Editions Programme - Edizioni Il Comunista

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TERRORISMO E COMUNISMO

 

 

Leon Trotsky

 

 

( Testi del marxismo rivoluzionario n° 1, Dicembre 2009, libro A5, 152 pagine, Prezzo: 12 €)  -  pdf

 


 

 

Nel giugno del 1920 usciva il testo di Trotsky intitolato «Terrorismo e comunismo», uno dei più efficaci e taglienti testi di Trotsky. Allora fu l’Internazionale Comunista a curarne le edizioni nelle diverse lingue, russa, francese, tedesca, inglese ecc. Successivamente, con la vittoria della controrivoluzione staliniana e con la vittoria della democrazia borghese sul comunismo, questo è stato uno dei testi più indigesti che potesse esistere per tutti coloro - a partire dagli stessi trotzkisti - che sposarono in tutto e per tutto l’ideologia e la prassi della democrazia, dell’antifascismo democratico, dei fronti popolari, del parlamentarismo e dell’ elezionismo, del paficismo.

Nel 1980, il nostro partito, attraverso la Editions Prométhée di Parigi, ripubblicava questo testo sulla base della traduzione francese pubblicata dalle Edizioni dell’Internazionale comunista nel 1920, e confrontandolo con il testo russo contenuto nei Sotchinenyia, Mosca, Edizioni dello Stato, 1925.

L'edizione che qui presentiamo è la traduzione in italiano fatta direttamente dal testo pubblicato nelle Editions Prométhée sopra citato, e pubblicato a puntate nell'organo di partito «il comunista» tra il 1995 e il 2003, dal nr. 46 al nr. 83.

 

 


Indice

 

---Premessa

---Presentazione

---Prefazione

 

Terrorismo e comunismo:

 

I       I rapporti di forza

II      La dittatura del proletariato

III     La democrazia

IV    Il terrorismo

V     La Comune di Parigi e la Russia dei Soviet  

VI    Marx e ... Kautsky

VII   La classe operaia e la sua politica sovietica

VIII  Le questioni d'organizzazione del lavoro

IX    Karl Kautsky, la sua scuola e il suo libro

 

---A mò di Postfazione

 


Premessa

 

«Terrorismo e Comunismo» è senza dubbio uno degli scritti di Trotzky più osteggiati dai falsi comunisti e da tutte le forze che hanno interesse a mettersi di traverso alla lotta di classe e al suo storico sviluppo in lotta rivoluzionaria. In esso non vi è soltanto l'aperta e dichiarata rivendicazione della violenza rivoluzionaria spinta fino al terrorismo che il potere rivoluzionario del proletariato comunista esercita nei confronti delle classi borghesi vinte, allo scopo di impedire loro di riorganizzarsi e di continuare a combattere contro il potere proletario; vi è anche la rivendicazione della necessità storica dell'esercizio della dittatura di classe del proletariato, fino alla completa vittoria della rivoluzione proletaria alla scala mondiale, da parte dell'unica forza politica in grado di condurre la dittatura proletaria secondo i fini programmatici del comunismo rivoluzionario: il partito di classe, il partito comunista internazionale.

La tesi marxista, rispetto allo sviluppo storico delle società umane, afferma che la classe proletaria o è rivoluzionaria o non è nulla; afferma che la rivoluzione proletaria non è un complotto di gruppi d'avanguardia, non è la somma di azioni coraggiose di  gruppi politici votati al sacrificio nell'impari lotta contro le forze di repressione e militari delle classi dominanti borghesi, e non è nemmeno la giornata radiosa dell'insurrezione delle masse sfruttate contro le classi che le sfruttano e le hanno rese schiave. La rivoluzione proletaria è la cosa più autoritaria e violenta che le masse proletarie sono in grado di esprimere storicamente nella loro lotta contro l'oppressivo e dittatoriale potere borghese per abbatterlo e sostituirlo con un potere che avvii lo sviluppo della società verso il superamento definitivo di ogni tipo di oppressione e di sfruttamento dell'uomo sull'uomo, e la trasformazione generale del modo di produzione sociale dal capitalismo al comunismo, cioè dal modo di produzuione che rende la stragrande maggiooranza degli uomini schiavi del capitale, del mercato, della proprietà privata, dell'approprisazione privata della ricchezza sociale, al modo di produzione comunistico che riconsegna la vita degli uomini all'armonia sociale che solo una società senza classi, senza oppressione ed antagonismo di classe può assicurare. Dal regno della necessità al regno della libertà, afferma Engels: dal regno in cui la stragrande maggioranza degli uomini è ridotta nella schiavitù salariale al regno in cui tutta l'umanità vive nella libera espressione delle capacità e nella soddisfazione dei bisogni di ognuno.

