Miraggi e realtà indo-pacifici

(«il comunista»; N° 173 ; Aprile-Giugno 2022)

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La rinuncia, nel settembre 2021, da parte del governo australiano al “contratto del secolo” – l’acquisto dal costruttore francese Naval Group di 12 sottomarini – a vantaggio dell’acquisto di sottomarini a propulsione nucleare con tecnologia americana (1), ha fatto notizia ed è stata, ovviamente, al centro delle analisi e delle polemiche politiche in Francia. C’è da dire che si tratta della perdita di un enorme contratto, del valore complessivo di parecchie decine di miliardi di euro (2) che Naval Group aveva ottenuto nel 2016 contro la concorrenza giapponese e tedesca. Ma, oltre a ciò, i commentatori hanno parlato di un fallimento della diplomazia francese nella cosiddetta regione “indo-pacifica”.

 

“PERNO D’ATTACCO” VERSO L’ASIA

 

Nel 2011, durante la presidenza Obama, l’imperialismo americano aveva ufficialmente annunciato di stabilire un “perno d’attacco” verso l’Asia, vale a dire un riequilibrio della sua politica estera verso una regione del mondo di importanza strategica e segnata dalla formidabile ascesa del potere economico e militare della Cina. Quest’ultima, che nel 2000 rappresentava solo meno del 4% dell’export mondiale di merci, vent’anni dopo raggiungeva il 14,7%, a scapito dei maggiori paesi industrializzati: con cali che sono stati rispettivamente dal 12 all’8% per gli Stati Uniti, dal 7,4 al 3,6% per il Giappone, dall’8,5 al 7,8% per la Germania. L’amministrazione Obama riteneva che gli Stati Uniti avessero trascurato quest’area perché si erano concentrati troppo sui conflitti in Afghanistan e in Medio Oriente.

La crescita economica cinese scuote inevitabilmente lo statu quo politico e militare nella regione: Pechino, che ha intrapreso un percorso che mira a farne in pochi anni la prima potenza mondiale, ha un bisogno vitale di mettere in sicurezza le sue rotte di approvvigionamento e le sue fonti di materie prime così come le sue rotte commerciali in generale; non è contenta nel vedere un’altra potenza che ostacola le sue ambizioni, gli Stati Uniti, in grado di controllare e dominare militarmente il Mar Cinese. Pechino sta rafforzando il suo esercito e si sta dotando rapidamente di una flotta da guerra in grado di competere con quella del suo rivale, e contemporaneamente cerca di costruire basi in isole o isolotti di appartenenza poco definita (3). Ovviamente gli Stati Uniti, per i quali la Cina rappresenta una minaccia crescente alla sua supremazia mondiale, non stanno a guardare e cercano di mobilitare gli alleati nella regione di fronte a questa minaccia.

 

LA DIPLOMAZIA DELLE NAVI DA GUERRA

 

Nel complesso, la zona indo-pacifica, che comprende paesi ultrasviluppati come il Giappone e paesi fortemente popolati ancora in pieno sviluppo come l’India o l’Indonesia, che concentra un terzo del commercio internazionale, è descritta come “l’epicentro dell’economia mondiale” . Gli imperialismi europei non possono far finta di niente; ma – segno delle tensioni che si stanno accumulando nella regione tra Cina e Stati Uniti – ricorrono ai mezzi militari per affermare la loro presenza: è “la diplomazia delle navi da guerra”, come la stampa britannica ha definito l’invio, nel 2021, della portaerei britannica, accompagnata da una fregata olandese, diretta in Giappone. Anche se oggi si tratta solo di mosse diplomatiche, questo ovviamente non ha mancato di riportare alla memoria la “politica delle cannoniere” praticata da Londra nell’Ottocento per aprire con la forza il mercato cinese all’oppio che gli inglesi producevano in India. La Germania ha inviato una delle sue più grandi navi da guerra, la fregata “Bayern” a incrociare nella regione dal 21 agosto al febbraio di quest’anno; si trattava di mostrare la volontà di Berlino di garantire la libertà di circolazione, potenzialmente minacciata dalle rivendicazioni territoriali cinesi – pur affermando di non volere mettersi in contrasto con l’importante partner commerciale che è Pechino (4).

Da parte sua, l’imperialismo francese nel 2019 aveva inviato un gruppo aeronavale attorno alla sua portaerei a visitare vari paesi della regione. Nel 2020-21, è stata la volta di un sottomarino nucleare di andare in Australia e fino al Mare della Cina allo scopo, a quanto pare, di mappare i fondali oceanici per posizionarvi, in caso di necessità, dei sottomarini lanciamissili...

