«Sciopero globale per il clima»:

Mobilitarsi per “salvare il clima” o lottare per rovesciare il capitalismo?

(«il comunista»; N° 158; Marzo 2019)

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Pubblichiamo di seguito la presa di posizione di partito sullo sciopero del 15 marzo

 

 

Negli ultimi mesi, un certo numero di paesi è stato coinvolto nella mobilitazione dei giovani sulla questione del riscaldamento climatico. Una ragazza svedese di 15 anni, Greta Thunberg, ha lanciato l’iniziativa di scioperi studenteschi e proteste «per il clima» ogni venerdì di fronte al parlamento di Stoccolma. Questo movimento si è poi diffuso all’estero. Ha ricevuto un’eco particolarmente forte in Svizzera (il 18 gennaio 8.000 studenti hanno manifestato a Losanna, 22.000 in tutta la Svizzera) e in Belgio (75.000 manifestanti a Bruxelles il 21 febbraio): in questi due paesi il numero di giovani dimostranti è senza precedenti da molti anni... Ci sono stati eventi importanti anche in Germania, in Australia ecc.

Sulla scia delle mobilitazioni in questi ed altri paesi, per il 15 marzo è stato annunciato uno «sciopero globale sul clima» da parte dell’associazione «Youth for climate», l’associazione a cui appartiene Thunberg (1). Cosa pensare di queste mobilitazioni?

Le dichiarazioni del movimento si indirizzano agli Stati, chiamandoli «ad assumersi le loro responsabilità»; in Belgio le mobilitazioni si collegano al calendario delle elezioni europee. Greta Thunberg è stata ricevuta da Macron, la Merkel si è congratulata con lei ed è stata invitata al forum di Davos (Svizzera) dove si riuniscono i più grandi capitalisti e i più influenti leader del mondo. In Francia il Ministro dell’Educazione Blanquer ha deciso, per il 15 marzo, l’organizzazione «in tutte le scuole superiori della Francia» di dibattiti sull’ambiente ecc.; e in Italia il presidente della repubblica Mattarella, unendosi idealmente alle parole di Papa Francesco pronunciate all’inizio di quest’anno («Gli Stati si impegnino sul riscaldamento globale»), ammonisce: «Siamo sull’orlo di una crisi climatica globale. Servono accordi internazionali, ma finora insufficienti»...

Questi pochi esempi mostrano che questo movimento non è visto di malocchio dai leader borghesi. E perché dovrebbe esserlo?

Anche se critica l’«inerzia delle autorità pubbliche», cioè degli «adulti», questo movimentonon rimette in discussione l’organizzazione politica ed economica della società, ma conta, al contrario, sulle strutture politiche esistenti perché agiscano, chiamandole –  multinazionali comprese – a mobilitarsi per il clima. Ignorando del tutto l’esistenza delle classi sociali e la lotta di classe, questo movimento si affida alla buona volontà e alla consapevolezza della gente per «preservare l’umanità». Non comprende che nell’attuale modo di produzione, il capitalismo, ciò che conta è invece preservare i profitti! Non sono né l’incapacità né l’irresponsabilità dei governi a creare i disastri ambientali, ma la folle corsa al profitto che nessuna impresa capitalista può evitare, e alla quale nessuno Stato borghese può voltare le spalle. È una triste utopia credere e far credere che degli scioperi nelle scuole superiori e delle manifestazioni periodiche, pur con numerosi partecipanti, o dei dibattiti con i leader del mondo, pur con portavoce così «commoventi», potrebbero cambiare questa realtà.

 

SALVARE IL PIANETA?

 

Gli ambientalisti, giovani o meno, spesso sostengono che è necessaria un’azione urgente per «salvare il pianeta» (2), questa «urgenza» viene avanzata per giustificare l’uso di ogni mezzo disponibile - cioè, i mezzi messi a disposizione dallo stesso sistema politico borghese. In realtà il pianeta non è, ovviamente, minacciato dal riscaldamento climatico: anche se la temperatura aumentasse di alcune centinaia di gradi, il pianeta sarebbe sempre lì.

Vogliono forse parlare della specie umana? Ma l’umanità, nata nelle regioni tropicali o subtropicali, potrebbe sopportare un aumento della temperatura.

