No alla mobilitazione imperialista intorno alla guerra in Ucraina !

(«il comunista»; N° 172 ; Marzo 2022)

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L'invasione dell'Ucraina da parte dell’esercito russo e l’emozione che ha suscitato nella popolazione viene utilizzata dai governi e dai media dei paesi occidentali per condurre una campagna di propaganda su larga scala; sotto il pretesto della “solidarietà con il popolo ucraino” che combatte per la sua “libertà”, si tratta in realtà di una campagna bellicosa filo-imperialista a sostegno dell’imperialismo occidentale contro l’imperialismo russo.

I media presentano l’invasione russa come un’iniziativa avviata dal solo Putin (la cui sanità mentale è inoltre messa in discussione); ma un intervento militare su larga scala, che coinvolge non meno di 200.000 soldati, imponendo un adeguato equipaggiamento, e la certezza di esporsi a sanzioni e di subire effetti economici negativi, non può essere intrapreso da un solo uomo o da un pugno di capi: può essere solo l’opera di potenti forze economiche, sociali e politiche di cui un Vladimir Putin è solo lo strumento in un dato momento.

Questo attacco militare si svolge in una situazione in cui la più grave crisi economica del capitalismo mondiale da decenni ha inevitabilmente esacerbato tutte le tensioni interimperialistiche e tutte le contraddizioni interne e internazionali dell’ordine costituito borghese. In particolare, l’Ucraina, zona di rivalità tra l’imperialismo occidentale e quello russo, era stata teatro dal 2014 di una guerra cosiddetta “a bassa intensità” tra l’esercito ucraino e i separatisti del Donbass sostenuti dalla Russia, guerra che avrebbe causato più di 20.000 morti provocando la fuga di più di un milione di persone. L’esercito ucraino è sostenuto dagli Stati Uniti che, secondo le dichiarazioni ufficiali americane, gli hanno concesso nell’ultimo anno aiuti per oltre un miliardo di dollari; questi aiuti sono aumentati dal dicembre scorso per consentirle di “condurre una guerra ibrida contro la Russia” (1).

Gli Stati europei e americano si sono indignati per il ricorso alla guerra da parte dello Stato russo – “politica di un’altra epoca”; ma dalla fine dell’ultima guerra mondiale questi stessi Stati non hanno cessato di scatenare guerre o di parteciparvi ai 4 angoli del mondo: la “pace” seguita al 1945 fu segnata da una serie interminabile di conflitti mortali. È vero, tuttavia, che questi conflitti sono avvenuti lontano dalle metropoli imperialiste “democratiche” e “pacifiche” che spesso ne erano tuttavia istigatrici e beneficiarie - e le loro vittime potevano tranquillamente essere respinte alle frontiere europee come migranti sospetti...

In realtà, se la Russia è l’invasore, è l’intero sistema capitalistico mondiale ad essere responsabile dello scoppio di conflitti militari a causa dei contrasti di interessi sempre più acuti che esso suscita, e non un “fomentatore di guerra” particolare che basterebbe riportare alla ragione o mettere nelle condizioni di non nuocere. È il capitalismo che deve essere combattuto!

Le campagne a sostegno del popolo ucraino servono a giustificare non solo sanzioni economiche contro la Russia, ma anche misure militari; è così che, dopo le grandi manifestazioni pacifiste in Germania, il governo tedesco ha annunciato uno storico aumento del proprio budget militare e l’Unione Europea, dove la sua voce è predominante, ha deciso, per la prima volta nella sua esistenza, di fornire armi a una nazione belligerante, seguita a ruota dall’Italia. Se quest'ultima decisione è in parte simbolica, i vari Stati europei (compresi Stati tradizionalmente neutrali come la Finlandia) hanno annunciato forniture di armi. Gli Stati Uniti non sono ovviamente da meno: per la Polonia è stato allestito un vero e proprio “ponte aereo” con risorse NATO per rifornire di armi l’esercito ucraino, mentre soldati della NATO sono stati inviati nei paesi vicini al conflitto, ad esempio in Romania.

Quanto alle sanzioni economiche, d’importanza “senza precedenti”, esse si inseriscono in una logica di guerra economica (2) – anche se hanno accuratamente evitato ciò che potrebbe mettere a rischio l’approvvigionamento di gas e di altre materie prime russe (come il petrolio) agli Stati europei. Queste sanzioni, che mirano ad “asfissiare l’economia russa”, potrebbero portare, con il costo della guerra, a un calo del 7-8% del PIL del paese nel 2022, o anche di più (3).

Questo vero crollo dell’economia avrà inevitabilmente pesanti ripercussioni sulla popolazione e soprattutto sui proletari, che sono sempre le prime vittime di crisi e guerre.

Per quel che riguarda gli altri paesi e l’economia mondiale, lo choc della guerra in Ucraina rischia di far fallire la ripresa economica: il repentino rialzo dei corsi del gas, del petrolio e di altre materie prime (tra cui il grano) è un altro colpo ad una economia internazionale che era già molto vacillante; nel frattempo si moltiplicano gli appelli ai proletari perché accettino dei sacrifici “inevitabili”: da questo punto di vista, la guerra in Ucraina è una guerra contro i proletari di tutto il mondo!

I proletari non devono lasciarsi prendere nella trappola di una cosiddetta “solidarietà umanitaria” che serve solo a scopi imperialisti; non devono schierarsi con l’uno o l’altro campo in conflitto che sono tutti suoi nemici. La loro solidarietà, la devono riservare ai proletari di tutte le nazionalità, sfruttati, oppressi, reclutati e bombardati dalle borghesie e dai loro Stati in conflitto.

La guerra in Ucraina è un avvertimento su ciò che il capitalismo ha in serbo per i proletari nei paesi ancora in pace. Per combattere la guerra in atto o in preparazione, non devono avere fiducia nell’ipocrita “buona volontà” dei governanti le cui sanzioni sono già atti di guerra, né seguire la via illusoria del pacifismo borghese; devono tornare ai principi classici del disfattismo rivoluzionario e dell’internazionalismo proletario:

 

No alla difesa delle patrie e degli Stati borghesi! No all’unità nazionale e al nazionalismo!

Unione dei proletari al di sopra dei confini e dei fronti di guerra!

Ripresa della lotta di classe indipendente contro il capitalismo in tutti i paesi!

Ricostituzione del partito rivoluzionario comunista, internazionalista e internazionale per dirigere la lotta proletaria verso la rivoluzione mondiale!

Proletari di tutti i paesi, unitevi!

 

8 marzo 2022

 


 

(1) Cfr. Washington Post, 4/3/2022

(2) Il ministro dell’economia francese Lemaire l’ha definita “guerra economica e finanziaria totale”, parole che esprimono comunque lo stato d’animo bellicoso dei capi politici francesi, come d’altra parte di quelli italiani.

(3) La banca americana JP Morgan prevede addirittura una caduta del 20% (su base annua) nel secondo trimestre di quest'anno!

 

 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

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