Se insulti e denigrazioni sono argomenti principali di un ministro...

(«il comunista»; N° 160 ; Luglio 2019)

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Dopo che la magistratura italiana ha verificato che non ci sono mai stati accordi o complicità con gli scafisti e i trafficanti di esseri umani, dopo che la stessa magistratura ha riconosciuto l'emergenza sanitaria e il diritto a salvare la vita ai migranti naufraghi imbarcati al largo della Libia come motivi validi della sua insistenza per attraccare nel porto più vicino e sicuro per poterli sbarcare in tutta sicurezza, e dopo aver risposto a tutte le domande nell'interrogatorio subito per l'accusa di "immigrazione clandestina", Carola Rackete, comandante della nave Sea Watch 3, non essendo più in arresto, è tornata in Germania, togliendo al ministro Salvini anche l'ultima soddisfazione che gli era rimasta, quella di cacciarla dall'Italia.

Tutti sanno quanto il ministro degli Interni Salvini si sia dato da fare per impedire che quei 53 migranti naufraghi sbarcassero in Italia, e come abbia continuato a minacciare la capitana Rackete se si fosse azzardata ad entrare in acque territoriali italiane o se avesse forzato il divieto di attracco a Lampedusa o in qualsiasi altro porto italiano. Da molto tempo, la guerra contro i migranti e contro tutte le organizzazioni umanitarie che operano per aiutare i migranti che fuggono dalle guerre, dalle carestie, dalle repressioni e dalle torture, come dalla miseria e dalla fame, è uno dei segni distintivi della politica del governo giallo-verde italiano, di cui il supersceriffo Salvini è il campione.

I migranti, e coloro che li aiutano, sono diventati in Europa il pericolo numero 1 per la stabilità della democrazia e per l'integrità dello Stato. Nemmeno sulle organizzazioni criminali, mafia, camorra, 'ndrangheta, mafia albanese o nigeriana, si è insistito nel condannarle come sulle masse di migranti e coloro che le aiutano, bersagli ormai del più acido disprezzo.

Quel che più va di traverso a Salvini e ai suoi sostenitori è che una nave col suo carico di migranti naufraghi, per di più comandata da una donna, non abbia eseguito i suoi ordini e che tutte le sue minacce non siano servite a niente, né a far desistere la capitana, né a guidare le sentenze dei magistrati secondo le sue indicazioni.

Non si contano gli insulti alla capitana Rackete durante la campagna d'odio lanciatale contro, tanto da spingere i suoi avvocati a querelare Salvini per "diffamazione e istigazione a delinquere". La Ong Sea Watch, infatti, sarebbe un'organizzazione illegale, che sbarca immigrati illegali "da una nave illegale", una "nave pirata", "fuorilegge" e i suoi appartenenti sarebbero "complici di scafisti e trafficanti". Mentre, alla comandante Rackete, Salvini riservava una serie di attenzioni particolari, indicandola come: fuorilegge, delinquente, criminale, responsabile di un tentato omicidio di militari italiani (quando la nave sfiorò - e non speronò, come ha continuato ad affermare il ministro - la motovedetta della guardia di finanza al momento dell'attracco al molo di Lampedusa). Inutile dire che sui social network, data l'insistenza con cui il ministro ha usato questo linguaggio nei confronti della Ong e di Carola Rackete, si sono scatenati i suoi fan (che d'altra parte avevano già dato direttamente prova del loro livore a Lampedusa, al momento dello sbarco dalla Sea Watch 3, fino ad augurare alla capitana di essere stuprata), dandole della "puttana tedesca", "zoccola malefica" e via di questo passo.

Non c'è che dire, un ministro della Repubblica che istiga all'odio non contro un nemico armato e intenzionato ad abbattere il sistema democratico tanto decantato e difeso, ma contro quelle che sono nei fatti delle ambulanze del mare, assolutamente pacifiche e democratiche e che, anzi, svolgono la loro opera secondo le leggi internazionali del mare e in difesa di una democrazia che, nei fatti, viene calpestata proprio da rappresentanti delle istituzioni dai quali i democratici di ogni chiesa si aspetterebbero il più alto esempio nel riconoscere leggi e diritti solennemente sottoscritti.

Che bisogno ha il capo della Lega - oggi il partito col più alto consenso elettorale e che già nelle ultime elezioni europee ha raccolto una percentuale di voti mai sperata - di sviluppare una campagna così odiosa contro masse inermi, indifese, offese e sofferenti, e non certo per "scelta"? Che non si tratti di un'invasione lo sa benissimo anche lui, e sa anche che il flusso migratorio via mare è diminuito in modo consistente già da qualche anno - visto che, almeno finora, i numeri non mentono. Ma il flusso migratorio, pur diminuito, continua, nonostante i decreti sicurezza bis, i "porti chiusi" e le minacce alle Ong e ai paesi europei, che avrebbero dovuto "fermare l'invasione"!

Il piccoloborghese, colmo di odio sociale e razziale, ha bisogno di un nemico immediato, facile da individuare, possibilmente inerme, su cui sfogare tutte le insoddisfazioni di una mezza classe che non ha prospettive storiche se non quella, casualmente, di sedersi talvolta sul ponte di comando e minacciare il mondo...

Per quanto tempo?        

 

 

Partito comunista internazionale

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