Una precisazione sul ritiro delle truppe da Kabul

(«il comunista»; N° 169 ; Giugno / Agosto 2021)

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Poco prima di andare in stampa ci siamo accorti che nell’articolo “La guerra in Afghanistan” abbiamo ripreso una notizia non esatta. Le forze militari della Nato che si sono ritirate da Kabul in tutta fretta nell’agosto scorso non sono state tutte quelle che hanno partecipato alla guerra iniziata dagli USA nel 2001 e continuata dalla Nato dal 2003. I paesi Nato e quelli alleati che hanno partecipato alla guerra sono stati in tutto 36. Tra i più importanti paesi della Nato, la Spagna che, dal 2001, in totale ha inviato 16.627 soldati, si è ritirata nel 2014. La Francia, che ha inviato circa 50.000 soldati aveva cominciato a ritirare le sue forze combattenti già nel 2012 e ha completato il ritiro nel 2014. Il Canada, che ha inviato, dal 2001, più di 40.000 soldati, li ha ritirati quasi tutti nel 2014, lasciando in Afghanistan un piccolo gruppo di forze speciali (notizie Nato).

Insieme agli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Germania, l’Italia, hanno continuato a mantenere in Afghanistan le proprie truppe pur diminuendo il numero dei soldati negli ultimi anni. Ad aprile di quest’anno il presidente Biden confermava la volontà di ritiro delle truppe, già passata sotto Trump, entro l’11 settembre 2021, data fatidica con cui intendeva “chiudere” la vicenda terroristica che coinvolgeva l’Afghanistan da quando vi aveva sede al-Qaeda. In realtà, grazie allo sfaldamento dell’esercito afghano che tutte le potenze Nato avevano contribuito a formare, addestrare, attrezzare e armare, in Afghanistan, nell’aprile scorso, le truppe Nato potevano contare su 9.592 soldati, di cui 2.500 americani, 1.300 tedeschi, 750 inglesi, 895 italiani, circa 1.000 turchi ecc.

Come mai ci sono stati paesi che hanno ritirato le proprie truppe già nel 2014, mentre altri hanno continuato la spedizione militare fino alla fine di agosto di quest’anno? Era già chiaro fin dall’inizio che l’intervento militare della Nato non avrebbe prodotto il risultato auspicato: sconfitta definitiva dei talebani, sviluppo economico, sociale e politico all’occidentale in un paese dalle radicatissime tradizioni tribali e confessionali, formazione e rafforzamento di un governo di “unità nazionale” – né il precedente Karzai nè il successivo Ghani sono riusciti a rappresentare questa tanto sospirata “unità nazionale” – in grado di offrire agli Usa e alla Nato delle solide basi militari in un paese strategico dell’Asia centrale.

La sconfitta degli Usa, e della Nato, sia dal punto di vista politico che “militare” si somma a quella dell’Urss, anch’essa ritiratasi con le pive nel sacco. Russia, Cina, India, Pakistan, Iran: troppe potenze mondiali e regionali sono interessate a far sì che l’Afghanistan non cada nell’influenza occidentale, e troppi contrasti e titubanze anche fra di loro impediscono all’una o all’altra di mettere le mani su un paese come l’Afghanistan. I talebani possono contare ancora su quei vincoli tribali che, in un territorio maledettamente difficile da controllare, fa dire loro, in faccia a ogni potenza imperialista che tenta di impossessarsene: “voi avete l’orologio, noi abbiamo il tempo!”.

 

 

Partito comunista internazionale

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