Durante la sua storia il pianeta ha subito significative variazioni di temperatura. Non ci sono state solo epoche molto più calde, ma anche epoche molto più fredde. Periodi di glaciazione, durati dai 50 ai 100.000 anni, e separati da periodi interglaciali durati dai 10 ai 20.000 anni, si sono susseguiti da oltre 60 milioni di anni almeno. Le cause di queste variazioni climatiche non sono conosciute. Ci troviamo attualmente, da circa 15.000 anni, in un periodo interglaciale.

Il riscaldamento, nella lunghissima storia della terra, ha avuto effetti importanti per l’umanità; non solo le ha permesso di migrare verso zone precedentemente coperte dai ghiacci, ma soprattutto ha permesso la nascita e lo sviluppo dell’agricoltura e quindi la sedentarietà delle popolazioni. La crescita demografica che ne è seguita ha portato alla nascita delle prime civiltà, un fenomeno che si è verificato quasi contemporaneamente in tutto il mondo. Si noti che questo riscaldamento non era esente da variazioni, con periodi un po’ più caldi di oggi e periodi un po’ più freddi (3).

Ma la peculiarità dell’attuale fase di riscaldamento è data dal fatto che è in gran parte il risultato non dell’«attività umana» in generale, come sostengono i media, ma dello sviluppo capitalistico. Oltre all’inquinamento e alle distruzioni ambientali, la produzione capitalistica ha comportato l’emissione di gas a «effetto serra» (4) in quantità importanti che influenzano il clima globale provocando un aumento del riscaldamento in corso.

 

FUMISTERIE DEGLI ACCORDI FRA STATI PER IL CLIMA

 

Tant’é che i leader della maggior parte dei paesi del mondo hanno finito per accettare di limitare le emissioni di questi gas, durante le conferenze internazionali sull’ambiente che si tengono dagli anni ’70 (le famose «COP»). Gli esperti, alla fine, li hanno convinti che, se si fosse raggiunto un certo numero di gradi, il riscaldamento globale avrebbe provocato crisi economiche, guerre, migrazioni di popolazioni ecc. Quindi, per loro, non sono il pianeta e l’umanità a essere minacciati, ma il buon funzionamento del capitalismo!

E’ questo che spiega la firma, nel 2015, degli accordi di Parigi, in occasione della COP 21, e azioni simili, e non l’improvvisa preoccupazione di preservare la natura da parte dei leader borghesi. Gli ambientalisti lamentano, giustamente, che gli impegni presi nel 2015 alla COP 21 sono insufficienti e non vincolanti; inoltre, come sappiamo, gli Stati Uniti con Trump si sono ritirati dall’accordo. Mentre il riscaldamento climatico, un fenomeno mondiale, richiederebbe una risposta unitaria a livello globale, i singoli Stati non riescono a raggiungere nemmeno un minimo di accordo e così gli impegni sottoscritti non sono mai realmente rispettati (5). Di conseguenza, durante la COP 24 dello scorso dicembre in Polonia, i partecipanti hanno rinunciato a fissare impegni precisi!

In fondo, non c’è nulla di sorprendente nella politica degli Stati borghesi: i capitalisti non sono disposti ad accettare misure, anche se a lungo termine ne beneficerebbero, che a breve termine ostacolano il loro profitti.

Per quanto riguarda il governo di Trump, esso ha intrapreso una politica aggressiva di rivitalizzazione della potenza economica americana; non poteva e non può, quindi, che acconsentire alle richieste dei settori capitalistici, come le industrie del petrolio, del carbone e altre, che trovano intollerabile qualunque velleità di limitare o controllare la loro produzione (6). Questa è la dimostrazione lampante che è illusorio credere che il capitalismo possa autoregolarsi per il benessere dell’umanità.

 

SOLO LA DISTRUZIONE DEL CAPITALISMO METTERA’ FINE, ALLO STESSO TEMPO, AGLI ATTACCHI AL CLIMA E ALL’AMBIENTE, ALLA MISERIA, ALL’OPPRESSIONE, AI MASSACRI CONTINUI DI CUI E’ DISSEMINATA LA SUA STORIA

 

I giovani ecologisti che manifestano per «salvare il clima» non si preoccupano dello sfruttamento, dell’oppressione e della precarietà di cui soffrono i proletari e le masse diseredate del mondo. Hanno la fortuna di vivere nelle società che non conoscono direttamente la guerra o le situazioni di estrema povertà. Si può quindi capire che siano facilmente catturati nella trappola dell’ideologia democratica dominante per cui non esistono le opposizioni di classe, e per la quale la società attuale è l’unica possibile e i movimenti pacifici di opinione i soli mezzi per ottenere risultati facendo delicatamente pressione sui «responsabili delle decisioni».

