Il clamore intorno al "matrimonio per tutti": una diversione antiproletaria

(«il comunista»; N° 129; febbraio-aprile 2013)

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In Francia, la questione del "matrimonio per tutti" ha monopolizzato l'attenzione dei media e l'attività del mondo politico per diversi mesi. Nel momento stesso in cui il governo PS-Verdi, in sintonia con il padronato e con i sindacati collaborazionisti, preparava una gragnuola senza precedenti di misure antiproletarie, nel momento in cui chiusura delle aziende e licenziamenti continuavano a ritmo sostenuto, la questione centrale in Francia sembrava essere quella di accordare o meno il diritto alle coppie omosessuali di unirsi in matrimonio.

La destra organizzava contro il matrimonio omosessuale una potente campagna con tema la difesa della famiglia, mentre tutta la sinistra (1), l'estrema sinistra compresa, si mobilitava in favore della riforma governativa.

Il carattere di diversione delle campagne e delle contro-campagne a proposito del matrimonio omosessuale è evidente: si trattava di evitare di parlare delle questioni centrali che riguardano i lavoratori - che fossero etero- o omosessuali! Il governo è riuscito a creare intorno a sé in questa occasione un largo fronte politico (più largo di quanto non fosse quello elettorale) col preziosissimo risultato di far sparire agli occhi dei lavoratori la sua natura fondamentalmente pro-capitalista quando era in procinto di attaccarne le condizioni generali di vita e di lavoro!

E' la dimostrazione della forza del governo a dispetto dell'impopolarità inevitabile della sua politica, e dei legami esistenti fra l'estrema sinistra detta "rivoluzionaria" e questo governo che essa dice di combattere.

L'operazione politica del governo è pienamente riuscita, e sarà quindi rinnovata in altre occasioni, i proletari e i militanti d'avanguardia devono saperlo e preparare i loro fratelli di classe a non cadere nelle trappole delle deviazioni che hanno lo scopo di impedire che i proletari imbocchino la strada dell'indipendenza di classe: nessuna illusione verso il governo PS-Verdi che è agli ordini dei capitalisti, le cui misure "progressiste" non sono che polvere negli occhi e, peggio, misure antiproletarie!

 

I comunisti e il matrimonio omosessuale

 

I comunisti lottano contro ogni oppressione e contro tutte le discriminazioni che esistono nella società borghese, che siano di natura razziale, religiosa o sessuale ed anche se alcune di esse non toccano che delle minoranze (2): essi combattono tutte le discriminazioni verso gli omosessuali che, in certi paesi, sono passibili di condanne al carcere o, addirittura, alla pena di morte. I comunisti non lo fanno in nome di illusori principi democratici, di sogni piccoloborghesi di libertà e di eguaglianza fra cittatidni, ma perché tutte queste discriminazioni e oppressioni particolari sono comunque degli ostacoli alla lotta generale del proletariato; perché anche se esse toccano in teoria altre classi, fanno parte di un sistema d'oppressione e di dominio della classe borghese sul proletariato che ne subisce tutte le conseguenze.

Ma, se i comunisti rivoluzionari riconoscono senza esitazioni il diritto delle coppie omosessuali di unirsi, nella società borghese, in matrimonio, ciò non significa assolutamente che la lotta contro le discriminazioni, contro l'omofobia sia sinonimo di difesa dell'istituzione borghese che è il matrimonio!

In tutti i paesi, lo Stato si sforza di mantenere e difendere questa istituzione attraverso tutto un arsenale di misure giuridiche, legislative ed economiche, perché esso vede nella famiglia fondata su questa istituzione un pilastro della conservazione sociale e dell'ordine borghese. L'abolizione di questa famiglia, e dunque del matrimonio che la istituzionalizza, ha fatto fin dalle origini parte del programma comunista. Il Manifesto del partito comunista di Marx-Engels spiega che questa famiglia riposa "sul capitale e il profitto individuale" e che scomparirà con la scomparsa del capitalismo. In merito alla rivendicazione della fine delle discriminazioni contro gli omosessuali, al voto della legge detta del "matrimonio per tutti", il governo PS-Verdi ha voluto, invece,  consolidare questa istituzione borghese (e non indebolirla come pretendono i suoi avversari). D'altra parte, da partiti riformisti e controrivoluzionari che cosa ci si poteva aspettare?

Il carattere profondamente reazionario della "difesa della famiglia" da parte delle forze che si oppongono alla riforma, non deve nascondere il fatto che tutto ciò che rafforza l'istituzione del matrimonio è fatto a spese di milioni di persone, per la stragrande maggioranza proletari, che vivono in coppia senza essere sposati o che costituiscono quelle che vengono chiamate "famiglie con un solo genitore" (nell'85% dei casi il genitore è la donna).

