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Introduzione alle pubblicazioni di partito in lingua tedesca

(«il comunista»; N° 165 ; Luglio-Ottobre 2020)

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Pubblichiamo di seguito un cappello introduttivo a tutte le pubblicazioni del partito in lingua tedesca dal 1969 al 1982.

 

 

L’impostazione internazionalista e lo sforzo che il partito faceva per diffondere la teoria marxista restaurata e i risultati del bilancio storico e politico della rivoluzione russa e della controrivoluzione, spingevano le forze del partito, ricostituito nel secondo dopoguerra, a non fermarsi al nucleo proveniente dalla Sinistra comunista d’Italia e, quindi, agli scritti in lingua italiana, ma ad allargare la voce del partito anche in altre lingue, a partire dal francese, dato che l’attività politica dei militanti della Frazione di sinistra del PCd’I esuli in Francia e in Belgio aveva costituito, nel decennio che precedette lo scoppio della seconda guerra mondiale, il terreno da cui germogliarono i primi nuclei di compagni che diedero vita successivamente al gruppo “Programme communiste”. E’ nello sviluppo di questa attività che al partito si avvicinarono, e in seguito aderirono, compagni di lingua tedesca, ed è grazie a loro che il partito potè iniziare a tradurre i suoi materiali fondamentali, avviando in questo modo i primi tentativi di diffusione della voce del partito in un’area d’Europa, quella di lingua tedesca, che è sempre stata strategica per il movimento comunista rivoluzionario come per la controrivoluzione.   

Nei primi anni Sessanta del secolo scorso, uscirono quindi alcune pubblicazioni sotto il titolo Der Faden der Zeit (Sul filo del tempo). Si pubblicarono tre numeri: il n.1 con scritti della Sinistra comunista marxista (russa, tedesca e italiana) contro la guerra del 1914-1918; il n. 2 con le posizioni della Sinistra comunista d’Italia al II congresso dell’Internazionale Comunista (1920), in particolare sulla questione del parlamentarismo; il n. 3 con articoli di A. Bordiga e dell’Internazionale Comunista su Partito, classe e azione rivoluzionaria (1).

Un secondo tentativo di propagandare le posizioni del partito in tedesco, in particolare in Germania occidentale, fu fatto agli inizi degli anni Settanta del secolo scorso, grazie all’attività di alcuni compagni a Francoforte che iniziarono a pubblicare una rivista ciclostilata dal titolo Internationale Revolution. Ne uscirono 4 numeri, dal gennaio 1969 al novembre 1970. Si volle rispondere all’influenza del “Sessantottismo”, di un estremismo di sinistra che non andava oltre la rivendicazione, anche violenta, di una “vera democrazia” e alla distorta interpretazione della Russia sovietica come “paese socialista”. Successivamente, sulla base dell’attività delle sezioni locali di partito formatesi in quel periodo, dal giugno 1974 al maggio 1975, per 6 numeri, uscì con una periodicità meno irregolare, la rivista Auszüge aus der Presse der Internationalen Kommunistischen Partei, sostituita dall’agosto 1975 fino all’ottobre 1976, per 5 numeri, dall’Internationale Kommunistische Partei - Bulletin, mentre dal gennaio/febbraio 1977 il partito iniziò la pubblicazione regolare della rivista teorica in lingua tedesca Kommunistisches Programm che uscì per 14 numeri fino al settembre 1981, interrotta a causa della crisi generale del partito.

I tentativi di propaganda politica e di proselitismo che fece il partito nell’area di lingua tedesca, e la variabilità dei titoli delle pubblicazioni di partito in tedesco è la dimostrazione delle difficoltà di formare un nucleo di partito stabile in Germania; ciò dimostra, inoltre, l’importanza di una vera chiarificazione delle questioni politiche, tutto il contrario di quel che fa il nuovo “programma comunista”.

