Errata corrige

A cinquant’anni dalla morte di Amadeo Bordiga. Amadeo Bordiga nel cammino della rivoluzione

(«il comunista»; N° 167 ; Gennaio / Marzo 2021)

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Ci siamo accorti che in questo opuscolo, pubblicato nel novembre 2020, siamo incorsi in alcuni errori. Innanzitutto nella citazione dalle Considerazioni sull’organica attività del partito quando la situazione generale è storicamente sfavorevole, contenuta nella Premessa: La parola sbagliata è “refori”, mentre quella giusta è reofori. Perciò l’inizio della citazione si deve leggere: «Le violente scintille che scoccarono tra i reofori della nostra dialettica ci hanno appreso che è compagno militante...». Poi, a pagina 45, il capitolo: «Con Bordiga, come con Lenin: si esalta il grande teorico per affossare il lavoro impersonale di partito», in tutto il suo primo capoverso, («Da come è stata raccontata in diversi libri la “storia” del Partito Comunista Internazionalista e, poi, Internazionale...»), riporta lo stesso testo che è stato scritto all’inizio del capitolo: «Partito di classe e funzione dei capi» (p. 33). L’errore sta nel non aver inserito il testo corretto alla p. 45. 

Dopo la rilettura e la correzione dell’intero testo dell’opuscolo, in sede di impaginazione fatta in tempi diversi, non ci siamo accorti che non avevamo corretto l’errore. Poco male, repetita iuvant, dicevano i latini... Ci spiace del piccolo inconveniente, ma l’errore non ha modificato in nulla i contenuti del testo.

All’inizio del capitolo «Con Bordiga, come con Lenin...»(p. 45) va perciò letto il seguente testo:

  

Come già detto, nel capitolo «Partito di classe e funzione dei capi», l’attitudine di molti compagni a cadere nel “culto della personalità” verso Amadeo Bordiga in quanto “teorico” dalle grandi capacità di lavoro e per l’“imponente lavoro svolto”, faceva il paio con la critica avanzata contro la Sinistra comunista dal gruppo che, in Italia, durante la crisi esplosiva del partito, formerà Combat nel 1983, secondo la quale la nostra corrente era teoricamente molto preparata ma non aveva capacità politiche, la capacità di trasformare i dettami teorici in azioni politiche nelle situazioni concrete; questa supposta incapacità veniva definita come un “vizio d’origine” derivato da una troppo rigida intransigenza sul piano teorico che finiva per estendersi anche sul piano della politica applicata alle varie situazioni. Di fatto, si criticava la pretesa della Sinistra comunista d’Italia di fissare in anticipo una rosa di norme tattiche a cui il partito, internazionalmente, doveva obbligatoriamente attenersi. Queste norme – come sintetizzato bene nella Struttura economica e sociale della Russia d’oggi (pp.54-55) – «devono non solo vincolare il singolo e i gruppi periferici, ma lo stesso centro del partito, al quale in tanto si deve la totale disciplina esecutiva, in quanto è strettamente legato (senza diritto a improvvisare, per scoperta di nuove situazioni, di ciarlataneschi apertisi “corsi nuovi”) all’insieme di precise norme che il partito si è dato per guida dell’azione». E viene immediatamente spiegato in che senso va interpretata questa posizione: «... tali norme, non sono norme originarie immutabili, ma norme derivate. I principi stabili, da cui il movimento non si può svincolare, perché sorti – secondo la nostra tesi della formazione di getto del programma rivoluzionario – a dati e rari svolti della storia, non sono le regole tattiche, ma leggi di interpretazione della storia che formano il bagaglio della nostra dottrina. Questi principi conducono nel loro sviluppo a riconoscere, in vasti campi e in periodi storici calcolabili a decenni e decenni, il grande corso su cui il partito cammina e da cui non può discostarsi, perché ciò non accompagnerebbe che il crollo e la liquidazione storica di esso. Le norme tattiche che nessuno ha il diritto di lasciare in bianco, né di revisionare secondo congiunture immediate, sono norme derivate da quella teorizzazione dei grandi cammini, dei grandi sviluppi, e sono norme praticamente ferme ma teoricamente mobili, perché sono norme derivate dalle leggi dei grandi corsi, e con esse, alla scala storica e non a quella della manovra e dell’intrigo, dichiaratamente transitorie». 

Quelle critiche discendono da una visione immediatista, e perciò meccanica, del corso storico rivoluzionario; squalificano il partito di classe e il suo ruolo nella lotta rivoluzionaria e nella storia. In ultima analisi, tutto dipenderebbe dalla “coscienza” che il proletariato maturerebbe durante la sua lotta per i suoi interessi economici immediati, lotta che – illuminata dalle avanguardie che formano un organismo chiamato “partito”, o “consiglio operaio”, o “assemblea costituente” o quel che si vuole – si eleverebbe dal terreno economico al terreno politico per forza propria. Con questa visione, la teoria rivoluzionaria costituirebbe una specie di manuale di consigli che il proletariato può o meno utilizzare nella sua lotta. Quanto all’avanguardia di classe,  che si organizzi o meno in “partito”, le viene assegnato un compito di fatto culturale volto a rivelare ai proletari una “coscienza di classe” che possederebbero già per il solo fatto di essere proletari, ma che sarebbe annebbiata dalla propaganda e dalla cultura della classe borghese nemica. La lotta di classe si ridurrebbe, in sostanza, ad una lotta culturale che anticiperebbe l’azione della classe proletaria, capovolgendo la classica teoria materialista e dialettica del marxismo secondo cui l’azione precede la coscienza, assegnando al partito proletario di classe che, storicamente, esprime gli obiettivi e le finalità della lotta di classe del proletariato, la coscienza di questi obiettivi e di queste finalità poggiante sui bilanci dinamici delle lotte fra le classi, delle rivoluzioni e delle controrivoluzioni.

Dal secondo capoverso («La concezione marxista del partito di classe è ben più complessa: il partito non è l’unione di un gruppo di intellettuali ecc. ecc. ») in avanti, va tutto bene.

 

Naturalmente, sia nella versione pdf presente nel sito che negli opuscoli che abbiamo ristampato, questi errori sono stati corretti.

 

 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

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