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ALITALIA

La lotta deve uscire dalla tenaglia del collaborazionismo e del ricatto padronale!

 

La crisi dell’Alitalia porta inesorabilmente al suo drastico ridimensionamento, sia che venga acquistata da altre compagnie aeree, sia che fallisca e venga svenduta a “prezzi di realizzo”. Da almeno dieci anni la “compagnia di bandiera” versava in condizioni critiche e questo non perché i piloti o gli assistenti di volo o il personale di terra veniva strapagati – come invece sono normalmente strapagati i grandi dirigenti, i consulenti e compagnia cantante – ma perché ogni parrocchia politica voleva la sua fetta di potere, i suoi privilegi e un proprio bacino di voti come succede in ogni azienda pubblica. La crisi dell’Alitalia è stata utilizzata in campagna elettorale, come tutti sanno, soprattutto dallo schieramento del centrodestra, da Berlusconi e dalla Lega in particolare, come argomento forte per dimostrare l’attaccamento di questo schieramento all’onore patriottico del capitalismo nazionale: la compagnia aerea di bandiera deve restare in mani italiane! E con ciò si contrastava violentemente la vendita dell’Alitalia ad Air France-KLM, con la quale vendita non ci sarebbe stata l’assunzione di tutti i 20.000 dipendenti; il piano d’acquisto infatti prevedeva che lo Stato italiano si prendesse a carico la montagna di debiti accumulati dall’Alitalia, e i 3.500/4.000 dipendenti che venivano classificati in esubero dall’acquirente Air France-KLM, e che i salari fossero decurtati del 30%. Di fatto, Air France si sarebbe presa la parte più redditizia dell’azienda italiana scorporandone la parte più critica e pesante. Il governo Prodi, che usava la crisi dell’Alitalia anche per la propria campagna elettorale sostenendone la “soluzione di vendita alla francese Air France”, doveva però fare i conti con i padroni francesi i quali pretendevano un perfetto accordo sia col governo che stava cadendo (Prodi) sia col nuovo governo che si sarebbe installato (Berlusconi); quest’ultimo si oppose alla “soluzione Air France”, e l’acquisto svanì più per questo diniego che per il temporaneo no della triplice sindacale. Era, d’altra parte, dato per acquisito che l’Alitalia non sarebbe più potuta essere azienda pubblica, perciò doveva essere venduta ai privati. Veniva dichiarata pronta una “cordata di imprenditori italiani” in grado di sostituire Air France nell’acquisto, e così l’Alitalia… sarebbe rimasta italiana, non grazie allo Stato ma all’imprenditoria privata.

Come ogni promessa elettorale, anche questa doveva miseramente fallire. La “cordata di imprenditori italiani” non si è vista per molti mesi, fino a quando non si è presentato il solito gruppo di voraci e spregiudicati maneggioni dell’altra finanza italiana i quali si sono presentati con il cipiglio dei classici strozzini: l’Alitalia viene fatta a pezzi, e la CAI si prende il pezzo più redditizio, i debiti se li assume lo Stato, gli esuberi diventano 7.000, i salari vengono decurtati del 20-30%, tutti i sindacati devono sottoscrivere l’accordo: prendere o lasciare! Che il governo Berlusconi sostenga questo piano è ovvio, non ci vuol perdere la faccia. Che lo sostengano Cisl, Uil Ugl e alcuni sindacati minori è altrettanto ovvio, visto che il ritornello “meglio 12-13.000 posti di lavoro salvati che 20.000 licenziati” è l’argomento ricattatorio ormai sistematico usato dai sindacati collaborazionisti. Che la Cgil faccia resistenza non meraviglia più di tanto: da un lato ci vuole che qualcuno faccia il muso duro coi padroni (ne va di quel poco di credibilità che ancora hanno i sindacati tricolore fra i lavoratori), da un altro lato, la Cgil tenta di giocare la carta della trattativa fino all’ultimo secondo in concorrenza con i sindacati meno calabrache, e da un altro lato ancora vi è uno strisciante perorare la causa da parte Cgil della tedesca Lufthansa (concorrente europea di primordine di Air France) che già ha cominciato a “salvare” in parte l’aeroporto di Malpensa (altro nodo critico tanto caro alla Lega).

Che l’Alitalia venga comprata dall’italiana CAI, dalla francese Air France, dalla tedesca Lufthansa o dall’inglese British Airways, per i lavoratori della compagnia aerea, sia personale viaggiante che personale di terra, cambierà davvero poco. L’azienda verrà fatta in ogni caso a pezzi, come è già successo con le Ferrovie; gli esuberi saranno migliaia, i salari saranno comunque decurtati, l’orario di lavoro non diminuirà ma tendenzialmente aumenterà perché sarà richiesto come priorità l’aumento della produttività! I capitalisti ragionano alla stessa maniera sotto ogni cielo! Vogliono far profitto, in tempi veloci, e più aumenta la concorrenza sul mercato internazionale, più i capitalisti diventano arroganti e ricattatori, e se ne fregano altamente delle migliaia di lavoratori che restano senza lavoro e senza salario!

I lavoratori salariati non hanno molte strade da imboccare per difendere la propria vita e per combattere contro i licenziamenti: lottare sull’unico terreno che li può effettivamente unire dando loro la forza per ottenere le migliori condizioni dallo scontro con i padroni, il terreno della lotta di classe sul quale l’aspetto più importante diventa combattere la concorrenza fra lavoratori, concorrenza che anche i sindacati tricolore e corporativi si fanno gli uni contro gli altri. Finché i lavoratori fanno dipendere le sorti della loro lotta dall’immedesimarsi nella difesa dell’ «azienda» credendo che il bene dell’azienda significhi anche il bene dei suoi dipendenti, non riusciranno mai a lottare in modo indipendente e rimarranno sempre alla mercé degli alti e bassi del mercato e dei ricatti padronali (e governativi). Se i lavoratori salariati non vogliono essere schiacciati da ritmi e intensità di lavoro sempre più pesanti come vuole la sempre più alta produttività richiesta dai padroni, e se non vogliono essere trattati come merci con scadenza e la cui scadenza è determinata esclusivamente dai padroni, devono alzare la testa e riorganizzarsi fuori dalle politiche e dalla pratiche collaborazioniste e corporative!

Viva la lotta dei lavoratori dell’Alitalia contro i ricatti dei padroni di ieri e dei padroni di domani!

La lotta di classe ad esclusiva difesa delle condizioni di vita a e di lavoro proletarie ridiventi obiettivo di ogni lavoratore!

 

21 settembre 2008     

                         

PARTITO COMUNISTA INTERNAZIONALE (il comunista)

www.pcint.org

 

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