Livorno 1921. La formazione del Partito Comunista d’Italia, sezione dell’Internazionale Comunista

( Supplemento 02 a «il comunista» N° 166, Gennaio 2020 / Livorno 1921, la formazione del Partito Comunista d'Italia ) 

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●  1919

Il Partito Socialista Italiano al Congresso di Bologna

(5-8 ottobre 1919)

 

 

Il programma della Frazione Comunista

(Dal “ Soviet”, nr. 29 del 13 luglio 1919; in Storia della Sinistra comunista, vol. I, pp. 398-402) (1)

 

 

Questo testo è il risultato della costituzione organizzata degli astensionisti in frazione nazionale e contiene il suo programma per la parte più specificamente storica e politica, che successivamente sarà completata dalle importanti parti sulla tattica e sulla critica delle opposte scuole, nel che resta come esempio tipico dell’impostazione dei problemi che il movimento rivoluzionario deve organicamente risolvere. Il testo mostra che la questione dell’astensionismo rientra, ma non in modo centrale, nella impostazione programmatica dei marxisti di sinistra.

 

 

PREMESSA DEL «SOVIET»

 

Si è recentemente tenuta una riunione di compagni iscritti al Partito Socialista Italiano e militanti nell’ala estrema di esso.

Una discussione ampia e elevata ha condotto all’estensione ed approvazione del programma che il nostro “Soviet” pubblica per primo. Sarebbe far torto ai nostri lettori insistere sull’importanza di questo documento.

Il gruppo iniziatore si propone di agitare ed affermare questo programma riunendo su di esso le adesioni degli iscritti e delle sezioni del P.S.I. allo scopo di costituire su tale base la frazione comunista del partito.

La frazione sarà presto convocata a regolare convegno e si preparerà a presentare al Congresso Nazionale del Partito il suo programma, destinato a sostituire quello attuale, formulato a Genova nel 1892. E’ stato in conseguenza rinnovato alla Direzione del Partito l’invito di convocare di tutta urgenza il Congresso.

La situazione ed i recenti avvenimenti indicano chiaramente – ed i lettori che hanno seguita la nostra opera assidua di delucidazione programmatica e tattica ne converranno – che non vi è altra via per condurre il proletariato in Italia alla realizzazione rivoluzionaria della conquista del potere. Da questa ci divide un breve periodo, che può e deve essere superato con lo svolgimento di un preciso programma d’azione, ma non può essere saltato con anticipazioni miracolose.

 

IL PROGRAMMA

 

La storia delle società sinora esistite è una storia di lotta di classi.

Allorché le forze produttive nel loro sviluppo vengono in contrasto coi rapporti della produzione e della proprietà e coi conseguenti istituti sociali e politici, si ha un periodo di rivoluzione sociale, col passaggio del potere politico da una classe all’altra.

La moderna società borghese, nata sulle rovine della feudale, non tolse gli attriti di classe, creò soltanto nuove classi, nuove condizioni di oppressione e nuove forme di lotta in luogo delle antiche. Durante l’epoca nostra tutta la società si scinde sempre meglio in due classi che si fanno fronte: la borghesia e il proletariato.

Nello stesso tempo che la rivoluzione borghese metteva di fronte queste due classi, essa istituiva il regime politico della democrazia rappresentativa nel quale alla disuguaglianza economica si sovrappone la formale libertà ed uguaglianza politica dei cittadini di tutte le classi, nella formazione degli organi elettivi dello Stato. Malgrado la prevalenza numerica degli elettori proletari su quelli borghesi, lo Stato democratico non cessa d’essere il comitato d’interesse che amministra gli affari del ceto borghese.

 

*        *         *

 

Ogni lotta di classe è lotta politica tendente alla trasformazione delle basi della produzione.

Lo scopo dei comunsti è l’organizzazione internazionale del proletariato in partito politico di classe, la distruzione del dominio borghese, la conquista del potere politico da parte del proletariato. Strumento specifico di questa azione è dunque il partito comunista.

Questo, finché la lotta deve svbolgersi necessariamente entro i limiti del regime borghese, fa opera di propaganda e di proselitismo, di critica al sistema capitalistico e di opposizione alla politica della classe dominante: con ciò poteva giustificarsi in passato la partecipazione alle lotte elettorali e parlamentari.

Quando è aperto il periodo storico della lotta rivoluzionaria tra proletariato e borghesia, compito del partito politico proletario è l’abbattimento violento del dominio della borghesia e l’organizzazione del proletariato in classe dominante. Da questo momento diviene incompatibile l’invio di rappresentanti del Partito negli organismi rappresentativi del sistema borghese nel quale il proletariato è classe oppressa, e comunque in organismi alla cui formazione elettiva partecipino le classi detentrici della ricchezza.

