, nei movimenti partigiani contro i tedeschi e i fascisti nella cosiddetta Resistenza.

In questa seconda riunione tenuta a Napoli, come detto, si riprese il tema della «questione russa», già affrontato in una delle Tesi della Sinistra pubblicata anch'essa nel n. 1 di «Prometeo» del 1946 [La Russia Sovietica dalla rivoluzione ad oggi, ripubblicata nel fascicolo n. 7 di questa stessa collana dal titolo La Russia dalla rivoluzione alla controrivoluzione (1946-1953)] e collegandolo, come d'abitudine, alla situazione internazionale creatasi con la seconda guerra imperialista mondiale e alle risposte insufficienti o del tutto sbagliate che altri movimenti «antistalinisti» davano alle grandi questioni storiche, teoriche, programmatiche e politico-tattiche che la Russia staliniana oggettivamente poneva, senza tralasciare la questione dell'organizzazione del partito marxista, si lanciò nel 1949 soprattutto all'estero (Francia, Belgio, Svizzera, Germania, Nord America), nella prospettiva della ricostituzione del partito a livello internazionale  un Appello – che ripubblichiamo in Appendice a questo stesso fascicolo – col quale si tentava di far arrivare ad altri elementi, noti per le posizioni antistaliniste, la voce del gruppo di compagni della Sinistra comunista «italiana» che si stavano riorganizzando in partito in Italia e che si erano costituiti formalmente nel Partito Comunista Internazionalista. In quel periodo e appena usciti dalla guerra mondiale, di fronte alla devastante controrivoluzione staliniana e alla caccia da parte stalinista di tutti i comunisti rivoluzionari che non si erano mai piegati alla ragion di Stato russa, andava fatto il tentativo di verificare chi, tra coloro che si proclamavano «antistalinisti», si disponeva a riallacciare il collegamento teorico e politico con la dottrina marxista non adulterata e perciò pronto ad impegnarsi non tanto ad organizzare una frazione all'interno dei P.C. stalinisti esistenti quanto ad un lavoro di chiarificazione politica, di restaurazione teorica e di bilancio di tutti gli errori della vecchia guardia bolscevica e, più in generale, della controrivoluzione; lavoro da confontare con quanto si era fatto e si stava facendo in Italia, come Sinistra comunista, nello spirito della lettera che Amadeo Bordiga aveva inviato a Korsch nel 1926 in risposta alla piattaforma che Korsch aveva inviato col proposito di formalizzare una dichiarazione internazionale in opposizione alle posizioni ufficiali dell'I.C. in vista di costituire all'interno dell'I.C. un gruppo compatto di oppositori che, in seguito, poteva essere il nucleo fondatore di una nuova Internazionale (1).

Il 1951 è stato anche l'anno in cui, sulla base dei punti di tesi presentati alla Riunione di Napoli del 1 settembre – ripresi poi in forma più ampia e approfondita alla riunione dell'8-9 settembre 1951 tenuta a Firenze in cui furono presentate le «Basi d'adesione al partito per il 1952» successivamente e definitivamente intitolate Tesi caratteristiche del partito (2) –, si sviluppò una discussione, soprattutto tra Damen e Bordiga, sul contenuto del Rapporto che Bordiga terrà poi a Napoli, su alcuni punti di fondo, come la definizione dell'economia russa, la concezione del capitalismo e del capitalismo di Stato, la valutazione delle potenze imperialiste e dei loro rapporti di forza e la prospettiva generale su cui il partito innestava la sua attività e la sua azione. Discussione che farà emergere una serie di incomprensioni e di mancata assimilazione del lavoro teorico sviluppato dal 1945 in poi che, a loro volta, faranno da base alle posizioni che si caratterizzeranno per il loro attualismo-attivismo e per la falsa concezione secondo la quale la rivoluzione è una questione di organizzazione, concezione contro cui, da sempre, da Lenin alla Sinistra comunista d'Italia, ci si era battuti.

Non è questa la sede per entrare su tutte le questioni che caratterizzarono e scossero la vita del partito negli anni 1951-52 – ne abbiamo trattato nel nostro vol. I «Il Partito comunista Internazionale nel solco delle battaglie di classe della Sinistra Comunista e nel tormentato cammino della formazione del partito di classe», e più volte nel trattare, nelle nostre riunioni generali, la scissione da ciò che divenne  «battaglia comunista» rispetto al partito che continuò la sua attività col nuovo giornale «il programma comunista» – ma può essere utile ai lettori non amanti dei pettegolezzi leggere lo scambio di lettere tra Onorato Damen e Amadeo Bordiga che tennero nel luglio del 1951 (vedi Appendice II di questo stesso fascicolo).

 


 

(1) Cfr. Lettera di Amadeo Bordiga a Karl Korsch, del 28 ottobre 1926, in risposta alla piattaforma inviata da Korsch a compagni dei vari partiti aderenti all'I.C. in disaccordo con le tesi di Stalin affermate nelle varie sedi del Partito bolscevico e dell'Esecutivo dell'Internazionale sul «socialismo in un solo paese». Questa lettera fu pubblicata per la prima volta dalla Frazione del PCd'I all'estero in «Prometeo» nel 1928; rintracciabile nel n. 4, aprile 1980, dei Quaderni del Programma Comunista, La crisi del 1926 nel Partito e nell'Internazionale. Ora in Appendice a questo fascicolo.

(2) Un loro primo riassunto ampio, ma non integrale, fu pubblicato, dopo la scissione dell'ottobre 1952, nel fascicolo «Sul filo del tempo» uscito nel maggio 1953; la loro pubblicazione integrale apparve nel n. 16/1962 del «programma comunista» e poi nel n.2 dei «testi del partito comunista internazionale» In difesa della continuità del programma comunista. Ora è il contenuto del fascicolo n. 1 di questa collana, come supplemento al n. 182/2024 de «il comunista».

 

 

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