La clamorosa infiltrazione della 'Ndrangheta in Trentino porta a commissariare un Comune

(«il comunista»; N° 176 ; Gennaio-Febbraio 2022)

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Tra le alte montagne del civile Trentino, nella Val di Cembra, si trova un piccolo comune, Lona-Lases, con appena 872 abitanti, che riunisce le due ancor più piccole frazioni, Lona e Lases. L’area è famosa fin dagli anni ’60 per lo scavo di porfido, eccezionalmente in questo luogo di colore rosso, lavoro che occupava all’incirca 2000 lavoratori. Il porfido rosso è per la piccola comunità veramente un “oro rosso”, poiché l’intera economia del comune è basata sulle attività di estrazione e di lavorazione del materiale roccioso. Del resto, la morfologia del territorio impedisce l’insediamento di altre aziende redditizie, poiché è oltremodo impervio e soprattutto tremendamente periferico rispetto alle normali vie di commercio (come la trafficata Valsugana). Il porfido rosso è del resto una roccia elegante e non diffusissima, cosa che permette anche di realizzare considerevoli profitti a coloro che vogliano (sia ben chiaro, previamente dotati dei necessari capitali) investire nelle attività di estrazione. Da qualche tempo, però, gli affari non vanno più così bene. Una serie di concause (tra le quali, primo sintomo che qualcosa stesse prendendo una brutta piega, la crescente evasione fiscale) ha portato a una relativa decadenza del settore, che vanta ancora, nonostante il ridimensionamento del mercato, un giro d’affari tra i 150 e i 200 milioni di euro. Mettendo in relazione questo dato con l’irrisoria popolazione ci si può rendere conto di quanto possa pesare una simile attività sul mercato locale.

La “piaga” dell’evasione fiscale era sintomo di un altro processo complesso in atto, che solamente da poco è venuto alla luce. Ben si sa come, quando ci sono giri di denaro considerevoli, la borghesia non si faccia tanti scrupoli a usare mezzi illeciti per sbaragliare la concorrenza; e così, nel comune trentino, si sono cominciate a verificare infiltrazioni mafiose provenienti dalla Calabria. Due nuove condanne (del 19 dicembre scorso), a 10 e 8 anni, attestano  che non si tratta di fantasie o sospetti, ma di chiarissime verità (1). Le aziende calabresi, infatti, intensificarono, a partire dal 2011, lo sfruttamento dei lavoratori stranieri impiegati nelle cave, aggiungendo però alla solita capitalistica finalità della concorrenza, anche la violenza e i metodi mafiosi, il riciclaggio di denaro e l’evasione fiscale. In risposta alla situazione sempre più grave, i lavoratori si trovarono costretti a chiedere aiuto al sindacato confederale (incarnato nella CGIL tricolore): come prevedibile, da parte di un “sindacato” simile, ovviamente non vi fu alcuna risposta o sostegno alle richieste di aiutodegli operai trentini sottopagati. A quel punto, e questo testimonia come effettivamente sia possibile una risposta  al di fuori delle logiche confederali sindacali, i lavoratori decisero di costituire il Coordinamento Lavoratori Porfido (CLP) indipendente, per lottare come organismo di base contro le attività ‘ndranghetiste in Trentino. La situazione era divenuta, del resto, completamente insostenibile, dopo che un lavoratore cinese era stato pestato dagli sgherri padronali per aver chiesto dove fossero finiti 10.000 euro di arretrati sullo stipendio. Il clima era tale che la mafia costringeva i lavoratori a firmare buste paga false per non essere licenziati (2). Di fronte a simili condizioni disumane, soprattutto rispetto ai contratti a cui si è abituati in Trentino, il coraggio dei lavoratori non si è spento: anzi, in quei minatori si è accesa una scintilla di speranza per il cambiamento.

Il comune è commissariato per mafia dal 2021. Nessuno vuole più candidarsi alle elezioni comunali, e si è già al secondo commissario (quello precedente, Federico Secchi, si è dimesso a favore di Alberto Francini il 18 novembre del 2022). Per tre elezioni consecutive non vi sono stati i numeri minimi di candidati per costituire delle liste. La paura dilaga ormai nella comunità, e nessuno vuole fare i conti con il problema immenso delle infiltrazioni mafiose: l’aria che si respira persino nei bar della zona è opprimente, completamente diversa da quella che si respira in tutto il resto del Trentino, provincia autonoma relativamente agiata rispetto al resto del Paese. Eppure,  questo caso dimostra come nemmeno la relativa agiatezza possa realmente sanare le contraddizioni e la sete di profitto del sistema capitalistico, che, nel nome di un maggiori guadagni, è disposto a infrangere ogni legge e ad usare la violenza contro gli operai “insubordinati”.

