Che cos'è il socialismo e come ci si arriva secondo il marxismo?

(«il comunista»; N° 172 ; Marzo 2022)

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Per rispondere a questa domanda, tra le centinaia di testi che potremmo utilizzare, ne scegliamo uno che Lenin ha scritto nel luglio-novembre del 1914; riprendiamo qui il capitoletto "Il socialismo" contenuto nel suo opuscolo divulgativo intitolato Karl Marx.

 

Dopo aver brevemente scritto una nota biografica su Karl Marx, Lenin introduce gli aspetti fondamentali della dottrina marxista (materialismo filosofico, dialettica, concezione materialistica della storia, lotta di classe, e della la dottrina economica - il valore, il plusvalore - e passa direttamente a descrivere il socialismo come

«L'inevitabile trasformazione della società capitalistica in società socialista interamente ed esclusivamente dalla legge economica che regola il movimento della società contemporanea. La socializzazione del lavoro - che nel mezzo secolo trascorso dalla morte di Marx, si è manifestata in migliaia di forme e procede sempre più rapidamente assumendo forme particolarmente evidenti nello sviluppo della grande industria, dei cartelli, dei sindacati e dei trust capitalistici, come pure nel gigantesco sviluppo delle dimensioni e della potenza del capitale finanziario -, costituisce la base materiale principale dell'inevitabile avvento del socialismo. Motore intellettuale e morale, artefice fisico di tale trasformazione è il proletariato, educato dal capitalismo stesso. La sua lotta contro la borghesia, che si manifesta in forme diverse e sempre più ricche di contenuto, diviene inevitabilmente una lotta politica diretta alla conquista del potere politico da parte del proletariato (la "dittatura del proletariato"). La socializzazione della produzione non può non portare al passaggio dei mezzi di produzione in proprietà della società, alla "espropriazione degli espropriatori". L'enorme aumento della produttività del lavoro, la riduzione della giornata lavorativa, la sostituzione del lavoro collettivo perfezionato alle vestigia, alle rovine della piccola produzione frazionata e primitiva: ecco le dirette conseguenze di questo passaggio. Il capitalismo rompe definitivamente il legame dell'agricoltura con l'industria, ma al tempo stesso, nel suo più alto grado di sviluppo, prepara nuovi elementi per tale legame, per la unione dell'industria con l'agricoltura sulla base dell'applicazione cosciente della scienza e della coordinazione del lavoro collettivo, e per una nuova distribuzione della popolazione (che metterà termine sia all'isolamento e all'arretratezza delle campagne, separate dal resto del mondo, sia alla non naturale agglomerazione di masse gigantesche nelle grandi città).

«Una nuova forma di famiglia, nuove condizioni nella situazione della donna e nell'educazione delle nuove generazioni, sono preparate dalle forme superiori del capitalismo contemporaneo; il lavoro femminile e infantile, lo sfacelo della famiglia patriarcale per opera del capitalismo, assumono inevitabilmente nella società moderna le forme più spaventevoli, più catastrofiche e repugnanti. E, tuttavia, "la grande industria crea il nuovo fondamento economico per una forma superiore della famiglia e del rapporto fra i due sessi, con la parte decisiva che essa assegna alle donne, agli adolescenti e ai bambini d'ambo i sessi nei processi di produzione socialmente organizzati al di là della sfera domestica. Naturalmente è altrettanto sciocco ritenere assoluta la forma cristiano-germanica della famiglia, quanto ritenere assoluta la forma romana antica o la greca antica, oppure quella orientale, che del resto formano fra di loro una serie storica progressiva. E' altrettanto evidente che la composizione del personale operaio combinato con individui d'ambo i sessi e delle età più differenti, benché nella sua forma spontanea e brutale, cioè capitalistica, dove l'operaio esiste in funzione del processo di produzione e non il processo di produzione per l'operaio, che è pestifera fonte di corruzione e schiavitù, non potrà viceversa non rovesciarsi, in circostanze corrispondenti, in forme di sviluppo di qualità umane" (Il Capitale, vol. I, fine 13° capitolo). Il sistema di fabbrica ci mostra "il germe dell'educazione dell'avvenire, che collegherà, per tutti i bambini oltre una certa età, il lavoro produttivo con l'istruzione e la ginanstica, non solo come metodo per aumentare la produzione sociale, ma anche come unico metodo per produrre uomini di pieno e armonico sviluppo" (ivi). Sullo stesso terreno storico non soltanto per spiegare il passato, ma per prevedere ardiatamente il futuro e per condurre una audace azione pratica diretta a realizzarlo, il socialismo di Marx pone pure i problemi della nazionalità e dello Stato.

