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(«il comunista»; N° 186 ; Marzo-Aprile 2025)

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Il gruppo che nel 1973 si scisse dal «Partito comunista internazionale-programma comunista», su questioni fondamentali come ad esempio la concezione del partito e la sua azione, e si organizzò a Firenze con una propria testata intitolata «il Partito comunista», proponendosi con lo stesso nome di «Partito comunista internazionale», ha subìto recentemente una scissione interna a causa della quale non ha più potuto uscire, certo per motivi legali, con la testata con cui sono usciti fino a qualche mese fa. Dal luglio-settembre del 2024 escono con una nuova testata intitolata «il Partito Comunista Internazionale», stesso nome del partito. Da un po’ di tempo hanno anche iniziato a diffondere loro materiali e informazioni attraverso una newsletter che hanno deciso di chiamare: [PCInt]Newsletter.

Alla confusione già in essere, determinata dall’esistenza di alcuni gruppi politici provenienti da scissioni dal vecchio «Partito comunista internazionale-programma comunista», come appunto il gruppo fiorentino di cui parliamo, è evidente che tale intestazione comporta un elemento di confusione ulteriore, visto che l’acronimo pcint. appartiene al nostro sito: www.pcint.org. Noi non abbiamo newsletter e, semmai l’avremo un giorno, dovremo decidere di chiamarla in modo da non aumentare la confusione che già esiste. Cosa che invece il gruppo fiorentino non ha voluto evitare; anzi, sembra proprio che l’abbia fatto appositamente per rubacchiare, oltre al nome del partito, anche l’acronimo che distingue il nostro movimento presente nel web.

Definirsi partito comunista internazionale, come un tempo definirsi semplicemente partito comunista, è parte di una battaglia teorica e politica che inizia da lontano – dal Manifesto del partito comunista di Marx ed Engels – e che punta all’obiettivo storico della trasformazione rivoluzionaria della società divisa in classi in una società senza classi, in una società di specie che non può che essere mondiale. Dai tempi di Marx ed Engels, contro la teoria del comunismo rivoluzionario si sono scatenate tutte le esistenti e successive forze reazionarie e di conservazione sociale; sono state elaborate molte teorie, dal socialismo feudale al socialismo piccolo borghese, dal socialismo conservatore o borghese al socialismo riformista e pacifista, dal socialsciovinismo al nazionalsocialismo, con le mille varianti che le forze opportuniste e di conservazione sociale di ogni epoca hanno generato e che ancora genereranno perché la società borghese capitalista, per resistere al crollo, cui è condannata, non desisterà dal cercare, con qualsiasi mezzo opportunistico e violento, di impedire che il proletariato ritrovi la strada della sua emancipazione di classe e si riconosca nell’unico partito comunista che meriti la sua fiducia incondizionata come avvenne per il partito di Lenin nella rivoluzione d’Ottobre 1917. 

Oggi, nel persistente periodo di profonda controrivoluzione e di drammatica depressione della lotta proletaria di classe, abbiamo a che fare con una miriade di gruppi che si definiscono «comunisti», che si proclamano «rivoluzionari» e che, a fronte della devastante e pluridecennale opera stalinista di falsificazione del marxismo, cercano di farsi recepire come nati e cresciuti da radici storiche che appartengono alla corrente della Sinistra comunista d’Italia e a quel partito comunista internazionale costituitosi nel secondo dopoguerra e che più volte, e in successione, hanno tradito.  

Il tempo è galantuomo, è un vecchio adagio, spesso richiamato anche da noi, ma non nel senso di attendere che il passare del tempo metta le cose a posto, ma nel senso di saper attendere i fattori favorevoli alla ripresa della lotta di classe e del movimento rivoluzionario del proletariato senza affidarsi alla semplice ricopiatura di formule e di frasi «marxiste», ma continuando le battaglie di classe che caratterizzarono il bolscevismo di Lenin e la Sinistra comunista d’Italia facendo tesoro delle sconfitte subite non solo ad opera della controrivoluzione borghese, ma anche da parte delle varianti che l’opportunismo ha assunto nei diversi periodi storici. Ben altre battaglie di classe ci attenderanno quando il proletariato inizierà a riconoscere che l’antagonismo di classe che lo oppone storicamente alla borghesia e al capitalismo viene mascherato regolarmente sotto le fattezze di un marxismo, di un comunismo, «aggiustati» di volta in volta a seconda del pericolo che corre l’ordine costituito. Allora, quando la lotta di classe avrà preso il sopravvento sul pantano piccoloborghese in cui la classe proletaria è immersa ad esclusivo beneficio della conservazione sociale, allora, di fronte ai fatti e agli schieramenti sociali reali, il problema di essere riconosciuti come il partito di classe, l’unico partito di classe, sarà risolto dalla lotta stessa, dalle indicazioni e dalla coerenza reale che il partito comunista darà e applicherà: allora, sarà la saldezza, l’intransigenza, la coerenza teorica, politica, tattica e organizzativa a fare la reale differenza tra coloro che si proclamavano a parole «rivoluzionari», «internazionalisti», «comunisti», e coloro che lo erano e lo sono nei fatti.

