Guerra in Ucraina: il disgustoso opportunismo del “Movimento Comunista - Kolektivnì proti Kapitãlu

(«il comunista»; N° 174 ; Luglio-Settembre 2022)

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“Mouvement Communiste-Kolektivnì proti Kapitãlu”, è un gruppo presente in Belgio, Francia e Repubblica Ceca, frutto della fusione tra elementi provenienti dalla CCI e un gruppo che fa riferimento all’”operaismo” italiano degli anni ’70; gode di una leggera aura di radicalismo politico e teorico tra coloro che si lasciano affascinare dai suoi discorsi.

Nella sua presentazione vaga e confusa (vedi il suo sito), si legge che esso intende difendere i “concetti marxisti”; secondo questo “Movimento”, la teoria è «sempre immersa in una profonda crisi» a causa della sua «distorsione (collaborazione di classe; nazionalismo; parlamentarismo; pacifismo; sindacalismo) operata soprattutto, per decenni, dai socialdemocratici, stalinisti, maoisti e trotskisti”. Riassume “la sua ambizione e la sua speranza” nella formula: “massima intransigenza nei confronti delle classi rappresentate dall’attuale regime e massima libertà e autorganizzazione nel seno di coloro che si impegneranno nella lotta per un futuro collettivo e individuale che vale la pena di essere vissuto”.

Abbiamo già avuto modo di dimostrare che le sue pretese di rigore e intransigenza teorico-programmatica sono solo il pretesto del suo opportunismo pratico. La guerra in Ucraina ne fornisce un nuovo esempio particolarmente ripugnante con la pubblicazione di un testo sull’argomento: “UCRAINA: La spedizione coloniale russa sta accelerando la corsa alla guerra mondiale” (27/2/22) (1).

In un’analisi alquanto dettagliata dei rapporti interimperialisti che descrivono le posizioni dei vari Stati, scrive che “le capitali europee sono in ordine sparso”; eppure, nonostante le loro differenze, hanno presentato un fronte unito e adottato misure (sanzioni economiche, aiuti militari all’Ucraina) che senza dubbio hanno sorpreso l’imperialismo russo per la loro ampiezza. Si tratta di un errore di analisi ricorrente sugli imperialismi europei i cui punti di forza MC-KP tende sempre a sminuire (e quindi il pericolo per il proletariato internazionale) rispetto ai loro concorrenti sulla scena mondiale. Ma non svilupperemo questo punto ora.

Nel resto del suo testo, MC-KP moltiplica le professioni di fede ortodosse che contrastano con l’appiattimento della maggior parte delle correnti della cosiddetta “estrema sinistra” sulla propaganda ufficiale filo-imperialista:

Le nostre posizioni sono note. I lavoratori non hanno patria; non difendono alcuna frontiera; combattono in primo luogo la propria borghesia e tutte le politiche imperialistiche e colonialiste di annessione. Gli operai lavorano per la fraternizzazione tra proletari in divisa dei campi che si scontrano in vista della trasformazione delle guerre imperialiste in guerre di classe”.

Tuttavia, aggiunge poco dopo che “la parola d’ordine di fraternizzazione tra proletari in divisa sui due fronti è impossibile nelle condizioni del conflitto in Ucraina”, i soldati russi sono, secondo quanto ci assicura, organismi professionali “i più fedeli al regime” (russo). Certo, quando scriveva queste frasi, il MC-KP non era a conoscenza delle molteplici testimonianze sulla mancanza di “morale” e combattività di molti di questi soldati spesso molto giovani che a volte avrebbero abbandonato il loro equipaggiamento, si sarebbero persino rifiutati di combattere ecc. ( 2) . Ma i 200.000 soldati ammassati al confine non potevano essere in maggioranza soldati di professione o “mercenari” insensibili ad ogni idea di fraternizzazione...

Riferendosi agli appelli al sacrificio per la patria lanciati dal governo ucraino e dalle milizie neonaziste, MC-KP assicura: “È ovvio che il proletariato in Ucraina non ha nulla da condividere con questa lotta patriottica i cui sostenitori sono simili a quelli di Putin”. Ma aggiunge subito dopo: “D’altra parte, non è da escludere del tutto che settori della classe sfruttata ed eredi del movimento democratico di piazza Maidan del 2013, cerchino di organizzare una resistenza, armata e non, all’invasione in rottura con lo Stato ucraino e le sue milizie naziste”.

Il “movimento democratico” 2013-2014, elogiato dall’opportunismo di “estrema sinistra”, è stato un grande movimento di protesta di natura piccolo borghese contro la contestata vittoria elettorale del candidato filorusso e favorevole all’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea. I gruppi nazionalisti di estrema destra finanziati da oligarchi legati all’Occidente sono stati la forza trainante di questo movimento...

