Italia: la strage di lavoratori non finisce mai!

(«il comunista»; N° 177 ; Marzo-Maggio 2023)

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Primo trimestre 2023: 196 morti sul lavoro (148 sul posto di lavoro, 48 in itinere) su oltre 86mila infortuni; i dati Inail dicono che gli infortuni sul lavoro complessivamente sono diminuiti rispetto al primo trimestre 2022, ma i morti sono aumentati (189 nel 2022, 185 nel 2021, 166 nel 2020). Sono decenni che le morti sul lavoro cadenzano lo sfruttamento sistematico della forzalavoro proletaria, sono decenni che sindacati e governi continuano a ripetere la stessa canzone: una repubblica fondata sul lavoro deve intervenire con i necessari controlli sulla sicurezza e sulla salute nei luoghi di lavoro... E da decenni non si fa che registrare sempre tra i due e i tre morti al giorno sul lavoro! 

Questi i dati annuali ufficiali delle morti sul lavoro o in itinere: tra il 2018 e il 2021, sono morti 4.713 lavoratori, quasi 1.200 all’anno, 3 al giorno!!! E sono dati che tengono conto soltanto delle denunce ufficiali giunte alla polizia e all'Inail; perciò non si sa quanti siano i lavoratori in nero, nativi e migranti non regolarizzati, che hanno subito infortuni e infortuni mortali. Sta di fatto che, sempre secondo i dati ufficiali, gli stranieri deceduti sul lavoro nel 2023 (23 su 148) confermano di essere più a rischio degli italiani (per ogni milione di occupati, 9,7 morti sono stranieri, contro 6,0 italiani). I dati Inail, separando i morti per Covid tra il 2020 e il 2021, registrano l’aumento del 40% degli infortuni mortali 2021 rispetto al 2020. Si moriva durante la pandemia non solo per Covid, e si moriva di lavoro ancor di più dopo la pandemia, nell’eccezionale 2021, l’anno della ripresa economica!

Ancora per il primo trimestre 2023, la fascia d'età più colpita è sempre quella tra i 55 e i 64 anni (61 su 148) - e i governanti vogliono alzare ulteriormente l'età pensionabile! -, ma l'altro aspetto drammatico riguarda i giovanissimi dai 15 ai 24 anni, tra cui anche alcuni studenti inseriti nel progetto scuola-lavoro, con un'incidenza di mortalità quasi doppia rispetto alla fascia 25-34 anni. E nella fascia fino a 14 anni sono state rilevate 16.582 denunce di infortunio sul lavoro, oltre il 10% del totale (144.586).

I settori di attività dove si registrano più infortuni e più morti sono i trasporti  e il  magazzinaggio, seguiti dal manifatturiero, costruzioni, sanità, commercio, agricoltura; e come sempre sono le regioni più industrializzate del Nord ad avere la maglia nera per il numero di vittime sul lavoro: Lombardia (29), Piemonte (16), Veneto (15), Emilia Romagna (11), per un totale di 71; seguono Lazio (13), Campania (10), Toscana (8), Puglia (8), e via via tutte le altre.

E che fanno CGIL, CISL, UIL, i sindacati che difendono la repubblica fondata sul lavoro? Scioperi? Non se ne parla. Figuriamoci poi uno sciopero generale... Però sono dei campioni nel fare la voce grossa a beneficio di telecamere, sottolineando la necessità di più controlli, più sicurezza... facendo il controcanto al presidente della repubblica magari il 28 aprile, "giornata dedicata alla salute e alla sicurezza del lavoro"... 

Finché il capitalismo vive i lavoratori salariati continueranno a morire, sul lavoro, in itinere, e non solo perché mancano le misure di sicurezza e i controlli nelle aziende, ma per la fatica e lo stress da ritmi di lavoro sempre più intensi, per giornate di lavoro sempre più lunghe e preoccupazioni quotidiane che si accumulano per un costo della vita sempre più alto, per l'incertezza e la precarietà del lavoro che logora sistematicamente ogni giorno, per la disoccupazione che aumenta e che persiste.

Lo sfruttamento non finirà mai fin quando il capitalismo rimarrà in piedi: lotta di sopravvivenza, questa è diventata la lotta proletaria, non si può sfuggirle. Una lotta che deve unire i lavoratori occupati e disoccupati, giovani e anziani, donne, fanciulli, perché è la razza degli operai che viene sistematicamente attaccata da tutte le parti!

 

 

Partito Comunista Internazionale

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