Canada, porto di Montréal: la democrazia borghese spezza lo sciopero dei portuali con le leggi speciali

(«il comunista»; N° 168 ; Aprile / Maggio 2021)

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Un lettore canadese ci ha inviato una corrispondenza sullo sciopero dei portuali del porto di Port de Montreal. Sono 1.150 i  lavoratori che hanno scioperato a tempo indeterminato alla fine di aprile; uno sciopero che è stato spezzato dal voto di una “legge speciale” che ha imposto il ritorno al lavoro, alla quale il sindacato ha obbedito: per tutta risposta ha annunciato che avrebbe presentato un reclamo a Ginevra presso l’ILO (Organization Internationale du Travail, una istituzione delle Nazioni Unite il cui obiettivo è promuovere la collaborazione di classe)!

In Canada, come altrove, i proletari dovranno rompere con il collaborazionismo sindacale per lottare e organizzarsi su basi di classe.

 

SCIOPERO AD OLTRANZA AL PORT DE MONTRÉAL

 

Dopo solo pochi giorni di sciopero, gli scaricatori del porto di Montreal sono stati costretti a tornare al lavoro a causa di una legge speciale che costringeva i lavoratori a riprendere le loro attività, altrimenti il  †sindacato sarebbe stato multato fino a 100.000$  per ogni giorno di “infrazione”. Inoltre, nell’ambito di questa spregevole “Legge che prevede la ripresa e il mantenimento delle operazioni nel porto di Montreal”, è un mediatore-arbitro che avrà il ruolo di decidere il contenuto del prossimo contratto collettivo. Ora possiamo dirlo: la democrazia canadese non riconosce più il diritto dei salariati di scioperare per difendere le loro condizioni di lavoro che sono costantemente sotto attacco da più di 40 anni.

 

ESASPERAZIONE E COMBATTIVITÀ

 

I 1.150 scaricatori del Porto di Montreal sono senza contratto di lavoro da dicembre 2018 e non sono mai riusciti a raggiungere un accordo con i padroni. Le richieste del sindacato erano per lo più contrarie ai cambiamenti nell’assegnazione dei turni che i padroni volevano imporre ai propri dipendenti che già devono fare i conti con orari instabili, rendendo molto difficile conciliare lavoro e famiglia. Già in agosto la rigidità dei padroni aveva spinto gli operai a uno sciopero (della durata di 10 giorni), poi rinviato dopo la conclusione di un accordo di massima. Tuttavia, poiché i padroni non volevano cambiare posizione, il 26 aprile i membri della sezione locale della SCFP 375 (1) hanno votato a favore di uno sciopero generale a tempo indeterminato con una maggioranza superiore al 99%. Tuttavia, tutto questo spirito combattivo non ha pesato molto di fronte alle misure repressive dello Stato canadese che non ha esitato un secondo ad approvare una legge speciale per schiacciare gli scioperanti. Questa legge è stata adottata dalla Camera dei Comuni nella notte tra mercoledì e giovedì 29 aprile.

 

NORMA, NON ECCEZIONE

 

È evidente che le leggi speciali sono ormai all’ordine del giorno in Canada. Una legge simile ha schiacciato i lavoratori delle poste nel 2018. Nel 2017 sono stati gli avvocati dello Stato a essere vittime di una legge approvata dal governo provinciale. Nel 2015 sono stati i dipendenti di CP (2), colpiti dal governo federale. Pertanto, lo Stato che ha esso stesso regolato il diritto di sciopero dei lavoratori sostenendo che si tratta di un diritto democratico ora non ha remore a ritirarlo agli elementi più combattivi del proletariato quando questi ultimi decidono di combattere per difendere le proprie condizioni di lavoro. Molti si sentono offesi da queste leggi, che considerano antidemocratiche. Il fatto che queste ultime, in passato, siano state invalidate dai tribunali, che le ritengono incostituzionali, li sostiene ulteriormente in queste posizioni. Ma ciò non cambia nulla. Le invalidazioni del tribunale possono effettivamente evitare che determinate sezioni sindacali o certi individui toccati dalle leggi paghino le pesanti multe loro imposte, tuttavia, non impedisce a queste leggi di adempiere alla loro reale funzione di rompere il movimento; ed è quel che compiono ogni volta.

I lavoratori non si dovrebbero illudere, sebbene i tribunali lavorino per dare un’impressione di imparzialità e uguaglianza di tutti davanti alla legge: sono istituzioni borghesi che servono soprattutto a consolidare il potere della classe dominante. I lavoratori quindi non possono contare su di esse per difendersi.

In realtà, la democrazia borghese sta solo seguendo il suo normale sviluppo in questo capitalismo in putrefazione. In ogni paese di capitalismo avanzato, lo Stato borghese tende a centralizzare e ad imporre un controllo sempre più stretto sulle organizzazioni operaie. Oggi (e già da qualche tempo), lo Stato non si vergogna di abusare del proprio potere legislativo per schiacciare organizzazioni che non si mostrano sottomesse come vorrebbe. Non esiterà a mandare in prigione i suoi leader, se necessario.

Negli anni che seguiranno, vedremo questo processo diventare ancora più violento e non potremo sperare in un ritorno a una “democrazia reale” sognata da alcuni liberali che invitano gli scioperanti a sfidare le leggi speciali per mettersi sotto la protezione dei tribunali. In una situazione del genere, i lavoratori non dovrebbero nascondere la faccia e affrontare la realtà: le contraddizioni tra capitale e salariato diventeranno solo più gravi e la lotta dovrà intensificarsi per giungere al confronto finale.

 

NESSUNA COMBATTIVITÀ DA PARTE DELLA DIREZIONE DEI SINDACATI

 

Nel caso degli scaricatori di porto, è evidente che questi ultimi non erano preparati a difendersi da questi feroci attacchi da parte dello Stato. Il fatto che le organizzazioni sindacali che rappresentano i lavoratori rispettino leggi speciali è un potente freno alle lotte dei lavoratori. Per le lotte future, i lavoratori dovranno prepararsi a ignorare le minacce dello Stato e scioperare nell’illegalità. Ma per fare questo, le lotte devono allargarsi e riunire i lavoratori a centinaia e migliaia. Diventa quindi più che necessario uscire dal corporativismo sindacale e unire le lotte. Ma è improbabile che i bonzi sindacali diano prova di tanta audacia! I lavoratori di base dovranno lottare o per costringere i loro dirigenti ad agire o per costruire organizzazioni parallele in grado di svolgere questa funzione. Nel contesto degli scaricatori di porto, abbiamo visto molto bene come il loro isolamento abbia permesso allo Stato borghese di schiacciare il movimento come si fa con un castello di sabbia.

 


 

(1)   La SCFP (sigla in francese, CUPE in inglese), è la sigla dell’Unione canadese dei dipendenti pubblici, di cui fanno parte gli scaricatori di porto.

(2)   La CP è una compagnia ferroviaria canadese, la Canadien Pacifique (in francese), Canadian Pacific (in inglese).

 

 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

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