Già Carlo Marx affermava che il crimine sia un incentivo alla concorrenza con le seguenti parole, che paiono esattamente scritte per ciò di cui parliamo: «Il delinquente produce inoltre tutta la polizia e la giustizia criminale, gli sbirri, i giudici, i boia, i giurati ed eccetera. […] Il delinquente produce un’impressione, sia morale sia tragica, a seconda dei casi, e rende così un “servizio” al moto dei sentimenti morali ed estetici del pubblico. […] Il delinquente rompe la monotonia e la banale sicurezza della vita borghese. Egli preserva così quella vita dalla stagnazione, e suscita quella inquieta tensione e quella mobilità, senza la quale anche lo sforzo della concorrenza si smorzerebbe. Egli sprona così le forze produttive.» (3)

Bisogna anche dire che, per quanto lo Stato si opponga con relativa celerità al problema mafioso in Trentino (in Trentino solamente, però, da quanto emerge dalla cronaca: per 9 anni, dal 2011 ed il 2020, non è stato fatto nulla per le attività criminali già denunciate, come a dire qui noi la mafia non la possiamo avere), esso non prova simpatia nemmeno per l’organizzazione sindacale di base costituita dai lavoratori del porfido. Quando nel 2021 si stava tenendo una conferenza pubblica sul tema della mafia nel teatro di Lona organizzata dal CLP (4), assenti ovviamente tutte le autorità politiche della provincia e del comune, assenti anche i rappresentanti di qualsiasi sindacato confederale, ecco che in sala è entrata tempestivamente, con ovvie finalità provocatorie, una pattuglia dei carabinieri, che ha interrotto momentaneamente l’esposizione sulla diffusione della ‘ndrangheta in Val di Cembra per chiedere a tutti i presenti il green pass. Si trattava chiaramente di un pretesto come un altro per intimidire il CLP, dato che il green pass era già stato controllato a tutti all’entrata. D’altra parte, a testimoniare quanto il problema sia sentito esclusivamente dai lavoratori costretti a lavorare in condizioni inumane, né il Comune, né la Provincia, né tanto meno Confindustria si sono costituiti parte civile nel processo contro i mafiosi trentini.

Già nell’opuscolo del 1983 Chi ci guadagna con la mafia il Partito si esprimeva così sulla relazione tra istituzioni, capitalisti e mafiosi: «Però emergono sempre maggiori indizi sulla rete di interessi comuni che stringe mondo politico ufficiale, alta finanza, mondo imprenditoriale, burocrazia e delinquenza organizzata.» (5) E poi, in conclusione: «Stato e “crimine” sono oggettivamente legati nell’ambito dell’unico sistema borghese. Se davvero lo Stato eliminasse mafia e camorra, non perderebbe l’unica base del consenso di massa per il suo apparato di sicurezza e non rischierebbe di far apparire a tutti chiaro il suo vero ruolo di difensore dell’interesse borghese contro i possibili assalti delle masse sfruttate e oppresse?» (6). Abbiamo trovato conferma di questa corretta tesi nella condanna inflitta a Cospito e Beniamino, che attesta in modo chiaro come delle leggi passate con la conclamata finalità di combattere la mafia altro non siano che pretesti per permettere l’incarcerazione definitiva e perenne di coloro che si ribellano, per quanto con metodi che non condividiamo storicamente, al potere costituito. Per risolvere una volta per tutte il problema della mafia e del crimine, della povertà e dei soprusi, in Italia e in tutto il mondo, è necessario rivoluzionare l’intera società per il trionfo del socialismo su scala globale.

 


 

(1) Processo ‘Porfido’: due nuove condanne per mafia in Trentino, ANSA, 19 dicembre 2022.

(2) Il paese ingovernabile, Il Venerdì di Repubblica, pp. 46-9, 11 novembre 2022.

(3) Digressione (sul lavoro produttivo) – [V-182], Carlo Marx, Teorie sul Plusvalore, tomo I.

(4) Lona Lases, il porfido, la ‘ndrangheta: storia di un dibattito partecipato, quasi interrotto dai    Carabinieri, e con l’eccellente assenza dei responsabili politici, L’Adige, 13 dicembre 2021.

(5) Cfr. Chi ci guadagna con la mafia?, Supplemento al “programma comunista”, n. 3 del 1983, p. 1.

(6) Ibidem, p. 12.

 

 

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