Livorno 1921. La formazione del Partito Comunista d’Italia, sezione dell’Internazionale Comunista

( Supplemento 02 a «il comunista» N° 166, Gennaio 2020 / Livorno 1921, la formazione del Partito Comunista d'Italia ) 

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●  1919

Il Partito Socialista Italiano al Congresso di Bologna

(5-8 ottobre 1919)

 

 

Breve richiamo storico alle vicende del P.S.I.

(Da Prometeo, seconda serie, n. 2, febbraio 1951)

 

 

Dovrà essere oggetto di altra pubblicazione la storia del movimento socialista in Italia, dalle sue origini e fino al periodo importantissimo della prima guerra mondiale, e la illustrazione sia delle lotte del proletariato e del partito, che delle divergenze delle tendenze coi loro urti nei congressi (1).

Come premessa alla situazione che condusse alla scissione dei comunisti, bastino oggi questi brevissimi cenni.

Il Partito Socialista Italiano, seguendo i principi marxisti, al congresso di Genova del 1892 si separò dagli anarchici, e fu sezione della Seconda Internazionale Socialista.

Nei primi anni del secolo ventesimo il partito eliminò dal suo seno le tendenze sindacaliste di scuola soreliana, che preconizzavano l’abbandono dell’azione politica per concentrare tutte le attività in quella economica e sindacale. In tale lotta però prevalse la tendenza riformista che basava l’azione del partito sui mezzi legalitari.

Reagì la corrente intransigente rivoluzionaria dei marxisti radicali che divenne dominante nel partito al congresso di Reggio Emilia nel 1912.

Fu allontanata l’ala destra dei riformisti bissolatiani (2), i quali avevano proposta la collaborazione a ministeri borghesi e monarchici, appoggiata la guerra libica e in seguito dovevano divenire fautori spinti dell’intervento nella guerra del 1914, a cui il grosso del partito si oppose con vigore.

Nel maggio 1915 si aveva l’intervento italiano nella guerra, ma il partito continuò la sua lotta benché abbandonato dal capo della sinistra Mussolini, direttore dell’ “Avanti!” fino all’ottobre 1914, poi espulso. Nel seno del partito si delinearono due correnti. I riformisti turatiani (3), e con essi i più moderati degli intransigenti, pur sostenendo le opposizioni in Parlamento alla guerra, ne accettavano la disciplina; gli elementi di sinistra rivendicarono una opposizione attiva, ed in principio fino al sabotaggio della guerra, anche quando l’esercito austriaco invase il territorio nazionale. Tali elementi a guerra finita, e quando le simpatie delle masse proletarie convergevano sul partito, si schierarono per la adesione alla Terza Internazionale di Mosca, costituita nel 1919, e soprattutto per i principi della dittatura del proletariato e della azione rivoluzionaria, che trovavano opposizione più o meno aperta fra i turatiani e nella corrente che si chiamò “massimalista”. Questa a parole era con Mosca, nel fatto non voleva separarsi dai primi né condannare ogni concezione non solo socialnazionale, ma socialdemocratica e legalitaria del movimento operaio.

I massimalisti al congresso di Bologna 1919 fecero votare l’adesione a Mosca, ma rifiutarono ogni rottura coi riformisti ed ogni loro esclusione dalle file del partito, ogni lotta con la loro influenza sindacale e parlamentare; di più, solo platonicamente, modificarono il vecchio programma di Genova 1892, che anche interpretato in senso intransigente non rispondeva più alla impostazione rivoluzionaria, e tollerarono i denigratori del programma rinnovato nelle file del Partito. L’adozione integrale del programma dell’Internazionale Comunista fu invece propugnata al Congresso dagli aderenti alla Frazione Comunista Astensionista.

Il 1920 fu l’anno del travaglio interno del Partito Socialista, che vide allinearsi sulle posizioni di principio e di tattica della III Internazionale anche gruppi e militanti singoli che a Bologna avevano seguito la maggioranza.

Il contrasto fu discusso in pieno al II congresso di Mosca del luglio del 1920, il quale definì le condizioni per l’entrata dei partiti nell’Internazionale, e tutte le direttive di questa, e stabilì tra gli altri metodi tattici anche quello dell’impiego dell’azione parlamentare.

Gli elementi che si raccolsero su tale terreno nel 1920 formarono la Frazione Comunista del partito, e al congresso di Livorno, data la resistenza dei massimalisti alle richieste di Mosca, si staccarono da essi.

Sorse così il nuovo partito. I testi parlano per dire quale ne fosse, senza possibilità di equivoco, la dottrina, la politica, la tattica.

 


 

(1)   In parte, e soprattutto per quanto riguarda le origini della sinistra marxista in Italia, vedi la Storia della Sinistra comunista, ed. “il programma comunista”, vol. I, Milano 1964, e successivi volumi.

(2)   Leonida Bissolati, cremonese, nato nel 1847, prima radicale, poi socialista, tra il 1889 e il 1895 organizza le agitazioni contadine in Val Padana; nel 1896 diventa direttore dell’Avanti! Massone, nel 1912 non si oppone alla Guerra di Libia, e per questo viene espulso dal PSI. Fonda con Ivano Bonomi e Angiolo Cabrini il Partito Socialista Riformista Italiano; è ministro per l’assistenza militare e le pensioni di guerra nei governi Boselli e Orlando nel 1917. Muore nel 1920.

(3)   Filippo Turati (1847-1932), è tra i fondatori nel 1892 a Genova del Partito dei Lavoratori Italiani (nel 1895 diventa Partito Socialista Italiano). Legato ad Anna Kukiscioff, anch’essa dirigente del PSI che lotta per ridurre l’orario di lavoro delle donne e dei fanciulli, per il voto alle donne e il divorzio. Nel 1886 Turati scrive l’Inno dei lavoratori, nel 1891 fonda la rivista Critica Sociale. Riformista fin dalla prima ora, è fautore del programma minimo (riforme parziali, graduali) e del ministerialismo. Personalità principale del gruppo parlamentare del PSI. Turati è contro la guerra e l’interventismo, è per la neutralità, ma dopo la disfatta di Caporetto del 1917, si dichiara favorevole alla guerra e alla difesa della “patria”. Lenin lo accusa per questo – come con Bissolati – di socialsciovinismo. Al congresso di Livorno del 1921 Turati, ribadisce la sua posizione da sempre tenuta (anche nei confronti della rivoluzione russa) e  proclama il suo netto rifiuto di ogni soluzione violenta, seppur rivoluzionaria, e il suo netto rifiuto della dittatura del proletariato. Nel 1922 dà vita con Matteotti, Modigliani, Treves al Partito Socialista Unitario nel quale confluisce la maggioranza del gruppo parlamentare socialista. Nel 1926, sotto le minacce fasciste, espatria in Francia, a Parigi dove, nel 1927 è confondatore della Concentrazione Antifascista che raggruppa tutti i movimenti antifascisti italiani esuli a Parigi. Muore a Parigi nel 1932.

 

 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

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