Sommari e articoli

Dal numero 1 (febbraio 1985) - Nuova serie:

Giornale bimestrale - Una copia 1 €; 5 FS; £ 1 - Abbonamento 6,5 €; 25 FS; £ 6 - Abonnamento di sostegno 13 €; 50 FS; £ 12

 


 Il comunista - Nuova serie dal 1985

 Il comunista - Prima serie 1983-1984

 

 


Ritorno al catalogo delle publicazioni    -    Il proletario - Seconda serie dal 2008    -    Il proletario - Prima serie 1983-1984

IT - FR - ES

 

Presentazione del giornale

 

Scrivevamo, dopo una riunione centrale del partito nel novembre 1982, “il programma comunista” n. 22, 11 dicembre 1982, in un brevissimo testo, intitolato Per un giornale di battaglia politica, quanto segue:

«E’ lo sviluppo stesso dell’attività di partito che preme affinché le esigenze di propaganda e di battaglia politica trovino una risposta adeguata ai diversi livelli.  Da qualche tempo le questioni più propriamente politiche – al centro anche della crisi interna – sono balzate in primo piano e ad esse il partito deve non solo dare risposte precise e tempestive, ma lo deve fare con strumenti appropriati. E’ perciò che il giornale di battaglia politica si pone al centro della nostra attività e del nostro sviluppo, un po’ come lo è stato dal 1952 il giornale di battaglia essenzialmente teorica. E’ chiaro che il livello politico è strettamente connesso al livello teorico, ma risponde ai problemi della lotta di classe su un piano diverso e diverso quindi deve essere lo strumento specifico di questa lotta. Dal punto di vista, quindi, di questa necessità reale, l’attività di stampa del partito viene instradata a diversificarsi tendendo – secondo le forze reali di cui disponiamo – a rispondere in modo articolato alle tre esigenze fondamentali: teorica, politica e di agitazione. Più esattamente si tratterà di realizzare una rivista teorica, un giornale di battaglia politica e un foglio di agitazione. Questo è un obiettivo che intendiamo raggiungere anche se ora non possiamo già dare l’avvio al progetto complessivo.

«Il primo passo è di riflettere l’articolata attività politico del partito nel giornale, e al contempo farne una base, e per farlo non in modo estemporaneo o casuale, ma con l’adeguata preparazione, è necessario passare dalla periodicità quindicinale finora mantenuta alla periodicità mensile.

«“Programma comunista diventa mensile. Il giornale, mensile a otto pagine, sarà d’altra parte affiancato da un foglio di agitazione politica, “Il comunista”, inizialmente bimestrale, atto soprattutto all’intervento rispetto a questioni ed avvenimenti politici o di un certo rilievo. Col prossimo anno, quindi, il partito si doterà di due strumenti: Il programma comunista, mensile - Il comunista, bimestrale, di cui nel prossimo numero di gennaio tratteremo ampiamente».

Il progetto più ampio, in verità, prevedeva che “il comunista” diventasse prima o poi il giornale politico del partito in Italia e “Programma comunista” diventasse la rivista teorica in lingua italiana – come in effetti era già operante da tempo con lo stesso titolo in lingua francese, spagnola, greca, tedesca, danese. Questa seconda testata avrebbe potuto anche, se necessario, consentire al partito di continuare a pubblicare un giornale se si fosse presentata una situazione in cui la testata tradizionale “il programma comunista” fosse stata sequestrata o ne fosse stata impedita l’uscita per interventi della magistratura in tempi di repressione di ogni atto, scritto e propaganda di “odio di classe” e di “terrorismo”. La testata “il comunista” fu depositata presso il tribunale di Milano al fine di poterla utilizzare quanto prima secondo le disposizioni di legge vigenti che prevedevano – per mantenere la possibilità di pubblicare una testata regolarmente iscritta – la sua immediata pubblicazione nella periodicità indicata. Questo progetto, appena iniziato, si scontrò nel giro di pochissimi mesi con ulteriori conseguenze della crisi scoppiata nell’ottobre del 1982 e, in realtà, non vide mai la sua effettiva attuazione.