Ma né l’antagonismo tra le classi, né la miseria e l’oppressione sono assenti nelle opulente società europee. I giovani, almeno quelli che vengono dalle classi salariate, se ne accorgeranno presto, non appena entreranno nel mondo del lavoro. Con ogni probabilità, è la preoccupazione profonda e nascosta per questo futuro immediato alla base delle loro attuali mobilitazioni, piuttosto che l’andamento del clima.

Ad ogni modo, di fronte all’implacabile realtà dello sfruttamento capitalista, i giovani capiranno che non c’è altra soluzione a tutti i mali di questa società che la distruzione di questo modo di produzione. Scopriranno che la lotta per resistere ai continui attacchi del capitalismo, la lotta per combattere i suoi misfatti e crimini di qualsiasi tipo, non può essere una lotta «comune a tutti», una lotta per interessi apparentemente «generali», ma può essere solo una lotta di classe, la lotta del proletariato: perché questa è la classe di coloro che non hanno nulla da perdere, di coloro che non hanno alcun interesse che li lega alla sopravvivenza del capitalismo. Il proletariato è l’unica classe in grado di mettere fine al capitalismo e aprire la strada a una società senza classi e senza Stati, il comunismo, in cui l’umanità vivrà in armonia con la natura.

Accorgendosi di quale vicolo cieco rappresenta il riformismo ecologista interclassista, potranno quindi impegnarsi con tutti i loro compagni di classe nella lotta per la rivoluzione comunista internazionale!

13/03/2019

 


 

(1) In Francia, gli studenti e le organizzazioni studentesche UNEF, FAGE, UNL, FIDL, SOLIDAIRES, MRJC, Scouts de France ecc. chiamano a questo sciopero: una bella unanimità che non avevamo visto quando si trattava di opporsi alla riforma scolastica di Blanquer!

(2) Vedi ad esempio le dichiarazioni di Redfox, l’organizzazione giovanile del PTB (Partito laburista belga): «Queste sono misure radicali di cui abbiamo bisogno oggi se vogliamo salvare il nostro pianeta. Imporre delle norme ai maggiori inquinatori ... Oggi non domani!», vedihttps://fr.redfox.be/climat_ solutions_ individuels_ou_collectives. Imporre degli standard di inquinamento per salvare il pianeta: il riformismo è stato raramente così stupido...

(3) L’ultimo raffreddamento, chiamato «piccola era glaciale», durò quasi 500 anni, all’incirca dal 1350 al 1850, e riguardò l’intero pianeta. È stato successivo all’«optimum climatico medievale», che era iniziato nell’anno 1000, quando le temperature erano più alte di adesso. C’era stato anche un «optimum romano» durato alcuni secoli.

(4) Causato dall’atmosfera, l’«effetto serra» è ciò che consente al pianeta di conservare abbastanza calore irradiato dal sole per essere abitabile. Il pianeta Marte ha un’atmosfera troppo sottile per produrre un effetto serra sufficiente, e le temperature sono estremamente basse (- 60° in media); mentre Venere, con un’atmosfera densa, conosce un intenso effetto serra che porta alla temperatura media, al suolo, di 470°. Perciò questi due pianeti sono inabitabili.

(5) Il rapporto dell’«Osservatorio sul clima e l’energia», pubblicato lo scorso autunno, mostra che la Francia, che aveva svolto un ruolo di primo piano nel prendere impegni specifici per ridurre le emissioni di gas serra alla COP 21, non ha rispettato i suoi impegni. Ma non è un caso isolato: gli altri paesi europei, gli Stati Uniti, il Brasile, la Russia, la Cina ecc. sono nelle stesse condizioni.

(6) Sono d’altronde queste società capitaliste, come la compagnia petrolifera ExxonMobil, che finanziano studi negli Stati Uniti che rimettono in discussione il riscaldamento climatico. Cfr. Latribune.fr, 16/16/2016.

 

 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

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