Durante la grande guerra che ha precipitata la crisi definitiva della borghesia, rendendole impossibile dominare gli intimi contrasti del mondo della produzione, si è aperto, con lo scoppio della rivoluzione sociale in Russia, il periodo rivoluzionario nel quale il proletariato insorge successivamente nei vari paesi per la conquista violenta del potere, ed i partiti comunisti devono ovunque orientare la propria tattica verso questa realizzazione.

Il partito di classe si tiene in costanti rapporti coi sindacati operai coordinandone e dirigendone l’azione nella lotta politica per l’emancipazione del proletariato.

Esso provvede alla formazione di organi provvisori della classe operaia destinati a preparare ed organizzare l’azione per l’abbattimento del dominio borghese, ed assumere i poteri nella prima fase rivoluzionaria.

 

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Avvenuto il trionfo del proletariato nella lotta contro la borghesia, e provvedutosi subito, con i Comitati provvisori già predisposti, all’assunzione dei poteri locali e centrali, verranno indette le elezioni dei consigli locali degli operai indipendentemente dalle categorie profesisionali cui appartengono, e divisi per circoscrizioni di città e di campagna.

Il diritto elettorale attivo e passivo sarà riservato ai soli lavoratori di ambo i sessi e di qualunque nazionalità, escludendo coloro che sfruttano il lavoro altrui.

Si realizzeranno così le basi della dittatura proletaria.

Verrà convocato il congresso dei consigli locali che eleggerà il consiglio centrale; e questo affiderà il potere esecutivo ad organi appropriati.

Ogni delega di potere sarà revocabile in ogni tempo per volontà degli elettori.

Questo sistema politico costituisce lo Stato proletario, organo per il dominio della classe lavoratrice sulla borghesia e per l’espropriazione di essa.

Per impedire tentativi controrivoluzionari della classe capitalistica e per vincere la resistenza che essa opporrà alle espropriazioni, si procederà all’armamento del proletariato con la costituzione di una milizia di classe.

Non appena avvenuta la formazione dello Stato dei consigli, questo stringerà rapporti di illimitata solidarietà politica ed economica con le altre repubbliche comuniste del mondo, e aiuterà con tutti i mezzi a sua disposizione il movimento comunista nei paesi ancora dominati dalla borghesia.

Compito del governo proletario di classe è quello di togliere a mano a mano alla borghesia ogni capitale, per accentrare tutti gli strumenti di produzione in possesso dello Stato, ossia del proletariato stesso organizzato come classe dominante, e per accrescere il più rapidamente possibile la massa delle forze produttive.

Le successive misure di espropriazione e socializzazione saranno coordinata alle condizioni economiche e sociali e alla necessità di paralizzare il meno possibile la produzione nel trapasso dalla forma privata a quella comunista.

I primi provvedimenti saranno: la socializzazione del capitale finanziario e la soppressione del debito di Stato, esclusi i minimi capitali; la socializzazione delle abitazioni, dei mezzi di trasporto, della grande proprietà agraria e delle grandi aziende commerciali ed industriali.

Speciali provvedimenti incoraggeranno i proprietari di piccole aziende sia industriali che agricole ad accedere volontariamente alle forme comuniste.

Costituendo tale processo l’unica via di realizzazione concreta della uguaglianza e della libertà umana, il cui presupposto è la sparizione di ogni sfruttamento dell’uomo sull’uomo, lo Stato proletario si servirà di tutti i mezzi di repressione delle azioni individuali o collettive che venissero ad ostacolare la realizzazione del programma comunista, non potendo sacrificare ad una concezione astratta e formale della libertà il rapido sviluppo e le sorti della rivoluzione sociale.

 

*        *         *

 

Con la socializzazione dei diversi rami dell’economia, questa cessa di essere un affare privato di individui o di gruppi per diventare funzione collettiva di tutta l’umanità associata.

Il modo e la misura della produzione, i trasporti e la distribuzione dei prodotti, saranno disciplinati da competenti organismi internazionalmente collegati.

Quando sarà compiuta l’espropriazione di tutti i capitali, la borghesia gradualmente assorbita nel proletariato cesserà di esistere come classe.

Il potere pubblico perderà allora il carattere politico, poiché non vi saranno più due classi, l’una dominante e l’altra dominata.

Man mano che andranno eliminandosi le tristi eredità degenerative del regime capitalistico, al posto della vecchia società divisa in classi cozzanti tra loro subentrerà un’associazione nella quale il libero sviluppo di ciascuno sarà la condizione del libero sviluppo di tutti.

 


 

(1)   Sostanzialmente il programma che verrà adottato nel 1921 a Livorno.

Passano a discutere sulle funzioni e sul compito che la Frazione dovrà esplicare (1).

 

 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

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