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Tregua a Gaza : l’imperialismo non conosce che tregue fra le guerre.

Solo la guerra di classe contro il capitalismo potrà portare la pace nel mondo !

 

 

Dopo 8 giorni di bombardamenti aerei, navali e terrestri sulla Striscia di Gaza, una « tregua » è stata conclusa tra Israele, Hamas e le altre organizzazioni della resistenza palestinese sotto l’egida dell’Egitto.

Il conto delle vittime è, come sempre, molto alto : durante questi 8 giorni in cui l’aviazione israeliana ha effettuato 1350 raids, i bombardamenti hanno causato la morte di 156 persone ; oltre le vittime degli « assassinii mirati » si contano fra le vittime 103 civili di cui 33 bambini, 13 donne e 3 giornalisti (un edificio in cui si trovavano dei giornalisti è stato individuato dall’esercito israeliano che voleva far tacere le emissioni di una catena televisiva) ; vi sono stati poi un migliaio di feriti di cui 971 civili, fra i quali 247 bambini, 162 donne, 12 giornalisti. In questo stesso periodo la repressione israeliana contro le manifestazioni di protesta in Cisgiordania ha fatto 2 morti e più di cento feriti mentre 76 palestinesi sono stati portati nelle prigioni israeliane (1).

Da parte israeliana si contano 5 morti : i famosi razzi lanciati da Hamas o da altri gruppi non hanno alcun valore militare, ma solo un valore « psicologico » perché, non essendo guidati, essi cadono dove capita (e una parte cade anche nel territorio di Gaza stessa).

Questa macabra lista dimostra il carattere essenzialmente terrorista dell’azione israeliana che mira ad intimidire in generale la popolazione locale e in particolare la forza principale che dirige il territorio, Hamas. Infatti, non si tratta della distruzione del suo potere, quanto di fargli capire che non può essere tollerato da Israele (e i suoi padrini imperialisti) se non nella misura in cui Hamas impedisce ogni azione contro il territorio israeliano. In altre parole, nella misura in cui esso riesce ad essere un efficace mattone di questa gigantesca prigione a cielo aperto che è Gaza (va infatti ricordato che, secondo un accordo con Israele che rimane in vigore integralmente, l’Egitto del Fratello Musulmano Morsi continua a bloccare ermeticamente le frontiere di Gaza!).

L’attacco israeliano ha ricevuto il sostegno, esplicito o implicito, dei grandi paesi imperialisti, a cominciare dagli Stati Uniti del premio nobel per la pace Barak Obama, ma anche dagli Stati europei, in nome del « diritto di Israele a difendersi » ; quanto al diritto dei Palestinmesi a difendersi e a resistere, per l’imperialismo non è che una rivendicazione « terrorista » : sotto il capitalismo, gli oppressi, che si tratti di popolazioni sotto l’oppressione coloniale o di proletari sfruttati, non hanno che un « diritto », quello di accettare la loro sorte e di rispettare l’ordine stabilito!

Lo Stato israeliano fin dalla sua creazione è il gendarme dell’imperialismo nella regione, ed è la ragione per la quale le grandi potenze non esitano minimamente a far passare ogni suo capriccio colonialista e ogni violazione degli accordi diplomatici : non si chiede a nessun sicario di rispettare il codice delle buone maniere!

Oggi, questo ruolo di Israele è ancor più indispensabile in una situazione in cui la scomparsa degli antichi regimi infeudati nei giochi di interesse dell’imperialismo e la persistenza di tensioni e moti sociali nella regione mediorientale, sono fattori di incertezza per l’ordine imperialista. I democratici che immaginano di porre degli ostacoli alle pretese di Israele rivolgendosi all’ONU o alle  grandi potenze per far rispettare il diritto internazionale, si sbagliano di grosso : sotto il capitalismo la forza premia il diritto, come d’altra parte dimostrato dal primo giorno di tutta la storia di Israele. Stato coloniale, ha esteso il suo territorio a detrimento dei Palestinesi grazie alle guerre vinte con la forza militare e al sostegno delle grandi potenze.

I cosiddetti « accordi » o « processi » di pace sottoscritti da anni non hanno mai fermato il processo di colonizzazione che, dopo una recente « moratoria », è ripreso nel 2011 in violazione delle risoluzioni dell’ONU che esigevano il loro arresto ; questo accordi hanno significato soltanto la capitolazione, sotto la pressione imperialista, delle diverse organizzazioni palestinesi. Da novembre, il governo israeliano decideva ancora una volta di accelerare la colonizzzione e lanciava una gara d’appalto per la costruzione di più di mille abitazioni nelle colonie ebraiche nella parte araba di Gerusalemme, così come in Cisgiordania (2). Vi sono, oggi, più di 340.000 coloni israeliani in Cisgiordania e quasi 200.000 nella Gerusalemme annessa ; ciò non rappresenta che una piccola frazione della popolazione araba, ma questi coloni sono raggruppati in un sistema di colonie che controllano il territorio e collegate fra di loro da « strade strategiche » studiate in moda tale da rendere praticamente impossibile ogni eventuale indipendenza della Cisgiordania come Stato unitario.

