Avviso ai lettori, simpatizzanti, compagni

(«il comunista»; N° 171 ; Dicembre 2021 - Gennaio 2022)

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Un anno fa scrivevamo:

«Data l’impossibilità pratica di tenere incontri pubblici, di diffondere la nostra stampa e le nostre prese di posizione a causa dei confinamenti e delle misure di restrizione della libertà di movimento, siamo stati costretti anche noi a ridurre la voce del partito al mezzo virtuale del nostro sito internet dove gli interessati trovano le nostre prese di posizione e le nostre pubblicazioni nelle diverse lingue. Nello stesso tempo, la spedizione dei giornali – già dal numero di dicembre e successivi – ha subito e subisce inevitabilmente forti ritardi dovuti sia alle restrizioni negli spostamenti, sia all’ingorgo accumulato nei centri di smistamento delle poste».

Da allora ben poco è cambiato; le continue restrizioni negli spostamenti hanno impedito una regolare attività esterna del partito. D’altra parte, gli stessi proletari, che sono stati e sono ancora il principale obiettivo colpito dalle misure governative, non hanno avuto la forza di reagire a questa gragnuola di misure che con la reale cura sanitaria non hanno nulla a che vedere. Vaccinati o non vaccinati, l’infezione del coronavirus Sars-CoV2, grazie alle sue mutazioni – che per un virus sono del tutto normali – ha continuato a correre, smentendo clamorosamente tutte le dichiarazioni che i vari governi hanno continuato a diffondere sulla cosiddetta “lotta al Covid-19”. Veniva sempre più in evidenza che l’obiettivo reale della campagna di paura, prima, della campagna vaccinale, poi, non è mai stato la salvaguardia della salute pubblica, ma il controllo sociale. Un controllo sociale col quale saggiare la capacità di opporsi da parte del proletariato attraverso i mezzi di lotta classici: lo sciopero, la manifestazione di protesta, l’organizzazione sul terreno di classe.

Certo, dopo decenni di collaborazionismo interclassista e di sabotaggio delle lotte da parte delle organizzazioni sindacali e politiche che si presentavano come rappresentanti degli operai, i proletari hanno perso fiducia, e con ragione, non solo in quelle organizzazioni, ma anche in se stessi. Si sentono trasformati in marionette in mano ai politicanti e completamente inermi di fronte agli attacchi che la borghesia porta costantemente alle loro condizioni di esistenza e di lavoro.

Il proletariato, nella realtà capitalistica, è la classe che la borghesia non può non sfruttare perché dallo sfruttamento della sua forza lavoro col sistema salariale essa estorce quel che vale per lei più dell’oro: il plusvalore. Senza lo sfruttamento salariale non vi sarebbe valorizzazione del capitale. Come scritto fin dal 1848 nel Manifesto di Marx-Engels, «condizione del capitale è il lavoro salariato»; senza lavoro salariato il capitale muore. Ma il lavoro salariato «poggia esclusivamente sulla concorrenza degli operai tra di loro», ed è questa concorrenza fra operai che i proletari devono combattere per potersi opporre al capitale, e dunque al potere borghese, come classe antagonista, come classe protagonista di un’emancipazione generale della società dalla schiavitù delle merci e del denaro.

I proletari ritroveranno la fiducia in se stessi, come forza sociale e come classe storica votata al rivoluzionamento dell’intera società capitalistica, alla condizione di rompere drasticamente i legami che li imbrigliano nei meccanismi economici e sociali del capitalismo, di lottare contro la concorrenza fra di loro e riavviare una lotta e un’organizzazione di classe come già nella storia passata avevano fatto con successo. Nella lotta fra le classi nessuna classe vince o perde per sempre; è solo il movimento rivoluzionario della classe portatrice della nuova società a risolvere il conflitto sociale in corso. E’ successo alla classe borghese rispetto alle classi aristocratiche e feudali nei secoli scorsi, nelle sue vittorie e nelle sue sconfitte, e succederà alla classe proletaria che già dal XIX secolo ha dato prova di essere l’unica vera classe rivoluzionaria, pur nelle sue vittorie e nelle sue sconfitte.

Per quanto sia precipitato nell’abisso della collaborazione interclassista, per quanto abbia scordato le grandi tradizioni di classe e rivoluzionarie del passato, il proletariato è e rimane l’unica classe storicamente rivoluzionaria che seppellirà la classe borghese e il suo dominio. Quando? Giorno verrà.

Saranno le contraddizioni materiali del capitalismo a riportare i proletari sul terreno della lotta non solo per sopravvivere in una società che distrugge continuamente quel che costruisce, ma per rivoluzionarla una volta per tutte da cima a fondo. Sarà il potenziale produttivo ed economico generale dello stesso capitalismo a salire finché l’equilibrio non si romperà, trascinando nel vortice della crisi generale tutte le classi della società; solo da questa crisi generale possono emergere le forze rivoluzionarie spinte ad una lotta che vedrà nuovamente le forze produttive combattere ferocemente contro i rapporti di produzione e di proprietà esistenti che non avranno più la capacità di contenerle, limitarle e in parte distruggerle.

Noi lottiamo e lavoriamo per quell’appuntamento storico, e non saranno certo le misure di controllo sociale che la borghesia si può inventare a fermare il corso della storia.

Oggi siamo costretti a continuare a ridurre la nostra attività esterna, di intervento e di propaganda, ad un’attività episodica e per la gran parte in forma “virtuale”. Ma l’importante per noi è che rimanga una traccia precisa dell’attività di partito nei suoi giornali, nelle sue pubblicazioni, nelle sue prese di posizione, nelle sue indicazioni di lotta. E a questo non rinunciamo di certo, sicuri che i proletari ritroveranno la forza di rialzare la testa e guardare al futuro, lottando senza risparmiarsi come fecero i loro fratelli di classe dell’Ottocento e del Novecento.

Gli ultimi numeri dei giornali (il comunista n. 170, le prolétaire n. 542, el proletario n. 24, proletarian n. 18) che lettori e simpatizzanti normalmente ricevono arriveranno sicuramente con molto ritardo rispetto alla data effettiva di uscita, ma arriveranno. Nel frattempo possono leggerli in formato pdf scaricandoli dal nostro sito, www.pcint.org.

 

11 gennaio 2022

 

 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

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