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Prises de position - Prese di posizione - Toma de posición - Statements                        


 

Elezioni amministrative? Inganno continuo di una democrazia in putrefazione.

Contro gli interessi borghesi, nascosti dall’inganno democratico, i proletari devono imboccare la strada della lotta di classe, unica via per l’emancipazione rivoluzionaria dall’oppressione capitalistica!

 

 

Con le prossime elezioni amministrative tornano a risuonare i soliti ritornelli su una democrazia presentata come unico rimedio ai mali di una società che è organizzata totalmente intorno e a difesa degli interessi borghesi.

Non passa giorno che non scoppi uno scandalo in cui i politici di questo o quel partito, noti o meno noti, vengono scoperti a rubare, a corrompere, a farsi corrompere, ad utilizzare la propria posizione per interessi privati, a coprire affari sporchi, a farsi ricattare dai cosiddetti poteri forti o dalle organizzazioni criminali. E non passa giorno in cui i proletari non debbano sopportare ogni genere di sopruso, di umiliazione, in cui non vengano colpiti dai licenziamenti, dai sacrifici, dalla decurtazione del salario e della pensione, dalla precarietà di lavoro e dall’insicurezza della vita nei posti di lavoro e nella vita quotidiana: la miseria si diffonde nelle masse proletarie, mentre dalla parte di una minoranza di borghesi si accumulano ricchezze senza limiti.

I borghesi fanno discorsi sulla crisi come se la crisi economica e sociale fosse un fenomeno “naturale”, una sciagura che cade dal cielo e, per superarla, chiamano i proletari a maggiori sacrifici.

Ma la crisi economica è crisi del capitale, della società borghese, del modo di produzione che si basa esclusivamente sullo sfruttamento del lavoro salariato: è un fenomeno sociale determinato dalle contraddizioni di una società che ha messo al centro della sua vita la legge del profitto, la legge della valorizzazione del capitale al quale tutto viene sacrificato e, soprattutto, l’esistenza delle masse proletarie.

I proletari, a causa delle condizioni di esistenza da schiavi salariati, sono spinti spontaneamente a ribellarsi, a lottare per non morire, per non restare eternamente schiacciati sotto la pressione e la repressione del sistema economico borghese e del suo Stato. E’ con questa spinta materiale a lottare per i propri interessi immediati che i proletari possono esprimere una forza sociale in grado non solo di opporsi all’oppressione economica e sociale borghese, ma di lottare per abbattere questo sistema sociale abolendo ogni tipo di oppressione economica, politica, sociale, razziale, militare. Ma, uno dei metodi che la borghesia utilizza per distrarre i proletari da questa lotta e dalla prospettiva della lotta di classe è quello della democrazia elettorale.

Il fatto stesso che la classe borghese dominante impieghi enormi risorse sociali per mantenere un apparato politico-burocratico-amministrativo che schiaccia la stragrande maggioranza della popolazione nella situazione di dipendenza assoluta da una mostruosa macchina divoratrice di forze umane e finalizzata esclusivamente a difendere gli interessi della minoranza borghese, mentre propaganda la “libertà di scelta”, la “libertà di opinione”, la “libertà di pensiero” che si concretizzerebbero nel depositare una scheda nell’urna come fosse un privilegio delle popolazioni civili, dimostra che il metodo democratico – anche se ormai logoro – serve ancora per continuare ad ingannare le masse.

Con le elezioni amministrative, per il fatto di chiamare a votare sindaci e consiglieri comunali candidati tra la gente che localmente è più facile conoscere, il metodo democratico appare più vicino alla possibilità di “scegliere” coloro che amministreranno le città; assomiglia di più ad una specie di “democrazia diretta” con la quale gli elettori possono sperare di essere ingannati di meno. In realtà, col metodo elettorale si possono cambiare i personaggi che siedono nelle poltrone del potere locale, ma non si cambia la direzione in cui la società borghese procede né, tantomeno, la struttura economica su cui poggia. L’inganno democratico a livello locale non è meno inganno di quello perpetrato a livello nazionale.

I proletari, fino a quando si faranno turlupinare dai borghesi e da quello strato sociale fatto di politicanti, di affaristi, di faccendieri, di mestatori che genera in continuazione i politicanti che si presentano alle elezioni sotto le bandiere dei vari raggruppamenti politici, siano partiti, leghe, movimenti, liste civiche o che altro, continueranno a rimanere prigionieri di un metodo che ha la funzione di mascherare in tutti i modi la realtà sociale e politica: la realtà di una società che è organizzata per sfruttare a più non posso il lavoro salariato delle masse proletarie, perché da questo sfruttamento trae il profitto capitalistico. Una società che è destinata a precipitare sempre più spesso in crisi economica, una società che, in conseguenza delle crisi, non può offrire alle masse proletarie alcuna certezza futura, mentre offre certamente il peggioramento delle loro condizioni di esistenza fatto di disoccupazione, precarietà, miseria, fame e, non ultima, la guerra.