La repressione permanente, per piegare i Palestinesi all’ordine coloniale, ha per effetto quello di riempire le prigioni israeliane di detenuti che vi possono marcire indefinitamente, permettendo, con la “detenzione amministrativa”, di tenere ogni sospettato in prigione per 6 mesi rinnovabili indefinitamente.

Nella primavera scorsa un lungo sciopero della fame di 1600 prigionieri palestinesi contro il regime di massima sicurezza nel quale erano sottoposti è stato coronato da un successo: alcune sanzioni tolte, fine dell’isolamento carcerario, visite autorizzate per i prigionieri originari di Gaza (erano state sospese dal 2006!), promessa di scarcerazione alla fine della pena comminata a fronte dell’impegno di non farsi coinvolgere in “atti terroristici” in prigione. Ma queste concessioni delle autorità israeliane di fronte alla minaccia di esplosioni nelle prigioni non significava che si erano convinte a trattare i prigionieri Palestinesi come cittadini normali. Se era necessaria una prova, questa è stata data da un rapporto di giuristi inglesi pubblicato alla fine di giugno dal ministero degli Affari esteri britannico sui “bambini palestinesi in detenzione militare”. Il rapporto parla di torture inflitte ai bambini prigionieri che, nel maggio scorso, erano più di 200; da 500 a 700 vengono incarcerati dall’esercito israeliano ogni anno in Cisgiordania; essi possono essere tenuti arbitrariamente in carcere senza alcuna accusa per 6 mesi, ecc. (3). Un altro rapporto, sui prigionieri adulti, pubblicato lo scorso 25 giugno, indicava che il 100% di loro soffriva di “maltrattamenti” o di torture nelle diverse forme (4).

Tutto questo non è che un aspetto dell’oppressione quotidiana subita dai Palestinesi, oppressione che non scuote minimamente i dirigenti delle nostre democrazie imperialiste, sempre pronte però a dare lezioni sui diritti dell’uomo, ma solo quando coincidono con i loro interessi. L’Unione Europea, il più importante importatore di merci israeliane, continua a moltiplicare gli accordi economici con Israele (5): che importanza può avere l’oppressione della popolazione palestinese di fronte a succose prospettive commerciali?

 

*    *    *

 

Hamas ha salutato l’accordo di tregua con Israele come una “vittoria”, ed è effettivamente così per questo partito che per la prima volta è stato quasi riconosciuto apertamente sul piano internazionale come legittimo responsabile dell’ordine a Gaza. Ma questa non è certo una sconfitta per Israele che, per far comprendere bene che non ha per nulla le mani legate, ha effettuato una serie di retate in Cisgiordania il 22 e 23 novembre scorsi, arrestando più di 80 persone di cui 7 deputati di Hamas. Ma, soprattutto, non è una vittoria per le masse oppresse della Striscia di Gaza.

Da un lato non si tratta che di una “tregua” e lo Stato israeliano ha dato una volta di più la dimostrazione che può impunemente massacrare e distruggere a suo piacimento per raggiungere i suoi scopi: la cortina fumogena degli accordi di pace si è diradata da tempo sotto le bombe israeliane. Dall’altro lato, Hamas, messa l’aureola della sua “resistenza” e del numero dei suoi “martiri”, sta raddoppiando gli sforzi non solo per impedire ogni attacco contro Israele, ma anche per far regnare un ordine borghese particolarmente reazionario. Massacrati dal nemico israeliano, gli oppressi palestinesi saranno repressi dai loro “fratelli” che hanno firmato la tregua con lui, e continueranno ad essere sfruttati dai capitalisti locali che potranno sviluppare i propri affari grazie ai capitali promessi dal Quatar: l’inferno in cui sono precipitati è l’inferno capitalista di cui i proletari sono sempre le vittime. Né l’Egitto né l’Iran, né alcuno Stato borghese arabo o non arabo verranno in loro aiuto.