La prima serie de “il comunista” (1983-1984) esce nel periodo in cui nella sezione italiana del partito, dopo la prima grande esplosione organizzativa internazionale dell'ottobre 1982, vanno via via maturando gli elementi di crisi degenerativa del partito che portano al colpo di mano di un sedicente Comitato Centrale, all'azione legale di alcuni militanti per recuperare il controllo formale della testata «il programma comunista», all’organizzazione di ciò che rimaneva del partito di ieri in Italia sotto una nuova testata chiamata «combat, per il partito comunista internazionale», e alla contemporanea continuità organizzativa di ciò che rimaneva del partito di ieri in Francia e Svizzera sotto la tradizionale testata «le prolétaire».

Contrastando le posizioni e gli atteggiamenti pratici assunti sia da coloro che agirono legalmente per sottrarre al partito la testa tradizionale “il programma comunista”, sia da coloro che crearono il Comitato Centrale esautorando il vecchio Centro e diedero vita alla testa “combat”, sia da coloro di intendevano demolire tutta l’esperienza teorica, politica e organizzativa del partito di ieri tuffandosi direttamente “nel movimento”, un piccolo gruppo di compagni italiani, dopo un periodo di lotta interna contro le correnti liquidatrici del partito, rompono definitivamente con i due tronconi di partito rappresentati dal nuovo «programma comunista» e dal «combat» e, insieme alle sezioni francese, svizzera e greca rimaste sul terreno di difesa della continuità teorica, politica e organizzativa del partito di ieri, ristabiliscono i contatti regolari fra le sezioni, interrotti durante la crisi esplosiva, e riorganizzano l’attività a carattere di partito, iniziando il lavoro di bilancio della crisi del partito e il percorso politico e organizzativo del ricostituendo partito comunista internazionale. E’ grazie a questo lavoro che “il comunista”, col primo numero di febbraio 1985, esce come organo del partito ricostituito insieme a “le prolétaire” e a “Kommunistikò prògramma”, ai quali si aggiungerà di lì a poco “espartaco/el proletario”, foglio politico pubblicato a cura dei compagni del Venezuela.

Da quel momento in poi, riprende l’attività a carattere di partito assicurata dal piccolo gruppo di compagni, rimasto fedele alla linea tracciata dal partito nel suo trentenio di vita dalla fine della seconda guerra mondiale, in continuità con la lotta contro ogni degenerazione di tipo localista, individualista, immediatista rendendo prioritario il lavoro di bilancio della crisi esplosiva che mandò in frantumi il partito di ieri, ma collegandola al corso di sviluppo generale del partito dalla sua ricostituzione in poi. Certi di essere l’embrione del partito comunista rivoluzionario, compatto e potente di domani, abbiamo fatto e facciamo della lotta contro ogni variante opportunista che si è presentata e si presenterà di fronte alla classe proletaria per deviarla, sfiancarla, illuderla, confonderla, nel tentativo di toglierle ogni energia classista, un nostro impegno permanente; come nostro impegno permanente è stato, è e sarà quello di difendere il marxismo con gli stessi metodi e la stessa intransigenza che caratterizzò le battaglie di classe del bolscevismo del tempo di Lenin e, dopo di esso, della Sinistra comunista d’Italia.

Sappiamo bene che ogni crisi del nostro partito ha dato origine a gruppi, movimenti, partiti e che ciascuno di questi si sono autodefiniti o i “veri” eredi della Sinistra comunista d’Italia, o eredi di Amadeo Bordiga – il militante marxista più conseguente, dopo Lenin, che il comunismo rivoluzionario abbia espresso –; e ci sono stati anche coloro che hanno individuato nelle tesi e nella prassi della Sinistra comunista d’Italia, e tanto più nelle tesi e nella prassi del partito comunista internazionale, dei “vizi d’origine” di carattere politico e teorico o delle incapacità organizzative tali da non essere in grado di esprimere una direzione politica... all’altezza dei compiti (come ad es. il gruppo che dalla crisi del 1982-84 creò “combat”); salvo poi dimostrare nei fatti, sia con le posizioni espresse che con i comportamenti pratici, di avere un’ostilità profonda proprio per quell’intransigenza che ha caratterizzato tutte le battaglie della Sinistra comunista d’Italia sia nel suo processo di formazione nel primo decennio del Novecento, sia nei dibattiti all’interno del Partito socialista italiano e all’interno dell’Internazionale Comunista. Intransigenza sul piano della teoria marxista, o della dottrina marxista (che per noi è la stessa cosa), che si rifletteva – e si deve riflettere sempre – su tutti i piani coinvolti dall’attività del partito politico del proletariato: programmatico, politico, tattico e organizzativo, piani diversi ma non separati tra di loro, tanto meno contrapposti. L’insegnamento di Marx, di Engels, di Lenin è stato sempre questo, sia nel campo delle armi della critica che nel campo della critica delle armi.