I proletari, nella società borghese, non hanno alcuna voce in capitolo e quando vengono chiamati ad eleggere i loro “rappresentanti”  a livello locale, o nazionale, in realtà vengono chiamati ad eleggere coloro che li sfrutteranno e li opprimeranno fino a nuove elezioni.

Con l’elettoralismo, e con il parlamentarismo, la borghesia si assicura un’influenza determinante sulle masse proletarie inducendole a “lottare” su un terreno che non porta alcun danno nè ai suoi interessi di classe, né alla pace sociale, né all’ordine sociale.

I proletari hanno interessi del tutto opposti da quelli borghesi: devono difendersi dai colpi sistematici che i padroni, la classe borghese, sferrano contro gli interessi di vita dei proletari, devono difendersi dalla pressione economica che il padronato esercita con sempre maggiore arroganza in tutti i posti di lavoro, devono difendersi dallo smantellamento sistematico dei “diritti” conquistati con le lotte dei decenni passati sia come ammortizzatori sociali sia come barriera alla diffusa illegalità borghese e piccoloborghese, devono difendersi dalla lotta di concorrenza fra gli stessi proletari che la borghesia alimenta appositamente per dividere e per indebolire il più possibile la forza di reazione del proletariato, devono difendersi dalla repressione poliziesca che difende i padroni e le loro proprietà private. Credere di potersi difendere su tutti questi piani attraverso i metodi della conciliazione fra le classi, della collaborazione interclassista sostenuta dai sindacati tricolore e dai partiti cosiddetti operai, del “confronto democratico fra le parti sociali” in un clima di pace sociale e di “coesione nazionale” ritenuta indispensabile per “uscire dalla crisi” e per avviarsi verso un priodo di rinnovata “crescita”, vuol dire credere alle favole, e, in ultima analisi, condividere l’inganno borghese.

I proletari devono contare sulle proprie forze, sulla spinta materiale e oggettiva alla lotta contro il vero nemico di classe che è la borghesia; devono riconquistare il terreno della lotta di classe come avevano già fatto le generazioni precedenti, devono rompere i legami che le forze dell’opportunismo e del collaborazionismo interclassista hanno costruito in tutti questi decenni allo scopo di imprigionare la forza sociale che potenzialmente il proletariato rappresenta. E’ questa forza sociale che il proletariato deve riconoscere a se stesso, e lottando a difesa esclusiva dei propri interessi di classe immediati esso la riconquisterà.

Nella prospettiva della ripresa della lotta di classe, nella quale i proletari si inseriranno attraverso indiscutibili difficoltà fatte anche di scontri all’interno stesso del proletariato perché una parte avanzata si troverà sempre a dover combattere contro una parte arretrata e più facilmente influenzabile dalla borghesia, i proletari si riallacceranno alle grandi tradizioni di lotta del passato, lotta sociale e lotta rivoluzionaria. Su questa strada i proletari ritroveranno la forza di riorganizzarsi in associazioni economiche di classe, e ritroveranno il loro partito di classe, rappresentante nel presente del futuro della lotta rivoluzionaria: un partito che non trasforma le difficoltà della lotta in motivo per cedere al riformismo e alle lusinghe della collaborazione di classe; un partito che, difendendo la teoria del comunismo rivoluzionario, difende la prospettiva storica nella quale è inserita la lotta di classe del proletariato e il suo necessario sviluppo storico; un partito che non si sostituisce al proletariato e alla sua lotta, ma che, a contatto con la lotta proletaria sul terreno immediato, porta nelle file proletarie le lezioni storiche della lotta di classe e gli insegnamenti che internazionalmente il movimento comunista rivoluzionario ha tratto da esse.

Le elezioni hanno un altro aspetto ingannatore non secondario: esse danno l’impressione al proletariato di partecipare alla vita politica del paese, e di parteciparvi in modo attivo. Nulla di più errato. La partecipazione alle elezioni non è partecipazione alla vita politica del paese, nè tanto meno una partecipazione indipendente e di classe; è una sottomissione all’inganno con il quale la borghesia confonde e paralizza il proletariato. La partecipazione alla vita politica del paese il proletariato la esprime nella sua lotta di classe, accettando in questo modo il vero terreno sul quale si decidono le sorti dell’antagonismo fra proletariato e borghesia, antagonismo che non è stato mai sospeso finora e che ha visto la borghesia lottare su tutti i piani contro un proletariato finora incapace di reagire con la stessa forza.

Abbasso il circo elettorale!

Abbasso l’inganno democratico! Per la ripresa della lotta di classe!

Astensionismo rivoluzionario: o preparazione elettorale, o preparazione rivoluzionaria!

 

 

Partito comunista internazionale (il comunista)

2 maggio 2012

www.pcint.org

 

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