Livorno 1921. La formazione del Partito Comunista d’Italia, sezione dell’Internazionale Comunista

( Supplemento 02 a «il comunista» N° 166, Gennaio 2020 / Livorno 1921, la formazione del Partito Comunista d'Italia ) 

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●  1920 - 1921

A conferma delle posizioni sostenute dalla Sinistra comunista d’Italia sulla scissione di Livorno e il suo significato storico

(Seguono alcuni documenti del 1921 e 1922)

 

 

Premessa

 

La lotta politica della Sinistra comunista, salda sulle basi critiche del marxismo radicate nel decennio precedente, continuò ad essere intransigente sul piano teorico come su quello politico e tattico generale, fondando dialetticamente le proprie convinzioni sulla storia delle lotte di classe e del movimento marxista rivoluzionario che in Lenin, nella Rivoluzione d’Ottobre 1917 e nella costituzione dell’Internazionale Comunista, trovarono conferme indiscutibili. Su quelle basi la Sinistra comunista tenne ferma la rotta rivoluzionaria nell’Occidente in cui si erano sviluppate e radicate le tendenze revisioniste ed opportuniste più tenaci e insidiose che la società borghese poteva mai produrre. Contro queste tendenze, il combattimento non smise mai, come non smise mai la lotta contro tutti gli attacchi, economici, politici, sociali, militari, legali e illegali, con cui il potere borghese continuò a difendere il proprio dominio contro il movimento proletario e contro il movimento comunista. Una lotta che inevitabilmente si svolgeva anche all’interno del partito proletario, in Italia e alla scala internazionale.

La Sinistra comunista non ebbe mai timore di confrontarsi, e scontrarsi quando in ballo c’erano posizioni teoriche, di principio e di programma - dalle quali, d’altra parte, discendono la tattica e i criteri organizzativi del partito di classe - anche con il grande Lenin, non certo  sul piano dello scontro personale, ma sul medesimo piano della lotta del comunismo rivoluzionario per la difesa del quale ogni battaglia è giustificata. Nello stesso tempo, nella convinzione che la disciplina alle direttive centralizzate del partito di classe - e da quando si è costituita l’Internazionale Comunista sulle tesi marxiste, questo era il partito di classe internazionale - era una disciplina politica, cosciente e condivisa perché poggiante sulle stesse basi marxiste, la Sinistra comunista d’Italia, certa della sua battaglia contro ogni avvisaglia di cedimento opportunista e revisionista, non ebbe alcun problema ad accettare la decisione dell’Internazionale di sollevarla dalla direzione del partito che aveva fondato nel 1921 a Livorno per cederla a compagni che condividevano pienamente le posizioni passate a maggioranza nei congressi mondiali. Non per questo rifuggì dalla lotta politica, e finché le fu permesso di condurla apertamente, anche all’interno del partito, segnando sempre una continuità sia nelle posizioni sostenute, sia negli argomenti, e prevedendo - come già avvenne nella discussione con Bucharin e Lenin sul parlamentarismo rivoluzionario - che determinati azzardi e certe tattiche, in particolare nell’Occidente democratico, avrebbero progressivamente eroso le fondamenta della stessa Internazionale. Avvenne esattamente questo, e l’Internazionale e i partiti membri, crollarono prima ancora che all’orizzonte si delineasse lo scoppio di una seconda guerra imperialista mondiale. Il grido di guerra lanciato dai bolscevichi non solo allo zarismo, ma al capitalismo imperialista mondiale, dai contrafforti della rivoluzione proletaria vittoriosa in Russia, fu soffocato proprio dalle forze opportuniste e rinnegatrici interne allo stesso movimento comunista. Ragione di più, oggi e domani, per rafforzare l’intransigenza teorica, tattica e di prassi sostenuta e praticata lungo un secolo dalla Sinistra comunista.

Gli articoli che pubblichiamo di seguito, selezionati tra una quantità davvero notevole, confermano non solo le posizioni della Sinistra comunista all’epoca, e le sue critiche argomentate con i fatti, ma anche il metodo con cui era ed è necessario aggredire le posizioni politiche e i comportamenti pratici dell’opportunismo; tanto più dopo la seconda guerra imperialista e lo strapotere dello stalinismo su tutto il movimento proletario internazionale, lasciando in eredità agli epigoni odierni un politicantismo becero e putrefatto contro cui, in ogni caso, siamo costretti a lottare anche soltanto per raggiungere un numero molto limitato di elementi proletari coscienti della causa storica di cui la classe è investita.

 

 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

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