Il partito che si preparò alla rivoluzione proletaria e alla dittatura del proletariato in Russia si chiamava «socialdemocratico»; nel 1903, al suo secondo congresso, si divise in due frazioni, la bolscevica (maggioritaria) e la menscevica (minoritaria). Fu il bolscevismo, rappresentato dalle tesi e dall’indirizzo programmatico e politico sostenuti da Lenin, che riuscì ad influenzare, alla fine, il movimento operaio russo e ad avere a livello internazionale un peso, non solo prima della guerra mondiale 1914-18, ma soprattutto nella lotta contro il fallimento della Seconda Internazionale, contro il socialsciovinismo e per la preparazione del partito a conquistare un’influenza determinante nel proletariato, tanto da costituire un punto di riferimento non solo durante la rivoluzione di febbraio 1917, ma soprattutto tra il febbraio e l’ottobre 1917, quando il bolscevismo – cioè il POSDR(b), il Partito Operaio Socialdemocratico Russo-bolscevico – conquistò la guida del proletariato nella rivoluzione e nella dittatura di classe. Solo nella primavera del 1918, al 7° congresso del POSDR(b), su sollecitazione di Lenin, e in vista della costituzione della terza Internazionale, il partito russo cambiò di nome e divenne Partito Comunista Russo(b).

Da allora in poi, ogni corrente politica rivoluzionaria aveva il compito di costituirsi in partito secondo i dettami del marxismo rivoluzionario che, con il bolscevismo di Lenin, vennero sintetizzati nelle tesi della nuova Internazionale che non poteva che chiamarsi Comunista, come i partiti che intendevano aderire all’Internazionale nata nel 1919 non potevano non chiamarsi comunisti; l’esperienza storica non consentiva di tornare indietro.

Il partito di classe guidato da Lenin dal 1904 in poi continuava a denominarsi «socialdemocratico», ma si distingueva per la lotta sempre più agguerrita contro ogni forma di opportunismo riformista e operaista. Giunse e guidò la rivoluzione in Russia nell’ottobre 1917 senza cambiare il nome che cambiò solo nel 1918, a rivoluzione proletaria vinta e a dittatura proletaria instaurata. I fatti storici, e non le elaborazioni ideologiche, avevano deciso che il partito proletario di classe a livello mondiale doveva chiamarsi allo stesso modo in ogni paese: partito comunista. Dal 1848 del Manifesto del partito comunista di Marx ed Engels passarono settant’anni prima che la definizione «partito comunista» rappresentasse non solo lo «spirito» ma anche il «corpo» della classe proletaria in lotta per la rivoluzione anticapitalistica.

Le vicende storiche non procedono secondo un andamento continuo; la lotta fra le classi avanza tra contraddizioni sempre più profonde e vaste, con avanzate e rinculi, attraverso magnifiche impennate rivoluzionarie e drammatiche restaurazioni controrivoluzionarie e lunghi periodi di depressione della lotta di classe, riproponendo in questo modo la necessità, da parte degli elementi rivoluzionari non caduti nelle più disparate tendenze dell’opportunismo politico, di tornare alle origini, di restaurare il marxismo originario come dottrina della rivoluzione proletaria e comunista e di ricostituire il partito che ha il compito storico di fare in modo che il proletariato, in una lotta incessante e allargata a tutti i paesi del mondo, soprattutto in quelli capitalisticamente più avanzati, seppellisca materialmente la società borghese e avvii la trasformazione della società divisa in classi in società senza classi, in società di specie. I fatti storici successivi alla sconfitta della rivoluzione comunista in Russia e nel mondo hanno dimostrato che il movimento comunista nel suo ripresentarsi sulla scena, anche dal punto di vista formale, doveva disfarsi completamente di ogni residuo politico e pratico derivante dall’ideologia democratica e nazionale, cosa che l’Internazionale Comunista negli anni 1919-1926 non riuscì ad attuare pienamente sebbene, nei suoi primi due congressi, avesse portato la lotta teorica e politica contro la democrazia e il nazionalismo a livelli mai toccati in precedenza. Ecco che definire l’organizzazione di partito non solo come comunista, ma anche internazionale, divenne il necessario e vitale ribadimento di una visione che è insita fin dalla prima formulazione marxista del comunismo rivoluzionario; ed è quello che l’organizzazione del nostro partito fin dalla sua ricostituzione nel secondo dopoguerra fece, in un primo tempo definendosi partito comunista internazionalista, come unica organizzazione sotto ogni cielo, e dal 1965 in poi, internazionale, visto lo sviluppo della stessa rete organizzativa anche al di fuori dell’Italia. Il partito non doveva essere più un’organizzazione raggruppante tanti gruppi «nazionali» che accettavano di unirsi dopo confronti, dibattiti, congressi e compromessi, sulla base di un programma politico sottoposto ai voti congresso dopo congresso, come fu, di fatto, l’Internazionale Comunista, ma un’organizzazione di partito che si formava fin dalle sue origini sulla base, ovviamente, della dottrina marxista – che in quanto tale è valida in ogni paese – e con un unico programma politico, ma con gli stessi criteri e metodi di lavoro e organizzativi in ogni angolo del mondo.