Ma MC-KP prosegue affermando che questa prospettiva infliggerebbe “un terribile colpo allo Stato ucraino”, rafforzerebbe l’opposizione alla guerra in Russia, consentirebbe “l’insorgere di lotte operaie indipendenti” e darebbe un chiaro segnale di “autonomia politica di classe ai milioni di lavoratori ucraini emigrati in Europa e in Russia e, più in generale, al proletariato mondiale”. Ma per fare questo, conclude, “i proletari devono maneggiare armi legali e illegali” (?).

Ciò che in effetti qui viene proposto, in completa contraddizione con le affermazioni marxiste ortodosse sopra esposte, e nonostante le citazioni di Lenin sparse per tutto il testo, è una riedizione della politica dei “partigiani” all’epoca della seconda guerra mondiale: la partecipazione sedicente autonoma dei proletari alla guerra imperialista. Sono così spariti la rottura dei fronti di guerra e il disfattismo rivoluzionario ostinatamente difesi da Lenin e dai bolscevichi come condizione per rilanciare la lotta rivoluzionaria di classe; secondo MC-KP, la partecipazione alla guerra può, al contrario, portare ad una “autonomia politica di classe” (qualunque cosa significhi questo vago concetto), e questa “autonomia” potrebbe essere opera degli eredi di un movimento democratico, cioè politicamente borghese! È difficile negare più apertamente le posizioni rivoluzionarie comuniste...

In una risposta sul suo sito ceco a un utente che chiede chiarimenti, MC-KP scrive: “La resistenza all’aggressione militare colonialista può essere banalizzata in quanto ‘sta combattendo (e morendo) per lo Stato’? Certamente no. Penso che sia difendere la via dalla sua ‘stalinizzazione’, di un ritorno all’era sovietica con la censura e la soppressione delle libertà individuali e collettive, questo è ciò che le persone in Ucraina temono e a cui resistono. Da qui la ‘definizione’ della lotta ucraina come lotta armata democratica. Se rimane ‘soltanto’ così, rischia di avere le conseguenze che ogni movimento democratico rischia di avere: il rafforzamento dello Stato. (…) un’altra conseguenza è possibile (…) se i lavoratori pongono la loro lotta su una base di classe (…)”.

Il giro è completo: per MC-KP, come per la propaganda borghese più sporca, siamo in presenza in Ucraina di una resistenza di un popolo che lotta per la propria libertà, e non di una guerra tra due Stati borghesi! Battezzare la guerra da parte ucraina, con la trasformazione, attraverso la mobilitazione generale della popolazione maschile in carne da cannone, come “lotta democratica armata”, non è altro che una pietosa giustificazione per un completo allineamento con un fronte di guerra, nonostante tutte le pseudo frasi classiste.

Invarianza dell’opportunismo: anche se le conseguenze per il proletariato sono infinitamente meno importanti, è lo stesso tradimento dei principi cardine dell’indipendenza di classe commesso nel 1914 dalla maggior parte dei partiti della II Internazionale, denunciato dai bolscevichi come venduti alla borghesia e contro la quale era fondamentale rompere per costituire partiti e un’Internazionale rivoluzionari.

Engels ha spiegato che alla base di ogni errore politico c’è un errore teorico. La vacuità teorica, che MC-KP implicitamente riconosce quando parla di una profonda crisi teorica, lo lascia disarmato di fronte alla pressione ideologica della classe dominante, portandolo di fatto a schierarsi nel campo borghese. In realtà, la teoria marxista non è in crisi: ciò che è “in crisi” sono le forze che hanno rotto con questa teoria, con questo programma. La rottura con queste forze, piccole o grandi, il ritorno a questa teoria e a questo programma e la ricostituzione del partito di classe su queste basi, è, con buona pace dell’MC-KP, l’unica via di salvezza per i proletari di Ucraina e Russia chiamati a versare il loro sangue o ad accettare sacrifici in difesa del “loro” capitalismo, e per i proletari di tutto il mondo che, prima o poi, si confronteranno con la stessa prospettiva.

 


 

(1) http://movement-communiste.com/documents/MC/Leaflets/BLT2202FRvG.pdf

(2) Il capo dell’intelligence britannica afferma che dei soldati russi si sono rifiutati di obbedire agli ordini, altri hanno sabotato il loro equipaggiamento (Financial Times, 7/4/22). Non prendiamo alla lettera informazioni di questo tipo, ma un’altra informazione testimonia l’insoddisfazione presente anche tra gli organismi descritti come più vicini al regime russo: un avvocato di Krasnodar (Russia meridionale) che si è fatto carico della difesa di una dozzina di membri della Rosgvardia (Guardie Nazionali, considerate incrollabili sostenitori del regime) che hanno rifiutato di essere inviati in Ucraina, ha dichiarato di essere stato contattato da quasi mille persone nello stesso caso. (Financial Times 2/4/22)

(3) https://bit.ly/3Iyjbu6

 

 

Partito comunista internazionale

www.pcint.org

 

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