L’attività dei compagni, sviluppatasi in particolare ad Amburgo, Hannover, Berlino, richiese, ad un certo punto del suo sviluppo, il sostegno di un giornale di partito, un giornale con gli stessi criteri di pubblicazione e lo stesso controllo centrale che avevano tutte le pubblicazioni di partito. E così nel 1978 uscì un primo numero del periodico dal titolo Proletarier, presentato a suo tempo in questo modo:

«Proletari di tutto il mondo unitevi! E’ questa la testata del nostro periodico in lingua tedesca che, come tutta la nostra stampa, riflette l’unicità di impostazione teorica, l’omogeneità politica, l’indirizzo unico nell’applicazione pratica dei principi marxisti. In un numero di “saggio”, uscito il 1° maggio 1978, un lungo articolo ripropose al proletariato di Germania la necessità di riprendere la via maestra della lotta di classe, e pubblicò i punti fondamentali del programma del nostro partito. Un altro approfondì la natura e il ruolo di quei “consigli d’azienda” che, nel quadro della “cogestione” – pienamente realizzata in Germania anche dal punto di vista formale –, lo Stato borghese tedesco creò direttamente per disciplinare i rapporti fra capitale e lavoro stabilendone i compiti e l’organizzazione e definendoli per legge rappresentanti ufficiali delle maestranze. Questa “istituzionalizzazione” li rende organi unicamente e definitivamente padronali, per cui nessun compito i proletari hanno da svolgere al loro interno, proprio perché il loro ruolo di collaborazione è aperto e senza mistificazioni. La parola d’ordine del partito non può quindi essere che: sabotaggio delle elezioni a questi organismi. Ciò mostra come il partito non faccia della partecipazione agli organismi intermedi una questione di “principio”, ma distingua quelli che – pur tendenzialmente collaborazionisti – raggruppano operai che vi aderiscono per difendere i propri interessi, e il cui funzionamento non è ancora regolato per legge, da quelli che invece non solo non offrono alcuna possibilità neanche virtuale di svolgere un’attività intesa a strappare i lavoratori alla presa asfissiante dell’opportunismo, ma legano chi vi partecipa a un ruolo direttamente antioperaio. Lo stesso numero conteneva un articolo sul significato del 1° Maggio proletario e un altro sul problema, pressante anche in Germania, della disoccupazione dei giovani, che il capitale spinge, come inservibili, alla “morte sociale”, quindi all’alcoolismo, alla droga e perfino al suicidio oggi, e ai quali noi indichiamo l’unica, vera prospettiva: quella della lotta rivoluzionaria, per la quale essi non sono – come per il capitalismo – “di troppo”, anzi sono urgentemente necessari».

Dal n. 2, gennaio/febbraio 1979, il Proletarier uscì con periodicità tendenzialmente bimestrale, fino al n. 19 luglio/agosto 1982 col quale cessò le pubblicazioni a causa della crisi esplosiva che colpì il partito a livello internazionale; la sezione tedesca del partito, caduta purtroppo nel più vergognoso movimentismo, si autodistrusse. Da allora, i contatti con elementi tedeschi che conobbero e frequentarono le sezioni di Berlino o di Amburgo, non sortirono risultati apprezzabili dal punto di vista dell’attività politica del nostro partito ricostituito dopo la crisi esplosiva del 1982-84. Ciò non toglie che è interesse permanente del nostro partito diffondere le nostre posizioni programmatiche, politiche e tattiche, e i materiali di ordine teorico che ribadiscono l’invarianza del marxismo, tendenzialmente in tutti i paesi del mondo nelle lingue di nostra conoscenza per cui il partito può assicurare una puntuale verifica degli scritti originali e delle traduzioni. Lontano da noi cercare ed utilizzare degli espedienti per produrre materiali nelle lingue non conosciute, pur di presentare a potenziali lettori un catalogo di pubblicazioni nelle diverse lingue, falsando in questo modo la realtà della nostra organizzazione.

Va, d’altra parte, ricordato il fatto che dalla crisi esplosiva del 1982-84 uscirono diversi gruppi distinti e che uno di questi – che si caratterizzò per la mancanza assoluta di lotta politica nel partito durante la crisi e per aver “archiviato” la crisi come un incidente di percorso in cui si sarebbe inserita una “cricca” con l’obiettivo di distruggere il partito – si impossessò della testata “il programma comunista” per vie legali vantando una “proprietà commerciale” che la legge borghese impone per poter pubblicare un giornale. Il gruppo di ex compagni che si riorganizzarono, dal febbraio 1984, intorno al nuovo “programma comunista” non sentì alcun bisogno di fare un bilancio politico della crisi che portò all’esplosione del partito; si ritenne soddisfatto di essere riuscito ad mettere le mani sulla testata storica del partito grazie alla sentenza del tribunale borghese. E con lo stesso atteggiamento, dal 2017, dopo 36 anni, hanno iniziato la pubblicazione di una nuova rivista intitolata Kommunistisches Programm, riprendendo il vecchio titolo della rivista del partito pubblicata dal 1977 al 1981. Come nel loro giornale in lingua italiana, così in questa rivista è inutile cercare il bilancio della crisi del 1982-84 e, quindi, una loro posizione definita rispetto ai gruppi che si presentano come “partito comunista internazionale” e rispetto alle testate che un tempo erano del partito. Nel numero “speciale” del nuovo Kommunistisches Programm, intitolato Was ist die IKP, si limitano ad un rapido accenno alla crisi che ha colpito il partito “dal 1981 al 1983” [dal 1981???], aggiungendo che hanno sempre cercato di “analizzare” e di “chiarire” gli eventuali errori commessi dal partito sul suo cammino..., ma di queste analisi e di queste chiarificazioni nella loro stampa non c’è traccia.