E’ chiaro che il nome del partito, la sua parte formale, deve corrispondere al contenuto teorico, programmatico, politico, tattico e organizzativo del partito stesso, e tale corrispondenza deve trovare una conferma nei fatti della lotta di classe, nell’azione del partito e nella sua attività generale sul piano teorico come su quello della prassi interna ed esterna.

Oggi, come dicevamo, diversi gruppi politici si definiscono «partito comunista internazionale» rivendicanti un collegamento con la Sinistra comunista d’Italia, se non addirittura la sua «eredità». Saranno i fatti reali della lotta proletaria di classe e l’azione politica del partito a dimostrare quale organizzazione di partito rappresenterà effettivamente la coscienza di classe del proletariato a livello internazionale e sarà in grado, grazie a questa sua specifica qualità, di influenzare in modo determinante gli strati più avanzati del proletariato per assumerne la guida preparandoli alla rivoluzione anticapitalistica.

Noi, oggi, siamo tenuti a distinguerci da tutti gli altri gruppi che si rifanno alle nostre stesse origini affiancando al nome del partito i nomi dei giornali e delle riviste che pubblichiamo nelle diverse lingue; in Francia, e nei paesi di lingua francese, non essendo nati gruppi politici con lo stesso nome del nostro partito, dal 1957 siamo identificati con la rivista programme communiste e dal 1963 con il giornale le prolétaire; nei paesi di lingua spagnola abbiamo dovuto cambiare la testata del giornale dato che il gruppo scissionista del 1981-82 si è accaparrato il nome del giornale «el comunista» che il partito ha pubblicato fino alla crisi generale del 1982, mentre abbiamo potuto mantenere in vita la rivista el programa comunista uscendo poi con il giornale el proletario; abbiamo mantenuto anche per la rivista in lingua inglese la vecchia intestazione communist program, affiancata da qualche anno dal periodico proletarian, mentre per il giornale in lingua italiana, data la vergognosa vicenda del ricorso alla legalità borghese per quel che riguarda la vecchia testata «il programma comunista» e l’altrettanto vergognosa opera di liquidazione del partito messa in atto dal gruppo che pubblicò «combat», abbiamo dato vita al nuovo giornale il comunista.

Negli anni passati ci sono stati dei lettori che suggerivano di cambiare anche il nome al partito, proprio per non farci confondere con gli altri partiti che hanno lo stesso nome. In realtà, la rivendicazione del nome di partito comunista internazionale non può essere sostituita da nessun’altra denominazione più corrispondente al significato che abbiamo sempre dato a queste tre parole. Sarebbe come dire che, siccome la dittatura del proletariato è stata rivendicata sia da Stalin che da Mao e da cento altri partiti sedicenti comunisti sparsi per il mondo, allora avremmo dovuto trovare un sinonimo per distinguerci da tutti quelli che riproponevano la dittatura proletaria non secondo la concezione marxista originale. La stessa cosa varrebbe per il «socialismo», o il «comunismo», per non parlare del «marxismo». I sinonimi (ammesso che ne esistano in questi casi) sono, in genere, espedienti che invece di portare chiarezza, portano ancor più confusione; vedi quanto fece l’Internazionale Comunista quando, al posto della parola d’ordine della dittatura del proletariato, lanciò quella del «governo operaio» e addirittura del «governo operaio e contadino»! A noi spetta il compito di proseguire la battaglia di classe e la critica secondo i dettami della teoria marxista e l’esperienza storica del bolscevismo di Lenin e della Sinistra comunista d’Italia. Una battaglia e una critica che non attenueremo davanti a nessun tentativo di seminare confusione mettendo in opera espedienti con cui altri gruppi pensano di poter allargare ed aumentare la propria notorietà e i propri aderenti.

 

  

Partito Comunista Internazionale

Il comunista - le prolétaire - el proletario - proletarian - programme communiste - el programa comunista - Communist Program

www.pcint.org

 

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