Fino a quando l’ordine imperialista non sarà abbattuto, fino a quando durerà il capitalismo, l’oppressione e lo sfruttamento dei proletari non avranno fine. La situazione delle masse oppresse di Palestina non cambierà in nulla anche se vi sarà un riconoscimento internazionale di uno Stato Palestinese come aspira la “Autorità Nazionale Palestinese”, miserabile tirapiedi venduto all’imperialismo e da questo sistematicamente disprezzato. Anche se Israele e le potenze imperialiste l’accettasse, questo “Stato” non sarebbe che un enorme carcere capitalista particolarmente feroce e permanentemente sotto la minaccia dello Stato sionista. Non vi può essere “pace giusta e durevole fra Palestinesi e Israeliani” come invocano i democratici che “dimenticano” che cosa sono e a che cosa servono gli Stati borghesi, fino a quando sussisterà l’oppressione di classe su cui sono fondati e che hanno il compito di mantenere e difendere (6).

Solo un rovesciamento rivoluzionario in tutta la regione, abbattendo e spezzando tutti gli Stati borghesi, unendo i proletari di ogni nazionalità e religione in un un’unico esercito di classe per far scomparire questa oppressione, potrà mettere fine all’interminabile calvario delle masse palestinesi, come al calvario di tutti gli oppressi del Medio Oriente.

Può apparire lontana questa prospettiva che si inscrive nel quadro della rivoluzione comunista internazionale, ma essa è infinitamente più realista di quella, tentata senza successo da molti decenni, dei negoziati e degli appelli alla buona volontà dello Stato israeliano e degli Stati imperialisti, negoziati ed appelli che non hanno mai fermato il peggioramento continuo della situazione delle masse; l’unica cosa che essi hanno in qualche modo permesso è la formazione di uno strato borghese palestinese che vive dello sfruttamento dei proletari palestinesi.

I proletari dei paesi imperialisti hanno la più grande responsabilità della situazione bestiale nella quale si trovano le masse Palestinesi, perché è dalla loro capacità di lanciarsi nella lotta contro il capitalismo, contro le proprie borghesie imperialiste, che dipende la sorte dei proletari e delle masse oppresse dal “loro” capitalismo e dai suoi alleati. Senza l’appoggio dei grandi Stati imperialisti, lo Stato israeliano avrebbe le più grandi difficoltà per continuare i suoi crimini e per resistere alle lotte che la sua oppressione inevitabilmente suscita.

Non esiste, quindi, nessuna migliore e più efficace solidarietà con i proletari e le masse palestinesi oppresse che la ripresa della lotta di classe nelle metropoli imperialiste!

Contro il massacro, l’oppressione e la repressione delle masse palestinesi!

Viva l’unione internazionale dei proletari !

Viva la lotta di classe rivoluzionaria contro il capitalismo e l’imperialismo mondiale !

  


 

(1) Lista  del Centro Palestinese dei Diritti dell’Uomo, che enumera anche la lista delle fabbriche distrutte e degli ospedali, delle scuole ecc. Cfr.  http:// www.pchrgaza.org / portal / en / index.php? option= com_ content&view= article&id= 9046:weekly- report-on-israeli- human-rights- violations-in- the-occupied-palestinian- territory- 14-21-nov

(2) http:// www.lefigaro.fr / flash-actu / 2012 / 11 / 07 / 97001-20121107FILWWW00549- paris-condamne-la- colonisation -israelienne.php

(3) http:// www.childreninmilitarycustody.org / wp-content / uploads / 2012 / 03 / Children_ in_ Military_ Custody_ Full_ Report.pdf . Spesso arrestati in piena notte, alcuni vengono incatenati, privati del sonno e del cibo ecc. Il portavoce dell’ambasciata di Israele a Londra spiega che la colpa è dell’Autorità Palestinese che non impedisce loro di commettere delitti, obbligando gli israeliani ad agire al loro posto...

(4) http:// www.ism-france.org / communiques / Rapport- 100- des- prisonniers- palestiniens- tortures-dans- les- geoles -israeliennes- article- 17130  95% sono stati malmenati, 63% hanno ricevuto colpi alle parti genitali ecc.

(5) Il parlamento europeo ha votato a fine ottobre un accordo di libero scambio di prodotti farmaceutici con Israele nel quadro dell’accordo di associazione con questo paese. L’industria farmaceutica israeliana è particolarmente implicata nell’occupazione dei territori palestinesi. Cfr. http:// www.huffingtonpost.co.uk / rafeef-ziadah /european-parliament-israel_ b_ 1893829.html?fb_ action_ids= 10151034915161927 &fb_ action_types= og.likes&fb_source= other_multiline&ac

(6) Vedi l’appello del « Collettivo Nazionale per una pace giusta e duratura fra Palestinesi e Israeliani » nel quale sparisce la situazione d’oppressione dei Palestinesi... http://www.ujfp.org/spip.php?article2445

 

 

Partito comunista internazionale (il comunista)

24 novembre 2012

www.pcint.org

 

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