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OPERAI ASSASSINATI alla TYSSENKRUPP di TORINO

Basta con le morti sul lavoro!

Basta con gli assassinî legalizzati!

 

Proletari, fratelli di classe!

 

Alla TyssenKrupp di Torino, nella notte di giovedì 6 dicembre, un ennesimo “incidente sul lavoro” ha sconvolto 7 famiglie proletarie: 7 operai vengono travolti da un incendio sviluppatosi nel reparto trattamento termico dove i laminati d’acciaio vengono portati ad altissime temperature e poi raffreddati in bagni d’olio per temperarli. Antonio Schiavone, 36 anni, moglie e tre figli, muore bruciato, degli altri 6 compagni di lavoro avvolti dalle fiamme, già in fin di vita, il venerdì 7 dicembre ne muoiono 3, mentre gli altri tre sono comunque gravissimi.

La TyssenKrupp aveva già deciso di chiudere l’acciaieria di Torino il prossimo giugno, ma la sete di profitto capitalistico non si ferma mai, e lo sfruttamento dei macchinari e degli operai continua fino all’ultimo minuto: si lavora comunque 24 ore su 24 in tre turni. Di più, a fronte di nuove esigenze, i vertici dell’azienda obbligano gli operai al lavoro straordinario. Gli operai morti e gravemente ustionati di questi giorni avevano già fatto le loro 8 ore e stavano facendo altre 4 ore di straordinario, per di più notturno: 12 ore consecutive!, in lavorazioni che anche per una sola ora sono massacranti! E chi non accettava di fare gli straordinari, veniva cacciato! In 200 operai, a tanti erano stati ridotti, dovevano fare la produzione che fino a luglio dello scorso anno era fatta da 385 operai!

Il ricatto del lavoro è la regola per i capitalisti che sfruttano al massimo possibile uomini e macchinari; perciò la manutenzione dei macchinari è regolarmente in difetto se non assente del tutto. Non c’è “incidente sul lavoro” che non metta in luce la mancanza di misure di sicurezza, e la scarsa e superficiale – quindi poco costosa – manutenzione dei macchinari e degli ambienti di lavoro.

Di solito, di fronte alle centinaia di morti sul lavoro che ogni anno caratterizzano la corsa al profitto capitalistico, cala velocemente il silenzio da parte di tutti, media e autorità innanzitutto; e che i reati per i quali i vertici aziendali vengono indagati cadano poi in prescrizione. Capita, come questa volta, che di fronte alle morti sul lavoro per le condizioni disastrose in cui gli operai sono obbligati a lavorare, gli alti signori delle istituzioni e della politica sentano il bisogno di spargere il loro cordoglio a tutta la nazione e rilascino dichiarazioni di grande preoccupazione per le condizioni di lavoro operaie: la sicurezza sul lavoro è un’emergenza!, le leggi ci sono ma vanno rispettate!, i controlli devono funzionare!, salvo poi terminare le litanie con il solito ammonimento: gli operai devono stare più attenti!

 

Proletari, fratelli di classe!

 

Il modo per obbligare i capitalisti ad applicare le misure di sicurezza sul posto di lavoro, di provvedere alla manutenzione sistematica dei macchinari e degli impianti c’è, e non è quello seguito fino ad oggi dai cosiddetti uffici competenti, o dai sindacalisti collaborazionisti. E’ quello di lottare duramente, perché si lotta non solo per il salario ma per salvarsi la vita, ogni volta che succede anche un piccolo incidente!

E’ ora di finirla con le peregrinazioni nei vari uffici e nelle varie istituzioni che non hanno mai risolto e non risolvono mai nulla a favore del miglioramento delle condizioni di lavoro operaie. Gli incidenti sul lavoro aumentano ogni anno. Ogni anno aumentano i morti sul lavoro. Ormai è una vera e propria guerra!, e lo dicono gli stessi pennivendoli borghesi.

Operai che non hanno paura di lavorare per 12 ore consecutive, a temperature altissime, sottoponendosi a sforzi immani sia muscolari che nervosi, che “ce la fanno” sempre, giorno dopo giorno, a portare a casa la pelle, devono aprire gli occhi sulle conseguenze di un modo di lavorare che non concede alternative: si lavora e si crepa, o se non si lavora, si crepa di fame e di freddo!

Il ricatto dei capitalisti è più forte e pesante quanto più gli operai sono divisi e disorientati nelle proprie lotte. Il ricatto dei capitalisti sul salario e sul posto di lavoro, sostenuto dagli stessi accordi capestro che i sindacati collaborazionisti hanno continuato a sottoscrivere sugli straordinari, sulla flessibilità, sul lavoro precario, è più forte e pesante nella misura in cui gli operai continuano a delegare ai sindacati collaborazionisti la difesa delle loro condizioni di lavoro e di vita.

OPERAI, RIBELLATEVI! Non si può continuare a morire, a mutilarsi, ad invalidarsi per ingrassare i profitti dei capitalisti! Riprendete la lotta nelle vostre mani, organizzatevi nelle assemblee in cui si discuta esclusivamente della difesa delle condizioni di vita e di lavoro operaie! Ad ogni incidente sul lavoro, sciopero immediato fino a quando le cause dell’incidente non siano state risolte! E se muore un operaio sul lavoro, sciopero generale! Quando un operaio perde la vita per colpa dei capitalisti, tutti i capitalisti sono responsabili, e lo sciopero deve colpirli tutti!

 

 

Partito comunista internazionale

8 Dicembre 2007

www.pcint.org

 

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