«Le nazioni sono un inevitabile prodotto e una forma inevitabile dell'epoca borghese dello sviluppo sociale. La classe operaia stessa non poteva irrobustirsi, maturarsi, costituirsi, senza "costituirsi in nazione", senza essere "nazionale" ("benché non nel senso della borghesia"). Ma lo sviluppo del capitalismo abbatte sempre più le barriere nazionali, sopprime il particolarismo nazionale, e, in luogo degli antagonismi nazionali, pone quelli di classe. E' perciò assolutamente vero che, nei paesi capitalistici sviluppati "gli operai non hanno patria", e che "l'azione unita" degli operai, almeno nei paesi civili, è "una delle prime condizioni dell'emancipazione del proletariato" (Manifesto comunista).

«Lo Stato, che è violenza organizzata, è sorto come fatto inevitabile a un certo grado di sviluppo della società, allorché questa si divise in classi irreconciliabili e non avrebbe potuto continuare a esistere senza un "potere" che avesse l'apparenza di esser al di sopra della società, e fino a un certo punto acquistasse una personalità indipendente da essa. Sorto dalle contraddizioni di classe, lo Stato diviene "lo Stato della classe più potente, economicamente dominante che, per mezzo suo, diventa anche politicamente dominante e così acquista un nuovo strumento per tenere sottomessa e per sfruttare la classe oppressa. Come lo Stato antico fu anzitutto lo Stato di possessori di schiavi al fine di mantenere sottomessi gli schiavi, così lo Stato feudale fu l'organo della nobiltà per mantenere sottomessi i contadisni, servi o vincolati, e lo Stato rappresentativo moderno è lo strumento per lo sfruttamento del lavoro salariato da parte del capitale" (Engels, L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato, in cui sono esposte le opinioni sue e di Marx). Persino la forma più libera e progressiva  dello Stato borghese, la repubblica democratica, non elimina affatto questa realtà, ma ne cambia soltanto la forma (legame dello Stato con la borsa, corruzione diretta e indiretta dei funzionari statali e della stampa, e così via). Il socialismo, conducendo alla scomparsa delle classi, conduce, per ciò stesso, alla scomparsa dello Stato.

«"Il primo atto con cui lo Stato si presenta realmente come rappresentante di tutta la società, cioè la presa di possesso di tutti i mezzi di produzione in nome della società, è ad un tempo l'ultimo suo atto indipendente in quanto Stato. L'intervento di una forza statale nei rapporti sociali diventa superflua successivamente in ogni campo e poi viene meno da se stesso. Al posto del governo sulle persone appare l'amministrazione delle cosa e la direzione dei processi produttivi. Lo Stato non viene "abolito": esso si estingue" (Engels, Antidühring). "La società che riorganizza la produzione in base a una libera ed eguale associazione di produttori, relega l'intera macchina statale nel posto che da quel momento le spetta, cioè nel museo delle antichità accanto alla rocca per filare e all'ascia di bronzo" (Engels, L'origine...).

«Infine, circa il problema della posizione del socialismo di Marx verso i piccoli contadini che ancora esisteranno all'epoca della espropriazione degli espropriatori, è necessario rammentare una dichiarazione di Engels, che esprime il pensiero di Marx: "Allorché ci impadroniremo del potere statale, non penseremo ad espropriare violentemente (non importa se con o senza indennizzo) i piccoli contadini, ciò che saremo invece obbligati a fare con i grandi proprietari di terre. Il nostro compito nei confronti dei piccoli contadini consisterà prima di tutto nel far sì che la loro proprietà e produzione privata si trasformino in proprietà e produzione associata; non con mezzi violenti, ma con l'esempio e con l'offerta dell'aiuto sociale a tale scopo. E allora naturalmente possederemo i mezzi sufficienti per mostrare al contadino tutti i vantaggi di tale trasformazione, vantaggi che debbono essergli illustrati fin d'ora" (Engels, La questione contadina in Francia e in Germania)».

Questo capitoletto è seguito da un altro che tratta la tattica della lotta di classe del proletariato, che pubblicheremo nel prossimo numero.

(i corsivi del testo di Lenin sono nostri)

 

 

Partito comunista internazionale

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