La storia dello sviluppo sociale umano è storia di lotte di classi contrapposte, è storia di modi di produzione che, per dare più ampio sviluppo alle forze produttive, sono progrediti attraverso guerre e rivoluzioni fino al modo di produzione capitalistico che segna storicamente l'ultima conquista possibile per le società divise in classi: dopo il capitalismo c'è solo il comunismo, ossia il movimento storico, il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente (Marx).

Come in ogni altro svolto storico fondamentale, il passaggio da una società all'altra, da un modo di produzione al modo di produzione superiore, così non si passa dal capitalismo al comunismo gradualmente, per approssimazione progressiva, ma attraverso la rottura rivoluzionaria, la guerra rivoluzionaria. Ogni classe che storicamente, in precedenza, ha rappresentato il salto rivoluzionario tra la vecchia e la nuova società, ha dovuto applicare il massimo di forza e di violenza che il suo sviluppo storico aveva prodotto per poter vincere la resistenza delle classi dominanti e impedire loro di tornare successivamente al potere. Il proletariato, l'unica classe rivoluzionaria dell'epoca borghese, non potrà fare diversamente. Di più, e proprio perché è l'unica classe della società senza riserve e che non possiede alcun potere economico, il proletariato è chiamato alla rivoluzione politica più sconvolgente della storia poiché solo abbattendo il potere politco della classe borghese potrà aggredire il potere economico della classe borghese; e solo attraverso una ferrea dittatura di classe avrà la possibilità di applicare quelle misure politiche e sociali atte ad avviare l'intera società verso il superamento del capitalismo, ossia verso l'abolizione dello stato di cose presente per uscire dalla preistoria umana ed entrare finalmente nella storia della specie umana.

Questa grandiosa prospettiva storica non è un'utopia, ma, per l'appunto, il percorso storico del movimento reale. La sua realizzazione non è scritta in indeali ai quali la realtà dovrà conformarsi, ma è scritta nella storia delle lotte fra le classi e delle rivoluzioni.Ma questa prospettiva è contrastata fieramente, con il massimo di violenza di cui è capace la classe dominante borghese - come hanno dimostrato più di 160 anni di guerre per la conquista di nuovi mercati e di conquiste coloniali fino alle guerre mondiali - perché il proletariato non  porti la sua lotta di classe e rivoluzionaria fino in fondo, fino alla vittoriosa dittatura di classe.

«Terrorismo e Comunismo» di Trotzky non è solo complementare al «Rinnegato Kautsky» di Lenin nella formidabile difesa del marxismo contro l'ondata opportunista che del socialsciovinismo fece la sua bandiera, ma è complementare anche a «Stato e Rivoluzione» nella strenua difesa dei principi fondamentali del marxismo: rivoluzione per la conquiisita del potere politico, abbattimento dello Stato borghese, instaurazione della dittatura proletaria esercitata dal partito di classe, formazione dello Stato proletario, esercizio della forza e della violenza della dittatura proletaria - compreso il terrorismo - per difendere il potere proletario conquistato e per sviluppare il movimento rivoluzionario in tutti i paesi ancora dominati dalla borghesia. Trotzky scrive nel famoso treno blindato con cui si spostava su tutta la linea del fronte della guerra civile contro le guardie bianche e contro gli eserciti controrivoluzionari sostenuti da tutte le potenze imperialistiche; scrive dalla posizione di un potere che dimostra quanto è indispensabile una ferrea dittatura per difendere la vittoria rivoluzionaria applicando quegli insegnamenti che dalla prima dittatura proletaria della storia, la Comune di Parigi, i comunisti rivoluzionari avevano tratto per non soccombere nella guerra di classe in cui non sono ammesse debolezze, pena la sicura sconfitta.

Nei tre lunghissimi anni di guerra civile in Russia, dal 1918 al 1921, la dittatura proletaria guidata dal partito bolscevico riuscì a resistere e a vincere. Nessuna potenza imperialista ebbe la forza militare in grado di abbattere il potere rivoluzionario in Russia, e questo lo si deve non solo alla grande compattezza del proletariato rivoluzionario russo e al suo magnifico spirito di sacrificio, ma soprattutto alla grande lucidità e lungimiranza politica del partito bolscevico che diede in quegli anni un esempio di esercizio della dittatura proletaria valido per tutti i paesi del mondo, e soprattutto per i paesi capitalisticamente più avanzati e democratici.

 

Ottobre 2009

 


 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

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