L’assassinio di Khashoggi e i crimini dell’imperialismo

(«il comunista»; N° 156; Novembre 2018)

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L’affare Khashoggi, il giornalista saudita assassinato, dopo essere stato torturato selvaggiamente, nel consolato dell’Arabia Saudita in Turchia da un commando venuto di proposito e ha occupato le prime pagine dei media. Giornalisti e commentatori hanno illustrato la ferocia saudita (anche con sfumature razziste); in effetti, la ferocia c’è stata.

Ma questa è la ferocia della classe dominante in un paese che non è riuscito a nascondere a lungo la figura del principe Mohammed bin Salman (detto MbS), precedentemente presentato dai media occidentali come un democratico illuminato, dopo alcuni gesti che aveva messo in atto: l’apertura dei cinema (in modo che i giovani benestanti possano guardare i film permessi dalla censura), la patente di guida per le donne (della borghesia).

Ma dal momento dell’accesso di MbS alle redini del potere, la sparizione degli avversari o la loro decapitazione hanno continuato ad essere la regola, così come l’arresto dei democratici borghesi, uomini o donne. La sorte destinata ai proletari può capitare a chiunque...

Questa ferocia è, in realtà, sostenuta e mantenuta dagli imperialisti. Donald Trump è stato costretto a fare dichiarazioni di condanna per l’omicidio di Khashoggi; quest’ultimo, prima di diventare un oppositore di MbS, era un fedele seguace della corte saudita (1), era un editorialista del Washington Post, il quotidiano più influente nella capitale degli Stati Uniti, e aveva contatti regolari con i funzionari statunitensi che si occupavano degli affari del Medio Oriente. Ma Trump non ha esitato a dichiarare pubblicamente che la cosa più importante nella storia sono stati i 100 miliardi di dollari dei contratti per le armi previsti con Ryadh: così tanti dollari valgono bene lo smembramento di un piantagrane!

Prima di essere costretto a smentire, aveva ritenuto “credibili” le spiegazioni inverosimili delle autorità saudite che, alla fine, ammettendo l’omicidio di Khashoggi, lo attribuivano a una rissa finita male.

La reazione del governo francese è stata ancora peggiore: non ha fatto la minima critica né il minimo commento, prima che gli inglesi e altri dichiarassero di condannare il crimine: chi tace, acconsente.

Anche in Francia, le vendite di armi hanno la precedenza; benché se paragonate a quelle degli Stati Uniti (il 61% degli acquisti di armi da parte saudita) e alla Gran Bretagna (23%), le vendite dirette francesi siano modeste; tuttavia, possono arrivare a miliardi di euro se includiamo i finanziamenti sauditi per gli acquisti dalla Francia di Egitto e Libano. Inoltre, Macron si recherà in Arabia Saudita alla fine dell’anno per stipulare nuovi contratti. Nessun dubbio: non si mettono a repentaglio i profitti dell’industria delle armi francese! Nessuna accettazione dell’ipocrita proposta della Germania perché tutti i paesi europei congelino i nuovi contratti di armi con Riyadh (Merkel ha detto che non si sognava di mettere in discussione quelli già stipulati!).

Il governo spagnolo del socialista Sanchez ha confermato la recente vendita di bombe all’Arabia Saudita, mentre il primo ministro canadese ha appena detto che sarebbe “molto difficile” sospendere il contratto di vendita di blindati a questo paese...; e il governo italiano, che di armi attualmente pare non ne venda a Riyadh, ha comunque dichiarato che attende la conclusione delle indagini per prendere una posizione...

Lo scorso aprile il portavoce del governo francese ha difeso le vendite in Arabia Saudita: “C’è un chiaro interesse per l’industria francese (...). Per ripristinare l’influenza della Francia in alcune parti del mondo, questo è un elemento importante della nostra diplomazia. La nostra industria ha anche bisogno di trovare sbocchi in questi mercati” (2). E’ questa che a volte viene chiamata diplomazia dei trafficanti di armi...

Questa diplomazia si è esercitata brillantemente nel sostenere la guerra sporca dell’Arabia Saudita e dei suoi alleati in Yemen, guerra che non poteva durare senza il sostegno americano, inglese e francese. La Francia è stata anche, sotto la presidenza Hollande, il primo paese a sostenere l’Arabia Saudita nella guerra in Yemen: Fabius, ministro degli affari esteri, si era precipitato all’epoca nel sostenere il governo saudita, mentre gli Stati Uniti erano titubanti... L’imperialismo francese non ha esitato a intervenire direttamente in questo conflitto con voli di ricognizione e addirittura in sostituzione della flotta saudita, nel blocco del paese, quando questa era rimasta ferma per operazioni di manutenzione (3)!

Gli imperialismi americano, francese e inglese sono direttamente complici degli attacchi contro i civili yemeniti, contro ospedali e infrastrutture di base, contro i bus scolastici, cinicamente rivendicati dall’esercito saudita e delle devastazioni provocate dal blocco: secondo le stime delle Nazioni Unite, 8 milioni di persone soffrono la fame e oltre un milione sono colpite dal colera. Le ONG ben pensanti (Amnesty International, HRW ecc.) avevano rispettosamente chiesto a Macron di far pressione su MbS perché l’esercito saudita smettesse di bombardare la popolazione civile e permettesse il passaggio degli aiuti umanitari. Sarebbe ridicolo se la situazione non fosse così tragica!

La monarchia saudita è sempre stata la serva dell’imperialismo, inizialmente britannico, che aveva insediato i Saud alla testa di questo paese (dandogli persino il loro nome!), e poi dell’imperialismo americano. Lo sviluppo capitalista del paese non ha cambiato fondamentalmente questa situazione, anche se la sua immensa ricchezza petrolifera gli ha dato un innegabile margine di manovra. L’imperialismo è quindi colpevole dei crimini commessi dalla classe dominante saudita: lo sponsor dell’assassinio di Khashoggi è indubbiamente il principe MbS; ma gli sponsor dell’assassinio del popolo yemenita e dell’oppressione del popolo saudita sono a Washington, Parigi e Londra - e saranno ancora lì anche se alla fine MbS verrà eliminato.

Sono loro i più pericolosi, quelli che vanno denunciati con più forza ancora quando si camuffano dietro dichiarazioni ipocrite, sono loro che vanno combattuti!

 

24/10/2018

 


 

(1) Jamal Khashoggi era il confidente del principe Turki Al-Faisal, ambasciatore dell’Arabia Saudita, per diversi anni a Washington - posto chiave delle relazioni tra i due paesi – e, in precedenza, era capo dei servizi segreti del Regno. Ma cadrà in disgrazia con l’avvento al potere di MbS.

(2) cfr: https://bfmbusiness.bfmtv.com/company/weapon-sales-are-special-inspired-for-the-green-security-fair-1415420.html

(3) cfr: “L’imperialismo francese semina la morte nello Yemen”, le prolétaire, n. 527.

 

 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

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