Alta velocità, alta probabilità di incidenti mortali!

Il treno Av 9595, il primo Frecciarossa del mattino partito da Milano alle 5.10, dopo circa 45 km, deraglia nel Lodigiano. Muoiono i due macchinisti, feriti 31 passeggeri.

(«il comunista»; N° 163 ; Marzo 2020)

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Era il 25 gennaio 2018 quando, subito dopo la stazione di Pioltello, a 10 km da Milano, il treno dei pendolari Trenord nr. 10452 che collega Cremona a Milano Porta Garibaldi, deraglia. Muoiono tre persone, 47 feriti. Fatalità? Per niente, si è trattato di una combinazione micidiale di mancata manutenzione sia delle rotaie che del materiale rotabile; inoltre sulle carrozze di questo treno non c’erano i rilevatori di svio, dispositivi che permettono di bloccare il treno in automatico appena una ruota esce dal binario. Ma questi costi l’impresa capitalistica non ha alcuna intenzione di sostenerli, soprattutto sui treni pendolari e sui treni merci.

A due anni di distanza, oggi 6 febbraio, è stato un Frecciarossa, il Milano-Salerno delle 5.10, un treno ad alta velocità, vanto dell’industria italiana, che viaggiava a 280 km/h, ad uscire dai binari alle 5.35, all’altezza di Ospedaletto Lodigiano, causando 2 morti (i due macchinisti) e 31 feriti.

Dai primi rilievi sembra che la motrice, passando su uno scambio elettronico, si sia staccata dal treno schiantandosi, dopo aver percorso fuori dalle rotaie alcune centinaia di metri, contro un casotto delle FS (milano.repubblica.it, 6/2/2020). Le altre carrozze del treno, a parte la prima carrozza che si è ribaltata, hanno continuato la loro corsa, più o meno intatte, su un altro binario. Poteva essere una carneficina – dichiara il prefetto di Lodi – che è stata evitata solo perché nelle prime tre carrozze viaggiavano soltanto 4 persone in tutto!

Sebbene le cause vere del deragliamento siano, ovviamente, ancora tutte da chiarire, sembra che lo “sviamento” del treno sia avvenuto in corrispondenza di uno scambio a cui, come scrive “repubblica”, proprio «nella scorsa notte o nella tarda serata di ieri sarebbe stato sostituito un ‘deviatoio’, ovvero un pezzo dello scambio stesso».

Quindi, al di là del fatto che la sostituzione del “deviatoio” sia stata fatta o meno a regola d’arte, da personale effettivamente specializzato in questo tipo di interventi e con i materiali adeguati, resta valido che un’altra causa degli incidenti ferroviari va cercata nelle tempistiche degli interventi per i quali è lecito chiedersi: viene utilizzato tutto il tempo necessario non solo per la sostituzione, ma anche per le prove di tenuta? I treni vengono progettati per andare a velocità sempre maggiori, dato che sono in concorrenza con gli spostamenti in auto e in aereo; e la loro velocità richiede altrettanta rapidità negli interventi di manutenzione sia sulle motrici e sulle carrozze, sia sui binari. Il capitale gira sempre più velocemente, e tutto quel che produce capitale e profitto deve girare anch’esso sempre più veloce. E’ così che aumentano i ritmi e gli orari di lavoro e il conseguente stress per i lavoratori, ed aumentano gli automatismi elettronici mentre diminuisce sempre più il tempo delle verifiche, rimandando gli interventi di manutenzione ai momenti in cui scatta l’emergenza. Succede per le autostrade, succede per le linee ferroviarie.

Alta velocità vuol dire sempre più alta mortalità!

Per fermare questo vero e proprio sistema di assassinio impunito, i lavoratori devono riprendere in mano innanzitutto la difesa della propria vita, prima ancora del proprio posto di lavoro, perchè il posto di lavoro diventa sempre più il posto dove ci si infortuna e si muore! I capitalisti e i loro sgherri lottano contro “il tempo”, vogliono arrivare prima dei concorrenti, vogliono velocizzare sempre più la produzione di capitale, e di profitto, e a loro non importa se ci vanno di mezzo lavoratori o passeggeri; per loro i morti sul lavoro, come i morti sulle vie di comunicazione, sono danni collaterali: l’importante è che alla fine dei conti gli utili siano aumentati, i titoli in Borsa vadano a gonfie vele e che i lavoratori stiano alle regole imposte dalle esigenze aziendali e accettino anche il rischio di morire per l’azienda.

I lavoratori devono dire NO, non ci stiamo a rischiare continuamente la vita, durante il lavoro e nel tragitto necessario per andare e tornare dal lavoro; non ci stiamo ad intossicarci e ad ammalarci per gli alti ritmi di lavoro, per gli ambienti nocivi in cui siamo costretti a lavorare, per lo stress che accumuliamo negli anni sottoposti come siamo ad una continua spinta a lavorare di più e fare di più in minor tempo!

Allora, ad ogni incidente sul lavoro bisogna reagire, con forza, scendendo in sciopero immediato e chiamando alla solidarietà tutti i lavoratori coinvolti, che lavorino in ferrovia o che usino i treni per andare al lavoro. Morire nella cabina di un treno deragliato, dei pendolari o frecciarossa non fa differenza, è come morire cadendo da un’impalcatura, o in una cisterna provvedendo alla sua pulizia, o cadendo da una gru o lambiti da lingue di fuoco in un’acciaieria. La differenza tra la vita e la morte sul lavoro la può fare soltanto la lotta operaia, intransigentemente in difesa della propria vita e dei propri interessi di classe. Sì, di classe, perché quella che ci lascia la pelle sui posti di lavoro è la classe dei lavoratori salariati, di coloro che sono costretti, in questa società, a versare il proprio sudore e il proprio sangue a beneficio esclusivo dei capitalisti.

 

GLI OPERAI DELLA MANUTENZIONE RFI NON SONO I COLPEVOLI DEL DISASTRO!

 

Mentre veniva allestito il cantiere per sollevare le carcasse delle carrozze del Frecciarossa e portarle in deposito, liberando così i binari per il loro ripristino e per completare le indagini con l'obiettivo di verificare le dichiarazioni dei cinque operai della manutenzione Rfi indagati per il disastro in quanto erano stati impiegati per intervenire sullo scambio di cui si era rilevata una anomalia, veniva alla luce il vero problema che ha causato il deragliamento del treno.

Non si è trattato di negligenza degli operai, bensì di un attuatore che era stato installato nello scambio 5 di Livraga, poche ore prima del deragliamento.

Questo attuatore, lasciato in posizione "chiusa" da parte degli operai intervenuti, all'arrivo del Frecciarossa , a causa dei cablaggi elettrici interni al dispositivo invertiti (Corriere della Sera, Milano, 16.2.2020) si è spostato in posizione "aperta" impedendo così al treno di proseguire dritto sul suo binario, deviandolo di colpo a sinistra su un binario non adatto a sopportare la corsa del Frecciarossa che in quel momento andava ad oltre 290 kmh.

Quell'attuatore, fabbricato dalla Alstrom, faceva parte di uno stock di attuatori forniti  a diverse società ferroviarie europee che, ovviamente, sono state avvisate. Dunque, per l'ennesima volta si tratta di materiali non perfettamente controllati e verificati.

Non è stata la negligenza degli operai manutentori intervenuti per rimediare ad una anomalia riscontrata sullo scambio, ma la negligenza della società Alstrom che ha venduto i pezzi di ricambio senza una loro puntuale verifica! Intanto i due macchinisti del Frecciarossa sono morti e a questo non c'è rimedio!

 

 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

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