I tentativi di propaganda politica e di proselitismo che fece il partito nell’area di lingua tedesca, e la variabilità dei titoli delle pubblicazioni di partito in tedesco è la dimostrazione delle difficoltà di formare un nucleo di partito stabile in Germania; ciò dimostra, inoltre, l’importanza di una vera chiarificazione delle questioni politiche, tutto il contrario di quel che fa il nuovo “programma comunista”.

Il giornale del partito è un fatto esclusivamente politico, perché, come sosteneva Lenin, è l’organizzatore collettivo del partito e non l’espressione di un proprietario o di un’azienda. Il programma comunista rappresentò, dal 1952, l’attività teorica, politica e di intervento del partito per trent’anni, nonostante i distacchi e le scissioni che inevitabilmente avvengono in un partito che agisce permanentemente controcorrente, e ad esso si affiancarono le altre testate con cui il partito, man mano che sviluppava la sua attività in altri paesi, moltiplicava la sua voce in altre lingue. Così nacquero Programme communiste, le prolétaire, el programa comunista, el comunista, Kommunistisches Programm, Proletarier ed altre ancora in inglese, greco, olandese, arabo, danese/svedese, portoghese, turco.

Ma l’uso del tribunale borghese come arma “politica” per impossessarsi di una “continuità ideologica, politica e organizzativa” per la quale non si fece alcuna battaglia politica all’interno del partito durante la crisi, contando sul fatto che col solo nome di un giornale – come, ad esempio, “il programma comunista” – che ha rappresentato per trent’anni il partito, si pretendeva, e si pretende, di “garantire” la “continuità ideologica, politica e organizzativa” del partito di ieri, significò ricadere nella stessa trappola borghese in cui cadde il gruppo di Damen all’epoca delle divergenze che portarono alla scissione del 1952 tra quel gruppo che, con le stesse ragioni burocratiche, mise le mani su battaglia comunista e Prometeo grazie al tribunale che, ovviamente, ne riconobbe la proprietà commerciale.

La spudoratezza del gruppo che pubblica il nuovo “programma comunista”, non ha limiti. Nel cappello che presenta, nel loro sito, l’archivio delle annate del giornale, si può leggere ad un certo punto: «Articoli e giornali non sono proprietà di alcuno, in quanto prodotti da una “collettività di partito impersonale”, pertanto i testi possono essere scaricati e diffusi liberamente». Evidentemente non erano della stessa opinione nel 1983-84, quando usarono il tribunale borghese contro la “collettività di partito impersonale” per accaparrarsi la testata storica del partito.

Mai avremmo immaginato che gli stessi vecchi compagni che criticarono intransigentemente il gruppo di Damen anche per l’azione legale, potessero essere i protagonisti della stessa vergogna trent’anni dopo. Ma tant’è... Questo episodio dimostra che mantenere nel tempo una condotta, anche personale, coerente con le convinzioni o le affermazioni politiche per anni condivise, scritte e ribadite, fa parte di una lotta controcorrente che, in situazioni di tremenda depressione della lotta di classe, può stroncare anche il più preparato dei compagni. Si trattava e si tratta di tirare una lezione anche da questo.

 


 

(1) A proposito del titolo Der faden der Zeit, va fatta una precisazione: 4 o 5 numeri di una rivista con lo stesso titolo, ma sottotitolata come “organ der Komunisten” (organo dei comunisti) e rivendicante la sinistra comunista d’Italia, furono pubblicati a partire dal febbraio 1975 a Berlino. Il gruppo di elementi che la pubblicò è lo stesso che ruppe col partito nel dicembre 1967 e che per una decina d’anni pubblicò in francese  una rivista con lo stesso titolo “Sul filo del tempo”.

 

 

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