C'è stato anche un Primo Maggio all'insegna delle rivendicazioni proletarie e classiste per il salario, la diminuzione della giornata di lavoro, la sicurezza sul lavoro, le cure mediche, contro la politica antioperaia assassina della borghesia capitalistica, contro la repressione e la guerra!
(«il comunista»; N° 187 ; Maggio-Luglio 2025)
A Napoli, come in diverse altre città (Milano, Roma, Torino, Firenze, Bologna, Perugia, Bari) vi sono state manifestazioni per un Primo maggio all’insegna della lotta proletaria classista, perché questa storica giornata proletaria non fosse ridotta alla permanente rievocazione della collaborazione di classe a cui i sindacati “operai” hanno da decenni abituato le masse proletarie, potendo contare non solo sul sostegno della classe borghese dominante, ma anche su quello dei partiti che per molto tempo si sono chiamati “socialisti” e “comunisti” al solo scopo di ingannare la classe operaia.
La trasformazione del Primo maggio da giornata di lotta a innocua festa del lavoro risponde alla politica interclassista del riformismo opportunista e della democrazia borghese.
Ma la memoria storica delle lotte del proletariato è serbata nelle avanguardie di lotta comuniste che cercano, dove possono e con posizioni quasi sempre influenzate da illusioni democratiche, di fare chiarezza tra il proletariato denunciando la politica antioperaia delle istituzioni, dei partiti e dei sindacati collaborazionisti.
Ed è così che a Napoli l’ormai più che decennale “Movimento di lotta disoccupati 7 Novembre”, erede delle liste storiche dei senza lavoro, forte del numero di iscritti e di una solida piattaforma classista, ha pensato di organizzare per il Primo maggio un corteo nel quartiere Sanità, dove peraltro ha una sua sede, quartiere prettamente proletario dove l’”arte di arrangiarsi” è purtroppo storica. Il concentramento è avvenuto davanti all’Ospedale San Gennaro, e non per caso (1). Questo Ospedale, come tanti altri, è stato sottoposto a una cosiddetta ristrutturazione che ha fatto sparire i posti letto e il pronto soccorso, lasciando solo alcuni ambulatori, ma in pratica come ospedale è stato chiuso. Nacque alcuni anni addietro, alla luce di una feroce protesta popolare, un Comitato per la difesa dell’Ospedale e per la riapertura del pronto soccorso, ma con esiti negativi. Anche questo Comitato ha partecipato al corteo, denunciando dai microfoni, oltre la politica delle false promesse sull’Ospedale, anche il mancato recupero di un parco proprio di fronte all’ospedale depauperando ulteriormente il quartiere. La rabbia è tanta e il portavoce del Comitato ha inveito contro le istituzioni proclamando che, di fronte alla loro tracotanza, avrebbero occupato il parco senza ovviamente trascurare la lotta per la riapertura dell’Ospedale.
Ma le denunce dei Disoccupati 7 novembre vanno ben oltre: abbracciano problematiche come quelle dell’occupazione, del salario, della sicurezza sul lavoro e dei servizi sociali. Si legge in un loro comunicato social:
“La storia di lotta scritta da noi in questi ultimi anni a Napoli è cosa di cui si parlerà. Per ora noi continuiamo a lottare e sognare. Perché se si sogna da soli è solo un sogno, ma se si sogna insieme è la realtà che comincia. Ci vediamo domani h 10:00 Ospedale San Gennaro nel quartiere Sanità perché il 1° Maggio è giornata internazionale di lotta del movimento di classe e del movimento operaio: per la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, per lavorare tutti e lavorare meno, per il salario garantito, perché non vogliamo guerra e riarmo ma dignità, vita, salute, salario”.
L’iniziativa è stata patrocinata insieme ai SI.COBAS, Laboratorio politico Iskra, Tendenza Internazionale Rivoluzionaria e altri organismi di base. Presenti varie avanguardie storiche. Non mancavano ovviamente le forze dell’ordine che si sono limitate a scortare il corteo e a deviare il traffico. In un loro volantino si denuncia il governo che investe miliardi di euro per le armi e le guerre a scapito di salari, scuola e sanità pubblica e contro il decreto sicurezza che altro non è che un acuirsi della repressione nei confronti di chi lotta. Si inneggia alla lotta di classe e all’autorganizzazione. Il corteo, nutrito da centinaia di manifestanti, ha avuto un impatto molto positivo sugli abitanti del quartiere. Applausi dai balconi. Molti sono scesi in strada per unirsi alla protesta. Al grido di “svegliatevi” la marcia del corteo è stata breve, ma significativa, terminando presso la sede stessa del movimento.
Alla fine della manifestazione, sul loro sito social si legge:
«NO ALLA GUERRA ED AL RIARMO: SANITÀ, SALARIO E LAVORO!!!
«Oggi centinaia di proletari/e nel quartiere popolare della Sanità sono partiti dall’ospedale San Gennaro fino alla sede del Vico Arena. Messaggio chiaro e forte: è necessario organizzarsi dal basso per opporsi alla guerra, al riarmo, alla barbarie e allo sfruttamento.
«Il 1° Maggio non è una festa, non c’è nulla da festeggiare con i venti di guerra.
«Contro le morti sul lavoro e la precarietà. Vogliamo lavorare tutti e lavorare meno.
«Contro la disoccupazione
«Vogliamo salario garantito e lavoro socialmente necessario.
«Contro la repressione e lo stato di polizia.
«La nostra sicurezza: casa, lavoro, sanità.
«Contro le spese militari e guerra.
«Vogliamo ospedali ed accessibilità alle cure sanitarie.
«Contro privati e chiusura di spazi e territori.
«Vogliamo messa in sicurezza e servizi sociali.
«Applausi dai balconi, gente che si è aggregata al corteo scendendo di casa fino a tanti interventi di lavoratori e lavoratrici, realtà studentesche e comitati territoriali. Domani abbiamo il maxiprocesso contro la nostra lotta per il lavoro, oggi abbiamo dato la risposta migliore che potevamo dare».
Seguiamo da anni questa organizzazione nei limiti delle nostre forze. Pensiamo che queste iniziative siano molto positive perché possono contribuire a incanalare le lotte nella direzione classista e polarizzare le forze proletarie che scaturiranno dalle ulteriori spinte delle contraddizioni capitaliste. Spinte che avranno sempre bisogno di essere indirizzate nella prospettiva della lotta di classe rivoluzionaria per la quale il partito di classe sarà indispensabile al fine di unificarle, per combattere qualsiasi cedimento immediatista e per mantenere ferma la barra sulla rotta rivoluzionaria, soprattutto quando la lotta proletaria si svolge nelle situazioni sfavorevoli.
(1) Cfr. No alla chiusura dell’ospedale San Gennaro, “il comunista”, n. 146, dicembre 2016.
Partito Comunista Internazionale
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