 

POLITICA DEL MERCANTE DI CANNONI

 

Tuttavia, l’imperialismo francese, ricorrendo a un atteggiamento utilizzato negli anni 60 e 70 del secolo scorso, in particolare in Medio Oriente, sostiene di offrire una terza via ai paesi che non vogliono allinearsi con l’una o l’altra delle grandi potenze in conflitto (5). Ha elaborato una politica indo-pacifica centrata su questo orientamento; esposta da Macron durante un discorso in Australia nel 2018, questa politica avrebbe dovuto basarsi su un “asse Parigi-Nuova Delhi-Canberra”, con la Francia che si affermava come potenza indo-pacifica grazie ai suoi possedimenti oceanici: Nuova Caledonia, Tahiti ecc…

In realtà, come ingenuamente riconosceva una relazione parlamentare: “le esportazioni di armi sono il punto nodale della strategia indopacifica della Francia” (6), in quanto l’India è divenuta il principale acquirente di armi francesi tra il 2011 e il 2020 (anche se, tuttavia, la maggior parte del suo armamento è ancora di origine russa); è chiaro che il clamore su questa strategia non è che la copertura dell’eterna politica dei trafficanti di armi...

Il resto è noto; l’aggravarsi delle tensioni non solo tra Cina e Stati Uniti, ma anche tra Cina e Australia ha portato gli americani a proporre agli australiani un rafforzamento della loro alleanza militare, il cui punto saliente consiste in un trasferimento della tecnologia della propulsione nucleare americana - cioè nella vendita, per la prima volta a un altro Paese, ad eccezione del caso britannico negli anni Sessanta, dei sottomarini dotati di questa tecnologia, al posto dei sottomarini francesi.

Alle recriminazioni da parte francese, le autorità australiane hanno risposto che in caso di conflitto con la Cina, non sarebbe la Francia, ma gli Stati Uniti gli unici che potrebbero sostenerle. Parigi ha cercato di ottenere l’appoggio dei suoi “partner europei” contro l’atteggiamento americano, ma senza successo; nessuno intendeva inimicarsi la nuova amministrazione americana per difendere gli interessi francesi, e la Germania meno degli altri (7).

La costituzione della cosiddetta alleanza “AUKUS” tra Australia, Gran Bretagna e Stati Uniti rappresenta senza dubbio un ulteriore passo nel confronto americano-cinese. Ma finora gli Stati Uniti non sono riusciti a formare una NATO asiatica anti-cinese, e nemmeno ad arruolare in un simile fronte i loro più stretti alleati come il Giappone.

Qualunque sia l’evoluzione della situazione in Europa, il confronto tra Cina e Stati Uniti non è destinato a sparire; la regione indo-pacifica è destinata a essere una zona di scontri e conflitti negli anni futuri.

Ma questa regione che ha conosciuto e conosce un forte sviluppo capitalistico, vede anche svilupparsi un consistente proletariato. Questo, prima o poi, sarà spinto a lottare per i propri interessi, simili a quelli dei proletari di tutti i paesi e opposti agli interessi borghesi: la realtà della lotta di classe dissiperà allora le illusioni imperialiste.      

 


 

(1) Non è stato ancora stabilito se questi sottomarini verranno costruiti in Gran Bretagna o negli Stati Uniti.

(2) Il contratto originariamente valeva 38 miliardi di euro; ma di questa somma solo una piccola parte – 8 miliardi – doveva andare al gruppo francese e ai suoi subappaltatori; il resto sarebbe andato alle società americane responsabili dei sistemi d’arma elettronici e agli appaltatori australiani. Il costo del contratto era stato rivalutato a 56 miliardi nel 2021 a seguito di vari ritardi, modifiche ecc.

(3) La prima base militare cinese all’estero si trova a Gibuti, posizione strategica nel Golfo di Aden, dove si trovano anche, oltre alla più importante base tradizionale francese in Africa, una base americana e installazioni giapponesi e italiane.

(4) In quest’ottica il governo tedesco aveva chiesto che la sua fregata facesse scalo nel porto di Shanghai, ma il governo cinese ha rifiutato.

(5) Di fronte alla minaccia di ritorsioni americane, l’Indonesia a febbraio ha annullato un ordine riguardante aerei russi e ha annunciato, invece, l’acquisto dei "Rafales" francesi; ma, il giorno stesso di questo annuncio, gli Stati Uniti hanno proposto la vendita di aerei americani a condizioni vantaggiose.

(6) https://www.assemblee-nationale.fr/dyn/15/rapports/cion_afetr/l15b5041_rapport-information

(7) Gli industriali francesi accusano in privato il loro concorrente tedesco Thyssenkrupp di aver alimentato in Australia una campagna di opinione contro il contratto francese.

 

 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

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