Il programma comunista

Organo del partito comunista internazionale


 

N° 17 –  11 Settembre 1982 -

Nota di rettifica dell'articolo « Il Medio Oriente al limite fra due epoche »

 

 

L’articolo,  dopo aver trattato e commentato la cacciata dell’OLP da Beirut e dal Libano e la dispersione dei combattenti palestinesi nei diversi paesi arabi, richiamandosi alla necessità della lotta contro la reazione borghese, e imperialista, sottolinea giustamente l’esigenza oggettiva dell’azione convergente del proletariato sia del Medio Oriente che delle metropoli imperialistiche.

Sull’onda di questa esigenza storica, l’articolo mette in risalto la reale difficoltà della lotta di classe sia nella regione, sia nelle metropoli imperialistiche, ma afferma nello stesso tempo la necessità da parte del partito di lanciare indicazioni precise anche se soltanto ad una «piccola minoranza di elementi di avanguardia, spinti dalle lotte a rimettere in causa le loro vecchie prospettive, allo scopo, soprattutto, di impiantare il partito e assicurarne lo sviluppo», cosa possibile solo alla condizione di non limitarsi alla propaganda dei principi comunisti, ma di «lavorare, facendo leva sulle tendenze oggettive del movimento sociale, alla costituzione del movimento di classe del proletariato», al cui scopo si davano indicazioni di massima tendenti a fare della «lotta contro ogni oppressione nazionale dei palestinesi» (e a sostegno del loro «diritto all’autodeterminazione, dunque per la distruzione dello Stato di Israele»), della lotta «in difesa delle condizioni di vita e di lavoro» e della lotta per gli «obiettivi immediati e finali della lotta di classe» e, perciò, per «l’organizzazione indipendente delle masse sfruttate delle città e delle campagne», un’unica grande lotta «per il rovesciamento degli Stati borghesi in tutto il Medio Oriente, per l’instaurazione della dittatura del proletariato». Quanto ai proletari delle metropoli imperialistiche, si riprendono le indicazioni del partito classiche: «solidarietà incondizionata con tutte le lotte rivoluzionarie antimperialistiche, lotta contro la propria borghesia e le sue imprese di rapina imperialistica e lotta per l’unione dei proletari del mondo intero».

E’ evidente qui la sopravalutazione della situazione non solo della lotta delle masse sfruttate non solo palestinesi ma di tutti i paesi arabi, ma anche della possibilità di parte del partito – che, oltretutto, non aveva alcuna influenza su strati anche modesti del proletariato palestinese, o di quello libanese o siriano – di agire dall’interno dei movimenti delle masse sfruttate del Medio Oriente. Quella «piccola minoranza di elementi di avanguardia» a cui si riferisce l’articolo rappresentava una prima e recentissima presa di contatto con il partito da parte di alcuni elementi libanesi, non una presenza radicata e conosciuta del partito in quella regione; le condizioni del loro reale isolamento rispetto ai movimenti sociali e l’immaturità classista di questi stessi movimenti non favorivano né l’impianto – tanto meno rapido – del partito in quella regione, né il suo sviluppo.

A riprova che certe posizioni tendenzialmente sbagliate del partito non nascono all’improvviso, va evidenziato che tale sopravalutazione della situazione mediorientale trovava, in verità, un precedente nell’articolo Il Medio Oriente nella prospettiva del marxismo rivoluzionario, pubblicato in «il programma comunista» n. 13 del 1973 (vedi relativa nota di rettifica).

 

 

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