Non abbiamo mai pensato che nel partito tutto dovesse proseguire senza intoppi, senza crisi, senza errori, senza fallimenti. Il partito è un organismo vivo, piccolo o grande, influente o meno che sia sulle masse proletarie, nelle diverse situazioni storiche: è al contempo prodotto e fattore di storia, agisce dall’esterno del corpo sociale del proletariato ma all’interno della società capitalistica combattendo ogni aspetto di questa società per portare, all’interno del corpo sociale del proletariato, gli insegnamenti delle lotte di classe del passato, delle rivoluzioni e soprattutto delle controrivoluzioni, indispensabili allo sviluppo e all’indirizzamento della futura lotta di classe in senso rivoluzionario, anticapitalistico ed antiborghese. Certi di proseguire un lavoro di partito che non è mai legato al tempo di vita dei singoli compagni, e tanto meno al tempo di vita dei capi, ma procede in forza di una combinazione dialettica tra le contraddizioni sempre più acute della società capitalistica, in un respiro internazionalista e internazionale, e la lotta politica di classe che gli elementi più coscienti si incaricano di portare avanti, organizzandosi in partito, noi, per dirla con Lenin del “Che fare?”, noi “piccolo gruppo compatto, noi camminiamo per una strada ripida e difficile tenendoci con forza per mano. Siamo da ogni parte circondati da nemici e dobbiamo quasi sempre marciare sotto il fuoco. Ci siamo uniti, in virtù di una decisione liberamente presa, allo scopo, di combattere i nostri nemici e di non sdrucciolare nel vicino pantano”. Sappiamo bene, ce lo ha insegnato la Sinistra comunista d’Italia, oltre a Lenin, che il vicino pantano è costituito dalla conciliazione fra le classi, dalla collaborazione fra le classi, dalla democrazia e da tutti gli orpelli che la “vita democratica” di questa società in putrefazione si inventa. Le crisi che hanno colpito il partito comunista internazionale – come d’altra parte quelle che hanno colpito partiti ben più potenti e solidi come fu il partito bolscevico e il partito comunista tedesco – sono state crisi di “crescita” e crisi “degenerative”, come succede in natura ad ogni corpo organico. La forza del partito di classe, che unisce “coscienza” (la teoria) e “volontà” (l’attività di partito), sta nel difendere, lottare per mantenerla e riconquistarla, la linea che da Marx va a Lenin, alla fondazione dell’Internazionale Comunista e del Partito comunista d’Italia, alla lotta irriducibile contro ogni degenerazione opportunista – qualsiasi nome l’opportunismo si prenda – contro ogni pretesa di arricchimento del marxismo o di elaborare nuove e più “innovative” teorie e contro ogni cedimento di carattere individualista e personale, dunque contro ogni illusione democratica e libertaria. La prospettiva della rivoluzione proletaria e comunista per noi non è un ideale che aleggia impalpabile nel mondo delle idee e delle speranze, non è una consolazione morale a fronte di una vita individuale precaria e insoddisfacente: è una certezza storica alla quale il materialismo dialettico ci ha insegnato a conformare la nostra attività pratica nella concreta vita quotidiana inserita però nell’arco storico che ci lega alla futura società di specie, al comunismo. Facciamo parte, come qualsiasi gruppo umano, di una generazione di passaggio che il progressivo sviluppo delle forze produttive, pur nelle sue fortissime contraddizioni generate dalle società divise in classi, lega organicamente alle generazioni passate e alle generazioni future. Il nostro compito è di lottare, non solo teoricamente e politicamente ma anche praticamente, perché la classe rivoluzionaria per eccellenza, il proletariato, riconquisti con la sua lotta di classe la forza perché il salto storico che l’umanità farà necessariamente dalla società mercantile e capitalistica alla società socialista e, infine, al comunismo pieno, diventi finalmente una realtà.

 


 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

Ritorno al catalogo delle publicazioni

Top