Uno studio statistico dell'INSEE rivela che quasi due milioni di famiglie sono "con un solo genitore" (il loro numero è in costante aumento: sarebbero 2 volte e mezzo più numerose al disopra dei 40 anni), di cui il 30%vive al disotto della soglia di povertà. La quota per gli alimenti è sempre meno versata a causa della povertà del congiunto che dovrebbe versarla, a causa delle difficoltà di trovare o conservare un impiego avendo a carico dei bambini ecc. (3). I "difensori della famiglia" come ogni partigiano del "matrimonio per tutti" si disinteressano di tutto questo perché tutto ciò concerne essenzialmente i proletari!

La posizione di classe nella questione della famiglia e del matrimonio non può in nessun caso essere la difesa di un'istituzione borghese - il matrimonio -, presentandolo come un "diritto" o una conquista che dovrebbe essere accessibile a tutti, ma la difesa delle condizioni di esistenza dei proletari, che vivano o no in coppia "legittimata" dal matrimonio, e in particolare di coloro che costituiscono le "famiglie ad un solo genitore", cioè per l'essenziale di madri di famiglia non sposate o divorziate.

Soltanto la dittatura del proletariato potrà prendere misure drastiche per l'emancipazione dei proletari su tutti i piani; soltanto la dittatura del proletariato potrà aprire la strada all'abolizione della famiglia borghese perché aprirà la strada alla trasformazione rivoluzionaria della società. Nel frattempo, i comunisti si battono per rivendicazioni parziali che vanno in quella direzione e che corrispondono ai pressanti bisogni dei proletari, come quelle che indichiamo, ad esempio, qui di seguito:

 

- No alle discriminazioni omofobe o di altra natura!

- Eguaglianza di diritti per tutte le coppie, sposate o meno, omo- o eterosessuali!

- Difesa della donna e della madre di famiglia proletaria!

- Riduzione del carico di lavoro per le donne incinte a parità di salario!

- Nidi e asili d'infanzia gratuiti!

- Salario integrale incondizionato alle donne in congedo di maternità!

- Salario minimo garantito per le famiglie con un solo genitore!

 

Queste non sono rivendicazioni da elemosinare allo Stato borghese, né possono essere l'obiettivo di riforme graduali effettuate dai governi borghese, anche se di sinistra ma sempre al servizio del capitalismo. Lo Stato borghese, per quanto riformista, non sarà mai disposto a farsi vettore della distruzione delle istituzioni borghesi come il matrimonio e la famiglia; al limite, sotto la pressione di una forte lotta di classe proletaria potrà cedere su qualche rivendicazione economica o formale, ma troverà sempre il momento e il modo di contrattaccare per rimangiarsi quel che ha dovuto concedere sotto la pressione della lotta proletaria di classe.

Come per qualsiasi vera rivendicazione proletaria, anche quelle che abbiamo sommariamente appena ricordato necessitano per il loro ottenimento, anche solo parziale, dello scoppio e della generalizzazione della lotta di classe contro tutti i pompieri sociali e contro ogni deviazione dagli obiettivi immediati e futuri del proletariato, unica classe che ha il compito storico di farla finita per sempre con la società divisa in classi, con la società borghese, le sue discriminazioni e  la sua  oppressione articolata su ogni aspetto della vita fisica e sociale della specie umana.

 


 

(1) Tuttavia, una frangia di socialisti, sensibili alle pressioni religiose, era reticente ed anche ostile: si veda il caso del vecchio ministro socialista Giorgina Difoix, borghese protestante di Nimes, che ha partecipato alla campagna della destra contro il matrimonio omosessuale.

(2) Secondo le stime correnti il numero delle coppie omosessuali sarebbe di 100 - 150 mila, mentre il numero dei bambini che vivono almeno una parte della loro vita in una di queste coppie è stimato in decine di migliaia, tra i 24.000... e i 300.000: è evidente che il diritto all'adozione da parte delle coppie omosessuali risponde ad una necessità vissuta quotidianamente da migliaia e migliaia di bambini.

(3) Cfr. http://www.lemonde.fr/societe/article/2012/03/16/les-familles-monoparentales-delaissees-par-la-campagne-presidentielle_1670155_3224.html. Vedi anche lo studio dell'INED: http://www.ined.fr/fichier/t_pubblication/1123/publi_pdf2_fr_famille_monoparent.pdf. La progressione del numero delle "famiglie con un solo genitore" si rileva in tutti i grandi paesi capitalisti; le percentuali più alte si trovano negli Stati Uniti (27%), in Gran Bretagna (25%) e in Danimarca (20%) mentre in Francia si tocca il 17% (dato del 2000) Quanto alle coppie non sposate, costituirebbero in Francia un quarto di tutte le coppie.

 

 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

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