Nelle Residenze per anziani è strage

(Supplemento a «il comunista»; N° 163; April 2020)

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Fin dall’inizio dell’epidemia del nuovo coronavirus – il Covid-19, che i virologi chiamano Sars-CoV-2 – è noto che le fasce più deboli, e quindi più a rischio, sono rappresentate dagli anziani, che spesso sono già affetti da altre patologie, dai malati di cancro e da tutti coloro che soffrono di malattie cardiache, delle vie respiratore e di immunodepressione. Non per nulla, tra le prime misure prese dal governo e dalle giunte regionali, vi era la raccomandazione, soprattutto per gli anziani, di non uscire di casa se non per motivi urgenti (spesa, farmaci, visite mediche ecc.) e ben protetti con mascherine e guanti, oltre, ovviamente, a quella di farsi aiutare da parenti e amici o dalle organizzazioni di volontariato che si erano messe subito a disposizione. Raccomandazioni, successivamente diventate ordinanze, del tutto formali e che non hanno impedito che la circolazione del virus, già avvenuta nelle precedenti settimane di inefficienza totale, avesse ormai contagiato migliaia di persone.

Dalla fine di gennaio il Covid-19 ha cominciato a rappresentare un vero pericolo, soprattutto nelle regioni del Nord, a partire dalla Lombardia, per poi toccare Veneto ed Emilia Romagna. Gli ospedali hanno iniziato a riempirsi di contagiati, ed è iniziato anche il conto dei morti da coronavirus: nei primi momenti qualche decina di casi, ma col passare dei giorni e delle settimane i casi sono diventati centinaia e migliaia, anche se il conto ufficiale è sempre stato, ed è ancora oggi, molto al di sotto della realtà. Il contagio ha avuto la piena libertà di espandersi grazie non solo alla congenita mancanza di prevenzione che caratterizza la società capitalistica, ma alla radicatissima attitudine da parte dei poteri politici ed economici a privilegiare sempre e comunque l’interesse economico rispetto a qualsiasi altro interesse, salute compresa. Un’altra attitudine caratteristica dei borghesi è di privilegiare le potenzialità di sfruttamento delle persone e delle situazioni in base all’età, alla disponibilità a piegarsi alle esigenze dei padroni con tutta la flessibilità ritenuta necessaria, ad accettare salari bassi e ad entrare in concorrenza non solo tra di loro, ma anche in base all’età, al genere, alla nazionalità, alla specializzazione. E così che il personale ospedaliero, su cui sono piombati tagli continui negli ultimi venti-trent’anni, si è trovato di colpo sottoposto ad un superlavoro in termini di orari di lavoro ed esposto costantemente al contagio e al pericolo di morte.

Per la società capitalistica tutto ciò che non è pienamente sfruttabile con continuità e a costi molto contenuti ha poco valore e diventa un peso; così per i disoccupati di qualsiasi età come per i lavoratori anziani e i pensionati. Per la borghesia, questa massa di persone rappresenta un costo che in qualche modo deve sostenere per garantirsi la pace sociale, ma sulla quale inesorabilmente scarica più facilmente le conseguenze delle proprie crisi economiche. L’opera di isolamento provocata dalla concorrenza tra lavoratori e che la borghesia mette in atto sull’intera massa di lavoratori occupati, con il contributo essenziale delle organizzazioni sindacali e politiche falsamente operaie e in realtà collaborazioniste, si estende con conseguenze ancor più drammatiche sulla massa di disoccupati, di precari, di lavoratori anziani e pensionati. E così, gli anziani che non sono più in grado di badare a se stessi si ritrovano in situazioni di estremo bisogno precipitando nelle condizioni di senzatetto e di povertà assoluta, e sono fortunati se possono contare sui figli e sui parenti, e se le risorse di denaro proprie e dei familiari consentono loro di avere un’assistenza continua in strutture private come le Residenze sanitarie assistenziali per anziani (Rsa).

