Italia

Disabili al lavoro e pensionati al minimo: un costo e un peso per la società borghese

(«il comunista»; N° 143;  Maggio 2016)

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«Il manifesto» del 5/4/2016 riporta che la Banca d’Italia, in audizione alla Camera, ha dimostrato che tra il 2007 e il 2014 i poveri sono raddoppiati passando dal 3% al 7% della popolazione italiana, con oltre un milione di minori in povertà assoluta (rappresentano il 10% del totale). Inoltre, l’istituto chiede al governo di correggere il nuovo sistema di calcolo dell’Isee (acronimo di indicatore della situazione economica equivalente, è uno strumento che dovrebbe misurare la condizione economica delle famiglie, un indicatore che tiene conto del reddito, del patrimonio mobiliare e immobiliare e delle caratteristiche di un nucleo familiare per numero dei membri e per tipologia) che prevede l’assurdità di conteggiare nel reddito familiare anche i trattamenti per i disabili, facendo così perdere il diritto al welfare a tante famiglie che li percepiscono e che per questo figurano con un reddito più alto di quanto non mettano insieme in realtà. Questo dopo che una sentenza del Tar e lo stesso Consiglio di Stato, lo scorso febbraio, avevano chiesto di escludere i trattamenti di disabilità dal calcolo dell’indicatore.

Secondo l'INPS sarebbero circa 400.000 le famiglie interessate. Il ministro del lavoro e delle politiche sociali del governo Renzi (Giuliano Poletti) spiega – annunciando che provvederanno ad agire in coerenza con la sentenza del Consiglio di Stato – che si erano impegnati nell’attuazione del nuovo Isee ritenendolo più veritiero e meglio costruito del precedente (…) un indicatore più equo e che garantisce un accesso più giusto alle prestazioni sociali, anche nel caso di persone con disabilità. In pratica, il governo considera la disabilità alla stregua di una fonte di reddito, come se fosse un lavoro o un patrimonio e i trattamenti erogati dalle pubbliche amministrazioni non un sostegno al disabile, ma una «remunerazione» del suo stato di invalidità, in modo assolutamente irragionevole.

Sempre dal «manifesto» del 7/4/2016 si torna a parlare degli 80 euro di Bonus fiscale da erogare eventualmente ai pensionati al minimo, dopo che il governo lo aveva fatto per i lavoratori dipendenti. A parte la misera somma mensile che una serie di aumenti di tasse locali, balzelli a vario titolo del governo, ticket sanitari, trasporti pubblici ecc. hanno ampiamente fatto sparire -  della serie, con una mano si dà e con altre cinque o sei si toglie dalle stesse tasche dei proletari - è indicativa la dichiarazione del viceministro dell’Economia Enrico Zanetti che, frenando sulla possibilità di dare questo Bonus fiscale, afferma che prima di tutto bisogna: «ridurre le tasse a favore di chi lavora e produce». La misura dovrebbe riguardare almeno 2 milioni di persone, tanti sono secondo l’INPS i pensionati che hanno redditi da pensione inferiori ai 500 euro al mese (il trattamento minimo è fissato per il 2015 a 502 euro).

E’ evidente come questa società, basata sullo sfruttamento del lavoro salariato, sull’estorsione del plusvalore dal lavoro vivo, consideri chi non è sfruttabile e quindi produttivo, per motivi di età o invalidità, elemento non utile ma un costo che in tutti i modi i padroni cercano di ridurre o “eliminare” perché superfluo ai fini dell’accumulazione del capitalismo. Chi non valorizza il capitale viene emarginato o semplicemente cacciato dal processo produttivo; e non ha importanza alcuna, per la società borghese, mantenere il benessere e la possibilità di una vita dignitosa per chi, senza colpa, non ha più le forze o non può più avere le capacità di farsi sfruttare dal capitale. I proletari non devono farsi illusioni: questa è la società borghese che difende solo i suoi privilegi di classe tagliando – sempre più pesantemente di fronte alla  crisi di sovrapproduzione -  sulla pelle della classe proletaria tutto ciò di cui sono capaci attraverso le loro leggi, prima succhiando loro tutto il sangue possibile finché sono nel circuito produttivo del capitale e poi gettandoli nella miseria  e negli stenti della fame e dell’incuria quando sono vecchi, consumati, «rotti» o ammalati.

 

 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

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