Il programma comunista

Organo del partito comunista internazionale


 

N° 14 - 22 luglio / 7 agosto 1960 -

Nota di rettifica dell'articolo « La modestia rivoluzionaria »

 

 

Un necessario chiarimento

 

L’articolo intitolato “La modestia rivoluzionaria”, pubblicato nel numero 14, del 1960, di “programma comunista” non corrisponde per nulla alla continuità teorica, politica, tattica e organizzativa del partito, ribadita in 15 anni di lavoro collettivo attraverso rapporti alle riunioni generali, testi e tesi. Questo articolo fu inviato alla redazione da parte di un compagno che era un normale collaboratore alla stampa, approfittando però dell’assenza del responsabile del Centro del partito, e senza che fosse annunciato in precedenza, unico modo, questo, per pubblicarlo a dispetto di qualsiasi controllo.

In esso vi è un subdolo attacco sia all’impostazione generale del lavoro di partito, sia alla sua organizzazione centralistica. Si ricorda che il capitalismo genera uno strato privilegiato di operai chiamato “aristocrazia operaia” che, per la sua contiguità con le condizioni di vita della piccola borghesia, e per l’influenza che quest’ultima esercita direttamente sulla massa operaia, ha un effetto negativo rispetto alla lotta di classe contro il capitalismo. Ma, parlare di “aristocrazia operaia” e del suo effetto negativo rispetto alla massa operaia, è servito per mettere in evidenza un altro concetto; vi si legge, infatti: «Nella classe operaia, in concomitanza con lo svolgersi delle nefaste attività dell’opportunismo, esiste un’altra “aristocrazia” contro la quale il movimento rivoluzionario deve lottare, se vuole condurre a fondo la lotta contro il capitalismo. Non si tratta di uno strato operaio che goda di condizioni di lavoro e di salario relativamente agiate. In fondo non si può parlare nemmeno di uno strato, perché ad essa appartengono operai di ogni categoria. Si tratta invero di una “aristocrazia ideologica”». Ebbene, secondo l’autore, non solo i compagni che rappresentavano all’epoca il Centro e i redattori stabili, fra cui Amadeo Bordiga, formavano per l’appunto questa “aristocrazia ideologica”, ma anche l’organizzazione di partito esistente, contro i quali bisognava insorgere per aprire il partito alla massa operaia e ad un lavoro che puntasse sulla fiducia delle masse di domani; il rivoluzionario, si afferma nell’articolo, «contrappone non il passato al presente, ma il presente al futuro». Si affermava, infatti, che la controrivoluzione staliniana aveva fatto fare al proletariato “un passo avanti” e non un “passo indietro”, perciò se ne dediceva che il proletariato era più maturo per la lotta di classe rivoluzionaria oggi che non nel 1914!

In questo modo, tutto il lavoro di restaurazione della dottrina marxista che il partito aveva fatto dal dopoguerra in poi veniva totalmente squalificato... inaugurando, nello stesso tempo – siamo nel giugno-luglio1960, periodo di grandi manifestazioni operaie contro un “ritorno del fascismo” e di una polizia che spara e uccide – un’ulteriore pagina dell’impazienza attivistica che aveva caratterizzato il gruppo Damen, protagonista, nel 1952, della scissione del partito. Non a caso l’autore di questo articolo, che già nel periodo precedente aveva iniziato a mettere in dubbio le posizioni contenute nel lavoro sull’Estremismo, condanna dei futuri rinnegati di Lenin, raggiunse poi rapidamente il gruppo Damen che pubblicava “battaglia comunista”.

Per un ulteriore approfondimento, vedi  «Il Partito comunista Internazionale nel solco delle battaglie di classe della Sinistra Comunista e nel tormentato cammino della formazione del partito di classe», Settembre 2010 (Opuscolo 192 pagine, formato A4) nel sito www.pcint.org, in particolare alle pp. 158-159.  

 

 

Partito comunista internazionale

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