Non ci siamo sorpresi, perciò, quando abbiamo letto che le Rsa sono state utilizzate dalla Regione Lombardia, e a seguire anche da altre Regioni, per piazzare malati di coronavirus che gli ospedali non riuscivano più ad ospitare. Data l’assoluta deficienza di posti letto sia in terapia intensiva, sia in terapia subintensiva che in corsia, la mancanza di medici e personale ospedaliero adeguati alla quantità di malati da coronavirus, e la mancanza di protezioni individuali, oltre che di tamponi, ventilatori polmonari e di tutti i diversi strumenti di analisi necessari per affrontare un’epidemia del genere, ai presidenti di Regione sembrava logico affrontare l’emergenza con “misure d’emergenza”, come quella, appunto, di traslocare una parte dei malati di coronavirus in altre strutture private, naturalmente dietro pagamento. Infatti, la Regione Lombardia, ad esempio, ha sborsato per ogni paziente ospitato dalle tre strutture che fanno capo al Pio Albergo Trivulzio di Milano (due a Milano e una a Merate), ben 150 euro più un incremento dei rimborsi futuri per le prestazioni offerte da queste strutture (la Repubblica, 14.4.2020), o da altre strutture, come il Golgi Radaelli che oltre a Milano è presente anche in provincia, a Vimodrone e ad Abbiategrasso.

E che si sia trattato di un affare sulla pelle degli anziani più che di un aiuto organizzato per curare e salvare vite, è dimostrato dalla strage avvenuta: secondo gli ultimi dati disponibili, nelle tre sedi del Trivulzio i morti dal 1° marzo all’11 aprile sono stati 191 (la Repubblica, 15.4), mentre nelle sedi del Golgi Radealli sono stati 142 (la Repubblica, 14.4). Ma i morti nelle undici Rsa di Milano e provincia sono molti più, oltre a quelli citati ora: sono ben 550. Non è dato sapere se tutte queste morti sono state causate da Covid-19, ma è sicuro che il contagio, e la successiva morte, sono stati facilitati perché gli ospiti ammalati sono stati collocati negli stessi reparti di quelli sani già presenti, senza alcuna separazione protettiva; inoltre, il personale sanitario ha denunciato di non essere stato dotato delle indispensabili protezioni individuali e che, a coloro che si erano procurati le mascherine personalmente, era stato addirittura vietato di indossarle per “non spaventare i pazienti”!

I morti sono troppi perché la cosa possa passare sotto silenzio. E così la magistratura, sulla base delle denunce dei parenti, ha aperto le indagini per scoprire i “colpevoli”. Certo, qualche colpevole lo troveranno di sicuro, come in altre occasioni precedenti; e appena si è mossa la magistratura sono iniziate subito le operazioni di scaricabarile: il presidente della Regione, Attilio Fontana, non ha perso tempo, ha subito dato la colpa ai “tecnici” dell’Azienda Tutela della Salute (Ats, ex Asl) che avevano la “responsabilità” di valutare “se ci fossero o meno le condizioni”, ossia l’isolamento in singoli reparti e dipendenti dedicati (la Repubblica, 18/4). Ma il gioco allo scaricabarile, in ordine gerarchico, continua fino ai dirigenti delle strutture. L’operato del direttore dell’azienda Pio Albergo Trivulzio, Giuseppe Calicchio, ad esempio, viene difeso in una lettera inviata alle istituzioni, riportante le firme di un gruppo di operatori socio-sanitari delle strutture, firme che sono risultate completamente falsificate (la Repubblica, 18/4). 

D’altra parte, il Trivulzio ci ricorda la vicenda di tangentopoli, che iniziò nel febbraio del 1992 proprio dalle mazzette (ben 14 milioni di lire) che il titolare di un’impresa di pulizie di Monza, tale Luca Magni, consegnò al presidente del Trivulzio, il socialista Mario Chiesa. Evidentemente sanità, mazzette e favoritismi vanno a braccetto, ieri con i socialisti, oggi con i leghisti. Ma le inchieste della magistratura non potevano certo fermarsi alle Rsa di Milano; infatti riguardano anche le province di Cremona, Sondrio, Brescia (cfr. il Quotidiano del Sud, 16/4) e con ogni probabilità si estenderanno anche alle altre province lombarde.

Ma quando mai le inchieste della magistratura hanno cambianto il corso delle cose? Possono saltare delle teste, qualcuno finisce in galera, ma il sistema rimane in piedi e genera costantemente le stesse situazioni. E’ il sistema che deve saltare per aria e non sarà la magistratura a provocare questa esplosione perché è parte integrante dello stesso sistema; condannando qualcuno, anche qualche “pezzo grosso”, a qualche multa o a qualche anno di galera, non fa che mettere una pezza ad un sistema che continuerà a generare privilegi, sopraffazioni, mazzette e stragi. Ed è scritto nella storia della lotta fra le classi che, quando i proletari si ribelleranno contro queste stragi e se la vedranno con carabinieri, polizia, forze armate varie, da che parte staranno i magistrati: dalla parte della classe dominante borghese, dello Stato borghese, dei privilegiati, degli sfruttatori, dei criminali legalizzati...

 

(aggiornamento del 20 maggio 2020)

 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

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